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No apologies
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E-book274 pagine3 ore

No apologies

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Info su questo ebook

Solare ed estroverso, Aaron Blake non ha mai incontrato qualcuno più enigmatico e intrigante del suo compagno di stanza, l’ombroso Greg Falkner. Aaron vorrebbe imparare a conoscerlo, ma l’unico modo per penetrare il suo guscio è infrangerlo. Quando la loro dapprima riluttante amicizia cede il posto all’amore, però, i due ragazzi si trovano a dover fronteggiare la crudeltà dei loro compagni e l’intolleranza dell’accademia militare che li ospita. Questa, almeno, è la storia che lo sceneggiatore Greg Falkner racconta al pubblico e al suo compagno di lunga data, Aaron Blake, nel suo ultimo film, No Apologies. Liberamente ispirata alla loro vita insieme, la pellicola sconvolge Hollywood col suo audace ritratto di due adolescenti che si innamorano e diventano adulti in un mondo che fatica ad accettarli. Ma se sul grande schermo è facile dare ai protagonisti un lieto fine, Greg sarà costretto a lottare – e forse anche a fare ammenda – per trovare il suo con Aaron.
LinguaItaliano
Data di uscita23 dic 2016
ISBN9788893121644
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    Anteprima del libro

    No apologies - Tibby Armstrong

    cover.jpgimg1.jpg

    Indice

    Cover

    Cover interna

    Credits

    Ringraziamenti

    Capitolo 01

    Capitolo 02

    Capitolo 03

    Capitolo 04

    Capitolo 05

    Capitolo 06

    Capitolo 07

    Capitolo 08

    Capitolo 09

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Biografia

    Note

    Pubblicato da

    Triskell Edizioni di Barbara Cinelli

    Via 2 Giugno, 9 - 25010 Montirone (BS)

    http://www.triskellrainbow.it/

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il frutto dell’immaginazione dell’autore. Ogni somiglianza a persone reali, vive o morte, imprese commerciali, eventi o località è puramente casuale.

    No apologies – Edizione italiana - Copyright © 2011

    Copyright © 2016 No Apologies di Tibby Armstrong

    Traduzione di Chiara Messina e M. A. Diotta

    Cover Art and Design di Barbara Cinelli

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in alcuna forma né con alcun mezzo, elettronico o meccanico, incluse fotocopie, registrazioni, né può essere archiviata e depositata per il recupero di informazioni senza il permesso scritto dell’Editore, eccetto laddove permesso dalla legge. Per richiedere il permesso e per qualunque altra domanda, contattare l’associazione al seguente indirizzo: Via 2 Giugno, 9 – 25010 Montirone (BS)

    http://www.triskelledizioni.it/

    Prodotto in Italia

    Prima edizione – Dicembre 2016

    Edizione Ebook 978-88-9312-164-4

    img2.jpg

    No apologies è dedicato a Kele Moon, un’autrice e un’amica. Grazie per avermi mostrato la strada di cui la mia anima aveva bisogno per mettersi in viaggio. Il tuo coraggio e la tua sensibilità non smettono mai di stupirmi.

    Vorrei anche ringraziare le altre persone che hanno intrapreso questo viaggio con me.

    Prima di tutto, grazie a Nathan. Solo tu riesci a vedere le mie verità.

    G.G. Royale e Saritza Hernandez, grazie per aver trovato una casa a questo romanzo.

    Molti sguardi si sono soffermati su questo manoscritto prima che fosse pubblicato. Kristin Dearborn, sei un’autrice straordinaria. Grazie per aver letto e commentato il mio libro con onestà e perizia. Kristin Daniels e A.J. Llewellyn, grazie per aver prestato ascolto ai miei timori e per avermi tenuto la mano quando il cammino si è fatto difficile. Beth Coughlin, la tua amicizia e le tue conoscenze sugli istituti militari mi hanno dato la certezza che la sostanza della storia non fosse oscurata dagli errori. (Nota per il lettore: qualsiasi inesattezza è da imputare alla sottoscritta.) Grazie anche al mio solito sospetto, Daniel Abraham, che mi ascolta quando parlo senza sosta sino a notte inoltrata.

    E ultimi ma non ultimi, grazie ai membri della comunità LGBTQ che sono tutti molto più coraggiosi di me, e da molto più tempo. Siete i miei eroi.

    img3.jpg

    Novembre 2002

    Gestire il caratteraccio di Greg Falkner era come surfare al Banzai Pipeline prima di una tempesta nel Pacifico Settentrionale. Se tenevi i piedi ben saldi sulla tavola, ruotando i fianchi e accovacciandoti nel modo giusto, potevi sperare di uscirne vivo senza essere travolto dalle onde. Ma bastava dire una parola sbagliata per ritrovarsi a mulinare più veloce di un calzino in una centrifuga, finendo con lo schiantarsi sugli scogli.

