Perfetta per il capo: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Penelope Miller sa che lavorare per Michele De Luca, uomo duro e riservato, sarà per lei una vera e propria sfida. Ma ha tutte le intenzioni di accettarla, senza cadere nella trappola di cedere al fascino allettante del suo datore di lavoro. Il passato, del resto, le avrà pur insegnato qualcosa!
... e il suo affascinante capo.
Penny è dolce, bella, in due parole assolutamente perfetta. Michele sa come andrà a finire prima ancora di fare la prima mossa. Il problema è che doveva essere una storiella da niente, e invece...
Margaret Mayo
Tra le autrici piuù amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Perfetta per il capo - Margaret Mayo
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Italian’s Ruthless Baby Bargain
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2008 Margaret Mayo
Traduzione di Laura Premarini
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-144-2
1
Quando guardò negli occhi Michele De Luca, Penelope comprese di essere nei guai. Erano gli occhi più profondi e scuri che avesse mai visto, incorniciati da folte e lunghe ciglia. Sembravano avere la capacità di scrutarle nell’anima, cercando di scoprire che genere di persona fosse. Era impossibile ignorare il mare di emozioni che di colpo l’aveva travolta, facendola fremere dalla testa ai piedi. Aveva la sensazione di trovarsi in pericolo. Quell’uomo era decisamente sexy.
«Signorina Miller?»
Perfino la voce era sensuale, e sembrava provenirgli dal profondo della gola. Tutto, in lui, risvegliava dentro di lei emozioni che credeva sopite, tenute rigidamente sotto controllo da molto, troppo tempo. Penny annuì, sicura che, se avesse osato parlare, la voce l’avrebbe tradita. Mai nella sua vita aveva provato un’attrazione simile verso un uomo che non conosceva nemmeno, e per cui doveva lavorare. Era pura follia.
«Ha perso la lingua?» La voce era tagliente, e il modo brusco in cui le rivolse la domanda ottenne l’effetto desiderato.
«Sì, sono la signorina Miller» confermò in tono professionale, raddrizzando le spalle e cercando di ergersi in tutta la sua altezza.
«Guarda sempre i suoi datori di lavoro come se provenissero da un altro pianeta?»
Penny non sapeva se stesse scherzando o meno, e mantenne un tono serio. «No, signor De Luca.»
«Quindi io faccio eccezione. C’è forse un motivo?»
Non solo era bellissimo, ma aveva anche un irresistibile accento italiano che le fece venire la pelle d’oca. Per un attimo, Penny si chiese se sarebbe stato saggio lavorare per un uomo che aveva su di lei un effetto simile. Forse era meglio scappare a gambe levate...
«Io... be’, lei non è come mi aspettavo.»
«Capisco che cosa intende dire» replicò lui. «Non sono il classico esemplare di padre, è così?»
«In genere è la madre del bambino che assume una babysitter, perché deve tornare al lavoro o vuole fare altro» rispose Penny. Lei aveva lavorato per donne molto ricche che preferivano condurre una vita sociale brillante, piuttosto che crescere i propri figli.
«All’agenzia non le hanno spiegato che non esiste una signora De Luca?»
«No.» Penny avvertì sorpresa nella propria voce. Di solito, prima che lei si presentasse a un colloquio, la responsabile dell’agenzia le forniva informazioni sulla famiglia. Ma in quell’occasione si era limitata a spiegarle che c’era urgente bisogno di una babysitter.
«Le sue credenziali sono ottime.» Avvertendo una certa perplessità nella voce di lui, Penny realizzò di non essersi comportata in modo molto professionale, anzi. Il fatto era che quell’uomo era così attraente...
«Se devo essere sincero, comincio a dubitare che lei sia adatta a questo lavoro» riprese lui con un sospiro. «Tuttavia fra poco ho un’importante riunione, e sono già in ritardo. Mi segua in cucina, la presenterò alla mia governante. Stasera avremo un colloquio più approfondito.»
Adatta a quel lavoro! Come si permetteva di dubitare delle sue capacità?, si chiese Penny, furibonda. «Signor De Luca» dichiarò, fissandolo in viso, «posso assicurarle che sono più che adatta a questo lavoro, per usare le sue parole.» Indicò il suo curriculum che giaceva sul tavolo. «Ha già avuto modo di esaminare le mie referenze. Quindi...»
«Le ho già detto la mia opinione» replicò lui, secco. «Comunque, ho l’abitudine di formarmi un giudizio da solo.»
