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La Voce: Il Dominio sull'umanità silente
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La Voce: Il Dominio sull'umanità silente
E-book365 pagine5 ore

La Voce: Il Dominio sull'umanità silente

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LA VOCE - Il Dominio sull'umanità silente
Un romanzo di Roberto Ferraresi

In un futuro neanche troppo lontano...Nell’anno 2332 il pianeta Terra tornato ad un apparente stato di pace, dopo le guerre e le pandemie dei secoli precedenti, è governato da un unico ordine mondiale, chiamato l’Ordine dei Dieci.
Il progetto per l’evacuazione del pianeta Terra, nominato “Earth Free”, imposto dall’Ordine dei Dieci, tarda però nella sua applicazione.
Il loro oppositori sono gli ultimi ribelli della resistenza.
In netta minoranza tentano una disperata opposizione alla deportazione.
Il Capitano Tommaso Kairos, al soldo dei Dominio, il corpo speciale dell’Ordine, sarà inviato da Marte nella sua amata città di Torino, nel governatorato Italico sul pianeta Terra. Il suo incarico sarà stanare e catturare gli ultimi oppositori. Ben presto scoprirà essere, un compito non facile.
Ma quando una Voce interiore metterà in dubbio ciò che sta facendo, Tommaso dovrà compiere delle scelte tra le sue convinzioni e gli ordini ricevuti.

Un romanzo di fantascienza distopica che prende spunto dagli accadimenti attuali, pandemie, guerre, inquinamento e differenze sociali. Ponendo così, in una storia fantastica e romanzata dei punti di riflessione sulle scelte che i popoli della Terra dovranno affrontare.
LinguaItaliano
Data di uscita14 dic 2022
ISBN9798721697463
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    Anteprima del libro

    La Voce - Ferraresi Roberto

    Dedicato a chi ha compreso che la realtà è una fantasia che qualcuno ha realizzato.

    LA VOCE

    Il dominio sull’umanità silente

    un romanzo di

    Roberto Ferraresi

    Copyright © 2022 Roberto Ferraresi

    Tutti i diritti riservati.

    Codice ISBN: 9798366049610

    Casa Editrice

    Independently published

    "Questa opera è pubblicata direttamente dall’autore tramite Self-publishing e l’autore detiene ogni diritto della stessa in maniera esclusiva. Nessuna parte di questo libro può essere pertanto riprodotta senza il preventivo assenso

    Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti, narrati in questo romanzo, è puramente casuale e frutto di fantasia.

    SOMMARIO

    Prefazione                                                                     9

    Ultimo messaggio                                                         15

    Destinazione Terra                                                            21

    Trame nell’oscurità                                               69

    La missione                                                           85

    Le verità nascoste                                               143

    Quello che non ti aspetti                                    183

    Nemici amici                                                      209

    Fazioni allo sbaraglio                                                 251

    Un nuovo mondo                                                        297

    La Voce      

    Il dominio sull’umanità silente

    www.roberto-ferraresi.com

    PREFAZIONE

    Nell’anno duemila trecento trentatré, l’obbiettivo imposto dall’ordine mondiale era quello di stanare gli ultimi oppositori ribelli al progetto Earth Free.

    Il tempo della tolleranza era terminato. A qualsiasi costo e senza condizioni, anche gli ultimi oppositori dovevano essere evacuati dal pianeta Terra e condotti sulle colonie, create appositamente nei decenni precedenti su Marte e su Venere...

    La comunità scientifica, patrocinata dall’Ordine dei Dieci, aveva dimostrato che l’inquinamento e lo sfruttamento che l’uomo aveva perpetrato nei millenni, erano la causa che aveva generato le numerose pandemie che avevano falcidiato la popolazione mondiale nei secoli. Oltre ad aver esaurito la capacità del pianeta di rigenerarsi.  L’unica soluzione a cui erano giunti era che fosse necessario spostare l’intera popolazione mondiale altrove.

    Forte di questo studio, l’Ordine Mondiale dei Dieci decretò la completa evacuazione e la messa in quarantena del pianeta Terra per un periodo non inferiore a cinquecento anni, al fine di salvaguardarne l’integrità e la sopravvivenza dalla specie umana.

