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C'è un mondo più bello e il tuo cuore lo sa
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E-book368 pagine5 ore

C'è un mondo più bello e il tuo cuore lo sa

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Info su questo ebook

In un periodo di crisi sociale ed ecologica, cosa possiamo fare come individui per rendere il mondo un posto migliore? Questo libro vuole essere un antidoto al cinismo, alla frustrazione, alla paralisi che molti di noi provano, sostituendo questi sentimenti con la consapevolezza che siamo tutti collegati, e che anche le nostre piccole scelte personali hanno un insospettato potere di trasformazione.
Abbracciando pienamente e praticando questo principio di interconnessione, chiamato interessere, diventiamo agenti di cambiamento più efficaci e abbiamo un’influenza positiva più forte sul mondo.

Eisenstein racconta storie di vita reale che mostrano come piccoli atti individuali di coraggio, gentilezza e fiducia in se stessi possono cambiare l’idea di separazione che guida la nostra cultura e che ha generato l’attuale crisi planetaria. Infatti, fino a quando non mettiamo ordine in noi stessi, qualsiasi azione che facciamo – non importa quanto buone siano le nostre intenzioni – sarà alla fine sbagliata. Eisenstein ci invita ad abbracciare una comprensione radicalmente diversa da quella di causa ed effetto, esortandoci ad abbandonare la nostra vecchia visione del mondo e creare finalmente il mondo più bello che il nostro cuore già conosce.

Charles Eisenstein è regista, oratore e scrittore, si occupa di civiltà, coscienza, denaro ed evoluzione culturale umana. È noto a livello internazionale come intellettuale controculturale grazie ai suoi cortometraggi virali e ai suoi saggi online. Eisenstein si è laureato in matematica e filosofia all’Università di Yale e ha trascorso i dieci anni successivi come traduttore dal cinese all’inglese. Autore di Ascent of Humanity, Climate. A New Story e Sacred Economics; quest'ultimo titolo uscirà in italiano con il titolo Oltre il denaro (Terra Nuova Edizioni).
LinguaItaliano
Data di uscita15 lug 2022
ISBN9788866817284
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    C'è un mondo più bello e il tuo cuore lo sa - Eisenstein Charles

    Capitolo 1 - Separazione

    A volte ho nostalgia della mitologia culturale della mia giovinezza: era un mondo in cui non c'era nulla di sbagliato nelle bibite gassate, il campionato di football era qualcosa di importante, l'America portava la democrazia nel mondo, il tuo dottore ti poteva guarire, la scienza avrebbe reso la vita sempre migliore, ed era appena stato mandato un uomo sulla Luna.

    La vita aveva un senso. Lavorando sodo potevi ottenere buoni voti, andare in una buona università, seguire una specializzazione o qualche altro percorso professionale, ed essere felice. A parte qualche sfortunata eccezione, obbedendo alle regole della società il successo era assicurato: bastava seguire l'ultimo consiglio del medico, tenersi informati leggendo il New York Times, conseguire una buona istruzione, obbedire alla legge, fare investimenti prudenti e tenersi alla larga dalle brutte cose come le droghe. Certo, i problemi c'erano, ma gli scienziati e gli esperti lavoravano sodo per risolverli. Un nuovo progresso medico, una nuova legge, una nuova tecnica educativa erano sempre pronti a spingerci verso un continuo miglioramento di vita. Le mie percezioni infantili erano parte di una narrazione che amo definire la Storia della Gente, in cui l'umanità era destinata a creare un mondo perfetto attraverso la scienza, la ragione e la tecnologia, a conquistare la natura, a trascendere le proprie origini animali e a progettare una società razionale.

    Dalla mia posizione privilegiata, le premesse alla base di questa storia sembravano indiscutibili. La mia educazione, i media e la maggior parte delle cose normali che accadevano attorno a me cospiravano per dirmi: Va tutto bene. Oggi è sempre più ovvio che quella era una bolla costruita su un'imponente sofferenza umana e sul degrado ambientale, ma a quel tempo si poteva vivere in quella bolla senza che ci volesse un grande sforzo per autoingannarsi. La narrazione che ci circondava era solida e riusciva facilmente a tenere ai margini inserimenti anomali.