E in quel momento non sarebbe stato lusinghiero, pensò Penny. Non poteva biasimarlo, visto che era rimasta lì a fissarlo come un’idiota, travolta dal suo fascino.
Quella mattina, quando si era recata a casa di Michele De Luca, si era sentita piuttosto eccitata. La responsabile dell’agenzia aveva sottolineato l’importanza di quel lavoro. Lui era titolare di una famosa agenzia di pubblicità, e se Penny avesse fatto un buon lavoro, anche l’ufficio che forniva personale qualificato ne avrebbe tratto vantaggio.
Lui abitava alla periferia di Londra, in un enorme palazzo, all’interno di una meravigliosa tenuta. Dopo che il cancello elettrico si era aperto, Penny aveva guidato attraverso acri di giardini e boschi. Dire che era rimasta impressionata, quando alla fine aveva parcheggiato davanti alla casa, era poco. Era un edificio di tre piani, su cui affacciavano numerose finestre.
«A quanto ho capito, l’ultima ragazza vi ha lasciato in modo piuttosto inaspettato» affermò, mentre si affrettava dietro di lui lungo un corridoio che pareva non finire mai. Non era facile stare al passo con la sua falcata. L’uomo indossava un abito grigio scuro, che lasciava immaginare un corpo perfetto. Doveva essere allenato, perché aveva bisogno di essere in forma per lavorare tutte quelle ore. Le avevano detto che usciva tutte le mattine alle sette e rientrava tardi la sera. Evidentemente non vedeva molto sua figlia.
«Già. E se pensa che questo lavoro non faccia per lei, le sarei grato se me lo dicesse subito» ribatté lui, girandosi.
Si fermò così bruscamente che Penny gli andò a sbattere contro. Fu colta alla sprovvista quando le sue forti braccia la fermarono, e quegli ipnotici occhi scuri si fissarono nei suoi. Smise di respirare per qualche secondo e guardò in quelle magiche profondità, poi si rese conto di quello che stava facendo e indietreggiò di un passo. Le sue narici furono invase dal profumo più irresistibile che avesse mai sentito. Era forte come lui, altrettanto travolgente e subdolamente penetrante. «Le assicuro che adempierò ai miei compiti con il massimo impegno. Sua figlia sarà al sicuro, con me. A proposito, dov’è? Non pensa che dovremmo...?»
«Chloe dorme ancora» la interruppe lui. «Non vedevo ragione di svegliarla. I miei orari di ufficio sono a dir poco strani, ma mia figlia ha bisogno di regolarità, come sono certo che lei capirà. Emily, la mia governante, le mostrerà la casa. Poi dovrà preparare Chloe e portarla a scuola. Non ho visto bagagli quando è arrivata, non le hanno spiegato che deve trasferirsi qui?»
«Ho cercato di arrivare più presto che potevo» rispose lei. «Pensavo di andare a prendere le mie cose mentre sua figlia è a scuola.»
Lui mormorò qualcosa tra sé e poi riprese la sua corsa verso la cucina.
Le presentò Emily, una donna piccola e rotonda, che Penny giudicò dovesse aver superato la cinquantina. Aveva un sorriso aperto, un colorito sano e capelli corti e grigi. E, dal modo in cui guardava il suo capo, era evidente che nutriva una vera adorazione per lui.
Penny non si era resa conto di quanto la sua presenza avesse riempito la stanza, finché lui non se ne andò. Fu solo allora che riprese a respirare normalmente. Emily la vide rilassarsi, e sorrise. «Benvenuta in famiglia. Il signor De Luca è un datore di lavoro meraviglioso. Sono certa che qui lei sarà felice.»
Non era strano ricevere un vero benvenuto dalla governante e non dal padrone di casa?, non poté fare a meno di chiedersi Penny.
«È sempre così difficile?» domandò. «Ho avuto l’impressione che dubitasse delle mie capacità!»
«Forse perché nessuna delle babysitter che ha assunto è mai durata più di qualche settimana.»
Penny trasalì. «Chloe è una bambina difficile? O è il signor De Luca il problema?» Per quanto la riguardava, quell’uomo era davvero troppo sexy per la sua serenità mentale. Non aveva mai incontrato un tipo capace di sconvolgerla alla prima occhiata. Nemmeno Max aveva mai avuto un simile effetto su di lei, e pensare che era convinta fosse unico!
Emily si strinse nelle spalle. «Il signor De Luca è un uomo molto gentile. Io lo so bene, perché sono con lui da molto tempo, ma il problema sono i suoi orari. La maggior parte delle ragazze era molto giovane, aveva il boyfriend, e non voleva lavorare ventiquattr’ore al giorno. È comprensibile.»
