Il destino degli elementi
Di Serena Neves
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Info su questo ebook
Pioveva a dirotto quella sera, quando la giovane Olivia decise di curiosare tra i documenti della scrivania di suo padre. Mai, però, si sarebbe aspettata di scoprire una notizia simile; mai si sarebbe immaginata che in tutti quegli anni i suoi genitori le stavano nascondendo un segreto così grande.
Quella stessa notte, la sua vita prenderà una piega decisamente inaspettata…
Un'incredibile avventura la attende, un viaggio pericoloso per salvare un antico regno che le appartiene più di quanto lei possa immaginare.
Tra colpi di scena e sfide da affrontare, si districa un viaggio incredibile per salvare… Il destino degli elementi.
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Anteprima del libro
Il destino degli elementi - Serena Neves
Capitolo 1
UNA TRISTE SCOPERTA
Quante volte le era stato detto che ficcare il naso dove non doveva avrebbe potuto portare a conseguenze spiacevoli?
Infinite, decisamente. Pareva essere una frase che ai suoi genitori piaceva molto.
Ma non a lei. No, lei doveva sempre fare di testa sua e gettarsi nelle situazioni, a volte senza riflettere in maniera adeguata.
Come quel giorno, che si sarebbe ricordata per il resto della sua vita.
Pioveva, come in ogni triste presagio; i lampi squarciavano il cielo a intervalli irregolari, illuminando il soggiorno dove si trovava.
Era da sola e la cosa non le piaceva affatto. Non aveva mai avuto una grande passione per i temporali e anche adesso, che aveva raggiunto i tredici anni, continuava a provare un certo timore quando lampi e tuoni si scatenavano.
Forse questo suo timore era dovuto al fatto che ogni volta che arrivava il temporale in casa saltava la luce. Fin da piccola vedeva nel buio la realizzazione di tutte le sue più profonde paure.
Certo, crescendo aveva imparato che i mostri sono semplicemente frutto della fantasia e che era in grado di affrontare le sue paure, ma non riuscire a vedere nulla continuava a non piacerle affatto. Era come se in quell’oscurità intravedesse vecchi ricordi che non riusciva a comprendere se appartenessero a lei oppure no.
Aveva provato a parlarne con i suoi genitori, ma erano sempre stati estremamente evasivi, evitando l’argomento e limitandosi ad un vano tentativo di tranquillizzarla.
Osservò l’orologio appeso alla parete del soggiorno: segnava le 17:30. Perché i suoi genitori ancora non tornavano? Quanto mai era impegnativa la commissione che li aveva portati a scappare in fretta e furia?
Non erano ancora le 15:00 quando erano usciti e le avevano detto che non sarebbero stati via più di un’ora, all’incirca.
Aveva già fatto più volte il giro della casa per controllare che non vi fosse nulla di strano o pericoloso nascosto da qualche parte; tutto quel silenzio, rotto soltanto dai tuoni che rimbombavano nell’aria, era terribilmente inquietante.
Aveva, infine, deciso di accendere la televisione. I suoni conosciuti che provenivano da quell’aggeggio avevano il potere di calmarla e rasserenarla un minimo. E in poco tempo se n’era ritrovata completamente rapita.
Era esattamente lì sul divano quando, come succedeva sempre, saltò la luce.
Allungò la mano alla sua destra, tastando ripetutamente il morbido cuscino alla disperata ricerca dell’oggetto che avrebbe potuto rischiarare l’oscurità in cui era piombata.
Il panico saliva sempre di più man mano che si rendeva conto che accanto a lei non vi era nulla. La torcia non era dove avrebbe dovuto essere!
Doveva averla lasciata da qualche parte durante il suo giro di perlustrazione, prima.
Era sempre troppo sbadata quando qualcosa la spaventava.
E adesso, alle sue spalle, il corridoio che portava alle camere aveva assunto un’aria lugubre e terrificante.
Si rintanò sul divano stringendo le gambe al petto, decisa ad attendere lì il rientro dei suoi genitori. Era sicuramente la scelta migliore.
Tremò quando il tuono successivo si trasformò in un boato assordante proprio sopra alla sua testa.
Fuori infuriava una vera e propria tempesta!
Forse era a causa del tempo così brutto se suo padre e sua madre stavano ritardando il rientro. Magari con quella pioggia fitta e potente avevano paura di mettersi al volante.
Oppure poteva esserci stato un incidente che aveva causato disagi alla circolazione e rallentamenti lungo la strada.