    Ciononostante, io (come molti altri) sentivo che c'era qualcosa di sbagliato nel mondo, qualcosa che si insinuava nelle crepe della mia infanzia privilegiata e isolata. Non ho mai accettato del tutto quello che mi è stato offerto come normale. Sapevo che la vita poteva essere molto più gioiosa, reale, ricca di significato, e che il mondo poteva essere molto più bello. Non era scontato che dovessimo odiare i lunedì e che vivessimo aspettando i fine settimana e le vacanze. Non era scontato che dovessimo alzare la mano per avere il permesso di andare a fare pipì. Non era scontato che ci tenessero rinchiusi quando fuori c'erano splendide giornate di sole, un giorno dopo l'altro.

    E man mano che i miei orizzonti si allargavano, comprendevo come non fosse scontato che milioni di persone soffrissero la fame, che le armi nucleari pendessero sulle nostre teste come spade di Damocle, che la foresta equatoriale si riducesse sempre di più, che i pesci morissero, o i condor e le aquile scomparissero. Non riuscivo ad accettare il modo in cui la narrazione dominante della mia cultura affrontava questi temi, come problemi a se stanti da risolvere, deplorevoli eventi della vita di cui rammaricarsi o argomenti tabù da non menzionare nemmeno e semplicemente ignorare.

    In un certo senso, ora siamo tutti più coscienti di queste cose. Questa consapevolezza viene raramente articolata in maniera chiara, e trova quindi espressione indiretta in una ribellione ora nascosta, ora aperta. Dipendenze, auto-sabotaggi, indugi e dilazioni, pigrizia, rabbia, stanchezza cronica e depressione sono tutti modi per negare la nostra piena partecipazione al programma della vita che ci viene offerto. Quando la mente cosciente non riesce a trovare una ragione per dire no, l'inconscio lo dice alla sua maniera. Sempre più persone non sopportano più di stare nella vecchia normalità.

    Questa narrativa della normalità si sta sgretolando anche a livello di sistema. Attualmente viviamo in un momento di transizione tra mondi. Le istituzioni che ci hanno accompagnato attraverso i secoli hanno perso la loro vitalità; possiamo fingere che siano ancora sostenibili solo se ce la raccontiamo sempre di più. I nostri sistemi relativi a denaro, politica, energia, sanità, educazione, non offrono più i benefici che offrivano (o sembravano offrire) in passato. La loro promessa utopistica, piena di ispirazione un secolo fa, svanisce sempre di più col passare degli anni. Siamo in milioni a saperlo e ci preoccupiamo sempre meno di fingere. Tuttavia, sembriamo privi della capacità di cambiare, o incapaci di smettere, per lo meno, di partecipare all'inarrestabile corsa verso il baratro della civiltà industriale.

    Ho già offerto in precedenza un nuovo inquadramento di questo processo; ho spiegato che l'evoluzione culturale umana è una storia di crescita, seguita da una crisi, seguita da un crollo, seguito da un rinascimento, che è l'emergere di un nuovo tipo di civilizzazione: un'Età della Ri-Unione che segue l'Età della Separazione. Forse un cambiamento profondo si realizza solo passando per un collasso. Questo è vero senz'altro per molti di noi a livello personale. A livello mentale molti sanno che il proprio stile di vita non è sostenibile e che va cambiato: Sì, sì, lo so che dovrei smettere di fumare, o dovrei iniziare a fare sport, o dovrei smettere di comprare a credito.

    Ma avete notato che il cambiamento avviene più spesso quando c'è un campanello d'allarme, o, ancor più di frequente, quando c’è una serie di campanelli d'allarme? In fondo le nostre abitudini sono incorporate in un modo di essere che include tutti gli aspetti della vita: da qui il detto non puoi cambiare una cosa senza cambiare tutto.

    Lo stesso vale per il livello collettivo. Man mano che ci accorgiamo dell'interconnessione di tutti i nostri sistemi, vediamo che, per esempio, non possiamo cambiare le nostre tecnologie energetiche senza modificare il sistema economico che le sostiene. Ci rendiamo conto anche che tutte le nostre istituzioni esterne riflettono le nostre percezioni di base del mondo, le nostre ideologie invisibili e i nostri sistemi di credenze. In questo senso possiamo dire che la crisi ecologica, come tutte le crisi, è una crisi spirituale, cioè che ci attraversa da cima a fondo, e contiene tutti gli aspetti della nostra umanità.

