La nube della non conoscenza
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Un numero crescente di lettori in questi ultimi decenni ha riconosciuto l’importanza della Nube per il rinnovamento della spiritualità nel nostro tempo. Fra i motivi per i quali questo testo suscita tanto interesse c’è la rinuncia al rigorismo ascetico, oltre al fatto che in esso incontriamo un autore che ispira fiducia, perché parla sulla base della propria esperienza personale. Al lettore viene spiegato chiaramente che egli finora ha trascorso il suo tempo, che è qualcosa di molto prezioso e irrecuperabile, del tutto inutilmente. L’affermazione centrale, contenuta nella seguente frase, suona molto moderna: «Il tempo è fatto per l’uomo e non l’uomo per il tempo». lI nostro autore giudica il tempo a partire dall’eternità di Dio, ne fa notare il carattere effimero e lo pone sotto la pretesa di Dio: lo usa nel modo giusto chi resta attento e aperto alla possibilità dell’incontro con Dio. Questo incontro però avviene sempre per brevi momenti, e tali momenti sono riconosciuti come punti d’incrocio tra il tempo e l’eternità; per questo suscitano il desiderio di un loro ripetersi frequente. Ma come si verifica, per l’autore della Nube, l’esperienza del Divino? E’ possibile arrivare a un’esperienza diretta di Dio mediante l’amore. Essa consiste fondamentalmente in un moto dell’amore, orientato a Dio in termini del tutto incondizionati. «Inteso in senso giusto, non si tratta d’altro che di un moto d’amore improvviso, che altrettanto improvvisamente e velocemente balza in Dio, come una scintilla schizza dal carbone infuocato». Attraverso questo amore l’uomo può arrivare all’esperienza della presenza divina.
La Nube ha ispirato l’opera di grandi autori: Thomas Eliot riprende il tema del fuoco dello Spirito ne I quattro Quartetti; Erich Fromm ne parla quando riflette sulla liberazione dei desideri; Aldous Huxley pone la Nube allo stesso livello degli scritti migliori di Meister Eckhart.
Composto verso la fine del XIV secolo da un anonimo inglese in forma di manuale indirizzato a un giovane novizio dell’attività contemplativa, la Nube è un capolavoro di immaginazione e di stile, a un tempo incisivo e duttile, ironico e terso, denso e rarefatto. Pur essendo praticamente impossibile desumere alcunché sulla sua vita a partire dalla sua opera, possiamo però affermare come si trovasse piacevolmente libero dalla miopia spirituale e dal rigorismo ascetico del suo tempo, e ha grande comprensione per le difficoltà iniziali del lettore. Pur possedendo una formazione teologica ampia e fondata, fa capire che l’erudizione teologica non offre affatto una garanzia per esperienze spirituali, anzi può essere loro d’impedimento. La contemplazione - osserva l’anonimo autore - ha a che fare essenzialmente con la libertà spirituale, e il raggiungimento della libertà dei figli di Dio nel senso dell’apostolo Paolo (Rm 8,21) costituisce il presupposto per un incontro diretto con lui.
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Anteprima del libro
La nube della non conoscenza - KKIEN Publ. Int.
Anonimo del XIV secolo
La nube della non conoscenza
L’educazione interiore
KKIEN Publishing International
info@kkienpublishing.it
www.kkienpublishing.it
Prima edizione digitale: 2015
Titolo originale: The cloud of Unknowing. XIV secolo
Traduzione dall’edizione inglese del British Museum del 1922 di Bruno Valli
ISBN 9788899214593
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Indice
Temi presenti nella Nube
PROLOGO
CAPITOLO 1
I quattro gradi della vita cristiana, e il cammino della vocazione di uno per il quale è stato scritto questo libro.
CAPITOLO 2
Breve esortazione all’umiltà e al lavoro di cui parla questo libro
CAPITOLO 3
In che cosa consiste questo lavoro e la sua superiorità nei confronti di ogni altro lavoro
CAPITOLO 4
Brevità di questo lavoro.
