NOS/OTROS. Dove il cuore mente
Di Paola Boano
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Info su questo ebook
Boano Paola nasce ad Asti il 20 maggio 1962. Vive per circa quarant’anni a Ivrea, nel Canavese, e da pochissimo è tornata al Monferrato, sua terra d’origine.
Ha frequentato il Liceo Scientifico, dove ha iniziato a studiare il tedesco e ad appassionarsene.
Dopo la maturità, si iscrive al Goethe Institut di Torino, dove per cinque anni completa e affina la conoscenza della lingua.
Ha avuto poi l’opportunità di migliorarla grazie a vicende familiari che le hanno consentito permanenze prolungate in Austria e Germania.
Ha lavorato in diverse ditte, quasi sempre con mansioni che prevedevano la conoscenza del tedesco.
La gratificazione maggiore viene però dalle attività che svolge, autonomamente, da più di dieci anni; si tratta di lavori di traduzione e interpretariato anche all’estero e per lunghi periodi, per ditte e privati, a cui si affianca l’insegnamento presso agenzie formative e scuole di lingue che organizzano corsi intensivi della durata di qualche mese, volti a preparare dei giovani a un’esperienza sia di lavoro che di ulteriore scolarizzazione in Germania.
Circa vent’anni fa pubblica il primo libro, Carnevale - diario di un dolore, il cui contenuto ruota attorno alla recente morte del padre e all’analisi del loro non semplice rapporto.
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Anteprima del libro
NOS/OTROS. Dove il cuore mente - Paola Boano
Paola Boano
NOS/OTROS
Dove il cuore mente
© 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-7842-2
I edizione maggio 2023
Finito di stampare nel mese di maggio 2023
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
NOS/OTROS
Dove il cuore mente
Dedicato a C.
Uomo, d’improvviso sei stato quel me che avrei fortemente voluto, un fondo di risa e di sere destinato a restarmi nel cuore
Nuove Voci
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
In un giro di vento
È primavera… mentre dentro le cresce il bisogno di raccontarsi, di dirsi ciò che le sta più in fondo, frutto dell’indimenticabile.
Non più ragazza, ma con nell’anima ancor sempre quel suo porsi giovane nei confronti delle cose, delle persone.
E della speranza.
È lei.
Chissà da dove le viene quell’idea di possibilità anche di fronte ad eventi che probabilmente non avrebbe mai vissuto.
La si ritrova spesso nelle donne sole che non sono madri, paragonabile a un senso giovane di aspettativa. E lei è sola e madre non è, e non lo sarebbe stata più.
Non cerca approvazione; il suo bisogno di diversificarsi è così forte da venir fuori anche da ciò che la distingue per difetto, che toglie, e agli occhi degli altri rende perdenti. Forse il suo essere viva viene proprio da lì, da quella incertezza di vita e di fondo, dal continuo cercare, dal non stringere mai con mani salde, lasciando aperte le porte a desideri di cui gusta le attese e di cui, se mai si avverassero, forse non avrebbe più né voglia né bisogno.
Non scrive sempre, scrive con la discontinuità tipica di ogni sua azione, comprese quelle che più la attraggono, in una vita che si sforza di essere organizzata per risultare un po’ più semplice, spesso senza grossi risultati, in quanto per lei le priorità, siano esse materiali o no, variano di continuo, con esiti a volte incompiuti e sconclusionati da cui capita venga persino qualcosa di buono e avvincente, probabilmente perché la sua mente ben conosce il divertimento audace dell’intuizione e della fantasia.
E dalla fantasia possono nascere fiori.
Ha un vissuto disarmonico, di pensieri e scelte spesso in dissonanza, un’esistenza di contraddizione e irrequietezza, di perenne subbuglio, ma in un certo senso interessante proprio in virtù del continuo mutare, dei picchi e degli abissi dell’anima. È come trovarsi sempre di fronte a un’altra se stessa, in una sorta di bipolarismo