    E cosa c'è, esattamente, alla base? Cosa intendo quando parlo di transizione tra mondi? Alla base, alla radice della nostra civiltà, si trova una storia, una mitologia. La definisco la Storia del Mondo, o Storia della Gente: una matrice di narrazioni, convenzioni e sistemi simbolici che include le risposte offerte dalla nostra cultura alle domande basilari della vita:

    •Chi sono?

    •Perché accadono le cose?

    •Qual è il proposito della vita?

    •Cos'è la natura umana?

    •Cos'è sacro?

    •Cosa siamo come specie?

    •Da dove siamo venuti e dove stiamo andando?

    La nostra cultura risponde più o meno come segue. Vado qui a presentarvi un’articolazione chiara e lineare di queste risposte, di questa Storia del Mondo, benché non abbia mai completamente dominato anche quando ha raggiunto il suo culmine nel secolo scorso. Potreste trovare alcune di queste risposte obsolete dal punto di vista scientifico, ma questa scienza obsoleta del diciannovesimo e ventesimo secolo genera ancora la nostra visione di ciò che è reale, possibile e pratico. La nuova fisica, la nuova biologia, la nuova psicologia hanno iniziato appena a infiltrarsi nelle convinzioni che ancora ci muovono.

    Ecco quindi le vecchie risposte: Chi sei? Sei un individuo separato tra altri individui separati in un universo separato anch'esso da te. Sei una particella cartesiana di coscienza che guarda il mondo attraverso gli occhi di un robot in carne e ossa, programmato geneticamente a massimizzare il proprio interesse riproduttivo. Sei isolato psicologicamente, una mente (basata o meno sul cervello) separata da altre menti e dalla materia. Oppure: sei un'anima racchiusa nella carne, separata dal mondo e dalle altre anime. Oppure: sei una massa, un conglomerato di particelle che funzionano secondo le forze impersonali della fisica.

    Perché accadono le cose? Di nuovo, le forze impersonali della fisica agiscono su un generale substrato materico di particelle fondamentali. Tutti i fenomeni sono il risultato di queste interazioni determinate matematicamente. Intelligenza, ordine, scopo e progettazione sono illusioni: alla base di tutto c'è solo un guazzabuglio insensato di forze e masse. Qualsiasi fenomeno, tutti i movimenti, la vita stessa, sono il risultato della somma totale delle forze che agiscono sugli oggetti.

    Qual è il proposito della vita? Non c'è proposito, solo causa. In fondo l'universo è cieco e morto. Il pensiero è solo un impulso elettrochimico. L'amore non è che una cascata ormonale che rifà il cablaggio dei nostri cervelli. L'unico proposito della vita (oltre a ciò che produciamo) è semplicemente di vivere, sopravvivere, riprodurci, massimizzare il nostro interesse razionale. Dal momento che siamo fondamentalmente separati gli uni dagli altri, otterrò il mio interesse personale molto probabilmente a spese dell'interesse personale degli altri. Tutto ciò che non è per me è, nel migliore dei casi, indifferente per il mio benessere e, nel peggiore dei casi, ostile.

    Cos'è la natura umana? Per proteggerci contro questo ostile universo di individui in competizione e forze impersonali, dobbiamo esercitare più controllo possibile. Andiamo alla ricerca di qualsiasi cosa favorisca questo scopo: ad esempio il denaro, lo status, la sicurezza, l'informazione e il potere, tutte cose che chiamiamo terrene. Ciò che è alla base della nostra natura, delle nostre motivazioni e dei nostri desideri viene definito malvagio, come malvagio è chi massimizza il proprio interesse personale in modo spietato.

