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Lei è ciò che lui vuole: Harmony Destiny
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E-book152 pagine2 ore

Lei è ciò che lui vuole: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Finalmente sapremo se anche il capostipite della famiglia, Abraham Danforth, riuscirà a coronare il suo tanto agognato sogno d'amore. Da mesi, infatti, la sua bella assistente Nicola riscalda il suo letto. Ora, però, lei lo respinge...
LinguaItaliano
Data di uscita9 apr 2021
ISBN9788830527911
Lei è ciò che lui vuole: Harmony Destiny
Autore

Leanne Banks

È una delle scrittrici più conosciute nel panorama degli autori dei romanzi d'amore, ne ha scritti più di quaranta. Durante tutta la sua carriera ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui quello del Romantic Times Career Achievement Awards nella categoria "Sensualità, amore e risate". I suoi libri sono molto apprezzati per le storie fortemente connotate dal punto di vista delle emozioni. I personaggi, poi, appaiono talmente reali, sfaccettati e calati nella realtà quotidiana che ogni lettore è in grado di ritrovarvi un po' di se stesso e della propria vita. Leanne è convinta che i lettori del genere rosa siano i migliori, perché hanno capito che l'amore è il miracolo più grande di tutti. Ed è questo che la spinge a scrivere a ritmo serrato prendendo spunto da tutto ciò che la circonda. Nonostante la grande popolarità, Leanne non ha mai voluto lasciare la sua amata Virginia dove vive con il marito e i due figli adolescenti. La scrittura non è la sua sola passione: il cioccolato, la musica e l'amore per l'avventura seguono a ruota rendendo la sua vita completa e appagata.

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    Anteprima del libro

    Lei è ciò che lui vuole - Leanne Banks

    Copertina. «Lei è ciò che lui vuole» di Banks Leanne

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Shocking The Senator

    Silhouette Desire

    © 2004 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Elisabetta Elefante

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-791-1

    Frontespizio. «Lei è ciò che lui vuole» di Banks Leanne

    1

    «Non avevamo deciso di non ricascarci più?» protestò debolmente Nicola, staccando a malincuore le labbra da quelle decise e forti di Abraham Danforth. Schiacciata contro la porta dell’ufficio del senatore, godeva del calore che quel corpo vigoroso emanava.

    Lui le percorse i fianchi con le mani. «La campagna elettorale si è conclusa, Nic. Ho vinto le elezioni. Non c’è più motivo di nasconderci.»

    Motivi, invece, ce n’erano tanti. Uno in particolare, un piccolo segreto che, se fosse venuto a galla, avrebbe messo in ginocchio persino un personaggio amato e stimato come Abe Danforth, ex agente speciale dei marine e neoeletto senatore per la Georgia al Congresso. Abe, un uomo che continuava a stupirla ogni giorno. Vedovo, cinquantasei anni compiuti, aveva ancora una carica di vitalità invidiabile e un fascino indiscutibile. Era ancora capace di conquistare una donna con un’occhiata e di farla cadere ai suoi piedi.

    Nicola cercò di ritrovare la lucidità che immancabilmente perdeva tra le sue braccia. «Avere una relazione con la persona che ti ha organizzato la campagna elettorale danneggerebbe la tua immagine. Lavoriamo insieme da mesi, ormai dovresti saperlo.»

    «Sì. Ma so anche che finora hai trasformato in oro tutto il fango in cui ho rischiato di impantanarmi. Chi altri, al tuo posto, avrebbe potuto salvare un candidato con una figlia illegittima spuntata fuori dal nulla dopo ventisette anni? O con un figlio che ha rischiato la galera? Chi altri...»

    La donna gli coprì la bocca con una mano. «Io ho fatto solo il mio lavoro. Hai avuto qualche problema familiare che andava affrontato e gestito con cautela, ma se ti sono rimasta accanto è perché ho intuito subito di avere a che fare con una persona speciale. Eri l’uomo giusto per quella carica, Abe. Per questo sei stato eletto.»

    «So di poter fare qualcosa di buono al Congresso, e il tuo aiuto mi è stato indispensabile per arrivarci. Ma tra noi c’è sempre stato più di questo, fin dall’inizio.»

    Nicola lo fissò in quei suoi occhi azzurri, ipnotizzata. Aveva spesso la sensazione che guardarlo negli occhi fosse come fissare troppo a lungo il sole. Rischiava di restarne accecata. «Nel nostro accordo non era previsto che venissi a Washington con te.»

    «Hai accettato di restarmi accanto durante la transizione, fino all’insediamento» le ricordò lui.