    Tutto ebbe inizio dopo una lunga serie di pandemie che si manifestarono all’inizio del primo secolo. Queste nel loro susseguirsi, portarono il pianeta ad una grande depressione economica, che generò conseguentemente, fame e disuguaglianza sociale tra i popoli del pianeta. Le conseguenze furono così inevitabili. Con il solo fine di accaparrarsi scorte energetiche e alimentari gli stati del pianeta entrarono in una lunga e interminabile guerra tra di loro. Tutto questo ovviamente, non fece altro che peggiorare in maniera esponenziale la situazione, portando il pianeta Terra verso un baratro globale.

    Dopo la metà del secondo secolo i governi dei vari continenti, stremati dalle guerre e dai debiti, furono costretti a sedersi ad un tavolo di pace. Dopo lunghe trattative, si convenne che l’unica strada per uscire dalla catastrofe globale, fosse quella di creare una cabina di regia formata dalle migliori menti conosciute, per consentire la transizione ad un nuovo governo centrale. L’accordo in fine si raggiunse quando il potere economico, concentrato in dieci famiglie si impegnò a finanziare la nascita del nuovo governo, in cambio di una guida globale congiunta.

    Convinti che una guida unica fosse la strada maestra per superare le avversità, i governi del pianeta uniti, rinunciarono alla loro sovranità, votando all’unanimità la nascita di un unico governo centrale chiamato l’Ordine dei Dieci.

    Da qui ebbe inizio la fine del mondo per come l’umanità l’aveva conosciuto. Il nuovo inizio fu la promessa di un futuro di pace e di prosperità per tutti.

    I popoli della Terra festeggiarono a lungo il cambio di passo che il nuovo governo centrale aveva garantito loro.

    Come promesso dall’Ordine dei Dieci, come primo atto formale fu ordinato un grande Reset dei debiti di ogni Paese, con la promessa di equilibrare ogni economia e garantire quindi un’equità sociale paritetica su scala globale.

    Per una migliore gestione dei territori, i vari stati furono suddivisi in governatorati e affidati, inizialmente, a figure di spicco nominate direttamente dall’Ordine.

    La gestione della proprietà di tutte le più grandi aziende necessarie a garantire prodotti e servizi alle popolazioni mondiali, passò sotto il completo controllo dello stato centrale. Il passo che ne seguì negli anni successivi fu l’abolizione della libera impresa, anche la più piccola, ritenuta ormai una pratica inefficiente e priva di controllo.

    Per garantire equità, era necessario eliminare ogni differenza sociale.

    Il nuovo motore che doveva sospingere l’umanità verso la nuova frontiera non poteva più essere il denaro. Essendo oramai digitalizzato, dai governi precedenti all’era dell’Ordine, e controllato successivamente da un’unica banca centrale mondiale, fu semplice abolirne la circolazione e lo scambio per merci e servizi.

    Al suo posto fu istituito un nuovo parametro di gratificazione per il lavoro prestato da ogni singolo individuo, chiamato Crediti di merito

    Da quel giorno venne garantito ad ogni essere sulla Terra ogni tipo di sussistenza necessaria ad un’esistenza dignitosa. Casa, cibo, assistenza sanitaria e lavoro.

    Si fece credere ai popoli che chi avesse voluto scalare in maniera meritocratica la propria posizione sociale, poteva farlo, prestando servizio per lo stato e dimostrando la propria eccellenza sul campo. Nei fatti le cose non andarono così. La corrente del pensiero unico dominante spartiva potere sempre e solo in una direzione, quella decisa dall’Ordine.

    L’esigenza di salvaguardare l’ecosistema della Terra, nonostante la gestione severa di ogni forma di inquinamento e di gestione delle risorse, che già precedentemente si era perpetrato, si fece presto impellente. La continua crescita della popolazione mondiale, e la conseguente necessità di consumi, metteva in evidenza il disastroso impatto che questi aveva sull’eco sistema.

    La necessità di verificare l’impatto demografico divenne così necessario, le nascite vennero quindi calmierate attraverso un sistema di controllo.

    Vista l’esigenza di verificare la salute del popolo per i continui rischi di infezione dai virus, ancora largamente presenti, si decise di innestare alla popolazione mondiale un micro-cip con la tecnologia dei nano droidi, che permettesse anche di monitorarne il controllo demografico.

