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Come un supereroe
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E-book75 pagine58 minuti

Come un supereroe

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Info su questo ebook

Narrativa - racconto lungo (52 pagine) - Lui ti proteggerà dai pericoli, dalla vita e persino da te stessa. Ma chi ti proteggerà da lui?


Quando il suo ex penetra in casa sua e la rapisce, Arianna crede che la propria vita stia per finire. Ma qual è il vero obiettivo di Adelmo? Dove la sta conducendo in piena notte? E perché colui che credeva simile a un supereroe ha deciso di farle del male?

Questa volta Arianna potrà contare solo su se stessa per liberarsi delle corde che le bloccano il corpo, e forse anche l’anima.


Angelo Frascella è nato a Taranto ma vive a Bologna, dove lavora come ricercatore. Ha pubblicato, con lo pseudonimo collettivo Valery Esperian, il romanzo storico Cleopatra. La divina, scritto in coppia con Massimo Lunati ed edito da Fanucci come quinto volume della saga “Il romanzo dei faraoni” e, col proprio nome, il romanzo distopico Quando scenderà la notte (Edizioni della Vigna). Ha vinto nel 2013 il premio Nazionale di Letteratura Fantascientifica Giulio Verne. Due suoi racconti sono apparsi su Urania (Il karmaleonte, nel n. 1659, e La stirpe di Prometeo, nel n. 195 di Urania Collezione). Svariati altri sono usciti con vari editori, fra cui Delos Digital ed Edizioni della Vigna.

LinguaItaliano
Data di uscita13 ott 2020
ISBN9788825413298
Come un supereroe

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    Anteprima del libro

    Come un supereroe - Angelo Frascella

    Vigna.

    Prologo

    Il rumore, questa volta ne è sicura, è arrivato dall'interno dell'appartamento. Arianna solleva lo sguardo dallo schermo del computer, abbassa la voce amica del televisore, poi tende le orecchie. Nulla, tranne il brusio che dalla strada attraversa la finestra chiusa. Ma, finché non avrà la certezza che non vi siano intrusi, non riuscirà a pensare ad altro.

    Biascicando una richiesta di aiuto alla sua povera nonna che la protegge dal cielo, si alza dalla scrivania, afferra il tagliacarte e, timidamente, si affaccia dalla soglia della propria stanza. Le luci dell'appartamento sono tutte accese, come sempre quando è sola. Il che, per via delle abitudini notturne della coinquilina, accade più spesso di quanto i suoi nervi siano in grado di sopportare.

    Tenendo il pugnale improvvisato ben in alto, come se fosse davvero pronta a infilzare chiunque abbia violato la sua quiete notturna, si avventura per il corridoio. Muove lenti passi e sobbalza a ogni più piccolo rumore, fosse anche il fruscio del pigiamone, fino alla camera di Maria, dove aleggia ancora il profumo alla vaniglia di cui l'amica si è inondata prima di uscire. La finestra è ben serrata e sotto il letto non si è nascosto nessuno.

    Vorrebbe solo chiudersi a chiave in camera e sbarrare l’entrata, invece prosegue l'ispezione in bagno, nel piccolo salotto comune, infine in cucina. Anche qui le imposte sono chiuse e si sente bene l'odore del minestrone che ha mangiato per cena. Sotto la superficie degli aromi usuali, però, ha l’impressione di percepirne uno familiare, eppure fuori posto. Inspira a fondo, ma non è in grado di identificarlo.

    Percorre l'ultimo pezzo del corridoio, raggiunge la porta d'ingresso e sbircia dallo spioncino: il pianerottolo è vuoto.

    Solo un ultimo dubbio: controlla la serratura… e il suo cuore perde un colpo. Era sicura di essersi chiusa dall'interno: invece non ha dato nemmeno una mandata. Nonna cara, proteggimi tu, ti prego. Questa volta lo ha solo pensato, perché anche solo l'idea di respirare in modo troppo rumoroso la terrorizza.

    Prova a rievocare nella propria mente il suono percepito poco prima. Poteva essere quello del chiavistello che girava?

    Sì: poteva. Un brivido la percorre e una goccia di sudore le scivola lungo la schiena, mentre il respiro le diventa affannoso. Con la testa che gira, afferra la maniglia.

    Deve scappare da quella casa!

    Subito.

    E dopo cosa farà? Sola per strada, con indosso un ridicolo pigiama di Snoopy e l'aria fredda della notte, senza una lira, né cellulare, né le chiavi di casa? Non conosce nessuno dei vicini per chiedere loro aiuto ed è quasi l'una di notte.

    Si concentra sul contatto fra le dita e il metallo freddo della maniglia, e prova a lasciare fluire l'ansia attraverso di esso, come fosse elettricità. Così le ha detto di fare Maria, al ritorno dall'ultima seduta con il life coach. Non sembra funzionare.

    Devo essere razionale: non c'è nessuna traccia di effrazione, dunque non vi sono intrusi, prova a confortarsi.

    E poi Adelmo non giungerebbe a tanto, e se fosse entrato un ladro lei avrebbe già una pistola puntata alle spalle. Quel rumore dev'essere stato causato dal vicino di casa rientrato a tarda notte, decide.

    Come potrò soggiornare per lunghi mesi all'estero, se continuerò a temere la mia ombra?, dice a se stessa.

    Basta! Lascia cadere la mano che brandisce il tagliacarte, chiude la serratura della porta d'ingresso e, a passi veloci, rientra verso la propria stanza. Per la sua salute mentale deve mettersi a letto, infischiandosene dell'assenza di Maria, dei rumori e delle paure che l’accompagnano in ogni istante della vita. Si sforza di sorridere: un sorriso, anche se finto, mette in moto dei muscoli che attivano i circuiti legati alla gioia nel tuo cervello e ti fanno stare bene, ripete la voce di Maria nella sua testa. Ma il sorriso si secca come una medusa al sole, quando Arianna vede la figura maschile seduta alla scrivania. E finalmente subito capisce quale fosse quell'odore familiare che aveva percepito seppure in sottofondo: un misto di agrume amaro e cuoio. Il profumo preferito di Adelmo.

    – Che… ci… fai… qui? – scandisce con un filo di voce, i muscoli bloccati nel gesto di entrare, come se stesse giocando alle belle statuine.

    Adelmo si volta e inizia a parlare con la naturalezza di chi è nel posto che gli spetta.

    Foundation – legge sullo schermo del computer, pronunciandolo com'è scritto – di Isaac Asimov. È il nuovo libro che stai traducendo?

    – In realtà è un vecchio ciclo di romanzi, ma vogliono farne una traduzione aggiornata, visto che la precedente risale a quasi sessant'anni fa.

    Non sa perché stia rispondendo a quella domanda, come se fosse la cosa più naturale e logica da fare in una situazione così assurda, invece di ordinargli di andare subito vi di lì e precipitarsi al cellulare per chiamare aiuto. Forse perché teme che, se urlasse, lui potrebbe arrabbiarsi e trattarla come gli ha

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