Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Frammenti
Frammenti
Frammenti
E-book358 pagine56 minuti

Frammenti

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

L’intera raccolta è in realtà un disperato tentativo di dialogo che si manifesta in piccoli monologhi. La voce dell’autrice è l’unica che risuona nel silenzio assordante dei sentimenti altrui. Si pronuncia a parole lievi, quasi per timore di ferire sé stessa o di risultare quasi “invadente” con quel dolore che sente incontenibile e che forse crede non comprensibile agli altri. Allo stesso tempo è come se volesse lasciare briciole per l’altro, con il desiderio inconscio che le sappia realmente cogliere e decida di riportarle “a casa”, affinché tutto sia diverso, nuovo... di nuovo vita.

Francesca Prelli è nata a Borgomanero, in Piemonte, nel 2002. Ama New York e Jane Austen e vive tra Milano e il suo Lago d’Orta. Ha conseguito la maturità classica nel 2021, nello stesso liceo in cui dirigeva il giornalino scolastico. Legge e scrive racconti da quando aveva sei anni ma, negli ultimi tempi, si è avvicinata anche alla poesia. Frammenti è la sua prima pubblicazione.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2022
ISBN9788830671911
Frammenti

Correlato a Frammenti

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Frammenti

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Frammenti - Francesca Prelli

    Introduzione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: «Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere».

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi:

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi, ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei Santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i quattro volumi di Guerra e pace, e mi disse: «Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov».

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre, è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi, potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Prefazione di Pamela Michelis

    Frammenti, di Francesca Prelli, è una prima opera che rappresenta il diario intimista della fine di un amore.

    Nessun tema al pari delle ceneri di un amore speciale risulta essere altrettanto eletto tra la poesia di tutti i tempi. Forse, il motivo principale, è che – come sottolinea la stessa autrice velatamente e a tratti più esplicitamente nella sua raccolta – non sembrano esserci mai parole a sufficienza per non tanto spiegarlo quanto cercare di alleviare quella mancanza d’aria continua che affligge chi è rimasto, chi si trova a dover fare continuamente i conti con quella sensazione di oppressione e dolore che lacera all’inverosimile e senza possibilità di soluzione.

    È così destabilizzante

    pensare a te

    che mi hai dato tanta felicità

    e provare un senso di vuoto.

    Il terrore mi soffoca.

    Abbiamo parlato di diario non a caso: la struttura corposa del volume ricorda moltissimo un taccuino sgualcito: sgualcito perché lo teniamo sempre vicino al nostro cuore, continuamente lo rigiriamo tra le mani, come fosse un piccolo laccetto che ci tiene ancorati alla vita o a qualcosa che da un parte vorremmo disperatamente lasciar andar via ma che dall’altra non possiamo far altro che continuare a rievocare, re-immaginare, re-intrepretare, come se i nostri – disperati – continui tentativi potessero cambiarne il drammatico finale.

    Dovrò imparare

    a vivere

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1