    Nonostante l’obbligo imposto, e le campagne d’informazione martellanti diramate dai media sotto ordine del governo, non tutti si resero disponibili all’innesto.

    A lungo si tentò di osteggiare, con ogni forma di coercizione chi si opponeva, anche a chi si difendeva dietro ad un diritto etico o religioso. A nulla servì l’esile voce di chi si opponeva.

    Dopo che anche le religioni furono abolite, perché considerate prive di fondamento e disorientanti, alcuni gruppi spontanei di ribelli si diedero alla macchia, cercando di contrastare le privazioni che il governo dei Dieci aveva cercato di imporre loro.

    Questo fu solo l’inizio...

    L’ultimo messaggio

    Mi chiamo Tommaso Kairos e sono al comando come unico passeggero, del vascello interstellare Spem. Mi sto apprestando a compiere l’ultimo dei sette salti intergalattici grazie ad una mirabolante tecnologia che è l’ala di spinta Cregh. Ancora una volta piegherò lo spazio e il tempo per raggiungere l’ultimo anello di congiunzione che mi condurrà al centro dell’universo.

    Dai miei calcoli sono trascorsi sette giorni del tempo terrestre dalla mia partenza, ma qui tutto ciò non ha un senso. Da ciò che recentemente ho appreso, il tempo che io considero presente, qui e ora, è solo una congettura della mia mente razionale. Lo scorrere del tempo come noi lo conosciamo è errato, il passato è solo un’eco del mio presente, ed il futuro è solo una improbabile visione di un presente che ho idealizzato quando tutto questo, ancora una volta era già passato.

    Mio malgrado, stento a credere che tutto ciò possa solo essere una qualche forma di illusione...ma sembra sia così.

    La mia mente razionale mi impedisce di comprendere a pieno questa esperienza, ma a dire il vero tutto ciò ha poca importanza... Quello che conta davvero è la storia che ho da raccontare. Una storia che riguarda tutti noi.

    A lungo ho lottato con la mia razionalità per accettare quanto sto vivendo, ma avevo la ferma necessità di renderlo reale. Vi racconterò di qualcuno che al di sopra della nostra comprensione... della mia comprensione, mi ha istruito per questo viaggio. E ora sono qui, ad un passo dal compimento.

    Senza le sue informazioni non avrei mai potuto nemmeno immaginare di spingermi sino a qui, oltre l’inimmaginabile.

    Sto registrando questo mio ultimo messaggio, perché volevo essere certo che nulla di tutto ciò andasse perso. Perché ciò che ho vissuto sia per tutti voi di aiuto per ritrovare la speranza in un mondo migliore.

    Vi garantisco che un nuovo credo universale a cui rivolgere lo sguardo esiste, ed io come voi tutti, ne sono parte.

    Per comprendere a pieno ciò che ci attende, sono giunto alle porte di un confine che mi condurrà al centro dell’universo e a questo devo dare un senso.

    Non posso negare che il viaggio che ho intrapreso è nato principalmente dalla mia brama di conoscenza, ma è anche figlio di una domanda a cui devo dare quella risposta che mi è stata offerta. Salvare l’umanità dal baratro di oscurità in cui è precipitata.

    Ecco perché, prima di questo ultimo passo, sento la necessità di assolvere un compito che credo sia fondamentale, per me e per tutti voi che mi ascolterete.

    È stata la mia razionalità ad impormi di vedere con i miei occhi ciò che solo il mio cuore percepisce come reale.

    Ho ascoltato nel mio profondo chi ha saputo farmi comprendere che la promessa di una nuova speranza, e una nuova rinascita sia a portata di mano per tutti noi.

    Ed è sempre per questa esigenza di rendere reale ciò che ho vissuto che mi impone di raccontarvi, cosa mi ha condotto qui... quanto ho vissuto prima, e sento di doverlo fare ora, prima dell’ultimo salto, prima dell’oblio che la mia mente teme e brama allo stesso tempo.

    Vi narrerò una storia che potrà avere dell’incredibile per alcuni, ma è la verità che ho vissuto e che mi appresto ad affrontare.

    È passato un tempo di cui non ho più coscienza, da quando mi addestravo per essere un comandante delle forze speciali che molti di voi conoscono come il Dominio.