Alla contemplazione non si giunge né attraverso la speculazione razionale né attraverso l’immaginazione
CAPITOLO 5
Durante la contemplazione tutte le creature che ci sono state, ci sono e ci saranno vanno ricacciate sotto la nube d’oblio
CAPITOLO 6
Breve considerazione sul lavoro dei libro, a partire da una domanda
CAPITOLO 7
Come ci si deve comportare nei riguardi dei propri pensieri, specie quelli che nascono dall’avidità di sapere e dall’intelligenza naturale
CAPITOLO 8
Un chiarimento su alcuni problemi che possono presentarsi nel corso della contemplazione: il rifiuto della curiosità intellettuale propria dell’animo umano, e la distinzione dei gradi e delle parti tra la vita attiva e quella contemplativa
CAPITOLO 9
Durante la contemplazione, ogni ricordo, anche se si tratta delle cose più sante, è più di ostacolo che di aiuto
CAPITOLO 10
Come si fa a sapere se un pensiero è da considerare peccato o meno; e se è peccato, quando è mortale e quando è veniale
CAPITOLO 11
Occorre dare la giusta importanza a ogni pensiero e a ogni impulso, e stare attenti a non trascurare il peccato veniale
CAPITOLO 12
Con questo lavoro non solo si distrugge il peccato, ma si acquistano anche le virtù
CAPITOLO 13
In che cosa consiste l’umiltà; quando è perfetta e quando è imperfetta
CAPITOLO 14
È impossibile che un peccatore giunga all’umiltà perfetta in questa vita senza passare prima per quella imperfetta
CAPITOLO 15
Breve argomentazione contro l’errore di coloro che sostengono che l’umiltà perfetta deriva dalla coscienza della propria miseria
CAPITOLO 16
Grazie a questo lavoro, un peccatore veramente convertito e chiamato alla contemplazione giunge prima alla perfezione che non facendo qualsiasi altro lavoro; e perdi più in brevissimo tempo può ottenere da Dio il perdono dei peccati
CAPITOLO 17
Il vero contemplativo non ama interessarsi della vita attiva, né di quanto si dice o si fa nei suoi confronti, e non sta a confutare i suoi detrattori
CAPITOLO 18
Anche ai nostri giorni gli attivi si lamentano dei contemplativi, così come Marta fece con Maria. Causa di tutte queste lamentele è l’ignoranza
CAPITOLO 19
Una breve giustificazione dell’autore del libro sul fatto che tutti i contemplativi dovrebbero scusare pienamente gli attivi che parlano o agiscono contro di loro
CAPITOLO 20
La bontà di Dio onnipotente che risponde per conto di tutti quelli che, piuttosto che difendersi dalle accuse, non smettono di amarlo
CAPITOLO 21
L’esatta interpretazione di questa frase del Vangelo: «Maria ha scelto l’ottima parte»
CAPITOLO 22
L’amore meraviglioso di Cristo per Maria, che rappresenta tutti i peccatori sinceramente pentiti e chiamati alla grazia della contemplazione
CAPITOLO 23
Dio risponde e provvede in modo spirituale a favore di coloro che per amor suo dimenticano se stessi
CAPITOLO 24
Che cos’è la carità, e come è veramente e perfettamente contenuta nella contemplazione
CAPITOLO 25
Durante la contemplazione l’anima perfetta non si interessa di nessuna persona in particolare
CAPITOLO 26
Senza una grazia del tutto speciale o una lunga pratica nella grazia comune, la contemplazione si rivela un lavoro molto faticoso. E in questo lavoro qual è il compito dell’anima, aiutata dalla grazia, e quello di Dio
CAPITOLO 27
Chi dovrebbe impegnarsi in questo lavoro di grazia
CAPITOLO 28
Nessuno dovrebbe presumere di poter diventare un contemplativo senza aver prima debitamente purificato la propria coscienza da tutte le azioni peccaminose
CAPITOLO 29
Bisogna impegnarsi continuamente in questo lavoro, sopportarne pazientemente le sofferenze, e non giudicare nessuno
CAPITOLO 30
Chi può biasimare e condannare le colpe degli altri
CAPITOLO 31
Come si deve comportare il principiante nei confronti dei pensieri e degli impulsi peccaminosi
CAPITOLO 32
Due stratagemmi spirituali che possono essere di aiuto al principiante
CAPITOLO 33
In questo lavoro il peccatore viene purificato dai suoi peccati particolari e anche dalla pena che ne consegue: tuttavia non c’è mai un perfetto riposo per lui in questa vita
CAPITOLO 34
Dio dona liberamente e senza vie intermedie la grazia della contemplazione, che non si può in alcun modo meritare
CAPITOLO 35
I tre mezzi che dovrebbe impiegare il principiante nella contemplazione: la «lectio», la «meditatio» e l’«oratio».
