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Conquista a fuoco lento: Harmony Destiny
Conquista a fuoco lento: Harmony Destiny
Conquista a fuoco lento: Harmony Destiny
E-book176 pagine2 ore

Conquista a fuoco lento: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Dylan Lassiter è pronto a cambiare vita. Dopo la morte di J.D., suo padre adottivo nonché patriarca della famiglia, è stato nominato CEO dell'impero gastronomico dei Lassiter. Da chef di talento e impenitente playboy, Dylan è deciso a trasformarsi in uomo d'affari tutto d'un pezzo e, forse, in un marito fedele. L'idea di avere una famiglia tutta sua, infatti, è sempre più presente nei suoi pensieri e l'unica donna con cui vorrebbe costruirla è Jenna Montgomery. Con lei ha trascorso giorni indimenticabili e appassionati ed è convinto che potrebbe essere sul serio la persona giusta. Soprattutto quando scopre, inaspettatamente, che Jenna è incinta di suo figlio!
LinguaItaliano
Data di uscita10 gen 2021
ISBN9788830523937
Conquista a fuoco lento: Harmony Destiny
Autore

Yvonne Lindsay

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Conquista a fuoco lento - Yvonne Lindsay

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Expecting the Ceo’s Child

    Harlequin Desire

    © 2014 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Rita Pierangeli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-393-7

    1

    Jenna osservava perplessa il complicato disegno della corona che una famiglia le aveva ordinato per il funerale della loro nonna, che si sarebbe svolto mercoledì. Adesso doveva avere la certezza che il fornitore le procurasse la giusta sfumatura di colore dei gigli, il fiore preferito della nonna.

    Il cicalino della porta la avvertì dell’arrivo di un cliente. Tese l’orecchio per capire se la sua nuova assistente, che lavorava il sabato part-time, se ne sarebbe occupata, ma il successivo squillo del campanello sul banco le disse che Millie era probabilmente nel retrobottega o, ancor più probabilmente, fuori, di nuovo al telefono con il suo ragazzo.

    Prendendo nota mentale di discutere con lei l’importanza del rispetto dell’orario di lavoro, Jenna si alzò dalla scrivania, si incollò un sorriso sul volto e andò nello showroom. Il sorriso però le si congelò sulle labbra quando riconobbe Dylan Lassiter, in tutta la sua maschia magnificenza, che le dava le spalle e sembrava affascinato dai bouquet esposti nelle vetrine lungo una parete.

    La sua reazione fu istantanea: calore, desiderio e shock l’assalirono in un mix esplosivo. L’ultima volta che l’aveva visto era stato nel guardaroba, dove si erano rifugiati d’impulso... per dare libero sfogo all’alchimia sessuale che si era sprigionata tra loro in modo pericoloso e improvviso. Insieme avevano sprizzato scintille così ardenti che era stato quasi un sollievo quando lui era tornato alla sua base a Los Angeles. Quasi.

    Jenna lottò contro l’impulso di mettersi una mano sull’addome in un gesto protettivo... per nascondere la prova di quel momento di follia. Dal giorno in cui aveva avuto la conferma di essere incinta, sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto dirglielo. Non era nelle sue intenzioni che succedesse così presto. All’inizio si era offesa perché lui non aveva cercato di contattarla da quell’unico e incredibile incontro. Le era sembrato di capire che era stato troppo occupato per chiamarla nel trambusto seguito alla morte improvvisa del padre durante la prova del pranzo per le nozze della sorella. Ma dopo? Quando la situazione aveva cominciato a tornare alla normalità?

    Si diede uno scossone. No, era riuscita a convincersi di non volere, e di non aver bisogno delle complicazioni di una relazione. Soprattutto non in quel momento e non con un tipo come Dylan Lassiter. Non dopo tutti gli anni impiegati per rifarsi una reputazione. Aveva anche scelto di proposito di aspettare a contattarlo, e malgrado la lieve ferita al suo ego nel costatare che, evidentemente, lui aveva fatto altrettanto, avrebbe dovuto farsene una ragione perché in quel momento aveva ben altro a tenerle occupata la mente.

    «Posso aiutarla?» disse, fingendo di non riconoscerlo se non quando lui si voltò e la inchiodò con quei suoi incredibili occhi blu.

    L’aria le sfuggì dai polmoni e le si chiuse la gola. Una giacca grigia dal taglio perfetto poneva in risalto le spalle ampie, mentre la camicia bianca accentuava l’abbronzatura del sole californiano. Le si seccò la bocca. Era un delitto contro natura che un uomo potesse essere così bello e così virile al tempo stesso.

    Un ciuffo di capelli appena mossi gli ricadeva sull’ampia fronte, facendole prudere le dita dalla voglia di scostarlo, per poi tracciare la linea della mascella. Strinse la mano a pugno, conficcandosi le unghie nei palmi mentre ricordava a se stessa l’inevitabile conclusione che avrebbe avuto un gesto simile.