    È passato del tempo da quando al servizio dell’Ordine dei Dieci ho utilizzato la forza per assecondare la follia di chi ha deportato l’umanità sulle colonie di Marte e di Venere, solo per appropriarsi di ciò che apparteneva a tutti noi. La nostra casa.

    C’è stato un tempo in cui credevo che ciò che stessi facendo fosse la cosa giusta.

    Ma così non è, e non lo è mai stato, vi hanno ingannato almeno quanto lo hanno fatto con me.

    Ci hanno usato come pecore di un gregge per darci in pasto ai lupi più feroci.

    Hanno pianificato per centinaia di anni questo genocidio fisico e psicologico dell’umanità.

    Molte persone buone di cuore, innamorate della vita e dell’umanità hanno dato la loro esistenza per permettermi di essere qui e ora. La loro fede in ciò in cui credevano le ha rese forti e determinate, più di quanto io abbia mai anche solo immaginato di essere.

    Il mio essere dubbioso, la mia insaziabile necessità di vedere e di toccare quel qualcosa in cui oggi credo, ma di cui non riesco a prendere atto se non attraverso i limiti dei miei insignificanti sensi terreni, mi ha spinto in questo viaggio attraverso l’universo...

    Se la cecità che ha lungo ha offuscato il mio cammino, non fosse solo stato un mio mero limite umano, e la mia fede che non conoscevo, mi avesse dato modo di agire prima che molte cosa accadessero, seguendo solo l’istinto che il mio cuore bramava, forse avrei guadagnato tempo...

    Già il tempo, questo sconosciuto.

    Ciò che mi appresto a raccontarvi mi permetterà non solo di condividere ciò che ho appreso, e la speranza che mi auguro di donare all’umanità, ma deve darmi anche modo di farvi comprendere quale sia stata la mia incapacità di agire diversamente.

    Molti di voi probabilmente non hanno più coscienza di cosa voglia dire avere fede, avere un credo da perseguire. Da un tempo di cui non ho memoria, ogni forma di credo è stata abolita, non tanto perché nei secoli le diverse ideologie si siano contrapposte, spesso errando, e si siano combattute in nome di un Dio diverso.

    No, fratelli miei, questa negazione vi è stata imposta per un motivo più subdolo, più feroce e profondo.

    Ciò che abilmente ci hanno tolto è stata la speranza, la capacità di immaginare che oltre la nostra umanità vi fosse un qualcosa o un qualcuno che ci potesse essere vicino, supportandoci nei momenti di difficoltà o di sconforto.

    Ci è stata levata quella capacità di credere in un qualcosa di superiore alla nostra fragile carnalità, a quel qualcosa, che esista o no, che nei millenni ci ha spinto oltre noi stessi, rendendoci capaci di andare oltre le nostre aspettative.

    Ci è stata levata l’opportunità di renderci migliori, imponendoci un credo che non può essere il nostro, l’individualità è ciò che ci rende unici, speciali, la collettività è il corpo che ci evolve come popolo.

    Ci hanno fatto credere che avere un credo in un essere superiore fosse un male, perché dovevamo solo credere in loro, nel loro modo di agire e nei pensieri che ci hanno subdolamente convogliato nella mente giorno dopo giorno, anno dopo anno, secolo dopo secolo.

    Ci hanno fatto credere che il mondo ci si fosse rivoltato contro per vendicarsi di ciò che avevamo fatto alla madre Terra.

    Ci hanno drogato la mente istillandoci l’odio tra fratelli, ci hanno fatto credere che la diversità non fosse frutto del dono dell’individualità, ma che fosse solo il frutto di un’intolleranza.

    Ci hanno fatto credere che le pandemie fossero frutto della nostra arroganza e non della natura, quando erano loro con biechi esperimenti che si preparavano ad annientarci.

    Ci hanno condotto in guerre senza scopo, facendoci credere che privando l’altro, noi saremo sopravvissuti.

    Ci hanno privato del diritto di essere ciò che volevamo, e di vivere nel nostro nome, solo per il loro bieco interesse.

    Ci hanno integrato ad una tecnologia folle, inserendoci innesti per controllarci, condizionarci, per annullare il nostro pensiero e uccidere quell’individualità che ci rendeva unici.

    Ci hanno reso marionette, schiavi di un unico pensiero, legati ad un filo nelle loro mani.

