Il segreto del lago Loon
Di Serena Neves
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Info su questo ebook
«Non ti avventurare lungo il sentiero che conduce sul monte che domina il lago… è meglio stare lontani da certi posti» quelle parole risuonavano nella mente di William, ma lui non amava ascoltare gli avvertimenti degli adulti, soprattutto delle vecchiette che abitano in sperduti villaggi di montagna, e l'idea di addentrarsi in un sentiero proibito lo entusiasmava parecchio.
Mai però, si sarebbe aspettato che una passeggiata in solitaria lungo quel sentiero, si sarebbe trasformata nell'inizio di un'avventura indimenticabile.
Conoscerà Derek, un ragazzo un po' particolare la cui anima è legata in modo indissolubile a quel monte, ed Emily un'intraprendente ragazza dai capelli rossi fuoco. Assieme, scopriranno l'oscuro segreto che nasconde quel luogo, un segreto che metterà a repentaglio la loro stessa vita…
Il segreto del lago Loon, un emozionante libro autoconclusivo di Serena Neves.
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Anteprima del libro
Il segreto del lago Loon - Serena Neves
Capitolo 1
UN LUOGO MAGICO O UNA PRIGIONE?
Ogni anno, nel mese di luglio, si ripeteva sempre la stessa storia: i suoi genitori gli annunciavano con estremo entusiasmo la nuova destinazione delle loro vacanze. E si poteva certamente vedere l’impegno e la dedizione che mettevano nel proporre luoghi magici e avventurosi, in linea con i desideri del figlio.
Il loro lavoro gli permetteva di stare fuori casa per un mese intero e Michael era sempre stato grato di tutto ciò, oltre che particolarmente invidiato dagli amichetti, i cui genitori erano bloccati a causa del lavoro.
La cosa bella della vacanza in famiglia era sempre stata la destinazione. Ogni anno era diversa e lui aspettava con estrema gioia di scoprire cosa avessero architettato mamma e papà e quale luogo nuovo e sconosciuto sarebbe stato la loro meta.
Tre anni fa, lo ricordava benissimo, avevano esplorato l’antico Egitto.
Due anni prima era riuscito addirittura a nuotare con i delfini!
Ma già l’anno precedente, nonostante non fossero mancate esperienze diverse dal solito, si era sentito meno esaltato. Era come se non si fosse divertito allo stesso modo, aveva sentito che mancava un tassello importante per rendere tutto assolutamente perfetto.
E aveva capito di cosa si trattasse soltanto quando era rientrato a casa e aveva rivisto i suoi più cari amici.
Eh già... Adesso che era cresciuto vedeva le cose in maniera differente. Dall’alto dei suoi quindici anni, non era più allettato al pensiero di passare un mese intero con i suoi genitori; gli sembrava, anzi, un periodo troppo lungo di tempo da trascorrere senza i suoi amici e veri compagni di avventure. Sapere che loro sarebbero rimasti in città e avrebbero fatto tutto senza di lui lo faceva impazzire... Letteralmente!
Così tanto che aveva provato più e più volte a convincere i genitori a lasciarlo a casa o a rimanere tutti lì direttamente, ma per quanto avesse cercato di essere persuasivo (aveva addirittura sfoderato gli occhi dolci delle grandi occasioni) non era riuscito ad averla vinta.
Aveva perciò dovuto salutare i suoi amici, preparandosi a tenere il broncio più grande che mamma e papà avessero mai visto sul suo volto. Sapeva che non sarebbe servito sicuramente a niente, ma in quel momento sorridere sarebbe stato impossibile. Molto meglio cercare di rovinare quell’atmosfera di gioia a tutta la famiglia.
Certo era che, mentre osservava da lontano la casetta in legno dove avrebbe trascorso quel periodo apparentemente infinito, non poteva ancora immaginare che l’avventura più grande della sua vita l’attendesse proprio lì, in quell’angolo di mondo.
Ma ogni cosa a suo tempo...
«Quindi è qui che passeremo le vacanze quest’anno? Sulle sponde di questo lago?» disse senza alcuna particolare intonazione gioiosa nella voce.
Era intenzionato a mantenere il broncio per tutta la permanenza, a qualunque costo!
«Esatto, sulle sponde del magnifico lago Loon. Ma guarda la nostra casetta... Non è meravigliosa?»
La madre ormai sapeva come prenderlo e non faceva caso alle smorfie del figlio. La sua filosofia era quella di lasciarlo fare finché non si fosse stancato. Ma questa volta Michael era ferreo nelle sue motivazioni e non avrebbe ceduto.
Anche se doveva ammettere che quella casetta aveva un aspetto estremamente pittoresco. Sembrava quasi uscita da una fiaba.