    Fortunatamente per Greg, Aaron Blake aveva sempre rischiato tutto per l’onda perfetta.

    Sino a quel momento.

    «Che significa che vuoi prendere limousine separate?»

    Aaron fissò le acque blu del Pacifico. Forse, se si fosse concentrato sul suo panorama preferito, sarebbe riuscito a tenere sotto controllo anche il suo caratteraccio.

    «La stampa sarà lì.» Greg parlava come se si stesse rivolgendo a un bambino di cinque anni. «Scatteranno foto. Faranno domande.»

    La loro relazione si era abbattuta su Aaron come un’onda anomala, una che aveva affrontato pur sapendo che avrebbe finito con lo sbagliare il lip e rompere la tavola. Fissò il vivavoce.

    «Quando torni a Los Angeles?»

    «Il giorno della premiere.»

    Le ciocche dei capelli che Aaron portava lunghi sino alle spalle si impigliarono nell’anello di fidanzamento e l’uomo fece una smorfia di dolore. Districando la mano, diede una rapida occhiata all’agenda sul suo portatile. «Puoi passare da qui, prima?» Si assicurò che l’anello fosse a posto, rigirandoselo sul dito.

    «Perché?»

    «Be’, per dirne una, credevo volessi vedermi, ma se quella non è una ragione sufficiente, allora perché dobbiamo parlare, suppongo.»

    La risposta di Greg fu preceduta da una lunga pausa. «Parlare di cosa?»

    «Di noi.» Ecco. L’aveva detto.

    «A che proposito?» Era incredibile come si potesse sentire qualcuno deglutire da migliaia di chilometri di distanza.

    «Greg, non è il caso di discuterne adesso.»

    «Significa davvero così tanto per te arrivare nella stessa macchina?»

    In realtà sì, ma quella era solo la punta dell’iceberg che stava facendo calare il gelo sulla loro relazione, allontanandoli ogni giorno di più. Contro ogni buon senso, Aaron si sorprese a pronunciare quelle parole ad alta voce.

    «Cristo Santo, Aaron.»

    «Sono stanco di essere il tuo piccolo, sporco segreto.»

    «Co-cosa?»

    Probabilmente non era molto maturo da parte sua provare quel profondo senso di soddisfazione nel sentire il tono sbalordito di quella domanda. «Mi hai sentito.»

    «Tu non sei un… un piccolo, sporco segreto.»

    «E allora cosa sono?» Aaron si fermò e premette la fronte contro la finestra, chiedendosi se tutta l’acqua salata del mondo sarebbe stata in grado di colmare il buco profondo che aveva nel cuore. «Perché, a quanto mi risulta, nella tua vita professionale nessuno è al corrente che io sia mai esistito. Che noi siamo esistiti.» La sua scelta di parlare al passato non sarebbe stata percepita come casuale. Non da Greg.

    «Devi solo darmi un altro po’ di tempo.»

    «Quanto tempo vuoi? Altri dieci anni? Magari venti?»

    «Sino alla prima.»

    Sconvolto, Aaron si allontanò dalla finestra e fissò il telefono. «Mi stai promettendo che ti trasferirai qui dopo la prima?»

    Silenzio.

    «È proprio quello che pensavo.»

    «Io… merda. Senti, Aaron, devi fidarti di me.»

    «Non ti capisco.» Aaron pensò a tutte le volte in cui si era illuso di avere il controllo su Greg, e si lasciò sfuggire una risata amara. «Non ti capisco, davvero.»

    «Puoi farlo? Puoi avere fiducia in me sino alla prima?»

    «Per quel che mi riguarda, non ci sarà nessuna prima.»

    «Non puoi essere serio.» Aaron sentì Greg tentare di aggrapparsi a lui proprio come se si trovasse nella stessa stanza, alla disperata ricerca di colmare la loro crescente distanza emotiva. «Non volevo che arrivassimo assieme solo perché temevo che loro…»

    «Che loro cosa?»

    «Facessero delle insinuazioni… sul fatto che il soggetto della sceneggiatura sia autobiografico. Se arriviamo insieme, faranno delle congetture su te e Alan, il protagonista. Sei sicuro che ti vada bene?»

    «C’è un collegamento?»

    «Hai visto il copione.»

