Un erede in corsia
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Info su questo ebook
Il dottor Elias Santini, principe segreto di Medrindos, è sconvolto quando nel suo Pronto Soccorso arriva una paziente entrata in travaglio prima del tempo. Lei è Beth Foster, la donna con cui ha condiviso una sola, indimenticabile notte di passione, e quello che sta per venire alla luce è sua figlia!
Allontanata dai suoi stessi genitori, troppo severi e conservatori per accettare quella gravidanza, Beth teme l'attrazione che ancora la lega a Elias, ma allo stesso tempo ha un disperato bisogno del sostegno che lui le offre. La loro piccola appena nata infatti lotta per la sua stessa vita. Quando finalmente Beth ed Elias si baciano, è chiaro a entrambi che i loro sentimenti non possono più essere ignorati. Ma cosa succederà quando Beth verrà a sapere che la loro bambina è l'erede al trono del regno di Medrindos?
Carol Marinelli
Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.
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Anteprima del libro
Un erede in corsia - Carol Marinelli
successivo.
1
«Sei andato a casa per Natale, Elias?»
Era quasi mezzanotte e per la prima volta lo staff aveva la possibilità di scambiare due parole dopo alcune ore di lavoro al Pronto Soccorso.
Mandy, l'infermiera di turno quella sera, aveva servito caffè con fette di torta ed era in vena di chiacchierare.
«No.»
Elias scosse la testa e prese una tazza mentre scriveva gli appunti sul signor Evans, un paziente che era appena stato ricoverato in Cardiologia.
«Hai passato tutto il tempo a lavorare, allora?» chiese Mandy.
Elias Santini era sostituto interno al Pronto Soccorso. Durante gli ultimi mesi aveva lavorato in vari ospedali di Londra pur essendo fisso al Royal. Questo significava che la gente, vedendolo spesso, voleva conoscerlo meglio e lo interrogava sulla sua vita privata.
«No» rispose Elias. «Mi sono concesso due settimane di vacanza e sono andato in Scozia a festeggiare Capodanno.»
Era molto raro che lui parlasse di se stesso e di come trascorreva il proprio tempo libero. Infatti aveva dato quell'informazione a Mandy per distrarla dalla domanda che lei voleva sicuramente rivolgergli.
Ma il suo espediente non ebbe successo. Mandy gliela fece ugualmente. «Dove abiti, a proposito?»
Sarebbe stato più facile mentire.
Con la sua bruna avvenenza e l'accento esotico, Elias poteva dichiararsi greco o italiano. Parlava entrambe le lingue ma non voleva mentire e nemmeno negare le proprie origini.
In passato non aveva mai voluto rivelarle.
Eppure cominciava a sentirsi pronto.
«Medrindos» rispose.
«Oh, davvero?» esclamò Mandy. «Mark e io ci siamo stati in viaggio di nozze! Un giorno saremmo felici di tornarci per vedere se l'isola è ancora bella come una volta.»
«Non è cambiata» le assicurò Elias.
«Di che cosa state parlando?» chiese Valerie, un'altra infermiera, mentre prendeva una fetta di torta.
«Di Medrindos, l'isola di Elias» rispose Mandy. «Si trova nel Mediterraneo ed è un autentico paradiso.»
Medrindos era una piccola isola ma favolosamente ricca e Mandy l'aveva descritta in modo perfetto: un autentico paradiso. Un gioiello del Mediterraneo e una costosa meta di vacanze. Mandy parlò delle spiagge candide e dell'acqua azzurra, delle chiese e del palazzo mentre Elias continuava a scrivere appunti.
Pur non volendo rinnegare il proprio paese, preferì non rivelare che là era un principe e il secondo pretendente al trono.
Doveva mantenere il segreto, perché sapeva per esperienza come sarebbe finita se avesse parlato troppo. Tutti lo avrebbero considerato un'altezza reale. Forse qualcosa sarebbe trapelato sui giornali oppure Mandy avrebbe fatto ricerche su Internet trovando fotografie della sua famiglia; o ancora lei avrebbe letto qualche titolo sui giovani aristocratici vagabondi. Suo fratello se la stava spassando a bordo dello yacht reale e faceva la bella vita nel sud della Francia.
Elias sapeva di non poter conservare a lungo l'anonimato. Presto lo avrebbero riconosciuto oppure la stampa avrebbe scoperto che lavorava in Inghilterra, com'era successo quando esercitava a Oxford. A causa della pubblicità che ne era seguita, il palazzo gli aveva ordinato di tornare a casa e per un paio d'anni Elias si era abbandonato allo stesso stile di vita lussuoso e lussurioso di suo fratello Andros.