CAPITOLO 36
Le meditazioni di coloro che sono già avanti nella contemplazione
CAPITOLO 37
Le preghiere personali di coloro che sono già avanti nella contemplazione
CAPITOLO 38
Come e perché la preghiera breve penetra il cielo
CAPITOLO 39
Come deve pregare il contemplativo, e in che cosa consiste la preghiera; quali parole sono più adatte se si intende pregare oralmente
CAPITOLO 40
Nella contemplazione l’anima non presta particolare attenzione a nessun tipo di vizio o di virtù
CAPITOLO 41
In qualsiasi cosa bisogna usare moderazione, ma non nella contemplazione
CAPITOLO 42
Solo chi è senza moderazione nel lavoro contemplativo, può avere una giusta moderazione nelle altre cose; altrimenti no
CAPITOLO 43
Se uno vuol diventare perfetto contemplativo, deve per forza perdere ogni conoscenza e coscienza di sé
CAPITOLO 44
Quale deve essere l’atteggiamento dell’anima nel distruggere ogni conoscenza e coscienza del proprio essere
CAPITOLO 45
Si chiariscono alcuni errori e illusioni che possono capitare in questo lavoro
CAPITOLO 46
Un buon insegnamento su come evitare questi errori e lavorare con ardore spirituale piuttosto che con vigore fisico
CAPITOLO 47
Un buon insegnamento sulla purezza di spirito necessaria in questo lavoro: l’anima rivela il suo desiderio in una certa maniera a Dio, e in maniera del tutto differente all’uomo.
CAPITOLO 48
Dio lo si serve con l’anima e con il corpo, e la sua ricompensa giunge sia all’uno che all’altra; come si fa a sapere se tutte le armonie e soavità che il corpo avverte durante la preghiera sono buone o cattive
CAPITOLO 49
La sostanza della perfezione sta tutta in una retta intenzione; tutte le armonie e dolcezze e consolazioni che si possono avere in questa vita sono puramente accidentali
CAPITOLO 50
L’amore casto; alcuni provano tali consolazioni solo di rado, altri invece con grande frequenza.
CAPITOLO 51
Bisogna stare molto attenti a non intendere in senso materiale quel che vien detto in senso spirituale, in particolare le parole «dentro» e «in alto»
CAPITOLO 52
Come i giovani discepoli presuntuosi fraintendono «dentro»; gli errori che ne derivano
CAPITOLO 53
I vari atteggiamenti disdicevoli che assumono i falsi contemplativi
CAPITOLO 54
Grazie a questo lavoro l’uomo sa governare se stesso con tutta saggezza e diventa piacevole sia nel corpo che nell’anima
CAPITOLO 55
L’errore di quanti seguono il fervore del loro spirito nel disapprovare il peccato senza la debita moderazione
CAPITOLO 56
Le illusioni che subiscono quelli che fanno affidamento sulle proprie risorse intellettuali e sulla sapienza umana, piuttosto che sulla dottrina e sugli insegnamenti della santa chiesa
CAPITOLO 57
Come i giovani discepoli presuntuosi fraintendono «in alto»; gli errori che ne derivano
CAPITOLO 58
Non bisogna prendere come esempio s. Martino e s. Stefano, per tendere fisicamente in alto la propria immaginazione durante la preghiera
CAPITOLO 59
Non bisogna prendere come esempio l’ascensione corporea di Cristo; il tempo, il luogo e il corpo vanno tutti e tre dimenticati in qualsiasi lavoro spirituale
CAPITOLO 60
La maniera più elevata e più breve per giungere al cielo è quella di correre con il desiderio, e non con i piedi.