    «Veramente ho letto solo i primi due paragrafi prima che tu me lo strappassi di mano!» Aaron prese un profondo respiro e giurò che non avrebbe più alzato la voce. «So quello che pensa il pubblico. Parla di due ragazzi che scoprono la loro sessualità all’interno di una scuola militare. Tu e io non abbiamo mai frequentato una scuola militare.»

    «Sarai il mio accompagnatore ufficiale.» Il tono conciliante di Greg lo sorprese. «Arriveremo insieme.»

    Aaron guardò il sole che scintillava sulle creste spumose delle onde e cercò di far defluire come acqua la rabbia che provava dentro.

    L’offerta di Greg era senza precedenti… per lui.

    «Uscirai allo scoperto?»

    «Dopo il film. Come potrei non farlo, d’altronde?»

    «Bene.»

    «Grazie.»

    «Non sto dicendo che staremo insieme.»

    «Aaron…» Il tono di voce di Greg era basso e sensuale. «Scoperemo al chiaro di luna… sulla spiaggia… dopo la prima.»

    «Col cavolo che lo faremo.»

    «Cosa?» Greg sembrava leggermente disperato. Un tantino fuori di testa. «Non mi dirai che non è più la tua fantasia preferita? Vuoi farlo da anni.»

    Era la cosa sbagliata da dire.

    «Non con te.» Aaron annaspò in una marea di ricordi dolorosi. «Non più.»

    «Ti prego.»

    «Hai esaurito le tue possibilità, Greg.» Aaron fissò l’anello ancora una volta. «Basta con le promesse vane.»

    «Non sono vane.»

    «Lo sono per me.»

    «Aaron…» Il suo nome uscì strozzato dalla gola di Greg.

    Nei recessi più intimi della sua mente si riaccese un barlume di speranza. Stava forse per dire che era dispiaciuto? «Cosa? Cosa potresti dirmi che io non abbia già sentito?»

    Tra di loro si allungò un silenzio pesante.

    «Ci vediamo dopodomani,» disse infine Greg.

    Aaron inghiottì il suo disappunto, catalogandone ogni sfumatura mentre scivolava giù dalla gola all’esofago. «Sì... a presto.» Omise il suo consueto ti amo: sentimento inappropriato, date le circostanze. D’altronde, Greg non rispondeva mai a tono.

    «Ci vediamo venerdì, allora.»

    Le dita sospese sul tasto di spegnimento, Aaron aprì la bocca per dire che era dispiaciuto per la fine della loro relazione, ma dopo una pausa riattaccò. Aveva già detto troppo. La prima del film gli avrebbe dato la possibilità di chiudere le questioni ancora in sospeso, in modo che entrambi potessero andare avanti con le loro vite, così come avrebbero dovuto fare da anni.

    Da lì a due giorni avrebbero avuto tutto il tempo del mondo per gli addii e i rimpianti.

    * * *

    Il suono della linea libera riecheggiò nell’immobilità della sua stanza all’hotel Plaza. Greg rimase a fissare il telefono, tentando di richiamare Aaron a sé come per magia. Che cosa sarebbe successo se avesse composto di nuovo il suo numero? Se gli avesse detto le parole che voleva sentire?

    Il suono del telefono si fece metallico e irregolare.

    No. Non sarebbe stato così semplice. Non stavolta. Stavolta avrebbe dovuto fare del suo meglio. Sarebbe dovuto andare sino in fondo. E forse sarebbe stato comunque troppo tardi.

    Rimise a posto la cornetta e si avvicinò alla finestra, cercando disperatamente di fare ordine nei suoi pensieri.

    Perché aveva scritto No apologies? Perché non aveva semplicemente detto ad Aaron che gli dispiaceva? Perché non aveva ammesso quel che provava per lui? Perché doveva sempre scegliere la strada più difficile?

    Dieci piani più in basso, i taxi galli sfrecciavano accanto ai cavalli che aspettavano di portare i turisti in giro per Central Park. Sembrava tutto così semplice. Finché non guardavi da vicino.

    Sulla strada, dove la gente aveva facce e nomi, voci e pugni, c’era molto di cui avere paura. A distanza di quasi dieci anni, ricordava ancora con chiarezza le parole di scherno, le azioni dolorose e crudeli dei suoi compagni. Aveva giurato che non avrebbe mai più esposto se stesso o Aaron al ridicolo.

    Peccato che avesse scritto una sceneggiatura che quasi certamente avrebbe sortito quell’effetto.

    Perché?

    Avrebbe voluto mettersi in ginocchio e pregare. Se avesse avuto una frusta, l’avrebbe usata sulla sua schiena.

