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PNL, neuroscienze e persuasione per una leadership carismatica
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E-book242 pagine2 ore

PNL, neuroscienze e persuasione per una leadership carismatica

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Info su questo ebook

Tutto quello che i giovani aspiranti leader, ma non solo loro, dovrebbero sapere e fare per ottenere successo. La comunicazione, verbale e non verbale, con tutte le sue varianti e sfumature, è l'essenza della leadership carismatica. I leader, la cui memoria rimane nel tempo, quelli amati, rispettati, quelli che le persone definiscono carismatici, hanno tutti in comune una sorta di X-factor della leadership. Programmazione neuro linguistica, neuroscienze e persuasione sono le abilità di questi leader, le abilità da possedere, raccontate in questo libro. Ecco perché leggerlo e mettere in pratica i suoi suggerimenti sarà davvero utile a chi desidera affermarsi nel lavoro ed essere riconosciuto come un vero e proprio leader carismatico.
LinguaItaliano
EditoreDiarkos
Data di uscita4 dic 2019
ISBN9788836160006
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    Anteprima del libro

    PNL, neuroscienze e persuasione per una leadership carismatica - Maurizio Caimi

    Introduzione

    La leadership carismatica è direttamente proporzionale al grado di espressività con cui il volto, la voce ed i gesti riescono a trasmettere congruamente i contenuti emozionali.

    Essere un leader carismatico equivale ad ottenere: successo, riconoscimento, affermazione.

    La Leadership Carismatica richiede però di essere molto più che mediocre. Certamente potrai comunque tirare avanti stando nella media come individuo, come capo, come persona, ma se vuoi emergere, essere quindi migliore della media, allora devi come prima cosa esigerlo da te stesso, desiderarlo ardentemente, mettendoci impegno e dedizione.

    Se vuoi successo, riconoscimento, affermazione devi andare in prima fila, salire sul palco, accendere le luci della ribalta e iniziare il tuo spettacolo!

    Quando un leader è in grado di cogliere i sentimenti e i punti di vista altrui, accede ad un potente sistema di controllo emotivo, grazie al quale orienta parole e azioni mantenendole sempre adeguate alla situazione.

    D. Goleman

    Probabilmente ti stai chiedendo quale sia la differenza tra cattiva e buona leadership e che senso possa avere il farne distinzione. So che stai pensando se ne valga la pena approfondirlo, che hai visto molte volte situazioni in cui anche un cattivo leader è stato vincente nonostante tutto, e hai ragione. Abbiamo diversi esempi di capi che rientrerebbero a pieno merito nella categoria di stronzi patentati come ben li definisce R. Sutton, ma questo non ha contribuito alla loro fama di leader carismatici, anzi tutto il contrario.

    Fortunatamente il mondo si muove e quello che si sta agitando intorno a noi, a forte velocità, è un profondo cambiamento nelle persone e nel modo di fare business. Ora c’è finalmente spazio per altri skills, più umanistici. Ecco perché leggere questo libro e mettere in pratica i suoi suggerimenti ti sarà davvero utile. Sono certo che anche a te non piacerebbe essere definito uno stronzo e posso anche aggiungere un’altra cosa: una volta che ti sei beccato quell’appellativo, scrollartelo di dosso non sarà semplice! Come faccio a dirlo? Semplicemente perché l’ho visto e l’ho ascoltato, e non è davvero bello essere etichettati così.

    Allora puoi cominciare ad immaginare che essere leader, esserlo veramente, richiede un grande impegno, forza di volontà, desiderio di arrivare, desiderio di affermazione, spirito innovativo, visione… probabilmente queste cose le sai già, ma manca ancora un tassello, quello più importante e cioè che senza un sano e genuino interesse per l’altro, tutto il resto non basta a farti conquistare il prezioso appellativo di leader carismatico. Potrai essere un discreto leader, ma non quello che rimane impresso nelle pagine della memoria.