    E quindi cos’è sacro? Poiché perseguire in maniera cieca e spietata il proprio interesse personale è antisociale, è importante sconfiggere la nostra programmazione biologica e andare alla ricerca di cose più elevate. Una persona devota al sacro non soccombe ai desideri della carne, ma intraprende un cammino di abnegazione e disciplina, salendo nel regno dello spirito o, secondo la versione secolare di questa ricerca, nel regno della ragione, della mente, dei principi e dell'etica. Per i religiosi ciò che è sacro è dell'altro mondo; l'anima è separata dal corpo e Dio vive lassù, lontano dalla Terra. Nonostante la loro contrapposizione di superficie, la scienza e la religione sono d'accordo sul fatto che il sacro non è di questo mondo.

    Chi siamo noi come specie? Siamo un tipo speciale di animale, l'apice dell'evoluzione, e possediamo cervelli che ci permettono il passaggio culturale e genetico di informazioni. Siamo gli unici ad avere l'anima (secondo la prospettiva religiosa) o una mente razionale (secondo la prospettiva scientifica). Nel nostro universo meccanico solo noi possediamo la consapevolezza e i mezzi per plasmare il mondo secondo il nostro progetto. L'unico limite alla nostra abilità di farlo è nella quantità di forza che possiamo sfruttare e nella precisione con cui possiamo applicarla. Più siamo abili a farlo, più comodi e sicuri siamo in questo universo indifferente o ostile.

    Da dove siamo venuti e dove stiamo andando? Abbiamo iniziato come animali nudi e ignoranti, aggrappati faticosamente alla sopravvivenza, e vivevamo una breve vita sporca e brutale. Per fortuna, grazie ai nostri grandi cervelli, la scienza ha preso il posto della superstizione e la tecnologia ha soppiantato i rituali. Siamo ascesi tanto da diventare signori e padroni della natura, abbiamo addomesticato piante e animali, domato le forze naturali, sconfitto le malattie, mettendo a nudo i segreti dell'universo. Il nostro destino è di completare questa conquista: renderci liberi dal lavoro, dai mali, dalla morte stessa, per salire fino alle stelle e lasciarci del tutto alle spalle la natura.

    Nel corso di questo libro mi riferirò a questa visione del mondo chiamandola Storia della Separazione, la vecchia storia, o a volte alle sue conseguenze definendole come la Storia dell'Ascesa, il programma di controllo, e così via.

    Le risposte alle domande fin qui poste dipendono dalla cultura del momento, eppure ci siamo così completamente immersi in esse da scambiarle per la realtà stessa. Queste risposte oggi stanno cambiando insieme a tutto ciò che è stato costruito basandosi su di esse, ossia, fondamentalmente, la nostra intera civiltà. Ecco perché a volte ci assale un senso di vertigine quasi come se il mondo stesse andando a pezzi. Nel vedere la vacuità di ciò che una volta sembrava così reale, pratico e duraturo, è come se ci trovassimo di fronte a un abisso. Cosa mi aspetta? Chi sono? Cos'è importante? Qual è lo scopo della mia vita? Come posso portare guarigione nel mondo in maniera efficace? Le vecchie risposte stanno svanendo mentre la Storia della Gente che un tempo produceva queste risposte si sgretola attorno a noi.

    Questo libro è una guida per uscire dalla vecchia storia, passando attraverso lo spazio vuoto tra le storie, fino ad arrivare alla nuova storia. Si rivolge personalmente al lettore come soggetto di questa transizione e come attore della transizione per altre persone, per la nostra società, per il nostro pianeta.

    Al pari della crisi, la transizione che abbiamo di fronte va fino in fondo, alla base. Internamente non è altro che una trasformazione nell'esperienza dell'essere vivi. Esternamente è una trasformazione del ruolo dell'umanità sul pianeta Terra.

    Certamente non sono qui a offrire questo libro perché io stesso abbia completato questa transizione. Tutt'altro. Non ho autorità per scrivere questo libro più di quanta ne abbia qualsiasi altro uomo o altra donna. Non sono un avatar o un santo, non canalizzo maestri passati a dimensioni superiori o extraterresti, non ho poteri psichici speciali né genialità intellettuale, non sono passato attraverso avversità degne di nota o dure prove, né ho speciali pratiche spirituali profonde o formazione sciamanica. Sono un uomo ordinario. Dovrete quindi prendere le mie parole per quello che valgono.