    Chi mi ha guidato con amore e sapienza in questo viaggio, lo ha fatto con un solo intento, dare a tutti noi una nuova speranza, un nuovo credo.

    Lasciate che vi si narri questa storia e fate in modo che giunga ovunque, così come vi verrà raccontata.

    Voglio essere il più chiaro possibile perché comprendiate che questa non è la mia storia, ma la storia di uno di noi.

    Questa è la storia di chi ha compreso che la realtà è solo una fantasia che qualcuno ha realizzato.

    Aprite i vostri cuori e le vostre menti, perché questo messaggio possa essere di monito e di insegnamento per tutti noi.

    Io ho scelto di ribellarmi, voi cosa sceglierete?

    Destinazione terra

    Colonia di Marte anno 2332.

    Era giunto il giorno, quel tanto agognato giorno in cui Tommaso avrebbe finalmente coronato il suo sogno, un sogno che grazie alla sua determinazione aveva saputo trasformare in realtà. Se vedi un uomo su una montagna è chiaro che nessuno ce l’ha portato, questo si ripeteva sempre Tommaso nei momenti in cui doveva motivarsi. Aveva rinunciato a molto ed aveva investito tanto sul suo obbiettivo. Oggi era quel giorno in cui quell’intuizione era diventata realtà, ciò che molti anni addietro aveva solo immaginato, in questo giorno aveva finalmente iniziato a prendere forma...

    Tommaso era parte di una delle ultime generazioni nate sulla Terra. Era nato in uno dei territori considerati tra i più belli dell’intero pianeta, il governatorato dell’Italia, e precisamente nella città di Torino. Paese che suo malgrado aveva dovuto lasciare in giovane età, dopo la morte del padre Giovanni, un giovane e promettente ingegnere nel campo delle intelligenze artificiali. Il consiglio scientifico del Governo dei Dieci aveva deciso di trasferire, per questioni di sicurezza mondiale, ciò che rimaneva della sua famiglia sulle colonie di Marte.

    Ciò che rimaneva della sua famiglia era sua madre, Athena Kairos. Una donna con un’intelligenza fuori dal comune, nata nella regione del governatorato greco. Sua madre era una scienziata del dipartimento scientifico della difesa militare, considerata una fuoriclasse per le sue capacità. Dagli anni dell’università, dove si erano conosciuti e amati dal primo giorno, insieme a suo padre Giovanni, studiavano dei vaccini sperimentali ad innesto nanotecnologico, governati dalle intelligenze artificiali, per immunizzare le popolazioni dall’ormai incessante protrarsi delle continue pandemie che avevano devastato la popolazione mondiale per secoli. Fu proprio uno di quei maledetti virus, da cui cercavano di proteggersi, che li separò per sempre. Da allora Tommaso non vide mai più negli occhi di sua madre quella luce che aveva quando il suo sguardo incrociava quello di suo padre, ma di questo e di molto altro, tra di loro non ne parlarono mai.

    Athena era una donna forte e caparbia, il suo lavoro era tutto per lei. Tommaso nel suo piccolo, sin dalla sua giovane età, decise di abbracciare la visione della vita che lei aveva saputo trasmetterle, in modo quasi ossessivo. Osservare la vita, in maniera pragmatica, coerente e scientifica.

    Tommaso era cosciente che era stato solo grazie all’influenza che sua madre aveva esercitato sui vertici del consiglio, se lui era riuscito ad accedere all’accademia militare. Lei aveva cercato in ogni modo di convincerlo a seguire le sue orme nella scienza, ma Tommaso aveva un sogno, tornare ancora sul pianeta Terra, reso oramai off-limits ai comuni mortali, e la sua intuizione fu proprio che avrebbe potuto farlo solo entrando nei corpi speciali del Dominio.

    I ricordi della sua terra natale erano ancora perfettamente presenti in lui. Torino era una città riconosciuta a livello mondiale per le sue università della scienza, era stata rifondata dopo la guerra sulle ceneri della vecchia città, cercando il più possibile di mantenere intatto il suo tratto storico nel piccolo centro rimasto.

    Si raccontava che Torino storicamente, fosse una città industriale che nella fine del secondo millennio seppe ridarsi una nuova immagine. Più giovane e con uno sguardo rivolto alla nuova era che negli anni si era intrapresa per avere dei territori eco sostenibili.