CAPITOLO 61
Tutte le cose materiali sono soggette a quelle spirituali e sono da queste governate (seguendo cosa l’ordine naturale), e non il contrario
CAPITOLO 62
Come si fa a sapere se il proprio lavoro spirituale è sotto o fuori o allo stesso livello oppure dentro di sé, e quando è al di sopra di sé, ma al di sotto di Dio.
CAPITOLO 63
Le facoltà dell’anima in generale. La memoria, in particolare, è la facoltà principale che racchiude in sé tutte le altre
CAPITOLO 64
Le altre due facoltà principali sono la ragione e la volontà; il loro operato prima e dopo il peccato
CAPITOLO 65
La prima facoltà secondaria è l’immaginazione; il suo operato e la sua obbedienza alla ragione, prima e dopo il peccato
CAPITOLO 66
L’altra facoltà secondaria è la sensibilità; il suo operato e la sua obbedienza alla volontà, prima e dopo il peccato
CAPITOLO 67
Chi non conosce le facoltà dell’anima e la maniera con cui operano, può essere tratto in inganno con tutta facilità quando si tratta di capire parole e attività spirituali; come l’anima è resa un dio nella grazia
CAPITOLO 68
«In nessun posto» materialmente, significa «dappertutto» spiritualmente; il nostro uomo esteriore chiama «niente» il lavoro di cui parla questo libro
CAPITOLO 69
La sensibilità dell’uomo cambia meravigliosamente nell’esperienza spirituale di questo «niente» prodotto «in nessun posto».
CAPITOLO 70
Come cominciamo a giungere più prontamente alla conoscenza delle realtà spirituali se mettiamo a tacere i nostri sensi, così cominciamo a giungere più prontamente alla suprema conoscenza di Dio, per quel tanto che è possibile avere per grazia su questa ter
CAPITOLO 71
Alcuni riescono ad avere l’esperienza della contemplazione perfetta solo nell’estasi, altri invece quando vogliono e nelle normali condizioni di vita spirituale
CAPITOLO 72
Il contemplativo non può giudicare un altro in base alla sua esperienza
CAPITOLO 73
A somiglianza di Mosè, Bezaleel e Aronne, che si occuparono dell’Arca dell’Alleanza, simbolo della contemplazione, noi arriviamo in tre maniere diverse a questa grazia della contemplazione
CAPITOLO 74
Un’anima particolarmente portata a fare questo lavoro non può leggere o parlare o sentire qualcun altro leggere o parlare del contenuto di questo libro, senza provare una vera e propria consonanza con il fine a cui tende questo stesso lavoro; vi si ripete
CAPITOLO 75
Alcuni segni attraverso i quali possiamo sapere con certezza se siamo chiamati da Dio al lavoro della contemplazione
LETTERE
LETTERA SULLA PREGHIERA
LETTERA SUL DISCERNIMENTO
LETTERA DI DIREZIONE SPIRITUALE
Temi presenti nella Nube
I. LA MISTICA MEDIEVALE IN INGHILTERRA
Anche in Inghilterra la mistica ha vissuto nel medioevo un eccellente periodo di fioritura. Qui ricevette un impulso decisivo allorché monaci cistercensi vennero inviati dal loro abate Bernardo di Chiavaralle sull’isola, per diffondervi quella nuova religiosità «affettiva» che considerava come vertice della vita cristiana la dedizione d’amore dell’anima alla persona del Dio fatto uomo. Ancora oggi chi viaggia per l’Inghilterra può ammirare le rovine impressionanti delle abbazie cistercensi di Byland, Fountains e Rievaulx (tutte nella contea dello Yorkshire).
Mentre, in un primo tempo, a fare di questa pietà, che si basa su un’esperienza del tutto personale, il contenuto della loro vita sono numerosi eremiti, nel sec. XIV prende avvio un movimento mistico in senso proprio, poiché molte persone vengono sospinte dal desiderio di una vita che renda possibile l’esperienza diretta di Dio.
