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Una madre per mio figlio: Harmony Bianca
Una madre per mio figlio: Harmony Bianca
Una madre per mio figlio: Harmony Bianca
E-book155 pagine2 ore

Una madre per mio figlio: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Jenna: Non mi aspettavo di rivedere Dermott dopo tutto questo tempo, e soprattutto non credevo che mi avrebbe offerto un lavoro nella sua clinica! Lui è stato l'amore della mia vita, ma adesso mi sembra così diverso dall'uomo che conoscevo, così solare, aperto, generoso... voglio scoprire che cosa è riuscito a cambiarlo così tanto. E se per noi c'è ancora una speranza.



Dermott: Fino a questo momento nella mia vita c'è stato spazio solo per mio figlio e per il mio dolore. Adesso che Jenna è tornata, un calore inaspettato ha cominciato ad accendere le nostre giornate. Ma come posso fidarmi di nuovo di una donna, dopo tutto quello che ho passato? Riuscirò a mettere ancora in gioco il mio cuore per quella che potrebbe essere la donna della mia vita?
LinguaItaliano
Data di uscita8 set 2017
ISBN9788858972533
Una madre per mio figlio: Harmony Bianca
Autore

Dianne Drake

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Una madre per mio figlio - Dianne Drake

    1

    «Dermott?» Jenna Lawson si fermò davanti alle porte dell’ascensore, sbatté le palpebre un paio di volte poi si mise a sorridere. «Dermott Callahan? Sei davvero tu?»

    Aveva un ottimo aspetto, solo un po’ meno giovane, ma era ovvio. Erano passati più di sei anni, anzi, quasi sette. E doveva ammettere che il tempo era stato molto benevolo con lui, se si escludeva quello sguardo lontano, così diverso da quello del Dermott che aveva conosciuto, tanto che per un istante Jenna si chiese se non si trattasse di un sosia. Questo Dermott aveva l’aria troppo seria.

    Ma quando parlò la voce era la stessa. Profonda, gradevole e tanto sexy da lasciare a bocca aperta. Sì, si trattava proprio di Dermott Callahan. «Jenna, mi sembrava di avere sentito che lavoravi qui, ma non ne ero sicuro. Mi fa immensamente piacere averti incontrato.»

    La fissò intensamente e lei sentì un brivido lungo la schiena. O forse era solo un ricordo dei brividi che aveva provato durante il breve periodo in cui erano stati insieme. Bel periodo e bei ricordi.

    Intanto il cicalino acustico si mise a suonare. Le porte si stavano chiudendo e Jenna si affrettò a salire. Se si escludeva l’anziana signora che teneva gli occhi incollati al quadro che segnalava i vari piani, erano soli, ma lui non si era mosso. E cosa avrebbe dovuto fare? Abbracciarla, tenderle la mano, darle un colpetto amichevole sulla spalla? Come avrebbero dovuto salutarsi due ex amanti che si incontravano di nuovo dopo tanti anni? «Ormai non lavoro più qui. Da dieci minuti o giù di lì professionalmente parlando sono una donna libera.» E anche personalmente, ma si trattava di una condizione che ormai durava da molto tempo.

    Dermott la fissò con interesse, ma non le chiese quello che le avrebbe chiesto la maggior parte delle persone e fra loro cadde un silenzio che sembrava riempire l’ascensore che scendeva. Anche l’anziana donna che si trovava con loro distolse lo sguardo dal quadro luminoso curiosa di vedere se uno di loro avrebbe ripreso la conversazione.

    «Sono stata licenziata» disse alla fine Jenna tutto d’un fiato. «O meglio incoraggiata a trovare un altro lavoro. È quello che si ottiene per...» No, non voleva lasciarsi sfuggire che aveva polemizzato fino a farsi licenziare. Perché avrebbe dovuto? Non era la prima volta e non sarebbe stata l’ultima.

    «Per cosa?» chiese bruscamente l’anziana donna. «Per amore del cielo, non ci tenga così sulle spine. Ci dica cosa le è successo.»

    Dermott la fissò di nuovo e questa volta Jenna colse un lampo nel suo sguardo. Si trattò di un attimo, ma era tipico del Dermott che lei aveva conosciuto.

    «Per avere sfidato troppe volte la mia responsabile. Ci riempiva di lavoro e voleva che facessimo ore e ore di straordinari a causa della riduzione delle infermiere. Ovviamente chi ci rimetteva erano i pazienti e io le ho suggerito di rimettersi la divisa e venire a darci una mano e allora...» Scrollò le spalle con noncuranza.

    Dermott si decise a sorriderle. «Hai sempre avuto la tendenza a sfidare le autorità.»