    Quell’uomo era per lei come una droga. Un attimo di euforia che creava una smania incredibile. Aveva trascorso gli ultimi mesi in uno stato di incredulità per il proprio comportamento. Lei, che si era sforzata di essere così prudente – di tenersi alla larga dai guai e di passare inosservata – adesso era incinta del figlio di un uomo che aveva incontrato per la prima volta il giorno stesso in cui lo aveva concepito. Un uomo che conosceva a malapena, ma del quale sapeva così tanto. Di sicuro abbastanza da non soccombere più nel modo in cui era successo.

    La loro era stata la follia di una notte, rammentò a se stessa con cinismo. Il guardaroba non aveva permesso niente di più. Ma, per quanto limitato fosse lo spazio, il suo corpo ricordava ogni istante come lui l’aveva fatta sentire... e adesso reagiva nello stesso modo.

    «Jenna» disse Dylan con un lieve cenno del capo, senza staccare gli occhi dal suo volto.

    «Dylan» ribatté, fingendosi sorpresa. «Cosa ti riporta a Cheyenne?»

    Nell’attimo in cui pronunciò quelle parole, gemette in silenzio. L’inaugurazione. Era ovvio che fosse lì per quel motivo. La camera di commercio – diamine, tutta la città – era in fermento. Era ormai da settimane che si sforzava di ignorare ogni notizia riguardante i Lassiter, ma era impossibile ignorare l’uomo che le stava di fronte.

    Il padre del bambino che doveva ancora nascere.

    Un rumore proveniente dal retro del negozio li indusse a voltarsi. Oh, grazie al cielo, Millie si era finalmente degnata di farsi viva.

    «Ah» esclamò Jenna, sforzandosi di nascondere il sollievo. «Ecco qui Millie. Soddisferà ogni tua richiesta. Millie, lui è il signor Lassiter, che inaugurerà il Lassiter Grill in città. Per favore, assicurati di servirlo nel migliore dei modi.»

    Rivolse a Dylan un sorriso distratto e si voltò per andarsene, solo per sentirsi afferrare al polso dalle sue dita forti e calde.

    Dita che le avevano fatto cose peccaminose e innominabili, e il cui contatto adesso le scatenava dentro un vortice di desiderio.

    «Non così in fretta» la bloccò Dylan, costringendola a girarsi con gentilezza. «Per quanto sia sicuro della competenza di Millie» proseguì, con un sorriso che ebbe il potere di far liquefare sul posto l’impressionabile adolescente, «preferirei trattare direttamente con te.»

    «Non ne dubito affatto» replicò Jenna, con tutta la calma di cui fu capace. «Millie è disponibile ad aiutarti. Io non lo sono.»

    Il suo cuore saltò un battito quando un’ombra di fastidio gli offuscò gli occhi.

    «Spaventata, Jenna?»

    C’era un tono di sfida nella sua voce. Jenna irrigidì la schiena.

    «Niente affatto, solo molto occupata.»

    «Non troppo occupata, sono sicuro, per parlare con un vecchio amico

    Il rossore le salì alle guance. Non erano nemmeno lontanamente amici. Lei non lo conosceva adesso più di quanto lo avesse conosciuto il giorno in cui si erano incontrati... il giorno in cui l’attrazione era stata così forte che avevano iniziato flirtando per poi passare a toccarsi, finendo per fare l’amore in modo appassionato e sfrenato nel primo posto libero e lontano da occhi indiscreti che avevano trovato.

    Un leggero sfarfallio le fluttuò nel basso ventre, scioccandola al punto da strapparle un sussulto. Era ovvio... il momento che aspettava da settimane, il primo movimento percettibile del bambino, doveva verificarsi proprio quando aveva di fronte suo padre.

    Dylan accentuò la stretta sul polso. «Stai bene?»

    «Sto bene» si affrettò a rassicurarlo lei. «Sono solo molto impegnata.»

    «Allora ruberò qualche minuto del tuo tempo.» Dylan la scrutò con attenzione. «Nel tuo ufficio?»

    Sconfitto, il corpo di Jenna si arrese. «Da questa parte.»

    Lui le lasciò andare il polso e Jenna sentì l’aria fresca accarezzarle la pelle diventata sensibile, come se il suo corpo rimpiangesse la perdita di quel contatto. Si scoprì a strofinare il punto dove le dita di lui l’avevano stretta, come per cancellare il marchio invisibile che le aveva lasciato.

    Smettila di essere ridicola, borbottò sottovoce. Lui non era niente per te prima, e non è niente per te adesso.

    Naturalmente, sapeva di non poterlo evitare per sempre. Benché lui vivesse a Los Angeles, con l’apertura in città del nuovo ristorante, prima o poi le loro strade erano destinate a incrociarsi.

    L’impercettibile sensazione palpitante le fluttuò di nuovo nel ventre, ricordandole che, a parte i suoi sentimenti nel rivedere Dylan Lassiter, c’erano molte più cose da prendere in considerazione. Grazie al cielo, lui non si era accorto che la sua esile figura si era arrotondata e che la presenza del bambino era diventata di colpo più visibile.