    «Pensa a qualcosa,» disse, le mani a coppa sulle labbra, poi le abbassò e riprese a vagare per la stanza.

    Davanti a lui, incombeva minacciosa una vita senza Aaron. La semplice immagine gli causò uno spasmo allo stomaco. Avrebbe dato qualsiasi cosa per fermare la terra, per farla smettere di girare, così che il tempo non li allontanasse sempre più l’uno dall’altro. Se il tempo avesse preso a scorrere a ritroso, avrebbe cancellato tutte le scelte folli e sbagliate che aveva fatto nel corso degli anni.

    Appartengo a Aaron.

    Chiuse le tende e si tolse i vestiti.

    Aaron può distruggermi.

    Scivolò sotto le coperte.

    Aaron sta per lasciarmi.

    Chiuse gli occhi e implorò Morfeo di concedergli un sonno senza sogni.

    * * *

    Era proprio un codardo.

    Piuttosto che affrontare Aaron da solo prima della premiere, Greg arrivò in limousine e chiese all’autista di suonare alla porta. Sapeva che il compagno lo aspettava da ore e, anche se il suo volo aveva davvero subito un ritardo, non avrebbe potuto negare che stava facendo del suo meglio per rimandare ulteriormente l’inevitabile.

    Aaron entrò in macchina, e gli bastò guardarlo in faccia per capire che lo sapeva anche lui.

    «Ehi.» Si chinò a dargli un bacio che finì per sfiorargli la guancia, poi si riappoggiò allo schienale, fingendo di non essersi accorto di essere stato respinto. «Stai molto bene.»

    Era l’osservazione di un esteta: il taglio casual dello smoking conferiva una rude forza alla mascella appuntita di Aaron e ai suoi lineamenti affilati. Dio, quanto avrebbe voluto toccarlo, accoglierlo come ci si sarebbe aspettati da un amante. Desiderava la libertà che per tanto tempo aveva dato per scontata.

    Aaron lo guardò, gli occhi azzurri freddi come ghiaccio che scivolavano dal tradizionale farfallino nero sino alle scarpe di pelle dalla foggia classica.

    Vedendo che l’altro uomo non accennava ad aprire bocca, Greg si sforzò di trovare delle parole che riempissero quel vuoto. «Grazie per essere venuto.»

    Aaron annuì e guardò fuori dal finestrino.

    Greg ebbe la sensazione che i suoi polmoni si stessero riempiendo d’acqua. Se fosse stato possibile annegare nelle proprie paure, non avrebbe avuto scampo. Prese un profondo respiro col naso ed espirò piano per allontanare i puntini neri che gli annebbiavano la vista. «Cristo, Aaron.» Si piegò in avanti, mettendo la testa tra le ginocchia. «Non posso farlo.»

    «E allora perché mi hai chiesto di venire?» La voce dell’uomo risuonò come un brusco schiocco. Stupito da quell’inattesa mancanza di garbo, Greg si tirò su. «Non parlavo di te. Sono felice che tu sia qui.»

    Le rughe che comparvero alla radice del naso del compagno gli fecero capire che doveva spiegarsi. «La premiere. La sceneggiatura.» Fece un gesto vago con la mano. «Tutti capiranno.»

    «Be’, perché l’hai scritta?»

    «Onestamente non lo so.»

    «Dovresti saperlo meglio di chiunque altro.»

    «Già.»

    La sua risposta suscitò uno sbuffo infastidito da parte di Aaron.

    «Sono fottuto.» Greg sbatté le palpebre, la vista di nuovo annebbiata da macchie nere.

    «Se quel che si dice in giro è vero, nessuno avrà più dubbi sulla tua sessualità.»

    «Tu credi?»

    «Quindi quel che si dice è vero?»

    «Riguardo a cosa? Al fatto che sono gay?»

    Il suo sarcasmo strappò un sorriso a Aaron, e Greg provò una sensazione di calore al petto.

    «No, che il copione parla di te. Di noi.»

    Greg non voleva rispondere a quella domanda finché Aaron non avesse visto il film. Solo così avrebbe capito. Cambiò argomento. «Ricordi l’ultima volta che siamo stati a bordo di una limousine?»

    Il viso del compagno s’incupì, segno che lo ricordava bene, ma la risposta alla sua domanda fu una semplice scrollata di spalle. «Certo.»

    «Cosa ricordi?»

    Greg sostenne il suo sguardo, e vide la sua espressione farsi ancora più irritata. «Che sei stato un idiota.»

    Be’, accidenti, non avrebbe dovuto ricordare quella parte.