Una figura molto avvincente, nella mistica inglese, è Walter Hilton. Egli ha studiato a Cambridge e a Parigi; sceglie poi anche lui, la forma di vita dell’eremita; ma ben presto vi rinuncia. Termina la sua vita come canonico agostiniano. Anche i suoi testi mistici sono determinati in parte dalla teologia agostiniana. Nella sua opera principale, la Scala della perfezione, tratta la questione del come riconquistare, con l’aiuto della contemplazione, la perduta somiglianza con Dio. L’uomo deve rinunciare ai legami col mondo terreno, in un primo tempo egli non scorge altro che una notte oscura. Ma se possiede il giusto amore per Dio, attraverso questa notte arriva alla luce della conoscenza divina, un’affermazione questa che fa già pensare all’autore della Nube della non-conoscenza (The cloud of unknowing), che operò contemporaneamente a Hilton.
A questa generazione appartiene anche una mistica, di cui è tramandato il nome di Giuliana, e che condusse una vita da eremita in una cella vicino o all’interno della chiesa della sua città natale di Norwich. Nella sua singolare opera, la Rivelazione dell’amore divino, che secondo la tradizione della letteratura mistica femminile è rivestita della forma di visioni spirituali, tratta del piano di Dio per l’umanità. Ella riceve la certezza consolante che il mondo è sostenuto, fino alla fine, dall’amore divino e che anche il peccato ha una funzione importante nel piano salvifico. E’ sorprendente la profondità di pensiero che caratterizza queste visioni spirituali.
Ma quali furono i motivi per cui soprattutto nel tardo sec. XIV in Inghilterra un numero sempre più grande di persone si interessarono alla mistica, in modo tale da dare vita ad un ampio movimento? Alcuni di questi motivi sembrano attuali anche oggi. E’ diventato di moda infatti accostare la situazione del sec. XIV al nostro tempo. Il libro di B. Tuchmans, Lo specchio lontano, che descrive molto vivacemente la vita di quel secolo, può essere considerato un esempio al riguardo. E’ caratteristico del sec. XIV il sentimento molto diffuso d’insicurezza dell’esistenza umana, minacciata da mille pericoli. L’esperienza della morte improvvisa di molte persone era molto estesa. Durante gli anni tra il 1348 e il 1369, infatti, le popolazioni furono colpite più volte dalla peste, temuta come la morte nera, che si portò via fino a un terzo delle persone, tanto che a volte interi villaggi venivano estirpati.
C’era inoltre l’atmosfera di guerra, che era parte Costitutiva della realtà di vita di quel tempo, poiché l’Inghilterra si trovava in un confronto aspro e prolungato con la Francia, noto come la guerra dei cent’anni.
Dall’altro lato, in quel periodo abbiamo anche gli inizi di un’impresa capitalistica, con un’enorme espansione del benessere e una produzione considerevole in vari settori artigianali. Meraviglia del resto come già allora il rumore insopportabile e l’aria cattiva della città di Londra venissero criticate in una poesia satirica da uno dei suoi abitanti.
Come conseguenza dell’importanza dell’economia finanziaria che stava iniziando, si diffuse una brama di denaro e di beni materiali fino ad allora sconosciuta che intaccò anche il clero, gli ordini mendicanti e talvolta persino gli ordini monastici (con la lodevole eccezione dei certosini) tanto che gli spiriti critici del tempo) ne erano molto turbati. Si comprende quindi come in quel tempo molte persone, deluse di fronte alla problematicità della realtà terrena, nutrissero il desiderio di trovare Dio attraverso la mistica.
I lettori ai quali erano destinati i testi mistici erano soprattutto cittadini, membri dell’alta e bassa nobiltà, come possiamo dedurre da alcune significative opere postume di questo tempo giunte a noi. Sorprende che una gran parte di questo pubblico fosse costituita da donne, molte delle quali, per mancanza di sicurezza sociale, cercavano protezione nei monasteri. Un grande numero di uomini e di donne si sforzava tuttavia di fare esperienze spirituali senza rinunciare ai legami sociali. E’ per simili lettori, ad esempio, che Walter Hilton compose appositamente una lettera, sulla forma di vita detta «mista», che combina insieme l’azione e la contemplazione. Poiché c’erano sempre più laici che volevano essere istruiti nella loro lingua sul come diventare partecipi di esperienze mistiche, sorse un grande bisogno di testi adatti. Questo compito fu assunto prevalentemente dagli ordini, in Inghilterra soprattutto dai certosini. Di enorme importanza fu comunque la cura spirituale di questo pubblico laico da parte di alcuni direttori di anime destinati a ciò. L’autore della Nube era uno di questi.
