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STASI: Oltre la Porta di Brandeburgo
STASI: Oltre la Porta di Brandeburgo
STASI: Oltre la Porta di Brandeburgo
E-book158 pagine2 ore

STASI: Oltre la Porta di Brandeburgo

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Info su questo ebook

“Un nodo angosciante gli strinse la gola limitando il naturale passaggio dell’aria. Il rumore dei martelli pneumatici, con l’avanzare della notte, si fece più assordante. In quelle situazioni, una parola di troppo e un’uscita dall’albergo avrebbe potuto costargli la vita. Era una situazione estrema, così com’era terribilmente esplosiva quella mondiale.”

Un romanzo tratto da un fatto realmente accaduto. Un imprenditore italiano si trova, suo malgrado, coinvolto in una spiacevole situazione di spionaggio nel pieno della Guerra Fredda.
LinguaItaliano
EditoreVentus
Data di uscita25 ago 2022
ISBN9791221390261
STASI: Oltre la Porta di Brandeburgo

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    Anteprima del libro

    STASI - Francesco Cesare Strangio

    Prefazione

    Approfittando di un giorno forzato di riposo, ho letto Stasi, l’opera di Francesco Cesare Strangio, tutta d’un fiato, senza soluzione di continuità. Alla fine ne ho tratto la convinzione che non c’è altro modo di leggere il libro, se non vuoi perdere il senso del racconto. Trovo difficoltà a usare la parola romanzo, perché fin dalle prime pagine (meglio, subito dopo che il personaggio principale entra in scena), capisci che, se il nome dello stesso è falso, la storia è vera. Lo capisci dai particolari delle strade, dei ristoranti, anche dei nomi, pur se forse non tutti veri.

    Vi sono due modi di approccio al romanzo. Il primo utilizzando i canoni di Aristotele. Per detto (cito a memoria): «Il contrario del vero non è il falso, ma il verosimile». Perciò, quando si narra una storia inventata (ma verosimile) si è nel vero, perché l’uomo vive di artifizi e il falso è vero.

    Se quello che dice Aristotele è vero (e lo è), il vero è il falso e non il contrario. Così che arrivi alla dannata conclusione che stai leggendo una storia simulata, solo alla fine ricevi un cazzotto nello stomaco che ti toglie ogni illusione e ti risveglia: è una storia vera.

    Il secondo modo di approccio al racconto, lo dà lo stesso romanzo, laddove, il protagonista, sollecitato a illustrare l’andamento dell’economia italiana, al rappresentante di uno Stato come quello jugoslavo sotto Tito, dice:

    L’Italia sta attraversando un periodo di grande sviluppo industriale con l’arricchimento delle regioni del Nord a discapito di quelle del Sud. Vi è una metrica e cinica volontà di lasciare il Mezzogiorno in uno stato di passivo assistenzialismo con il solo scopo di ridurlo alla stregua di serbatoio di mano d’opera e di voti per i politici locali asserviti alla volontà di quelli del Nord. […] Determinate scelte politiche porteranno allo sviluppo delinquenziale senza precedenti; per adesso gli fa comodo così, nel futuro si vedrà; so solo che nella mia patria non si fa nulla a caso e persino il male è scrupolosamente pianificato.

    Lo sviluppo delinquenziale pianificato, che il protagonista prevede, oggi è in atto. Quando si parla di Mafia Capitale, quando si parla dell’Expo di Milano, quando si parla della felice Toscana e della altrettanto felice terra Emiliana, ci si accorge che la previsione fatta nel romanzo che persino il male è stato scrupolosamente pianificato, è del tutto vera. Chi poteva dare soldi a industrie decotte negli anni ’70-’80-’90 se non chi ne contava a chili con la bilancia, ridendo? Chi poteva farlo se non chi da un chilo di cocaina pura, al prezzo certo di 1.200 dollari nel 2000, ricavava alla fine non meno di 600.000 euro? Quei soldi erano, e sono, un riciclaggio che diventava un biglietto da visita da spendere nel mondo dell’alta finanza. La corruzione dell’Est non era diversa da Mafia Capitale; non era diversa da chi, con una politica corrotta, ha fatto sempre pesare i diritti come favori, per cui devi pagare tutto: anche la DIA o la SCIA tacita per pitturare una stanza della tua casa.

