Chi c'e' sotto la doccia?: eLit
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Info su questo ebook
Ryan, architetto di grido, è nel bel mezzo di una crisi creativa, proprio quando ha per le mani il progetto che sogna da una vita. Per fortuna che l'amico Dave gli ha prestato un cottage nel New England dove ritemprare forze e fantasia nella pace e solitudine dei boschi. Pace? Solitudine? Be', non è questa la prima impressione di Ryan, quando, entrando nel villino, si trova faccia a faccia con una creatura molto affascinante, molto spaventata e... nuda come mamma l'ha fatta!
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Anteprima del libro
Chi c'e' sotto la doccia? - Jacquie D'alessandro
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Naked In New England
Harlequin Duets
© 2001 Jacquie D’Alessandro
Traduzione di Roberta Canovi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2002 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5892-768-7
www.harlequinmondadori.it
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1
Con la borsa da ginnastica in una mano e la ventiquattrore nell’altra, Ryan Monroe percorse il sentiero accidentato che conduceva al piccolo cottage che gli avrebbe fatto da casa per le due settimane successive. Si guardò intorno e scosse la testa.
Accidenti, questo sì che era trovarsi in mezzo al niente. Niente se non un mucchio di alberi e un’irreale, assoluta assenza di rumore, eccezion fatta per gli aghi di pino e le foglie cadute che scricchiolavano sotto le sue costose scarpe italiane. Storse il naso quando inspirò un odore pungente e umido che poteva definire soltanto di bosco. Forse venire in quel luogo desolato non era stata un’idea tanto brillante...
Scacciò a forza i dubbi che gli si stavano insinuando nella mente: certo, era un posto calmo e tranquillo, ed era ciò di cui aveva bisogno.
Stiracchiando il collo notò lo scintillio delle acque del lago attraverso gli alberi. Il sole stava tramontando ed emanava lampi di arancio brillante e oro che si riflettevano sulle onde increspate dalla brezza. A ogni modo le nuvole si stavano ammassando all’orizzonte e si congratulò con se stesso per essere arrivato a destinazione prima che si scatenasse una tempesta coi fiocchi.
Mentre cercava la chiave nella tasca dei pantaloni diede al cottage un’occhiata professionale: linee pulite, due camini, costruzione massiccia. Il suo amico Dave l’aveva acquistato l’anno precedente per passarci i finesettimana ed era stato contento di prestarlo a Ryan mentre lui era in crociera, in luna di miele. Gli aveva assicurato che, nonostante l’aspetto rustico, vi avrebbe trovato ogni comfort.
E, a dire il vero, ne aveva proprio bisogno. Aveva bisogno di rilassarsi non solo per chiudere definitivamente con i recenti stravolgimenti della sua vita privata, ma soprattutto per lavorare. L’opportunità di progettare una tenuta per uno degli scrittori più eccentrici e solitari del momento era di quelle che capitano una volta nella vita, e non può assolutamente andare sprecata. Ma la sua creatività pareva essere entrata in sciopero, per cui era stato necessario ricorrere a misure estreme. Con un po’ di fortuna, il drastico cambiamento di scenario gli avrebbe aperto la mente e focalizzato i pensieri in nuove direzioni.
Già, in quel luogo non c’erano distrazioni. Soltanto lui. E tutta quella pace, aria fresca, tranquillità. Addio stress da città, benvenuta ispirante... desolazione.
Facendo ciondolare la borsa recuperò la chiave dalla tasca e aprì la porta del paradiso.
O forse no.
La borsa da ginnastica gli scivolò dalle dita e sbatté sul pavimento - o era la sua mascella che era caduta fino a terra?
Ogni comfort? Per chi? Per qualcuno abituato a vivere in una grotta?
L’ampia stanza rettangolare era completamente vuota; nemmeno una traccia delle accoglienti poltrone o del divano di cui aveva parlato Dave, niente ceppi promettenti nel camino, né alcun tocco personale sulle pareti. Niente, se non qualche gomitolo di polvere e aghi di pino sparsi sul parquet di quercia.
Stupefatto, si voltò verso quella che doveva essere la cucina, ma non avrebbe potuto dirlo con certezza, dal momento che non c’erano né tavolo né sedie. I piani dei mobili rivestiti di piastrelle verdi erano completamente spogli e, da quanto aveva visto fino a quel punto, avrebbe giurato che anche i mobili fossero vuoti.
Appoggiando a terra la ventiquattrore, si passò una mano tra i capelli. Non poteva aver sbagliato cottage: Dave gli aveva dato istruzioni precise e la chiave aveva aperto la serratura.
E allora cosa diavolo poteva essere successo? C’erano stati i ladri? Forse, ma stando a quanto aveva detto l’amico non c’era nulla che valesse la pena rubare: né videoregistratore né stereo, solo una vecchia televisione portatile. Inoltre, avendo convissuto per quattro anni ai tempi del college, conosceva bene i gusti di Dave, ed era certo che nessuno avrebbe potuto voler rubare un arredo raffazzonato alle aste di beneficenza.
Con un sospiro frustrato alzò gli occhi e notò che qualcosa era rimasto: appesa all’angolo della parete più lontana c’era una testa d’alce e dalle corna le pendeva... un paio di mutandine nere?