Dal comignolo sul tetto si alzavano piccole bolle di fumo grigio, che parevano quasi voler trasmettere un messaggio in codice. Michael le osservò mentre si disperdevano confondendosi con il cielo sovrastante, di un azzurro tanto limpido e chiaro da ricordargli gli occhi della madre. E di conseguenza anche i suoi.
Tutto attorno alla piccola villetta in legno vi era una distesa immensa di verde; non soltanto un grande prato con giochi per ragazzi, ma anche alberi di ogni tipo. Non vi era alcuna recinzione attorno all’abitazione a delimitare il giardino privato. Era come se tutto fosse di tutti, senza bisogno di rendere evidenti le proprietà personali.
Doveva esserci molta libertà in quel paese, ma soprattutto tanta sicurezza nella bontà degli altri individui.
Questo un po’ lo intimoriva: in quel tipo di luoghi aveva notato che tra gli abitanti si generava spesso e volentieri una sorta di cameratismo, un rapporto di amicizia e solidarietà molto stretto.
Questo non era per forza un aspetto negativo, lui stesso sentiva un forte senso di appartenenza ai suoi amici di vecchia data.
Però aveva imparato a sue spese, durante una delle precedenti vacanze, che quella parola poteva assumere una connotazione negativa per chi non faceva parte del gruppo. E sentirsi esclusi, non riuscire a inserirsi in una comitiva perché se ne viene allontanati, è una sensazione orribile.
Quando ne aveva percepito sulla sua pelle le conseguenze, aveva realizzato quanto fosse stato antipatico con alcuni ragazzi che abitavano nella sua via quando non aveva permesso loro di unirsi al suo gruppo di amici.
Strana parola, il cameratismo; le si poteva cucire addosso una duplice veste, positiva e negativa.
Quella sensazione che aveva sentito vedendo il paese si sarebbe rivelata vera?
Volente o nolente lo avrebbe scoperto presto, perché, per quanto potesse tenere il broncio, i genitori non l’avrebbero lasciato rimanere dentro casa tutto il tempo.
L’idea, però, non gli sarebbe dispiaciuta, soprattutto dopo averne varcato la soglia.
L’interno dell’abitazione, se possibile, era ancora più bello di quanto Michael avrebbe potuto immaginare. I colori dell’arredamento riunivano insieme tutte le sfumature conosciute di rosso e marrone, creando un ambiente confortevole e rilassante. Forse, però, tutta la magia che sentiva provenire da quelle quattro mura era merito del camino. Anche se si trovava da un lato del soggiorno, era impossibile non notarlo date le sue imponenti dimensioni. La legna al suo interno scoppiettava allegra, lanciando piccole fiammelle e riempiendo il silenzio con un suono rasserenante e gradevole.
Michael si poteva già immaginare seduto davanti al focolare, ipnotizzato da quelle fiamme danzanti.
No! Non doveva cedere! Poco importava il luogo che era stato scelto: la sua missione di rovinare quel mese ai genitori non poteva essere accantonata.
Cercò di rimettere su il broncio che aveva mantenuto per l’intero viaggio, sia quello in aereo che quello in auto, anche se lì dentro gli risultava più complicato.
Questo perché quel posto sembrava racchiudere tutti gli elementi delle case in montagna che lui tanto amava e apprezzava, nonostante si trovasse vicino ad un lago.
Anche la sua cameretta non era da meno. Il legno era presente in ogni angolo e in ogni oggetto. Persino il comodino dove poggiava la lampada era fatto di quel materiale. Sicuramente accendere la luce avrebbe disegnato sulle venature del legno ombre assai particolari.
Ma la cosa che più di tutti lo faceva impazzire era il letto. Non si trovava semplicemente a lato della stanza, appoggiato al muro come era quello di casa sua. No, quello era come incastonato nella parete di legno, incastrato in uno spazio creato appositamente per lui.
C’era un’apertura circolare sul lato sinistro della camera dalla quale si intravedeva il materasso, illuminato dalla luce proveniente da una piccola finestra a forma di oblò che si affacciava direttamente sull’immenso prato fuori dalla casa.
Il tronco di un piccolo albero si diramava lungo la parete, seguendo alla perfezione il profilo circolare dell’apertura con i suoi rami sottili e intrecciati.
Era davvero uno spettacolo unico e mai visto prima.
«Quando abbiamo visto le foto dell’appartamento abbiamo pensato che ti sarebbe piaciuto tantissimo.» gli disse la madre tutta entusiasta notando l’espressione del figlio che si rilassava.
E aveva assolutamente ragione. Michael non vedeva