    «Solo quando c’era bisogno di farlo e oggi c’era.»

    «Brava!» esclamò l’anziana donna. «Non si ottiene nulla in questo mondo se non si puntano i piedi.»

    Parole sante! Jenna ci penso su mentre la donna scendeva. «La mia responsabile non vuole sentire ragioni» disse rivolta a Dermott dopo che l’ascensore riprese a scendere. «E io sono spaventata per il rischio di errori medici, ma nessuno sembra pensarci.»

    «Mi ricordo che hai un modo tutto tuo di fare sentire le tue ragioni.»

    «Certo! Ho appeso un’uniforme da infermiera sulla porta del suo ufficio con un biglietto in cui la invitavo a darsi da fare.»

    Dermott rise. «È tipico del tuo modo di agire. Sono felice di vederti, Jenna, e felice di scoprire che sei rimasta appassionata del tuo lavoro proprio come una volta.»

    Jenna rise a sua volta. «E tu hai mantenuto lo stesso modo schietto e diretto. Allora, sei ancora qui? Non hai lasciato l’Alberta per cercare altrove fama e fortuna, vero?»

    «Ho girato tutto il Canada. Adesso vivo in una piccola città vicino a Edmonton. Non ci ho trovato fama o soldi, ma ci sto bene.»

    «E ho sentito che sei sposato, vero?» E, se le chiacchiere erano vere, aveva fatto in fretta. Quattro mesi dopo la fine della loro relazione aveva lasciato la città e si era sposato.

    Dermott esitò un attimo prima di rispondere. «No. Non più.»

    Era un argomento decisamente da evitare se il cipiglio che era apparso sul suo viso era legato a quella situazione. E Jenna pensò che lo fosse. «Ma sei ancora medico di famiglia?» chiese mentre l’ascensore arrivava al piano terra e le porte si aprivano. Intanto non riusciva a non pensare al giorno in cui erano stati sul punto di fare all’amore nella dispensa del reparto ed erano stati sorpresi dalla caposala. Lui stava finendo la specializzazione e lei era una giovane infermiera. Avevano passato alcune bellissime settimane, ma Jenna era felice e spaventata allo stesso tempo perché Dermott riusciva a farle perdere il controllo e questo la terrorizzava.

    Se c’era una cosa che non sopportava era che una parte della sua personalità le sfuggisse. E non voleva che le succedesse mai più di rischiare di farsi sorprendere abbracciata a un uomo in uno sgabuzzino, e per di più durante il suo turno di lavoro.

    «Bene, Dermott. Abbi cura di te. Mi ha fatto piacere rivederti.»

    «Anch’io sono felice di averti rivista» borbottò lui. Indugiava come se volesse evitare di farsi vedere a uscire con lei. «Senti, Jenna...» disse prima che lei fosse troppo lontana. «Ecco, mi dispiace per il tuo posto. Sei un’ottima infermiera proprio perché ti appassioni tanto al tuo lavoro. Qualunque cosa succeda, saranno loro a perderci.»

    Jenna si girò per guardarlo in viso. «Cosa vuoi farci? Questo è già un lavoro duro e lo diventa ancora di più se ci tieni davvero. Comunque ho fatto quello che dovevo e camperò da qualche altra parte.»

    «Io ho un posto scoperto. Vuoi considerare la possibilità di lavorare in un ambulatorio di una cittadina chiamata Fort Dyott? La paga è modesta, ma le sistemazioni sono comode e il posto è grazioso.»

    «Sembra un’offerta di lavoro.» Una vera sorpresa. Ma parlava sul serio? Glielo aveva chiesto con così poco entusiasmo che lei era incerta di avere capito bene o di esserlo solo immaginata. Evidentemente aveva avuto parecchi problemi. Aveva detto di non essere più sposato. Aveva forse divorziato da poco? Oppure gli era successa un’altra tragedia? Non poteva trattarsi della professione perché non aveva mai incontrato nessuno legato alla medicina come Dermott. «È così,Dermott? È una vera offerta di venire a lavorare con te?»

    «Penso proprio di sì. Ho bisogno di un’infermiera, una persona di cui mi possa fidare in ogni occasione perché sono l’unico medico della città. Una persona che sappia rispondere al telefono quando io non ci sono e che riesca a occuparsi in modo autonomo dei casi meno gravi.»