Alla fine, però, la ragione non aveva molta importanza. Ciò che contava per lei erano le conseguenze: finché lì fuori la situazione non si fosse calmata era improbabile che i suoi genitori riuscissero a tornare da lei. E la situazione, in quel momento, pareva essere davvero critica!
Sentiva le gocce di pioggia che cadevano con violenza sul tetto e i lampi erano tanto vicini alla casa che tra loro e il rispettivo tuono passavano appena pochi secondi. Aveva quasi l’impressione che il divano vibrasse leggermente ad ogni boato proveniente dalle scure nuvole che incombevano su di lei. Sembrava come se vi fossero insistenti scosse di terremoto.
Olivia si augurava che la luce tornasse il prima possibile, per quanto lei stessa lo reputasse difficile in quel momento.
Volgeva lo sguardo in continuazione alle sue spalle per tenere d’occhio il corridoio e le porte delle camere, ma non dimenticava di controllare anche le finestre attorno a lei. Il giardino aveva un aspetto lugubre: il vento faceva dondolare l’altalena come se fosse manovrata da un fantasma dispettoso.
Ai suoi occhi, comunque, tutto aveva un aspetto inquietante e questo a causa dell’oscurità in cui era piombata ogni cosa.
Soltanto i lampi rischiaravano per qualche istante l’ambiente circostante, ma non si potevano definire piacevoli.
Quando sarebbe tornata la luce a donarle un po’ di tranquillità?
Non sufficientemente presto, purtroppo.
In quel preciso momento, infatti, uno strano rumore attirò la sua attenzione. Non sembrava provenire da fuori, ma era difficile capire di cosa si trattasse col frastuono della pioggia che continuava a picchiare insistentemente sul tetto della casa.
Rimase in ascolto, cercando di distinguere ogni possibile suono; quasi smise di respirare per concentrarsi al meglio.
Ed eccolo di nuovo, non se l’era immaginato!
Che cosa doveva fare? Forse era meglio fingere di non sentirlo e aspettare l’arrivo dei genitori oppure il ritorno della luce. Insomma, qualcosa che la facesse sentire più sicura nell’affrontare la situazione.
La sua mente, però, sembrava non riuscire ad ignorare quel suono ora che l’aveva individuato con precisione in mezzo a tutti gli altri rumori.
Soltanto i tuoni erano abbastanza forti da nasconderlo per qualche istante.
Doveva assolutamente venirne a capo!
Si vantava sempre di essere coraggiosa, ripeteva in continuazione ai genitori che era grande... Era giunto il momento di dimostrarlo anche coi fatti e non soltanto con le parole, pure a se stessa!
Si alzò di scatto, decisa a procedere prima di perdere quella dose di determinazione necessaria a muovere i primi passi.
Tendendo l’orecchio per percepire ogni possibile rumore, si incamminò verso il corridoio, scivolando nella penombra.
Era a metà circa quando un lampo illuminò lo spazio che doveva percorrere e le permise di scorgere una piccola sagoma scura sul bordo del basso muretto che divideva una porzione del corridoio dal soggiorno. La riconobbe all’istante: era la torcia che aveva distrattamente abbandonato durante il suo ultimo giro di perlustrazione!
La recuperò subito e, con gioia immensa, la accese.
Il fascio di luce bianca rischiarò il suo cammino, rendendo meno spaventosi i vari ambienti della casa. Certo, il profilo delle porte socchiuse che si affacciavano sul corridoio rimaneva ugualmente inquietante. Soprattutto a causa dello strano suono che si faceva sentire con sempre maggiore prepotenza e insistenza.
Era chiaro che si stava avvicinando alla fonte da cui proveniva.
Si accostò alla porta del bagno, la prima che incontrò sul suo cammino, e rimase immobile per qualche istante; lo sguardo puntava sul resto del corridoio, sempre all’erta.
Lo sentì ancora, e ancora.
Era più forte, ma proveniva da qualche altra parte della casa.
Forse aveva anche capito da dove. A pochi passi da lei c’era un’altra porta, leggermente socchiusa, che dava su una stanza alla quale aveva accesso rare volte.
Era il luogo in cui suo padre lavorava e, quando si chiudeva lì dentro, non voleva essere disturbato per nessuna ragione. Soltanto un’emergenza avrebbe potuto dare ragione di aprire e varcare la soglia dell’ufficio.
Olivia ignorava anche che tipo di lavoro vi facesse il padre all’interno. Avevano provato a spiegarglielo, ma si era annoiata e distratta quasi subito; troppi numeri e discorsi complicati. A volte, passando in corridoio per raggiungere il soggiorno o ritornare nella propria stanza, lo