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Evaristo: Blood Putin Sex Magic
Evaristo: Blood Putin Sex Magic
Evaristo: Blood Putin Sex Magic
E-book149 pagine1 ora

Evaristo: Blood Putin Sex Magic

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Info su questo ebook

Puccin sta organizzando il LuollaPaluoza, un mega concerto per festeggiare l'annessione delle repubbliche di Cumulodimaceriosky e Groundzirosky alla federazione. Eppure nessuna delle grandi band occidentali ha risposto al suo invito, e lui c'è rimasto maluccio. Così mette su una band tutta sua, chiedendo al presidente cinese di suonare la batteria, e a quello indiano di suonare il basso. Questi rispondono subito alla sua chiamata in cambio dei buoni benzina.
Approfittando della situazione, i nostri micetti si travestono da Maneskin per infiltrarsi segretamente in Russia e indagare sulla scomparsa di Kitty con la scusa del concerto.
La saga prosegue con "Evaristo - Pope Fiction", in arrivo entro il 2023. Indovinate di chi parlerà.

LinguaItaliano
Data di uscita29 lug 2023
ISBN9798215490075
Evaristo: Blood Putin Sex Magic
Autore

Walt Popester

Classe 1985, Walt Popester ha navigato per anni in giro per il mondo, lasciando che le differenti culture, lingue, cucine, architetture e religioni contaminassero il suo modo di concepire l'esistenza e di scrivere. La saga Dark Fantasy ‘Dagger’ è il risultato di sette anni di ininterrotto lavoro, tra stedure ed editing continui, passati quasi interamente a cercare l’elemento esotico e il punto di rottura con la tradizione. Non ha gatti, non ha una coda da cavallo, ha un debole per l'Italia centrale e, quasi di conseguenza, pensa che una persona non dovrebbe avere più amici di quelli che può ospitare alla sua tavola.

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    Anteprima del libro

    Evaristo - Walt Popester

    tin tin tin

    Il compagno Nikita Kruscev fece tintinnare il bicchiere con il cucchiaino. Si alzò come per fare un brindisi, ma si sbilanciò e quasi cadde indietro. I generali seduti accanto allungarono le braccia come per aiutarlo. Kruscev ritrovò la posizione eretta e disse: Ce la facciosky, ce la facciosky.

    Poi sorrise e guardò i convenuti. Allargò le braccia, solennemente ad abbracciarli, e li incitò con le mani a cantare insieme a lui: "E quando er vino mbè, c’ariva ar gozzo mbè, ar gargarozzo mbè, ce fa un cazzosky mbè, per farla corta, per farla breve, mio caro oste portace da bevosky! Bevosky! Bevosky! Olè!"

    I generali e i capi di partito seduti intorno applaudirono entusiasti, alcuni facendo ruotare i fazzoletti rossi. Kruscev incespicò nuovamente e il megagenerale al suo fianco si mosse ancora per sorreggerlo, ma il neoeletto leader dell’Unione Sovietica ripeté: Ce la faccio, ce la facciosky, sempre ridendo. Pensi che sia un vecchio rincoglionito?

    Il giovane generale col cappellone alzò le spalle e applaudì insieme agli altri.

    La Crimea! esordì Kruscev.

    Tuonarono i fulmini.

    Tutti fecero silenzio.

    Qualcuno ingoiò un groppo di saliva. Qualcun altro mosse gli occhi intorno per vedere dove si trovava l’uscita più vicina. Qualcuno semplicemente chiuse gli occhi e pregò un dio che non era neanche autorizzato a pregare. Un discorso che iniziava così, da qualche secolo a quella parte, poteva degenerare davvero maluccio.

    Kruscev continuò: La nostra amata zarina Caterina Seconda occupò la Crimea nel 1784 perché si sa come siamo noi Russi, altro che neve e neve, a noi ci piace tanto il mare. E in fondo quegli ottomani che se ne facevano? Avevano fatto meglio i Genovesi e i Veneziani prima di loro, e prima ancora i Romani, i Greci, persino i Pontici. L’ho letto sui libri di storia, eh!

    I generali risero, forzatamente, eh eh, ancora guardinghi, due o tre con in faccia una chiara espressione da oddio ti prego, fa’ che stavolta non ricominci tutto da capo.