    Mi chiedo se anche tu pensi che i leader, la cui memoria rimane appunto nel tempo, quelli amati, rispettati, quelli che le persone definiscono carismatici abbiano tutti in comune una sorta di Xfactor della leadership. Cioè, avverti anche tu la sensazione che ci sia qualche cosa di particolare in queste persone che anche tu vorresti comprendere e possedere. Di sicuro una cosa la sappiamo bene entrambi, quando chiedi a qualcuno di parlarti di questi leader la risposta è sempre: «lo avrei seguito in capo al mondo…»

    Oltre 25 anni fa, ancor prima di cominciare la mia attività come coach, lavoravo per una famosa multinazionale olandese. Ero molto giovane, curioso, aperto, un pochino indisciplinato, ma con una gran voglia di apprendere e scoprire. Non mi accontentavo del si è sempre fatto così e amavo osare e sfidare. Perché ti sto raccontando questo, perché dopo più di 30 anni ricordo ancora, come se fosse adesso, il mio capo di allora: G. Graziadei. Non so se sia ancora tra noi dato che ora sono io ad avere molti capelli grigi, ma quello che mi porto dentro, quello che è il suo ricordo, è ancora forte e indelebile. Da lui ho appreso tanto, soprattutto la considerazione per l’essere umano. Aveva veramente capacità comunicative ed empatiche che lo rendevano un leader amabile. Conversare con lui era piacevole e, quando mi capitava di commettere qualche errore, i suoi rimproveri erano sempre con la giusta intenzione, mai sgarbati, incisivi ma compassionevoli.

    Saper comprendere gli altri è veramente un’arte da imparare, non solo per un leader, lo è per tutti nella vita di tutti i giorni

    Indipendentemente dal successo ottenuto o riconosciuto rispetto ai numeri di business, ciò che rimane nella memoria delle persone è quello che hai fatto di buono per loro nel tempo. Quanto sono state coinvolte, affascinate, quanta emozione è passata e quante sensazioni sono rimaste indelebili. Quanto successo hai condiviso, quanti grazie hai detto, quante persone hai difeso, protetto, fatto crescere, amato.

    Questo libro ha proprio l’obiettivo di ispirati a scoprire il tuo io migliore come leader, attraverso la consapevolezza e la conoscenza, l’esempio e la strategia, le tecniche di PNL e Persuasione e le indicazioni preziose delle Neuroscienze. Dipenderà da te il trasformare l’ispirazione in aspirazione a diventare veramente un leader trascinatore ed amato.

    Allora chiediti a cosa aspiri, quale sia la persona che vuoi diventare, come vuoi che gli altri parlino di te, si ricordino di te, raccontino di te. Ci hai mai pensato veramente? Hai mai immaginato nella tua mente il futuro progettandolo? Voglio che tu sappia che è l’intenzione a dettare i nostri atteggiamenti; l’intenzione a fare è l’inizio dell’agire, è il voglio al posto del vorrei, è il credere invece dello sperare che accada.

    Il vero leader, quello che difficilmente finirà nell’albo degli stronzi patentati, sa molto bene quanto sia importante per lui e per le persone con cui agisce, essere il riferimento, il faro, la guida, il maestro, l’allenatore, non il papà o la mamma del suo team, ma il condottiero e sa, altrettanto bene, che per trasmettere tutto ciò il segreto è usare le emozioni, di fatto, come sostengono a ragion veduta Goleman, Boyatzis, Sutton, Bandler, Blanchard e tantissimi altri, il fattore emotivo rappresenta l’essenza originaria e l’elemento più importante della leadership, di tutte le leadership.

    Le persone ci seguono per l’esempio.

    Lo scopo di questa lettura non è quello di infarcirti di nozionismi, tecnicismi o altro e quelli che troverai sono strettamente correlati alla leadership carismatica. Voglio che per te sia un’esperienza facilmente comprensibile e quello che imparerai velocemente attuabile. Come ti dicevo, racconti, esempi, strategie sono il sapore di questo libro che unisce amaro e delizioso, dolce e piccante, passione e stupore ma del resto, non sono poi così anche le persone?

    PNL, Neuroscienze, Persuasione: sono le abilità dei leader carismatici, le abilità da possedere, le abilità raccontate in questo libro. Un suggerimento, ma anche un personale invito a metterlo in pratica, per rendere ancor più utile alla tua leadership la lettura di questo libro: ora prendi un quaderno, fallo diventare il tuo diario di bordo e scrivi ogni cosa che leggendo ti passa per la mente. Non fidarti troppo della tua memoria, anche se è formidabile, scrivere aiuta la riflessione e favorisce il dialogo interiore tra conscio e inconscio, quello che a te serve per trovare il tuo io migliore.