    E se le mie parole realizzano il loro intento, che è quello di catalizzare un passo successivo, grande o piccolo, in quel mondo più bello che è possibile per il nostro cuore, proprio la mia ordinarietà diventa altamente significativa. Essa mostra come tutti noi umani ordinari siamo vicini a una trasformazione profonda della nostra consapevolezza e del nostro essere. Se io, uomo ordinario, posso vederlo, vuol dire che ci siamo quasi arrivati.

    Capitolo 2: Crollo

    Il regno di Dio è per coloro che hanno il cuore a pezzi.

    Fred Rogers

    Questa transizione tra mondi è spaventosa ma anche allettante. Non vi è mai capitato di appassionarvi a quei siti pessimisti e consultarli quotidianamente per leggere le più recenti prove che il crollo arriverà presto, sentendovi quasi delusi quando il picco del petrolio non è iniziato nel 2005 o il sistema finanziario non è crollato nel 2008? Vi è capitato di guardare al futuro con un misto di timori ma anche con aspettative positive? Quando appare all'orizzonte una grande crisi, una grande tempesta o crisi finanziaria, c'è una parte di voi che dice Avanti così!!, con la speranza che ci possa liberare tutti dalla trappola di un sistema che non serve più nessuno (nemmeno le sue élite)? È abbastanza normale avere paura di ciò che più desideriamo. Quello che desideriamo è trascendere la Storia del Mondo che è arrivata a renderci schiavi e che sta senza dubbio distruggendo il pianeta. Abbiamo paura di ciò che porterà il finale di questa storia: la morte della maggior parte di ciò che ci è familiare.

    Che ci faccia paura o no, questo sta già accadendo. Fin dalla mia infanzia negli anni '70, la nostra Storia della Gente ha iniziato a erodersi sempre più velocemente. Sempre più persone nel mondo occidentale non credono più che la nostra civiltà stia viaggiando sui binari giusti. Persino quelli che ancora non ne mettono in discussione le premesse di base in maniera esplicita sembrano esserne un po' stufi. Uno strato di cinismo, un'auto-consapevolezza hipster, hanno silenziato la nostra sincerità. Ciò che una volta sembrava reale, ad esempio una dichiarazione di partito, oggi viene visto attraverso vari livelli di meta filtri che lo analizzano in termini di immagine e messaggio. Siamo come bambini che sono cresciuti, usciti dall'incanto di una favola, consapevoli che era solo una favola.

    Allo stesso tempo una serie di nuovi dati ha interferito con la storia dall’esterno. Lo sfruttamento dei combustibili fossili, il miracolo dei prodotti chimici per trasformare l'agricoltura, i metodi di ingegneria sociale e scienza politica per creare una società più giusta e razionale si sono tutti dimostrati non all'altezza delle loro promesse e hanno portato conseguenze impreviste che, messe insieme, costituiscono una minaccia per la civiltà. Non ci è più possibile credere che gli scienziati hanno il polso della situazione e che l'inesorabile marcia del raziocinio ci porterà all'utopia sociale.

    Al giorno d'oggi non possiamo ignorare l'intensificarsi del degrado della biosfera, il malessere del sistema economico, il declino della salute umana, la persistenza, o meglio la crescita, della povertà e dell'ineguaglianza a livello globale. In passato credevamo che gli economisti potessero superare il problema della povertà, che i decisori politici potessero risolvere l'ingiustizia sociale, che i chimici e i biologi potessero aggiustare i problemi ambientali, che il potere della ragione potesse prevalere e che avremmo adottato politiche sensate. All'inizio degli anni '80 ho visto una mappa del declino delle foreste tropicali sul National Geographic e mi ricordo la sensazione di allarme e sollievo al contempo; il sollievo veniva dall'idea che almeno gli scienziati e tutti coloro che leggevano il National Geographic erano a conoscenza del problema e quindi, sicuramente, qualcosa sarebbe stato fatto.