    Kruscev rise un po’ più a lungo degli altri. Poi nel 1918, vabbè, non sto a ricordarvi i casini che sono successi quell’anno, fra le altre cose la Crimea si dichiara indipendente. Kruscev si guardò intorno nel silenzio prima di dire: E STICAZZI?

    Tutti risero, anche i generali, che con nervosi versi di circostanza continuarono a guardarsi tra di loro.

    Kruscev si asciugò una lacrima col dito. Poi, vabbè, i nostri fratelli ucraini… non lo so, è solo che… Sbuffò. "Va bene, magari qualche errore lo abbiamo fatto anche noi eh, non dico di no. Collettivizzare le terre in quel modo, la carestia, quei kulaki che abbiamo massacrato come polli. Lo so, niente che voi non sappiate, e niente che non rifaremmo di nuovo. Grazie che poi questi, come arriva Hitler, si scoprono mezzi nazisti e si arruolano per scannarci. A quanto pare ognuno ha i fratelli che si merita e… oddio, qual era il discorso? Ah! La Crimea."

    I generali alzarono gli occhi, uno si nascose persino la faccia nelle mani.

    Pensavo… magari sbaglio eh, riprese Kruscev. Magari sbaglio davvero, ma pensavo che per metterci definitivamente una pietra sopra potremmo regalare la Crimea agli Ucraini.

    Silenzio.

    Silenzio e un singolo colpo di tosse.

    Che ne dite, è un pessima idea? Sto sbagliando da qualche parte? Avanti, parlate liberamente.

    Nessuno ci trovò più niente da ridere. E nessuno aveva tanta voglia di prendere la parola. Kruscev era salito al potere da poco, era difficile capire che tipo di leader sarebbe stato. Con l’ultimo – eh – non è che era andata proprio benissimo a quelli che non erano d’accordo. A dir la verità, anche a essere d’accordo c’era da aver paura con quello precedente, perché magari pensava che tu eri d’accordo perché stavi complottando contro di lui o roba simile. Stalin poi era di un permaloooooso.

    Ma la Crimea è russa, disse uno dei generali, prendendo il coraggio in mano. "I suoi abitanti parlano russo."

    E grazie, fece Kruscev, con sufficienza. Compagno Stalin per poco non fa deportare persino le pecore. Cioè, deportare… qualcuno è proprio sparito. Ma non è che è morto?

    Qualcuno rise a quella.

    Tatari, italiani, messi su un treno e via, e chi se ne frega, continuò Kruscev. "Con questo sistema ci diventa un po’ tutto russo, alla lunga. Che ce vo, ci sono buono pure io. Ciuf ciuf! E rise. Andiamo in Thailandia, dai, deportiamo tutti e diventa Russia anche quella. Il mare è pure più bello, dice un’amica mia che s’è trovata tanto bene e si spende pure poco."

    Il generale dell’aviazione fece segno di tagliare il discorso a quello che aveva parlato, per dio, hai moglie e bambini, sei pazzo, ce l’hai una coscienza?

    Eppure questo non ci stava. Sbatté la mano sul tavolo, ma prima che Kruscev potesse andare su tutte le furie, si alzò e chinò la testa. Scusate, compagno. Per me è stata una pessima giornata.

    Fu lì che Kruscev iniziò a venir fuori per il tipo di leader che sarebbe stato. Oh, suvvia Dimitri. Fece il giro del tavolo per raggiungere Dimitri, che tenne per le spalle e guardò con fare paterno. Ma cosa vi succede, eh?

    Scusate compagno.

    Oh, suvvia sciocchino, vieni un attimo qui con me. Lo prese da parte; uscirono dalla sala da pranzo. Allora, vuoi dirmi cosa non va, patatone?

    E solo che… ma ci avete pensato? disse il generale Dimitri Mosocazzosky. Mettete che in un prossimo futuro, magari chissà quando, l’Ucraina si dichiari indipendente oppure…?

    Ucraina indipendente? fece Kruscev incredulo. "Oppure? Ma che sciocchezze sono queste? L’unico motivo per cui l’Ucraina potrebbe essere indipendente è lo scioglimento dell’Unione Sovietica. È questo che volete, Dimitri? Ognuno per la sua strada?"

    No, compagno Kruscev. Parlavo per assurdo.

    Appunto. È un’assurdità.