    Nel prossimo capitolo, quello che stai per iniziare a leggere, troverai degli episodi, semplici narrazioni che hanno lo scopo di dialogare con la tua mente inconscia apportando conoscenza e quindi rendere, da subito, l’apprendimento iniziale ancor più facile. Buona lettura…

    Episodi

    Episodio numero 1

    Qualche tempo fa. Al limitare dell’inverno. Ore 19. Centro città, quattro amici siedono al tavolo di una pasticceria incuriositi dal via vai delle persone in cerca di ogni cosa, conversano del più e del meno, argomenti da aperitivo per intenderci, argomenti leggeri che stemperano l’umore della giornata, scaldano il cuore, fanno sorridere e colorano le emozioni.

    C’è ancora l’eco lontana di un temporale, inatteso dato il periodo, e i quattro parlano alzando o abbassando le voci al ritmo degli scrosci di pioggia, creando così una sorta di riff musicale quasi ipnotico per chi ascolta. È bello incrociare persone felici, direi che è contagioso.

    Francesco, il primo dei quattro, quello con la cravatta nel taschino della giacca, le stringhe, alle scarpe, slacciate e la camicia che tira un tantino sulla pancia, improvvisamente smorza il sorriso, fa un profondo respiro, una lunga pausa per attirare l’attenzione e comincia a raccontare:

    «Ho fatto un piacere al mio capo, gli ho preparato un report importante stando sveglio quasi tutta la notte. Voi lo sapete l’impegno che ci metto in queste cose. Questa volta poi ci ho messo veramente l’anima e il risultato finale mi ha reso orgoglioso. Alle 8 mi sono presentato in ufficio gasato e sicuro che avrei ottenuto un bel riconoscimento, ero sicuro che oltre a fargli fare bella figura ne avrei guadagnato anche in stima, invece…»

    «Invece cosa?»

    Alessandro, uno dei tre, con ancora la sciarpa al collo e i guanti sul tavolo che nascondono il telefonino, quasi a volerlo schermare alla vista, dato che la suoneria l’ha abbassata. Quello con qualche ruga in più degli altri e il cui grigio dei capelli racconta di un’età oltre la quarantina. Alessandro che ne ha vissute di tutti i colori è, forse per questo, il più attento a cogliere le sensazioni altrui. Si stira la schiena, abbassa il collo e con voce alla Elvis dice:

    «E lui, da stronzo, invece di ringraziarti apertamente ha glissato e come se nulla fosse, ti ha passato altro lavoro da fare, vero?»

    «Bastasse questo» aggiunge Francesco.

    «Il fatto è che ha cominciato a screditare il mio lavoro dicendo che non era proprio quello che avrebbe voluto, che insomma gli sembrava di essere stato abbastanza chiaro, che adesso avrebbe dovuto comunque metterci mano lui e via con una serie di immense troiate che mi hanno steso».

    «Ma non hai reagito?»

    «Reagito?». Quando si incazza diventa una belva, perde le staffe, non sa contenersi e se provi a dire ma… ti insulta e urla. Cazzo cosa dovevo fare?»

    Francesco si accende una sigaretta, tira una boccata profonda, poi un’altra e un’altra ancora; si avvicina il posacenere che è al lato del tavolo, appoggia delicatamente la sigaretta così da completare il pensiero creato nella sua mente e dice:

    «Ma riuscite a immaginare che questo, quando è incazzato, passa per i corridoi e le persone lo evitano, si nascondono o fingono conversazioni al cellulare…»

    «Certo che è un bel figlio di …»

    Piero, il penultimo, completo blu gessato, gemelli comprati da Harrods, l’ultimo modello di Samsung invece che l’iPhone, solo perché per lui è più social e l’immancabile zaino che a vederlo sembrerebbe anche lui griffato ma non riesci a scorgere bene il brand, comunque, è quello che ti piace di più. Dopo aver ascoltato la conversazione e girato il ghiaccio rimasto nel suo aperitivo, comincia a raccontare di un episodio simile capitato alla sua amica Federica:

    «Vi ricordate di Federica, la mia collega, quella che… non dovrei usare queste parole, ma dato che siamo tra noi e non rischio di essere tacciato per sessista… quella, vi dicevo, con le palle?

    «Sì certo, che è successo?»

    «Le è capitato qualche cosa di simile la settimana scorsa. Il suo capo le ha commissionato una presentazione per l’amministratore delegato dandogli tutte le info sugli argomenti da trattare, gli obiettivi, sì insomma tutta la roba che ci andava dentro, no? Chiaro?»