Grandioso! Dal momento che c’erano diversi college raggiungibili in auto, probabilmente qualche banda di ragazzi aveva pensato bene di approfittare del cottage per una festicciola proibita, dopodiché aveva portato via i mobili e tutto il resto. Riusciva perfettamente a figurarsi la scena.
Di certo sarebbe stato necessario tornare in città e il pensiero non era affatto allettante, visto che il centro urbano più vicino si trovava a una trentina di chilometri, più della metà dei quali non erano altro che uno sterrato sconnesso che di sicuro aveva già arrecato qualche danno alle sospensioni della sua Lexus, per non parlare dei graffi alla vernice nera. Aveva portato con sé cibo sufficiente per due settimane, ma di certo non aveva pensato a portare sedie, coperte o cuscini.
Coperte o cuscini... Cielo, c’era almeno un letto su cui usarli o era scomparso anche quello? Si coprì il viso con le mani e scosse la testa per l’ennesima volta. Non si era aspettato di trovare la suite del Ritz, ma quel soggiorno rischiava di trasformarsi in un corso di sopravvivenza!
Purtroppo ritornare al proprio appartamento era fuori questione: aveva solo due settimane per completare il progetto della sua vita e non poteva lasciarsi distrarre dagli effetti personali che Marcie, l’ex fidanzata, aveva lasciato a casa sua; non era ancora riuscito a esorcizzare del tutto la sua presenza. Oh, sì, sarebbe potuto andare in albergo... ma lui odiava gli alberghi! Vi trascorreva già fin troppo tempo, e poi erano pieni di distrazioni. Aveva proprio bisogno di stare tranquillo per due settimane per concentrarsi sul progetto. Forse il resto del cottage non era così male. Così vuoto.
Determinato a scoprirlo si incamminò nel corridoio che con ogni probabilità conduceva alle camere. Non aveva percorso un metro che il lamento più terrificante che avesse mai sentito si udì al di là di una delle porte chiuse.
L’intero suo corpo rimase di ghiaccio, eccezion fatta per la peluria alla base del collo che si rizzò all’istante. Il suono, smorzato, echeggiò ancora. Cosa diavolo era? Non sembrava umano, sembrava piuttosto una povera creatura che patisse le pene dell’inferno. Si augurò che si trattasse di una piccola creatura e non di un grande orso affamato che gradisse gli spuntini a base di architetti.
Un altro suono disumano rimbombò in fondo al corridoio. E parlano della vita tranquilla e riposante della campagna...
Tornando lentamente sui propri passi si guardò intorno alla ricerca di una possibile arma e individuò una forchetta di plastica nel lavandino. Non era granché, ma non poteva certo fare il prezioso. Un’altra occhiata rivelò in un angolo una scarpa da donna col tacco alto e appuntito; probabilmente apparteneva a Carmen, la moglie di Dave. Considerò l’idea di afferrare anche le mutandine, ma decise che non fosse il caso: cosa poteva fare, strangolarci un orso? Con quelle armi improvvisate in pugno si avviò lungo il corridoio.
Quando raggiunse la prima porta si appiattì contro il muro e cercò di calmarsi. Dannazione, cosa sapeva a proposito di animali selvaggi? La volta che c’era stato più vicino era stato allo zoo, alle superiori, e anche allora era stato attratto più dalla gonna corta di Shari Watson che da leoni e tigri.
E orsi.
Oh, santo cielo!
Il sudore cominciò a imperlargli la fronte. Quel rumore poteva davvero essere il grugnito di un orso? Respirò ancora a fondo. D’accordo, poteva non essere una guardia forestale, ma sapeva cosa fare se ci fosse stato un orso in quella stanza.
Restare calmo, evitare il panico...
Quindi sbattere la porta e correre come un fulmine.
Dopo una veloce preghiera a chiunque fosse il santo protettore degli architetti-che-stanno-per-diventare-antipasti, aprì lentamente la porta. Sbirciando dentro non vide nessuno, ma notò che la camera da letto - almeno quella era fornita di mobili - era completamente a soqquadro: tutti i cassetti erano aperti e dagli angoli pendeva una serie di magliette, che supponeva fosse di Dave; le lenzuola e le federe erano ai piedi del letto matrimoniale e le piume dei cuscini ricoprivano ogni superficie, compresa una pila di vestiti sistemata alla bell’e meglio in un angolo.
Fu assalito dalla frustrazione. Diamine, se i responsabili di quel disastro fossero stati davvero dei ragazzi di un college e se li avesse individuati, gli avrebbe fatto rimettere tutto a posto, senza fiatare. Naturalmente, se il colpevole fosse stato un orso frequentatore di cottage e mangiatore di architetti, Ryan gli avrebbe proposto un’onorevole tregua e avrebbe risistemato tutto di persona. Ma se si fosse trattato di chiunque altro, non sarebbe sceso a compromessi. E aveva la forchetta di plastica e la scarpa per farsi rispettare!
Suppose che la porta che si apriva sulla stanza conducesse al bagno e potesse nascondere il responsabile, per cui strinse la presa sulle armi e si avvicinò.
Si bloccò quando udì il rumore secco di uno strappo. Oh, oh. Strappare e grugnire?
Che tipo di ladro di solito strappava e grugniva? Il rumore proseguì. Decidendo che il fattore sorpresa fosse la sua chance migliore, si