Gli scandali si erano susseguiti l'uno dopo l'altro, ma nessuno lo aveva rimproverato per via di questo... purché restasse a disposizione della famiglia. I principi saranno sempre principi, commentava sua madre ogni volta che le capitava tra le mani un nuovo articolo salace. Finché ne era stato pubblicato uno che lei non aveva potuto liquidare con tanta indifferenza. Elias si era cacciato nel tipico guaio di un uomo della sua posizione: una donna vistosamente incinta aveva dichiarato ai giornali che aspettava un figlio da lui. Benché Elias si affannasse ad assicurare che non era il caso di preoccuparsi troppo, il palazzo aveva mobilitato gli avvocati e gli addetti alle pubbliche relazioni. Casomai il figlio si fosse rivelato davvero suo, si erano perfino accordati per comprare il silenzio a un prezzo astronomico.
Ma avevano ignorato due particolari importanti.
Sì, c'erano fotografie di una donna con Elias a un sontuoso matrimonio di Londra. E sì, avevano partecipato al ricevimento in un lussuoso albergo.
Ma se sua madre avesse davvero conosciuto a fondo suo figlio, l'altro particolare l'avrebbe fatta ridere: la donna sosteneva che Elias aveva dichiarato di amarla. In realtà lui non aveva mai parlato d'amore a nessuna delle sue conquiste.
In ogni caso quel particolare era passato quasi inosservato. Tutti avevano aspettato con ansia il risultato del test del DNA. E tutti meno Elias avevano respirato di sollievo quando i risultati avevano dimostrato che lui non era il padre.
Elias lo aveva sempre saputo.
Tuttavia da quello scandalo era uscito ancora più cinico. Benché divertente all'inizio, la vita di un giovane principe era presto diventata quella che gli sembrava un'esistenza senza scopo, fatta di party, inaugurazioni, funzioni sociali ed escursioni sullo yacht reale.
Gli era parsa vuota, insignificante. Quando ne aveva parlato con i suoi genitori, gli avevano consigliato di sposarsi. Avevano già scelto per lui la principessa Sophia di Theodora. Rifiutavano di accettare la sua passione per la medicina e lui rifiutava di sposarsi per accontentare i suoi genitori. Così sei mesi prima si era lasciato tutto alle spalle per trasferirsi in Inghilterra, stavolta a Londra.
Tornava a Medrindos quando la sua presenza era richiesta per funzioni ufficiali, ma nella capitale inglese si godeva la libertà, dato che lì nessuno era a conoscenza delle sue origini. Certo, doveva mantenere la gente a distanza e non parlare troppo di sé, ma era il prezzo da pagare per vivere in modo relativamente normale e fare il lavoro che amava.
Tuttavia da qualche tempo si sorprendeva a desiderare di più.
Ora guardò Roger, il primario di turno quella notte, appena tornato dalla visita a un paziente.
«Come sta il signor Evans?» chiese Roger.
«L'ho appena ricoverato in Cardiologia» rispose Elias. «Ma i medici sono occupati con un paziente in Terapia Intensiva, così non possono visitarlo subito.»
«Che cosa ne diresti di fare un sonnellino, adesso che c'è un po' di calma?» suggerì Roger.
Il primario avrebbe staccato alle nove del mattino mentre Elias sarebbe rimasto di guardia per tutto il weekend.
Gli sembrava un po' troppo presto per una pausa, ma sapeva di dover approfittare dell'occasione. Forse sarebbe passato molto tempo prima che il reparto fosse stato nuovamente tranquillo.
«Certamente.» Elias vuotò la sua tazza di caffè e si accinse ad andarsene, poi cambiò idea. «Avrei bisogno di parlarti. Va bene lunedì?»
«Adesso mi stai parlando» osservò Roger.
Tuttavia Mandy stava ascoltando ed Elias non voleva orecchie indiscrete.
«Preferisco lunedì.»
«Va bene. Che dici allora di incontrarci lunedì alle otto e mezzo, prima che tu vada a casa?» propose Roger.
«È perfetto» approvò Elias.
Attraversò il reparto, oltrepassando la corsia di osservazione. Più oltre c'erano la sala dello staff e la camera per i medici di guardia.