    «Chiaro, chiaro…»

    «Anche lei è rimasta sveglia quasi tutta la notte, pensa che oltre al marito, che da quello che mi racconta già è pesantuccio, ha due figlie piccole, brave, ma comunque sempre piccole e esigenti. Oh, come le mie…Ha preparato la presentazione, si è vestita tutta in tiro, lo è sempre, ma quel giorno in particolare voleva fare bella figura con tutto… Nel bel mezzo della presentazione che stava filando liscia come l’olio, a proposito di olio, sapete perché l’olio e le biglie sono la stessa cosa? Ok ne parlo dopo, dicevo, in quel momento l’AD punta il dito su un dato e dice:

    «Ma chi vi ha detto di cambiare questo numero?»

    E il suo capo:

    «Già Francesca, chi ti ha detto di cambiarlo? Non mi pare di averti detto di farlo, no?»

    «Immaginate? Che cazzone!»

    «Che figura di merda»

    «Da segarlo in due»

    «Ed è finita così?»

    «Ma sì, come vuoi che finisca?»

    Alberto, l’ultimo dei quattro, giacca sartoriale indossata sopra un jeans griffato, sneakers blu e rosse e calzini D.G., non ancora quarantenne si direbbe, dal fare e dai modi cortesi anche se decisi, che girandosi una sigaretta tra le dita dice:

    «Se capitasse a me non so come reagirei, veramente. Ma per fortuna il mio capo non è così. Ha un grande rispetto per le persone e più volte l’ho sentito ringraziare, lo ha fatto anche con me, non che mi capiti di frequente, ma ragazzi ogni tanto ci sta.

    «Mi sa che il tuo capo è veramente uno stronzo…»

    Si è fatto tardi. Ora i quattro amici si alzano in piedi, raccolgono gli oggetti dal tavolo e mentre li guardi allontanarsi piano piano e senti la loro conversazione affievolirsi, dissolvi sfumando la scena e comincia a riflettere sul tema della gratitudine, un tema davvero importante per la tua leadership.

    Ora, so che questo racconto ti suona famigliare e che in qualche occasione può essere capitato anche a te o a persone che conosci. A qualcuno ricorda il proprio direttore, a Paolo il capo che aveva nella precedente azienda, a Valeria una persona che credeva amica, a me alcuni manager, per fortuna non così tanti, che ho incontrato nel corso degli anni e che rientrerebbero di fatto nell’edizione italiana del Metodo Antistronzi di Robert Sutton, se ce ne fosse una in programma.

    Coltiva l’empatia ed il senso di responsabilità nei confronti degli altri. La tua influenza su di loro è sempre maggiore di quanto tu non creda!

    Il peso dei propri limiti

    La riconoscenza è spesso un pesante fardello per chi non è abituato a considerare gli altri come una fonte di crescita, ma solo strumenti da spremere per il proprio successo. Ti ricorda qualcuno? È probabile… Tieni a mente che per queste persone, il debito di riconoscenza non è contemplato, quindi per attivare il suo annullamento, procedono con la creazione di giustificazioni, motivazioni e semplificazioni che inducono la mente a considerare gli accadimenti secondo una luce differente e che metta in ombra l’azione positiva ricevuta. Quindi, cominciamo col dirsi che comunque quel favore ricevuto non era poi così importante, che quella persona ha agito per interesse, che non è poi così esperto, che in fondo ci sarebbero arrivati facilmente se avessero voluto.

    Lo fanno costruendosi immagini diverse, distorcendo la realtà, destrutturandola e modificandola nel significato profondo, per riproporla al proprio io con una nuova veste, quella che a loro piace di più, molto di più! Sono abili manipolatori della propria mente, certo lo fanno a livello inconscio perché non ne conoscono il meccanismo. Beh! Non proprio tutti, qualcuno conosce molto bene questo meccanismo e per essere precisi lo usa intenzionalmente ogni volta che serve (PNL: ristrutturazione di contesto o di contenuto). Torniamo al dunque: queste persone piuttosto che riconoscere all’altro una parte importante del loro successo, preferiscono colpirlo per metterlo in cattiva luce. Ora, considerare il debito di riconoscenza significa ammettere i propri limiti e molte persone non accettano di confrontarsi con le proprie paure e quando, magari con garbo, cerchi di accendere un riflettore sui loro comportamenti ne negano la verità con fervida immaginazione.

    La gratitudine è uno degli esercizi del leader tra i più impegnativi perché

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