    Certo, la domanda che il romanzo si pone al suo inizio è inquietante: «Quali certezze vi sono che i vincitori della Seconda guerra mondiale siano stati migliori dei vinti, se perfino il processo per eccellenza, quello di Norimberga, fu nelle mani di giudici criminali»?

    Inizia il romanzo con le gesta criminali della Gestapo e della Stasi, per poi metterti sotto gli occhi, la fotografia di Hiroshima (molto belle ed esplicative tutte le fotografie), una delle due città distrutte in Giappone assieme a Nagasaki, quando furono sganciate due bombe, da un Boeing B 29, da un’altezza compresa tra i 400 e i 600 metri, altezza scelta per aumentare l’effetto distruttivo. Questo, non per piegare un Giappone ormai in ginocchio, ma da una parte per spaventare l’URSS e dell’altra per sperimentare concretamente gli effetti di un’arma di distruzione di massa. Così come si usano cavie animali (e spesso anche umane) per verificare gli effetti di un nuovo farmaco.

    La Stasi e la Gestapo avevano, come sostiene il romanzo, «il compito di investigare e combattere tutte le tendenze pericolose per lo Stato». Più giustamente, tutte le tendenze pericolose per il potere costituito nel Mondo dell’Est. Perciò si spiavano le vite degli altri al fine di garantire il potere costituito.

    Non diversamente da quanto avviene oggi nel Mondo Occidentale. Quando un cittadino, la mattina, esce di casa per andare al lavoro prende, prima delle chiavi dell’abitazione, il telefonino, quand’anche non pure l’iPad, si porta dietro una spia che registra ogni suo movimento. Quando il potere limita l’uso del denaro in contante, imponendo l’uso della carta di credito, con la falsa giustificazione che si mira a combattere il riciclaggio e l’autoriciclaggio, non si fa altro che dare alle banche, ormai padrone del mondo, e alle grandi industrie, la possibilità di monitorare ogni consumo del cittadino; di impedirgli ogni libertà di scelta. O, peggio ancora, di fabbricargli i suoi bisogni e desideri, che così vengono soddisfatti prima ancora che essi si manifestino. Quante cose belle e inutili compriamo? Che senso ha passare giornate intere a chattare, senza porsi neppure per un momento il problema che la vita è breve, anche quando è lunga, per cui sprecarla in chiacchiericcio senza senso, senza essere utili né agli altri e neppure a sé stessi? Infatti, donne e uomini soli, perché privi del senso della vita, commettono delitti spaventosi: la madre che ammazza il figlio, che d’impedimento alla sua libertà; il padre che ammazza la moglie, poi i figli e infine sé stesso, sono il frutto di una società che vive solo per soddisfare desideri inconsistenti. A grandi cose sono chiamati gli uomini, per cui la vita diventa inutile se la vivi per comprare un abito firmato; per vivere una vita da VIP, fatta di chiasso, sesso e apparenza. Esisti, se la gente per strada ti riconosce, anche se sei una persona inutile, se non anche dannosa.

    Chi deve riciclare, invece, ha a sua disposizione le Borse, che vendono anche i futures, ossia merce che non esiste, l’azzardo fatto economia, e gli Stati che sul riciclaggio vivono e bene. Quando un’isola come quella di Jersey, di proprietà esclusiva della regina di Inghilterra, tanto che non risponde al Parlamento britannico, ma a una vecchia di 90 anni, che ha solo 30.000 abitanti, ma ben 350.000 società di Trusts, che utilizzano dell’isola solo una casella postale o una casella in un condominio per la posta, come sede, per non pagare le tasse, mentre controlliamo tutti i poveri possessori di bancomat, costretti a pagare ogni centesimo al socio di maggioranza, come sostiene il romanzo, qual è lo Stato, per sopperire anche alla frode del grande capitale, che senso ha parlare di diritti inviolabili previsti dalla nostra Costituzione per i cittadini?

    Quando Echelon, che ha il potere di registrare tutte le telefonate in contemporanea, controlla il Mondo e i padroni di Echelon e Internet, CIA e derivati soprattutto, controllano anche le telefonate del presidente francese François Hollande e della cancelliera tedesca Angela Merkel, che senso ha parlare di Mondo Occidentale da contrapporre a quello islamico di ISIS. Quando ci si dimentica che, con la scusa di esportare la democrazia, gli USA di Bush hanno distrutto l’Iraq di Saddam che si accusava avesse armi di distruzione di massa e che fosse un assassino, ma che un po’ d’ordine, con la violenza certo, in quella terra martoriata lo garantiva, e tutto per rubare il petrolio agli infedeli. Che senso ha parlare di stampa libera, che accenna allo stato di fatto, senza mai trattare le cause che lo hanno determinato?