    «Vero.»

    «Allora ho ancora tempo per farti cambiare idea.»

    «Non ci contare.»

    «Invece ci conto» le sussurrò, facendole scivolare una mano sulla schiena.

    Nicola lo spinse indietro. «No, Abe, non possiamo. Non avremmo mai dovuto lasciarci prendere la mano così.»

    Lui la studiò a lungo. «Mi stai dicendo che, se potessi tornare indietro, non lo rifaresti?»

    «Ne abbiamo già parlato, Abe. Abbiamo lavorato con impegno per arrivare fin qui e ora rischiare di rovinare tutto per...»

    «Perché rovinare tutto? Perché sono troppo vecchio per te?»

    «Non è questo, lo sai.»

    «Però è vero, ho quasi vent’anni più di te.»

    «Hai ancora il fisico di un trentenne» mormorò lei, suo malgrado. Non smetteva mai di stupirsi dell’energia di Abraham dentro e fuori dal letto. «Ma i patti sono patti e vanno rispettati. Anche se la campagna elettorale è finita, ho ancora un lavoro da svolgere con te, cioè occuparmi delle pubbliche relazioni del tuo ufficio. Darò del filo da torcere a chiunque cerchi di danneggiare la tua immagine pubblica. Sarò il suo peggiore incubo.»

    «Non so perché, ma faccio fatica ad associare la parola incubo a te, Nic» le disse, facendole scorrere un dito su una guancia e scendendo poi lungo la gola.

    Il cuore di Nicola accelerò i battiti mentre lei coglieva l’espressione intensa degli occhi di Abe. Un uomo così forte, così intraprendente, così dinamico e affascinante come poteva desiderare una donna qualunque quale era lei? E lei, da parte sua, come poteva resistere a un amante capace di donarle sensazioni che non aveva mai pensato di poter provare?

    «Forse non ti piace come ti tocco» azzardò, scendendo ancora con il dito.

    «Non... non è questo...»

    «Allora non ti piace come ti bacio» continuò, abbassando la bocca sulla sua.

    E lei non ebbe più la forza di opporsi a quanto stava accadendo.

    «Non ti piace come faccio l’amore con te» le sussurrò sulle labbra tumide. Intanto, con le mani, le slacciava i pantaloni del tailleur che lei indossava.

    Se devi dire di no, dillo adesso, la esortò la voce della coscienza.

    Il fruscio della lampo che si abbassava venne coperto dai loro respiri ansanti. Nicola sapeva che cosa sarebbe accaduto se non lo avesse fermato. Ad Abraham sarebbe bastato toccarla per farla sentire la donna più bella, più sensuale del mondo. L’avrebbe accarezzata con tenerezza, con riverenza, per darle il massimo del piacere. Poi le avrebbe preso le mani per esortarla a esplorare il suo corpo di uomo...

    «Ti desidero, Nicola.» La voce roca di Abe ebbe su di lei lo stesso effetto di una carezza intima.

    E dovette arrendersi. Ancora una volta, promise a se stessa. Una soltanto, l’ultima...

    Sull’asticella erano apparse due lineette rosa. Quindi il test risultava positivo.

    Ne aveva fatto un secondo, per sicurezza. Stesso risultato.

    Nicola fissò a lungo la finestrella nella quale erano apparse le due lineette, paralizzata dall’incredulità e dal panico. Sì, aveva saltato un ciclo, ma non era mai stata regolare. Inoltre, aveva letto da qualche parte che l’età fertile di una donna raggiunge l’apice intorno ai venticinque, ventisei anni, poi comincia a declinare. E lei, di anni, ne aveva trentasette. Aveva pensato, piuttosto, a qualche problema ormonale.

    Saltato anche il secondo ciclo e in preda a un fastidioso senso di nausea, era andata a comprare un test di gravidanza in farmacia. Lo aveva fatto nel bagno della splendida suite che le avevano messo a disposizione a Crofthaven. E quelle due lineette confermavano ora un terribile sospetto.

    Stupida, stupida, stupida! Non hai imparato niente, la prima volta?

    Chiuse gli occhi, tacitando la voce implacabile della sua coscienza. Mille emozioni esplosero in lei come un vulcano rimasto inattivo per anni. Era inevitabile che in quel momento la sua memoria la riportasse indietro nel tempo, all’altra volta in cui era rimasta incinta.

    Le avevano voltato tutti quanti le spalle.