Il. GLI SCRITTI DELL’ANONIMO AUTORE
Per quanto si sia tentato di scoprire chi è l’anonimo autore della Nube, questi continua a restare nascosto dietro la propria opera, com’era evidentemente sua intenzione. E’ pressoché impossibile desumere alcunché sulla sua vita a partire dalla sua opera. Si può semplicemente dire che, terminati gli studi a Oxford o a Cambridge, esercitò il ministero di sacerdote, religioso o secolare.
Egli è piacevolmente libero dalla miopia spirituale e dal rigorismo ascetico, e ha grande comprensione per le difficoltà iniziali del lettore. Pur possedendo una formazione teologica ampia e fondata, fa capire che l’erudizione teologica non offre affatto una garanzia per esperienze spirituali, anzi può essere loro d’impedimento. Una parte del suo pubblico di lettori deve essere costituita da persone che vivevano ritirate dal mondo, in monasteri o come eremiti. Che costoro vivessero soprattutto in campagna è inoltre suggerito dal fatto che l’autore sceglie i suoi paragoni illustrativi prevalentemente dall’ambiente rurale. Il suo compito specifico consisteva senz’altro nell’occuparsi, come direttore d’anime, di persone che si proponevano l’obiettivo dell’esperienza mistica. Alcune delle sue opere sono concepite addirittura come risposte scritte a questioni suscitate dalla cerchia dei suoi seguaci. In parte però i suoi destinatari sono anche lettori che continuavano a praticare una vita attiva, cercando di arricchirla mediante l’esperienza spirituale. La contemplazione - osserva il Nostro - ha a che fare essenzialmente con la libertà spirituale, e il raggiungimento della libertà dei figli di Dio, nel senso dell’apostolo Paolo (Rm 8,21), costituisce il presupposto per un incontro diretto con lui.
La Nube è a ragione la sua opera più nota, poiché vi sviluppa le idee fondamentali della propria mistica, mentre gli altri scritti contengono sostanzialmente integrazioni e modificazioni delle sue idee principali.
Un tratto comune delle sue opere è che sono fortemente ancorate alla Bibbia e alla tradizione della teologia latina. L’autore si sforza anche notevolmente di prendere le distanze da movimenti pseudo-mistici, che erano alquanto numerosi anche in quel tempo. Inoltre sembra particolarmente degno di nota il fatto che in questi testi il desiderio di un’esperienza contemplativa di Dio non sia motivato primariamente dal disinganno per il mondo.
III. LE IDEE FONDAMENTALI DELLA NUBE DELLA NON-CONOSCENZA
Un numero crescente di lettori in questi ultimi decenni ha riconosciuto l’importanza della Nube per il rinnovamento della spiritualità nel nostro tempo. Fra i motivi per i quali questo testo suscita tanto interesse c’è la rinuncia al rigorismo ascetico, oltre al fatto che in esso ci viene incontro un autore che ispira fiducia, perché parla sulla base della propria esperienza personale.
Al lettore viene spiegato chiaramente che egli finora ha trascorso il suo tempo, che è qualcosa di molto prezioso e irrecuperabile, del tutto inutilmente. L’affermazione centrale, contenuta nella seguente frase, suona molto moderna: «Il tempo è fatto per l’uomo e non l’uomo per il tempo». lI nostro autore giudica il tempo a partire dall’eternità di Dio, ne fa notare il carattere effimero e lo pone sotto la pretesa di Dio: Dio, come datore del tempo, esige che gli si renda conto del come esso viene utilizzato. Lo usa nel modo giusto chi resta attento e aperto alla possibilità dell’incontro con Dio. Questo incontro però avviene sempre per