    Non è stato fatto nulla. Il declino delle foreste tropicali è accelerato insieme a quasi tutte le altre minacce ecologiche di cui eravamo già consapevoli negli anni '80. La nostra Storia della Gente si è trascinata a fatica dietro la spinta dei secoli, poi col passare del tempo si è ulteriormente svuotato il suo nucleo centrale, e questo svuotamento è forse iniziato con il massacro su scala industriale rappresentato dalla Prima Guerra Mondiale. Quando ero bambino i sistemi ideologici e i mass media proteggevano ancora quella storia, ma negli ultimi trent'anni le incursioni della realtà hanno perforato il suo guscio protettivo ed eroso la sua infrastruttura essenziale. Ormai non crediamo più ai nostri cantastorie, alle nostre élite. Abbiamo perso la visione del futuro che avevamo una volta; molte persone non hanno alcuna visione del futuro. Questa è una novità per la nostra società. Cinquanta o cento anni fa la maggior parte della gente era d'accordo sul quadro generale del futuro, pensavamo di sapere in quale direzione stava andando la società. Persino i marxisti e i capitalisti erano d'accordo: ci sarebbe stato un paradiso di agio meccanizzato e armonia sociale ingegnata scientificamente; la spiritualità sarebbe stata abolita del tutto o relegata, senza alcuna conseguenza materiale, in un angolo della vita, magari di domenica. Certo c'erano persone che dissentivano da questa visione, ma il consenso era comunque generalizzato. Succede come negli animali: quando una storia è vicina alla sua fine viene attraversata dalle fitte della morte, che sono una parvenza esagerata di vita. Per questo oggi vediamo il dominio, la conquista, la violenza e la separazione spinte a estremi assurdi che rispecchiano ciò che in passato era nascosto e diffuso.

    Ecco alcuni esempi.

    Ci sono villaggi del Bangladesh in cui metà della popolazione ha un solo rene perché ha venduto l'altro sul mercato nero del traffico di organi. In genere questo accade per ripagare i debiti. Qui possiamo vedere ciò che guida il nostro sistema economico, cioè la letterale conversione della vita in denaro.

    Ci sono prigioni in Cina in cui i detenuti sono obbligati a giocare quattordici ore al giorno ai videogiochi online per guadagnare punti di esperienza per un personaggio. Gli ufficiali del carcere poi vendono questi personaggi agli adolescenti occidentali. Qui vediamo, portati alle estreme conseguenze, la disconnessione tra i mondi fisico e virtuale, la sofferenza e lo sfruttamento su cui vengono costruite le nostre fantasie.

    Ci sono anziani in Giappone i cui parenti non hanno tempo per far loro visita, quindi ricevono visite da parenti di professione che fingono di essere membri di famiglia. Qui viene rispecchiata la dissoluzione dei legami della comunità e della famiglia, rimpiazzati dai soldi.

    Certamente tutte queste storie sono poca cosa a confronto con la litania di orrori che costellano la storia e che endemicamente continuano fino ai giorni nostri: guerre, genocidi, stupri di massa, fabbriche disumane, miniere, schiavitù. A un esame più approfondito questi orrori non sono meno assurdi degli altri. Il culmine della follia è che ancora fabbrichiamo bombe all'idrogeno e munizioni all'uranio impoverito in un'era in cui il pianeta è così in pericolo che è necessario darci al più presto una mossa tutti quanti affinché la nostra civiltà abbia almeno una speranza di reggersi in piedi. L'assurdità della guerra non è mai sfuggita ai più perspicaci, eppure generalmente le narrazioni che ci sono state proposte hanno oscurato o normalizzato quell'assurdità allo scopo di proteggere la Storia del Mondo dalla disgregazione. Poi ogni tanto succede qualcosa che è così assurdo, così orribile, così apertamente ingiusto che riesce a penetrare oltre queste difese e stimola la gente a mettere in dubbio molto di ciò che ha dato per scontato. Questi eventi espongono a una crisi culturale, ma ovviamente la mitologia dominante si ristabilisce in fretta e re-incorpora l'evento nella sua narrazione. La carestia in Etiopia si è trasformata nell’aiuto ai poveri bambini neri così sfortunati da vivere in un paese non ancora sviluppato quanto il nostro. Il genocidio in Ruanda è diventato una questione di ferocia africana con necessità di intervento umanitario. Con l'Olocausto nazista sembrò che il Male avesse preso il sopravvento e che bisognasse fermarlo. Tutte queste interpretazioni, in vari modi, contribuiscono alla vecchia Storia della Gente che ci racconta che ci stiamo sviluppando, che siamo sulla strada giusta, che il bene arriva attraverso il controllo. Ma nessuna interpretazione resiste a un esame minuzioso: nei primi due esempi si oscurano le cause economiche e coloniali della carestia e del genocidio. Nel caso dell'Olocausto, la spiegazione relativa al Male oscura la partecipazione di massa di persone ordinarie, persone come me e voi. Sotto le narrazioni persiste l'inquietudine, la sensazione che ci sia qualcosa di terribilmente sbagliato nel mondo.