    I suoi genitori affidatari non le avevano più rivolto la parola. Il suo ragazzo del liceo l’aveva liquidata dicendo di essere troppo giovane per diventare padre.

    L’unica persona capace di guardarla negli occhi senza giudicarla era stata la donna che l’aveva accolta nella casa famiglia per ragazze madri.

    Nicola riprovò le stesse sensazioni di allora. Si era sentita in trappola, terrorizzata. Non aveva saputo che cosa fare. Non aveva avuto il coraggio di abortire e aveva portato avanti la gravidanza pur sapendo di non avere i mezzi per crescere un figlio.

    Così, allo scadere dei nove mesi, aveva partorito una bambina e l’aveva data in adozione.

    Tornarono lo sconforto, la tristezza, il dolore dilaniante che provava da anni. Non ci pensare, diceva ogni volta a se stessa.

    «Ora ha due genitori meravigliosi che l’adorano e non le fanno mancare niente. Hai preso la decisione giusta. Hai fatto quello che era meglio per lei.» Se lo disse ad alta voce, per soffocare i rimorsi.

    La verità era che non era mai riuscita a scrollarsi di dosso la consapevolezza che solo un essere spregevole poteva dare via la propria creatura.

    Riaprì gli occhi e di nuovo guardò la finestrella con le due lineette rosa. Commettere lo stesso errore a distanza di tanti anni... Come poteva essere stata così stupida?

    «E Nicola dov’è?» chiese Abraham a Joyce, la governante, che gli stava servendo la colazione su un vassoio.

    Dentro c’erano un solo piatto con una omelette e una fetta di pane tostato, un bicchiere di succo d’arancia e una tazza di caffè.

    Di solito, Abe faceva colazione con Nicola. Era piacevole cominciare la giornata con lei.

    «La signorina Granville ha mandato a dire che stamattina si sente poco bene e si scusa.»

    L’uomo si adombrò. Perché non ne aveva parlato direttamente con lui?

    «Ha parlato di una leggera indisposizione» continuò Joyce, tenendosi sul vago. «Sa com’è, a noi donne succede...»

    Abraham concluse la conversazione con un cenno del capo, ma trovò strano che non lo avesse chiamato per spiegargli il motivo della sua indisposizione, qualunque esso fosse.

    Bevve un sorso di caffè. «Grazie, Joyce. È tutto perfetto, come al solito.»

    La governante sorrise, compiaciuta. «Di niente, signore. Se desidera qualcos’altro...»

    «Solo sapere come va.»

    Joyce comprese dal suo tono mesto che si riferiva al dolore per la morte di sua figlia, il cui cadavere era stato rinvenuto qualche tempo prima nella soffitta di Crofthaven. «Un pochino meglio, signore. Grazie per l’interessamento.» E con questo uscì.

    Poco dopo, Marcus fece capolino dalla porta.

    «Ciao, papà. Allora, come procedono i preparativi per il tuo trasferimento a Washington?» volle sapere.

    «Procedono» borbottò Abe, guardando accigliato gli scatoloni pieni di scartoffie che occupavano buona parte dello studio.

    «Non hai l’aria compiaciuta di un senatore fresco di nomina.»

    Abraham incrociò lo sguardo del figlio. Il loro rapporto, da sempre molto teso, ultimamente aveva cominciato ad allentarsi, ma l’atteggiamento di Marc era ancora guardingo nei suoi confronti.

    Quando Marcus era stato ingiustamente incriminato di un reato che non aveva commesso e da cui poi era stato scagionato, la prima reazione di Abe, come padre, era stata l’indignazione.

    Nicola lo aveva aiutato a guardarlo con occhi diversi, a essere fiero della forza e della ingegnosità con cui il giovane aveva affrontato quella prova, uscendone poi a testa alta. Abe sapeva che Marc disapprovava le scelte fatte da suo padre quando lui e gli altri fratelli erano stati bambini, ma avvertiva che il risentimento del figlio nei suoi confronti si era un tantino smussato.

    «No, è che... pensavo a una cosa.»

    «A che cosa?» si incuriosì Marc.

    «A come convincere Nicola a venire a Washington per dirigere il mio staff.»

    Marcus parve sorpreso. «Non sapevo che si fosse rifiutata di seguirti. Avete lavorato così bene insieme!»

    «Infatti. Ma lei dice che preferisce restare in Georgia.»

    «Avrà avuto altre offerte di lavoro interessanti. E tu, al momento, non puoi affidarle altre campagne elettorali, che sono il suo pane quotidiano.»

    «Anche questo è vero.» Abraham si strofinò il mento. «Forse

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