    Tommaso da ragazzo, amava cercare in rete quelle immagini storiche negli archivi. Il verde che primeggiava sull’antica città attraversata dal suo fiume Po faceva da contorno al suo pittoresco centro storico, con le vie illuminate e i suoi eleganti locali che ne abbellivano il contesto, sembrava essere protetto dalle lussureggianti colline che lo abbracciavano rendendo agli occhi di chi osservava, una visione elegante ed accogliente. Sullo sfondo le imponenti catene montuose ne esaltavano la maestosità, come in uno di quegli antichi dipinti che si trovavano in rete.

    Tommaso da bambino aveva visitato una sola volta con i suoi genitori il museo della città antica, camminare nell’antica piazza Vittorio Veneto gli era sembrato un sogno, percorrere la via Po’ con i suoi marmi sul selciato e gli archi in cemento e pietra che la incorniciavano era stata una vera emozione.

    Quando giunsero nella piazza Castello, dove era ancora visitabile buona parte del palazzo reale si sentì come se avesse fatto un vero e proprio viaggio nel tempo. Tutto era così perfetto e coinvolgente, quasi fosse un luogo immaginario costruito ad arte per riempire la mente di emozioni.

    Purtroppo, il simbolo di quella città, la Mole Antonelliana andò distrutta durante la guerra e quello che ne restava da visitare, era solo una riproduzione, dicevano fosse stata ricostruita fedelmente gli addetti ai lavori, ma Tommaso che era uno scrupoloso osservatore sin da bambino, aveva scovato molte discrepanze visionando i file dell’antico monumento.

    La Torino che lui aveva conosciuto era ben diversa da quelle immagini, era un agglomerato di edifici in acciaio e vetro ma perfettamente inseriti in un contesto naturale. Dall’alto, quei palazzi non erano visibili per il tanto verde che li sovrastava. La circolazione dei mezzi di trasporto delle persone per i pochi cittadini rimasti, era stata sapientemente inserita nel sottosuolo ricavato dalle fondamenta della vecchia città, quasi fosse necessario impedirne la vista ai cittadini che si muovevano agevolmente e distanziati, negli spazi esclusivamente pedonali, alimentati dai nastri di trasporto elettrici.

    In quel tempo gli unici mezzi di trasporto che rimanevano sempre ben visibili erano quelli delle forze dell’ordine e delle unità sanitarie, che vigilavano costantemente sulla popolazione nei suoi spostamenti.

    Si narrava che ci fu un tempo in cui la socialità era consentita, sembrava quasi assurdo pensarlo. Eppure, era vero. Gli archivi accessibili a pochi narravano che le persone quando s’incontravano si salutavano dandosi una stretta di mano, come forma di amicizia e di rispetto.

    Gli italici come altri antichi popoli del mediterraneo sembrava che fossero particolarmente socievoli nella loro capacità di espressione. Infatti, si narrava che amassero addirittura abbracciarsi per manifestare la loro gioia nel vedersi.

    Quegli antichi riti si persero definitivamente con la fine del ventunesimo secolo. Le pandemie che avevano iniziato ad imperversare proprio in quel secolo, non si arrestarono più, ed il mondo cadde in un periodo oscuro e difficile dove la parola socialità sembrò diventare quasi un’espressione impronunciabile.

    Sulle colonie di Marte si parlava ancora molto della Terra, i vecchi raccontavano ai giovani nativi, figli dei primi coloni marziani, ciò che ricordavano di quel pianeta. Sembrava si divertissero osservarli increduli del fatto che esisteva un mondo dove l’aria che respiravano non fosse prodotta artificialmente e dove l’acqua sgorgava dal sottosuolo in maniera naturale.

    Le colonie di Marte furono le prime che vennero popolate, proprio dai fondatori al servizio dell’Ordine Mondiale dei Dieci.

    Al fine di creare un’ambiente dove crescere i propri figli per gli anni a venire, si preoccuparono di costruire degli ambienti verdeggianti che potessero ricreare visivamente degli spazi similari alla Terra. Soprattutto nelle colonie terrene del pianeta dove c’erano i principali siti di estrazione dell’acqua, erano riusciti a riprodurre degli ambienti con dei laghi artificiali e intere zone boschive.