    "Però se un giorno, molto lontano da qui, quando voi e io saremo già andati nella corrente… se in quel futuro, i nostri compagni ucraini se ne andassero, si terrebbero la Crimea. Il nostro amato sbocco sul mare, quello per cui i nostri antenati hanno lottato per… non so neanche più per quanto tempo ormai."

    Su, su, venite qui. Avanti, singhiozza pure Dimitri, non può vederci nessuno. Va meglio? Oh, ma che bambinone che sei. Lo siete tutti, nonostante quelle medagliette che penzolano sulle vostre giacche.

    Scusate, compagno.

    "È ok, hai moglie e bambini, mi sono informato, cosa vuoi che ti faccia. A me non piaceva Stalin, non mi piaceva il modo in cui trattava la gente. Polizia politica che ti piomba in casa a tarda notte sbucando dall’armadio e senza spiegarti perché, senza neanche salutare, ma che modi sono? La sua era proprio maleducazione. Io voglio una federazione unita, un unico popolo, e quando un fratello si comporta male la cosa migliore che puoi fare è tendere la mano e farci pace, far finta di niente, dire ma sì, ma dai, ci siamo passati tutti, uno quando si arrabbia dice sempre cose che non pensa oppure si mette ad aiutare i nazisti per fartela pagare."

    Continua a non sembrarmi una buona idea, compagno.

    Kruscev lo guardò severo. Ma allora rivuoi il comunismo! disse.

    Dimitri fece una puzzled face.

    Kruscev lo fissò ancora, poi scoppiò a ridere. "Vieni, Dimitri, torniamo dagli altri. Vedrai che dopo un paio di bottiglie di vodka questa sembrerà una buona idea anche a te. Noi abbiamo trattato un po’ male gli Ucraini. Come hanno potuto, gli Ucraini hanno cercato di ucciderci i figli. È quello che da queste parti chiamiamo scambio di vedute alla slava. Gli occidentali non capiranno mai quanto in realtà questa è una forma di affetto fra noi popoli dell’est, che ci detestiamo ma vogliamo stare tutti insieme, una storia fatta di genocidi e deportazioni, sì, ma comunque frutto del nostro sogno inconscio: una grande nazione slava, con tutti dentro a guardarsi in cagnesco. Quindi, Dimitri, adesso è giunto il momento di tendere la mano ai nostri fratelli Ucraini e cedergli la Crimea, concluse Kruscev. In fondo, cosa può andare storto?"

    * * * * *

    * * * * *  (x2)

    Mariupol, 9 marzo 2022, ospedale pediatrico

    Boom.

    EVARISTO

    Blood Putin Sex Magic

    di

    Walt Popester

    PUBBLICATO DA:

    Walt Popester

    waltpopester@gmail.com

    facebook.com/walt.popester

    ‘EVARISTO – Blood Putin Sex Magic’

    Copyright © 2023 di Walt Popester

    In copertina, illustrazione di Lucrezia Formai

    https://www.instagram.com/loulootattoo

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, conservata o inserita in un sistema di ricerca, o trasmessa, in ogni forma e attraverso ogni mezzo (elettronico, meccanico, registrazione e altro) senza prima il consenso scritto del detentore del copyright.

    Non c’è un cazzo da ridere.

    I

    Evaristo si mise a sedere sulla metro, in un mondo che non sembrava aver più paura dei gatti bipedi. Sì, qualcuno un’occhiata ogni tanto la lanciava e sussurrava qualcosa al vicino, che faceva finta, malamente, di non guardare verso di lui, salvo poi soffocare una breve risata. Ma doveva dire che si trovava finalmente meglio a vivere in un mondo dove almeno ci si sforzava di tollerare il prossimo, per quanto bizzarro e lontano dal proprio quotidiano, come un gatto umanoide che cercava di portare a casa la giornata senza che nessuno–oh no. Sta arrivando di nuovo, pensò alzando gli occhi al cielo.

    Fermata Metro B Piramide. Lei parlava a voce altissima al telefono, in un idioma forse atto alla dispersione di calore: ANALA MANALA NALA? NAMA NALLA LA?! BODOMO LAMANA ANALLA! AH! AH! MANNAIA LAMANA NALLALA!

    Mentre Evaristo stava ancora con una mano sugli occhi chiusi, salì a bordo la signora cui la voce apparteneva, molto scura in volto, praticamente arrabbiata, avvolta in bellissime vesti variopinte. Si mise a sedere accanto a lui sollevando una nuvola di aromi che spaziavano dalla

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