Un anziano signore che era stato ricoverato due ore prima nella corsia di osservazione stava cantando a squarciagola Io vengo da Glasgow benché si trovassero nel cuore di Londra.
Elias scambiò un sorriso con l'infermiera seduta alla scrivania.
«Vorrei dei tappi per le orecchie» dichiarò lei. «Temo che andrà avanti ancora per un pezzo.»
La voce del vecchio lo seguì nella camera del personale ed Elias cercò il generatore di rumore bianco per accenderlo ed escludere tutti i suoni che provenivano dall'esterno.
Non riuscì a trovarlo, ma sapeva che doveva essere da qualche parte.
A volte i nuovi inservienti lo riponevano in un armadio, così Elias cominciò la ricerca.
Finalmente riuscì a trovarlo.
Lo avviò e spense la luce, poi si sdraiò sul letto senza togliersi le scarpe e chiuse gli occhi.
Il generatore faceva il suo dovere ma non riusciva a escludere completamente la profonda voce baritonale del paziente.
«Io vengo da Glasgow...»
Invece Elias cominciava ad avere l'impressione di venire da Londra.
Quella città gli piaceva.
Oh, sarebbe sempre stato di Medrindos, come gli ricordavano spesso i suoi genitori, ma cominciava a pensare che forse poteva appartenere a entrambi i luoghi.
Sì, presto Mandy o qualcun altro avrebbe scoperto chi lui fosse, ma si sentiva pronto per quel momento. Di lì a pochi giorni avrebbe compiuto trent'anni e voleva specializzarsi in Terapia d'urgenza e Pronto Soccorso. Aveva completato due anni di servizio militare per il suo paese, ma per studiare medicina si era dovuto trasferire in Inghilterra. E comunque, come principe non poteva lavorare nell'ospedale di Medrindos.
Elias amava immensamente il suo paese e i suoi genitori lo governavano nel migliore dei modi.
Il problema era proprio questo.
Era un regno favolosamente ricco e per un secondogenito non c'era molto da fare. Suo padre Bruno aveva sessant'anni e tutto lasciava pensare che avrebbe continuato a governare per altri trenta. In seguito sarebbe stato Andros, il fratello vagabondo di Elias, a prendere le redini del potere.
Elias voleva praticare la medicina, mettere alla prova le proprie qualità. Stava considerando l'idea di candidarsi per diventare medico interno al Pronto Soccorso e poi salire la scala gerarchica fino a diventare primario.
Scivolò nel sonno. Niente sogni, niente incubi, niente pensieri.
All'inizio, se non altro.
Ma poi il sonno si fece più profondo.
Forse fu il marcato accento scozzese del vecchio paziente a guidare i suoi sogni, perché la sua mente rievocò quella sera.
La sera in cui aveva voltato le spalle a tutto...
Si rivide a bordo dello yacht reale dopo settimane passate a navigare fra le isole greche. Quella sera lui e Andros avevano organizzato un party esclusivo a bordo.
C'era la principessa Sophia e non per caso.
Alvera, la responsabile delle Pubbliche Relazioni del palazzo, aveva suggerito che durante la festa danzassero insieme e che il giorno seguente si mostrassero a riva mentre facevano colazione. La gente voleva un matrimonio, voleva vedere uno dei due giovani principi mettere giudizio e sposare una bellissima principessa.
Quando aveva salutato Sophia, anche lei gli era parsa eccitata alla prospettiva di un nuovo inizio.
Entrambi i loro paesi volevano quell'unione e aspettavano con il fiato sospeso. Sophia ed Elias sapevano che una danza e un bacio avrebbero significato l'inizio della relazione. Anche se per qualche tempo il loro rapporto non fosse stato ufficiale, un'eventuale rottura avrebbe messo in imbarazzo la principessa e la sua famiglia.
Nel complesso era meglio che non allacciassero alcuna relazione prima di sentirsi sicuri.
Così, invece di andarle incontro, Elias aveva preso una bottiglia di champagne e abbandonato la barca.
Nessuno lo aveva notato mentre scendeva dallo yacht e si allontanava sul molo. Portava i calzoni dello smoking, un'attillata camicia bianca ed era a piedi scalzi.
Era andato sulla spiaggia per godersi la serata e sentirsi accarezzare i piedi dalla sabbia, una sensazione che lo faceva sentire meravigliosamente libero. Il fatto di non ballare con Sophia gli permetteva di guadagnare un po' di tempo. Non molto, dato che per