    La produzione dell’aria respirabile eco prodotta, e quegli ambienti ricreati simili alla terra, rendevano quei territori quasi un’oasi felice per le famiglie della media élite, sostanzialmente composta da scienziati, ricercatori e i militari di alto grado che la popolavano.

    Il popolo della produzione, diversamente, viveva per lo più sulle colonie poste al limite dell’orbita del pianeta, dove l’aria e l’acqua venivano costantemente riciclate e razionate.

    Quegli ambienti Tommaso li aveva visti solo qualche volta, durante il suo percorso di esercitazione aveva attraccato con la sua nave trasporto per fare delle simulazioni di evacuazione.

    Solo allora aveva avuto modo di prendere coscienza di quali difficoltà dovessero affrontare le popolazioni che le abitava. Le limitazioni erano molte, le città volanti andavano costantemente rifornite e visto il traffico dei trasportatori che vi attraccavano, il rischio anche minimo di importare un virus era una costante, questo era il principale motivo per cui gli abitanti delle città volanti conducessero una vita riservata.

    Le genti di quei territori erano per lo più addetti alla produzione di beni e servizi per la popolazione che abitava sul pianeta di Marte. In cambio ricevevano gli approvvigionamenti necessari alla loro sussistenza. A loro volta alcuni di quei beni e servizi venivano rimodulati in parte dal reparto scientifico per rifornire l’alta élite dei pochi che abitavano ancora sul pianeta Terra.

    Altra cosa erano le colonie poste su Venere. Tommaso non le aveva mai visitate, se non virtualmente. Erano per lo più città poste al limite dell’orbita. Ed erano prevalentemente concesse agli emarginati che non si erano integrati volontariamente agli obblighi imposti dal governo dell’Ordine. Oltre alle colonie penali dove veniva recluso chiunque commettesse un reato contro lo stato o contro le persone.

    Il segnale all’accoglienza della sua stanza suonò improvvisamente, riportando allo stato di veglia presente Tommaso.

    Era stata una notte lunga e priva di sonno, per qualche istante aveva avuto quasi la sensazione di essere entrato in un loop temporale. Il suo sguardo per l’intera nottata non aveva fatto altro che spostarsi dall’indicatore dell’orario alla sua nuova e fiammante divisa lasciata volutamente appesa come fosse un trofeo sullo stipite dell’armadio scorrevole, posto frontalmente al suo letto.

    A suonare alla sua porta, era Andrej, il suo amico e compagno di squadra. Andrej non si poteva dire che fosse una persona particolarmente socievole, quando ancora frequentavano l’accademia lo avevano soprannominato la macchina.

    Di origine del governatorato russo, aveva un fisico possente che probabilmente ne aumentava l’immagine inquietante. Lui non sembrò mai dargli molta importanza, anzi con il tempo, trovò il modo per prendersi gioco dei suoi stupidi schernitori, facendo suo quel nome.

    In effetti Andrej non era molto espressivo, ma soprattutto era uno di quegli uomini che non lasciava mai trasparire alcuna emozione, era solo Tommaso ad averne colto una sensibilità tutta sua.

    Si in effetti, sembra proprio una macchina...uno di quei sintetici da difesa. Si disse tra sé e sé Tommaso restando con l’espressione sbigottita sul viso nell’osservarlo con lo sguardo rivolto all’apparato di video accoglienza posto all’ingresso della stanza.

    Ma era un amico per Tommaso, e questo dal suo punto di vista lo rendeva speciale.

    Forse fu proprio questa sua peculiarità che lo rese interessante agli occhi di Tommaso, era uno dei pochi con cui da subito era riuscito a legare.

    All’accademia anche per Tommaso non fu sempre semplice. A causa dei suoi capelli biondi, che teneva rigorosamente rasati, era stato preso di mira da alcuni invasati che lo additavano schernendolo, come se la sua fosse una malformazione. Mettendo anche in dubbio la sua provenienza famigliare.

    Infatti, sia Giovanni che Athena erano molto diversi da Tommaso. La loro pelle era ambrata, come quasi tutta la popolazione mondiale. Gli occhi neri e i capelli scuri non davano certo la sensazione che vi fosse stata una trasmissione della loro genesi.

    Andrej era molto sensibile a certe discriminazioni, anch’esso aveva avuto un problema simile: Infatti la sua mole e

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