    Sembrava una prospettiva allettante, ma Jenna non riusciva a capacitarsi del modo, piatto e senza alcun entusiasmo, con cui Dermott si esprimeva. Tuttavia la prospettiva di andare a vivere in una piccola città la intrigava. Sarebbe stata una scelta completamente diversa da quello che aveva fatto fino ad allora. In mente aveva l’immagine di piccoli cottage bianchi con finestre a ghigliottina, viali alberati, giardini cittadini con i chioschi di spremute e gelati. Di colpo si sentì prendere da un’ondata di nostalgia per la vita che aveva vissuto tanto tempo prima e per una stabilità che non aveva più conosciuto dopo aver lasciato la casa dei nonni. «Sei sicuro di desiderare che venga a lavorare con te?» insistette. Non era il caso di illudersi troppo. Era strano, ma il suo cuore si era messo a battere un po’ più in fretta, come se lei desiderasse veramente quel lavoro. O era solamente una reazione al fatto di essere stata appena licenziata?

    «Ho un’assistente che ha avuto un bambino da pochi giorni. Non tornerà al lavoro e quindi la mia offerta è seria, Jenna. Non posso prometterti molto dal punto di vista economico. Ultimamente ho avuto qualche difficoltà finanziaria, così dovrò essere molto attento fino a quando non avrò sistemato le cose. Però, a parziale compensazione, posso offrirti l’appartamento che possiedo nello stesso stabile in cui si trova l’ambulatorio. È una bella zona, forse un po’ in ombra durante l’inverno, ma non freddissima.» Si strinse nelle spalle.

    Il lavoro la interessava, ma il fatto che Dermott sembrasse un’altra persona la preoccupava. Era facile trovare lavori da infermiera. Dopotutto aveva un ottimo diploma. Poteva scovare qualcosa di molto meglio di quello che lui le stava offrendo. Inoltre, nonostante quello che era successo, l’amministrazione dell’ospedale le aveva rilasciato delle ottime referenze.

    E poi c’era il problema della loro passata relazione. Si erano spostati, erano cambiati. Poteva ancora lavorare con lui? Mantenere un rapporto puramente professionale, dimenticando il passato? Per la verità non lo sapeva. Aveva sempre cercato di avere il controllo totale della sua vita e già una volta Dermott le aveva dimostrato di riuscire a farla sbandare senza grandi sforzi. Non voleva correre nessun rischio.

    «Ecco, io... Apprezzo l’offerta, ma adesso come adesso...»

    Prima che potesse finire la frase lui si piegò verso di lei e quando le loro braccia si toccarono Jenna provò una specie di scossa. Era una sensazione che solo Dermott era riuscito a darle. Fece immediatamente un passo indietro e si affrettò a incrociare le braccia.

    «Capisco ed è stato bello rivederti, Jenna.» La sua voce era gentile e un po’ triste. Anche dopo tutti quegli anni era inconfondibile. «Spero che trovi un lavoro che ti vada bene.»

    Si allontanò immediatamente. Le suole delle sue scarpe seguivano un ritmo preciso risuonando sul marmo dell’atrio.

    Jenna si concentrò per un po’ sulla cadenza cercando di non fissare Dermott, ma non riusciva a distogliere la mente da lui. Cosa gli era successo? Fra tutte le persone che aveva conosciuto era quello con più gioia di vivere, sempre pronto a sorridere. Era uno degli aspetti del suo fascino, una delle cose che aveva amato di lui.

    Ma l’uomo che si stava allontanando non aveva mai veramente sorriso per tutto il tempo in cui erano stati insieme e camminava rigido come un soldato durante una parata. Eppure quando la porta girevole si richiuse dietro di lui fu tentata di corrergli dietro e accettare il lavoro.

    Sentiva che sarebbe stato un grave errore, che non doveva neanche prendere in considerazione la proposta. Ma era anche vero che per la sua vita lei non aveva certo un piano preciso. Quello che sapeva fare meglio era passare da un lavoro all’altro, da una relazione all’altra senza mai fermarsi, senza dover temere di affrontare un preciso progetto di vita. E allora che male ci sarebbe stato ad aiutare per un po’ un amico in difficoltà? Specialmente se il vecchio amico sembrava così triste.

    Come sempre decise all’improvviso. Si mise a correre per raggiungerlo e dirgli che accettava il posto.

    Jenna? Aveva chiesto a Jenna di lavorare con lui? E lei alle fine aveva accettato? Cosa gli era saltato in mente? Aveva saputo che lei lavorava allo Stanton General quando aveva inviato la sua richiesta per partecipare al seminario sulle aritmie cardiache che si sarebbe tenuto lì, ma non aveva nessuna intenzione di cercarla. O invece sì?

    Era vero che, anche se non era andato in giro a chiedere di lei, si era attardato un po’ troppo alla fine del seminario e aveva percorso un po’ di piani più del necessario. Ma non era certo perché volesse incontrarla per offrirle il posto a Fort Dyott. O no? La richiesta

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