    Il 2012 si è concluso con un piccolo ma potente evento di rottura della Storia: il massacro di Sandy Hook. A livello di numeri è stata una piccola tragedia; negli Stati Uniti, in quello stesso anno rispetto a quell’evento, sono morti molti più bambini ugualmente innocenti in attacchi da parte di droni, o in quella stessa settimana a causa della fame. Eppure Sandy Hook ha penetrato i meccanismi di difesa che usiamo per mantenere la finzione che il mondo, di base, vada bene così. Nessuna narrazione è riuscita a contenere la totale insensatezza di quell'evento e a calmare la percezione che qualcosa fosse profondamente e orrendamente sbagliato.

    Non potevamo fare a meno di rintracciare quegli innocenti assassinati nei giovani volti di coloro che conoscevamo, e l'angoscia dei loro genitori dentro di noi. Per un momento, mi immagino, tutti abbiamo provato la stessa identica cosa. Siamo entrati in contatto con la semplicità dell'amore e del dolore, una verità fuori dalla storia.

    Dopo quel momento la gente si è affrettata a trovare un senso a quell'evento, riassorbendolo dentro la narrativa sul controllo delle armi, la salute mentale o la sicurezza degli edifici scolastici. Nessuno crede nel profondo che queste reazioni tocchino il cuore della questione. Sandy Hook è un punto anomalo che disfa l'intera narrazione, e il mondo non ha più senso. Ci sforziamo di spiegare cosa significa, ma non c'è spiegazione che basti. Possiamo continuare a fingere che la normalità sia ancora normale, ma questo è uno di quegli eventi da fine del mondo che smantella la mitologia della nostra cultura.

    Due generazioni fa, quando la storia del progresso era forte, chi avrebbe potuto prevedere che il ventunesimo secolo sarebbe stato un tempo di massacri nelle scuole, obesità dilagante, indebitamento crescente, insicurezza pervasiva, concentrazione di abbondanza materiale sempre più intensa, fame mondiale senza sosta, degrado ambientale minaccioso per la nostra civiltà? Si pensava che il mondo sarebbe solo migliorato. Si pensava che saremmo diventati più prosperi, più illuminati. Che la società sarebbe avanzata. Ma davvero una maggiore sicurezza è il meglio a cui possiamo aspirare? Che ne è di quelle visioni che ipotizzavano una società senza chiusure, senza povertà, senza guerra? Queste cose sono oltre le nostre capacità tecnologiche? Perché la visione di un mondo più bello, che sembrava così vicina a metà del ventesimo secolo, ora sembra tanto inarrivabile da lasciarci come unica speranza quella di sopravvivere in un mondo sempre più competitivo e degradato?

    Le nostre storie ci hanno davvero traditi. È troppo chiedere di vivere in un mondo in cui i doni degli esseri umani siano rivolti al bene di tutti e di tutto? In cui le nostre attività quotidiane contribuiscano alla guarigione della biosfera e al benessere di altre persone? Abbiamo bisogno di una vera Storia della Gente che non ci dia la sensazione di essere solo fantasia, una storia in cui un mondo più bello sia di nuovo possibile.

    Numerosi pensatori visionari ci hanno offerto varie versioni di questa storia, ma nessuna è ancora diventata quella vera, un insieme largamente accettato di convenzioni e narrazioni che dia un senso al mondo e coordini l'attività umana verso il suo compimento. Non siamo ancora del tutto pronti per una storia di questo tipo, perché quella vecchia, seppure a brandelli, ha ancora intatti ampi lembi del suo tessuto. E anche quando questi si disfano, ci tocca comunque attraversare lo spazio tra le storie e ci tocca farlo nudi. Nel nostro vicino e turbolento futuro i nostri modi consueti di agire, pensare ed essere perderanno di senso. Non sapremo cosa starà succedendo, non avremo la comprensione di tutto e, a volte, nemmeno sapremo cosa sarà reale. Alcune persone vivono già in questo tempo.