    I talebani erano e sono degli assassini, certo. Ma altrettanto vero che sono figli della CIA che li ha armati e istruiti militarmente per combattere la Russia. Poi si sono rivoltati contro.

    Di chi sono figli, i portatori di morte dell’ISIS? Chi li fornisce delle armi che nella loro terra nessuno produce? Chi i finanziamenti? Se vendono il petrolio dell’Iraq, qualcuno nel Mondo Occidentale lo compra e, allora, chi è l’assassino, l’ISIS o chi garantisce comprando petrolio illegale i finanziamenti? Se gli assassini di Boko Haram hanno come finanziatori una società senza fine di lucro (una fondazione specificatamente) sita a Londra, perché a questa società vengono garantiti i diritti del libero capitale, pur essendo una associazione a delinquere?

    Come fa il Mondo Occidentale a non prevedere il massacro di Charlie Hebdo, per poi 24 ore dopo la strage, conoscere ogni movimento dei terroristi assassini?

    Si badi bene, non è dietrologia, ma il voler mettere in evidenza che le informazioni sensibili, come dati di Internet, delle banche dati sul lavoro delle spie, vengono utilizzati in via preventiva, con gli interventi del caso, solo per garantire grandi interessi economici.

    Nessuno in Francia e nel Mondo (potere politico compreso) voleva la strage di Charlie Hebdo, tranne quelli che l’hanno perpetrata. Ma nessuno ha utilizzato le informazioni in possesso per impedire quei delitti.

    Si è tornati a Lepanto; al 1571. L’Islam come fonte di ogni male. Un professore di cui non ricordo il nome, quando ha parlato di Lepanto per smentire che si trattasse di una guerra tra religioni, sosteneva trattarsi solo della rappresentazione politica che della religione islamica veniva fatta dal Mondo cattolico e dal Mondo islamico di quello cattolico, per poi sottolineare come si passò da una guerra di parole a parole di guerra.

    Ancora oggi ne risentiamo, se ancora oggi traduciamo la parola Jihad, Guerra Santa, che invece significa sforzo: lo sforzo che ogni uomo, ogni religione, ogni Stato, deve fare per una migliore giustizia umana, sociale e religiosa. Ma ripetere un concetto altissimo non va bene agli assassini dell’ISIS, ma soprattutto a chi li usa per esportare la Democrazia in cambio dei tesori che quelle terre nascondono per il Mondo libero. L’ISIS sarà una nuova occasione per invadere l’Iraq, a dispetto della Turchia che sul petrolio dei curdi ha già messo gli occhi e forse le mani e non vuole concorrenti.

    Questo l’incipit del romanzo, che poi passa a un mondo di riflessione personale e incredibile.

    Come una cinepresa in un film, parte da un campo lungo per poi centrare un obiettivo preciso, così il romanzo parte da considerazioni di ordine generale per poi fissare tutto sulla storia personale di Francesco Rossi; storia che io non ho intenzione di anticipare. Mi limito solo a dire che Francesco Rossi è un uomo del suo tempo (l’incipit è del 1961 con la costruzione del muro di Berlino). Lo è nel bene e nel male; lo è quando corrompe uomini del potere dell’Est, trovando nella corruzione il semplice braccio lungo degli affari. Lo è quando vive sentimenti personali di altri tempi, come il rispetto e la lealtà per gli impegni presi. Lo è quando rende conto al socio, di tutti gli affari senza nulla nascondere. Lo è quando pensa di salvare la vita degli altri prima di ogni altra cosa. E se alla fine dal gesto generoso nasce anche un profitto, nulla cambia: il guadagno è venuto per caso, mentre il suo atto di generosità è stato spontaneo e volontario.

    Ma è un uomo del suo tempo soprattutto quando ama. Perché lo fa senza secondi fini, lo fa con tutto il suo essere. Lo fa in modo esclusivo con la donna che ha scelto e che dalla donna è stato scelto, forse oltre che per amore, per sfuggire, ieri come oggi, a un Mondo difficile, come quello dell’Est, nella convinzione di una

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