«È questo che si aspetta?» chiese Penny, sconcertata. Non c’era da stupirsi che le avesse offerto uno stipendio tanto alto, voleva il suo sangue!
«Il fatto è che non ci pensa, questo è il suo problema» dichiarò la governante. «Lei dovrà farglielo notare se pretenderà troppo. Io lo faccio.»
Peccato, però, che lei fosse un’istituzione, in quella casa, pensò Penny. Di certo il signor De Luca non l’avrebbe presa molto bene se gli avesse detto qualcosa. Era tentata di chiedere che cosa fosse accaduto a sua moglie, ma pensò che era troppo presto. Forse anche lei non era riuscita a sopportare i suoi orari di lavoro?
«A che ora si alza di solito Chloe?» indagò, lanciando un’occhiata all’orologio sulla parete.
«Alle sette e mezzo» rispose Emily. «È lenta a svegliarsi. Dovrà essere veloce per riuscire a portarla a scuola in tempo. Mi segua, l’accompagno di sopra.»
Michele non riusciva a togliersi Penny dalla mente, perfino durante la sua importante riunione. Era molto diversa da tutte le altre babysitter che aveva assunto. Era stata pronta a rimbeccarlo, il che poteva rivelarsi interessante. Non era contrario alle schermaglie verbali, e gli piacevano le donne piene di spirito, tuttavia era rimasto sorpreso.
Quella ragazza aveva lunghi capelli di un biondo naturale, occhi di un blu profondo sotto le lunghe ciglia, un nasino all’insù e belle labbra voluttuose. Aveva tutte le curve al posto giusto, e il solo ricordo dei suoi seni che premevano contro il sottile tessuto della camicetta gli fece salire il livello di testosterone. Si ritrovò a considerare tutti quei dettagli.
Sospirò. Non voleva pensare a lei in quel modo. Poteva sopravvivere senza simili distrazioni, aveva già abbastanza pensieri per la testa. Tuttavia aveva continuato ad avere la sua immagine negli occhi per tutto il giorno, e quella sera, quando tornò a casa, rimase deluso non vedendola da nessuna parte.
Era impaziente di parlarle ancora, per scoprire come mai quel mattino fosse così tesa, e quali fossero le sue aspirazioni e speranze. Non si era mai soffermato a considerare le altre donne che l’agenzia gli aveva mandato, ma Penny Miller era diversa. Senza ombra di dubbio, era una donna molto attraente, e lui era impaziente di conoscerla meglio.
Dopo aver accompagnato Chloe a scuola, Penny tornò all’appartamento che divideva con un’amica e iniziò a fare le valigie.
«Ti rendi conto che dovrò trovarmi un’altra compagna?» protestò Louise. «Non posso sostenere la spesa dell’affitto da sola.»
Lei annuì.
«Sembri molto sicura che questo sia il lavoro giusto per te. È già accaduto prima, lo sai, e hai...»
«Sono sicura» la interruppe Penny con decisione. Perché non avrebbe dovuto, con un simile stipendio? Era il sogno di ogni ragazza.
«De Luca, hai detto... Non sarà quel Michele De Luca che appare sempre sui giornali, vero?» chiese l’amica. «Quello che è sempre circondato da splendide donne?»
«Proprio lui» convenne Penny.
«Non c’è da stupirsi che accetti il lavoro. Io farei lo stesso, al tuo posto!»
«Non sono a caccia di avventure, Louise!»
«La vita è troppo breve per non godersela» ribatté l’amica. «Be’, certo, la storia con Max ti ha procurato una bella delusione, ma chi dice che succederà ancora? Sei stata sola per troppo tempo.»
«Sei incorreggibile!» Penny scoppiò a ridere. «Bene, le valigie sono pronte.» Strinse l’amica in un abbraccio. «Ti telefonerò, uno di questi giorni.»
Era sera tardi, e Penny era seduta nel suo salottino privato, una stanza arredata lussuosamente con mobili antichi e tende in broccato, con portefinestre che affacciavano sul parco. Era attiguo alla sua camera da letto, e dall’altra parte c’era la stanza di Chloe, un’adorabile bambina di cinque anni sveglia e chiacchierona, che aveva già eletto Penny sua babysitter preferita. Quando sentì la macchina di Michele fermarsi, lo immaginò mentre entrava, gettava la giacca sulla sedia e si versava un drink. Rivide il viso scavato, gli zigomi alti, il naso diritto e la bocca volitiva.
Doveva essere molto stanco. Chissà se