    Vorrei potervi dire che sono pronto per una nuova Storia della Gente ma, anche se mi trovo tra le fila dei suoi molti tessitori, non mi è ancora possibile indossarne del tutto i nuovi abiti. Man mano che descrivo il mondo che potrebbe esistere, c'è qualcosa dentro di me che dubita e rifiuta, e sotto il dubbio c'è qualcosa che mi fa male. Il crollo della vecchia storia è un tipo di processo di guarigione che scopre vecchie ferite nascoste e le espone alla luce risanatrice della consapevolezza. Sono sicuro che molti di coloro che stanno leggendo hanno provato tutto ciò quando è caduto il velo illusorio che copriva tutte le vecchie giustificazioni e razionalizzazioni, tutte le vecchie storie. Eventi come Sandy Hook aiutano a dare un'iniziazione collettiva a un processo di questo tipo. Quindi anche gli uragani, le crisi economiche, i collassi politici, in un modo o nell'altro, mettono a nudo l'obsolescenza della nostra vecchia mitologia. Cos'è quel dolore che prende la forma di cinismo, disperazione o odio? Se non lo curiamo, possiamo comunque sperare che, qualsiasi sia il futuro che creiamo, esso non ci rimanderà indietro quella ferita, proprio come in uno specchio? Quanti rivoluzionari, all'interno delle loro organizzazioni o dei loro paesi, hanno ricreato le stesse istituzioni oppressive che cercavano di abbattere? Solo nella Storia della Separazione possiamo isolare l'esterno dall'interno. Nel momento in cui quella storia crolla, vediamo che l'uno riflette l'altro. Vediamo la necessità di riunire i due fili, troppo a lungo separati, della spiritualità e dell'attivismo.

    Mentre leggerete la descrizione degli elementi della nuova Storia della Gente nel prossimo capitolo, tenete a mente che, da dove siamo ora, dobbiamo attraversare un territorio accidentato per raggiungere la meta. Se la mia descrizione della Storia dell'InterEssere, cioè del riunirsi di umanità e natura, del sé e altro, di lavoro e gioco, disciplina e desiderio, materia e spirito, uomo e donna, denaro e dono, giustizia e compassione, e di tante altre polarità, vi sembrerà idealistica o naif, se susciterà scetticismo, impazienza o disperazione, non mettete da parte questi sentimenti. Non sono ostacoli da superare (questa sarebbe parte della vecchia Storia del Controllo). Sono porte d'ingresso per permetterci di abitare pienamente la nuova storia e per far sì che un potere fortemente espanso possa essere funzionale al cambiamento che porta.

    Non abbiamo ancora una nuova storia. Ognuno di noi è a conoscenza di alcuni dei suoi fili, ad esempio nella maggior parte di ciò che attualmente chiamiamo alternativo, olistico o ecologico. Qua e là vediamo schemi, disegni, parti emergenti del tessuto. Ma il nuovo mito non si è ancora formato. Rimarremo per un po' nello spazio tra le storie, uno spazio veramente prezioso, alcuni dicono sacro. Lì siamo a contatto con il reale. Ogni disastro mette a nudo la realtà che sta sotto alle storie. Il terrore di un bambino, il dolore di una madre, l'onestà di non sapere il perché. In quei momenti la nostra umanità dormiente si sveglia, quando ci veniamo in aiuto gli uni agli altri, umani con umani, e impariamo chi siamo. Questo è ciò che accade sempre quando si verifica una calamità, prima che le vecchie credenze, ideologie e politiche riprendano il potere. Ora le calamità e le contraddizioni si succedono così velocemente che la storia non ha abbastanza tempo per ristabilirsi. Questo è il processo che ci partorisce in una nuova storia.

    Capitolo 3: InterEssere

    Non sono sicuro di esistere, in realtà. Sono tutti gli scrittori che ho letto, tutte

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