    Non aveva ancora comunicato a nessuno la notizia della sua gravidanza, e non aveva intenzione di farlo adesso. Invece, aveva cercato di nasconderla passando dai consueti abiti aderenti a linee più morbide.

    Quando entrarono nel minuscolo ufficio, gli indicò la sedia di fronte alla scrivania e, respirando di sollievo, si lasciò andare sulla propria, sul lato opposto. Tuttavia, invece di occupare la sedia, Dylan si issò sul bordo della scrivania. Lei non poté fare a meno di notare come il tessuto dei pantaloni gli fasciasse le cosce muscolose e si tendesse sull’inguine.

    Con la bocca arida, si voltò a prendere la caraffa d’acqua e i bicchieri che teneva su una credenza dietro la scrivania.

    «Acqua?» offrì con voce roca.

    «No. Sto bene così. Grazie.»

    Lei si affrettò a riempire un bicchiere e lo portò alle labbra, sospirando di sollievo appena avvertì l’effetto rinfrescante del liquido. Dopo aver posato il bicchiere sulla scrivania, prese un bloc-notes e impugnò una penna.

    «Allora, cosa vuoi?» chiese, guardandolo.

    Lui le tolse la penna dalla mano.

    «Pensavo che potremmo parlare. Sai, rievocare i vecchi tempi.»

    Un calore languido si insediò nelle sue parti intime e Jenna respinse la poltrona dalla scrivania. Qualsiasi cosa pur di aumentare la distanza tra loro due.

    «Ascolta, hai parlato di pochi minuti e, francamente, non posso dedicarti di più. Il tuo tempo è scaduto. Se non è di affari che vuoi discutere...?» Esitò un attimo, infuriata nel vedere la luce divertita che gli brillava negli occhi. «Allora dovrai scusarmi e permettermi di tornare al mio lavoro.»

    Le labbra di Dylan, di una sensualità peccaminosa, si incurvarono in un mezzo sorriso. «Sei diversa, Jenna. Non riesco a definire in che senso, ma lo scoprirò.»

    Lei soffocò un gemito. A quell’uomo non sfuggiva niente. Se non se ne fosse liberata al più presto, avrebbe finito per notare cosa c’era di diverso. E lei non era pronta. Aveva ancora bisogno di tempo.

    Prima che potesse rispondergli, lui proseguì.

    «Voglio affidarti la decorazione floreale per l’inaugurazione. Fiori di campo, atmosfera rustica... quel genere di cose. Puoi farlo?»

    «Incaricherò il mio staff di preparare dei campioni per lunedì. Immagino che sarai ancora qui?»

    Il suo sorriso si allargò. «Oh, certo. E non se ne occuperà il tuo staff. Lo farai tu.»

    «Il mio staff è molto preparato ed efficiente...»

    «Ma non sono te... e io voglio te.»

    «Non puoi avermi» bisbigliò lei.

    «Non posso? Mmh, è un vero peccato. Perché allora dovrò rivolgermi ad altri.»

    Le sue parole, pronunciate a voce bassa, la trafissero come una coltellata. Sarebbe bastato un giorno perché si diffondesse la notizia che lei aveva rifiutato quell’incarico. Ancor di meno prima che altri seguissero il suo esempio e si rivolgessero alla concorrenza. Aveva lottato così a lungo per costruirsi la reputazione di migliore fiorista della città e non intendeva perderla.

    Si morse l’interno della guancia mentre esaminava rapidamente le alternative a sua disposizione. Be’, l’alternativa. Non le restava altro che accettare il suo incarico. Non voleva nemmeno pensare alle conseguenze se l’avesse rifiutato. I benefici, invece, non si sarebbero fatti attendere appena si fosse saputo che era stata lei a occuparsi della decorazione floreale per l’inaugurazione. Non c’era niente che alcuni dei più ricchi membri della società di Cheyenne amassero di più che seguire una moda stabilita dalla famiglia Lassiter.

    «Potrei riuscire a dedicarti un po’ di tempo» temporeggiò, non volendo che capisse con quanta facilità l’aveva costretta a capitolare. «Hai in mente qualcosa di particolare?»

    «Sai cosa ti dico? Perché non ne discutiamo stasera a cena?»

    «Mi dispiace, ho già un altro impegno.» Che consisteva nell’immergersi in una vasca di acqua calda e sali profumati, con conseguente pedicure casalingo finché era in grado di chinarsi e arrivare ai piedi. «Forse potresti darmi il numero al quale raggiungerti mentre sei qui. Ti chiamerò appena sarò libera.»

    Lui la guardò socchiudendo gli occhi, quindi si alzò con indolenza, prese il portafoglio dalla tasca posteriore e ne estrasse un biglietto da visita. Lei fece per prenderlo ma, invece di consegnarglielo, Dylan lo avvicinò al proprio corpo, costringendo anche lei ad avvicinarsi.

    «Mi chiamerai?»

    «Naturalmente. Domani siamo chiusi, ma lunedì controllerò la mia agenda e ti chiamerò.»

    «Aspetterò con impazienza la tua telefonata» disse lui con una

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