    «Le cose non sono cambiate poi tanto, immagino,» commentò lui con un’amara dose di rimpianto.

    «No, non sono cambiate affatto.»

    Merda. Avrebbe fatto meglio a non rivangare il passato.

    «Se non altro non stiamo tornando da Lawson dopo la festa di compleanno di tua madre.» Greg mise la mano sulla coscia dura come marmo di Aaron e azzardò una stretta. «Potremmo chiedere all’autista di accostare.»

    Lo sguardo che l’altro uomo gli scoccò era torvo… così fuori posto sul suo viso generalmente amichevole e rilassato, che Greg si trattenne a stento dal trasalire. «Se la storia dovesse ripetersi, le condizioni del tuo smoking darebbero adito a più voci di quante potresti sopportarne.»

    Avvicinandoglisi, Greg ne approfittò per fargli scivolare una mano dietro la nuca e guardare il suo viso impassibile. Scostandogli i capelli striati d’oro dalla fronte ampia e abbronzata, osservò i tratti che tanto amava ed ebbe l’impressione di trovarsi davanti un estraneo.

    Stizzito, disperato e spaventato, tenne fermo il volto di Aaron e si chinò per reclamare il bacio che gli era stato negato poco prima. Con piccoli morsi e una leggera pressione, i suoi denti e la sua lingua riuscirono a farsi strada tra le labbra dell’amante. Scivolando sui canini e lambendo i molari, si tuffò nella bocca più dolce che avesse mai assaporato. Una bocca che gli aveva dato piacere in migliaia di modi… una bocca che non meritava, ma di cui non poteva fare a meno.

    Preso dalla propria eccitazione – incurante di tutto, fuorché del suo bisogno – a Greg occorse qualche secondo prima di rendersi conto della rigidità della schiena del compagno, delle sue braccia ostinatamente incollate ai fianchi. Si ritrasse e incontrò due occhi furenti. Un altro minuto e Aaron lo avrebbe steso con un pugno. Premiere o no.

    Greg si allontanò alla ricerca di una boccata d’aria che non odorasse di protezione solare al burro di cacao. Da quando il suo intuito si sbagliava se c’era di mezzo Aaron?

    Da quando ha smesso di essere il tuo compagno.

    Sentì il sudore imperlargli le sopracciglia. «Aaron?»

    «È finita.»

    Greg guardò le rifiniture grigio perla del tetto dell’auto e respirò, cercando d’ignorare il pizzicore alle narici.

    Quello non era il momento d’implorare. Aveva una premiere da affrontare. Dopo… be’, avrebbe detto tutto quello che Aaron voleva sentire. Infilò le dita nella tasca interna della giacca e si assicurò che il suo discorso fosse ancora al suo posto. I margini rigidi del foglio gli diedero il conforto che solo la carta sapeva donargli. Se era in grado di scrivere qualcosa, sarebbe stato anche in grado di dirla. E se l’avesse detta, tutto sarebbe tornato a posto.

    Per la mezz’ora successiva, Greg permise a Aaron d’ignorarlo. Si guardò le mani, i piedi, osservò il paesaggio sfrecciare fuori dal finestrino… fece di tutto pur di non essere costretto a vedere l’espressione aliena sul viso dell’altro uomo.

    Quando furono nei pressi del cinema, chiese: «Vuoi uscire per primo?»

    «Sono qui per vedere il tuo film.»

    «Non è mio.»

    «Sta’ zitto ed esci dalla macchina, Greg.»

    Lottando contro l’impulso di fuggire o vomitare, o entrambe le cose, Greg scivolò sul sedile e attese che l’autista aprisse la portiera. Smontò dalla limousine, i flash delle macchine fotografiche che acuivano il suo disorientamento, e per poco non andò a finire addosso a Aaron.

    Sfilarono lungo il red carpet avvolti dalle luci scintillanti e dalla magia di Hollywood, con il mondo intero che stava a guardare. Insieme, eppure distanti. In quel momento, Greg sarebbe stato pronto – avrebbe persino desiderato – prendere la mano del compagno in pubblico, ma si trattenne dal farlo, contraendo il pugno per non cedere alla tentazione.

    In cerca di un punto fermo in mezzo a quel marasma, posò gli occhi su Aaron. Lo smoking bianco e nero metteva in risalto la sua abbronzatura. Alto e possente, non somigliava affatto al ragazzino dinoccolato di cui si era innamorato tanti anni prima.

    Aaron sembrò percepire il suo sguardo e si girò verso di lui.

    Greg scrutò il suo

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