Storie Aliene
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Info su questo ebook
Utilizzando le illustrazioni di Eric Roux-Fontaine come supporto immaginativo, Giovanni Lopez, Luisa Mellace e gli altri autori che hanno contribuito alla stesura di questo quaderno, ovvero il prof. Giovanni Battista Camerini e la prof.ssa Maria Cristina Verrocchio, propongono ai lettori che si trovano nel ruolo di figli di genitori separati un’immersione interattiva nelle otto storie narrate, tratte da esperienze realmente accadute, per immedesimarsi nei protagonisti e per cercare di riflettere sulla propria personale situazione, con l’aiuto di schede da compilare e spunti di riflessione, al fine di acquisire la consapevolezza che ambo i genitori sono importanti e indispensabili e che rifiutare la presenza dell’uno o dell’altro significa privarsi di un diritto e di un valore indispensabili per la propria evoluzione affettiva e personale e che, quando c’è una separazione, soffrono tutti: figli, genitori e parenti, perché non ci sono né buoni né cattivi, ma solo scelte, motivazioni e comportamenti da considerare ed eventualmente cambiare per il bene di tutti. Questo quaderno, inoltre, è ideale da leggere anche per chi, pur non vivendo esperienze simili a quelle narrate nel testo, vuole approfondire il tema per aiutare coloro che ne hanno bisogno, affinché possano osservare da una prospettiva diversa le situazioni di alienazione per imparare a distinguere tra la scelta dei genitori di non essere più una coppia e quella di continuare ad amare i propri figli, per orientarsi a un ricongiungimento della famiglia nonostante la separazione. Tutto secondo la sincerità e l’affetto reciproco.
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Anteprima del libro
Storie Aliene - Giovanni Lopez
Prefazione
Maria Cristina Verrocchio
In fase di separazione o dopo di essa, alcuni figli minorenni manifestano rifiuto ad incontrare uno dei due genitori separati. Il rifiuto del contatto si riferisce al comportamento del figlio che evita di trascorrere del tempo con quel genitore. Molte possono essere le ragioni di tale rifiuto, tra cui: a) normali processi evolutivi (per es. ansia di separazione in bambini molto piccoli); b) uno stile genitoriale caratterizzato da rigidità, rabbia o mancanza di sensibilità nei confronti del bambino; c) aver subito direttamente o aver assistito a maltrattamenti in famiglia; d) preoccupazione per un genitore percepito emotivamente fragile (per es. paura di lasciare da solo a casa questo genitore); e) ricostituzione di un nuovo nucleo familiare da parte di un genitore (per es. comportamenti di un genitore che modificano la disponibilità alle visite); f) comportamenti attuati da un genitore che espongono direttamente il figlio minore al conflitto, portandolo a prendere le sue parti e a sviluppare un legame di lealtà insostenibile.
La premessa indispensabile per orientare qualsiasi intervento da attuare nell’esclusivo interesse del figlio minore di età è comprendere le ragioni del rifiuto e differenziare il bambino alienato da altri bambini che, invece, per una molteplicità di ragioni possono mostrare condotte di evitamento e di resistenza alla frequentazione con un genitore.
Nella letteratura internazionale molti autori effettuano una distinzione tra "estranged children e
alienated children". Il termine estraniazione (estrangement) si riferisce al rifiuto di un bambino nei confronti di un genitore giustificato in quanto conseguenza di una storia di violenza familiare, abuso e trascuratezza da parte del genitore rifiutato, mentre il termine alienazione (alienation) si riferisce al rifiuto ingiustificato di un bambino nei confronti di un genitore e a sentimenti e credenze irragionevolmente negative, che sono significativamente sproporzionati all’esperienza attuale del bambino con quel genitore.
Diversi ricercatori e professionisti dell’ambito psicologico-clinico e forense hanno sviluppato alcuni modelli teorici per spiegare sia i comportamenti di figli e genitori che si trovano a vivere situazioni di alienazione genitoriale, sia le cause del rifiuto stesso, che in questi casi avviene in modo netto e astioso da parte di un figlio contro un genitore con il quale aveva precedentemente una relazione positiva. Nella letteratura più recente l’alienazione genitoriale è descritta come una dinamica familiare nella quale un genitore (detto preferito
o alienante
) mette in atto comportamenti (detti strategie di alienazione
) che possono favorire nel figlio un rifiuto ingiustificato e sentimenti di disaffezione verso l’altro genitore (detto bersaglio
, rifiutato
o alienato
). Non tutti i figli esposti a questi comportamenti cedono alla pressione di rifiutare un genitore, ma quando accade essi esibiscono specifici comportamenti. Questi figli, detti alienati
, vengono coinvolti in processi di triangolazione tra i due genitori che possono generare gravi conseguenze psicologiche. Nella dinamica relazionale familiare che genera l’alienazione, un genitore comunica al figlio, in modo più o meno esplicito, che l’altro genitore non lo ama e che a sua volta non è meritevole di essere amato. Questi due messaggi ("Tuo padre o tua madre non ti ama e
Tuo padre o tua madre non è degno/a di essere amato/a) hanno un potente impatto su pensieri, sentimenti e comportamenti dei figli. Non sentirsi amati da un genitore provoca dolore e mina lo sviluppo dell’autostima e del senso del proprio valore. Percepire un genitore come non degno di essere amato può favorire l’interiorizzazione di opinioni negative su di esso e al contempo l’instaurarsi di un profondo senso di colpa. Le dinamiche relazionali disfunzionali che si attivano nel processo di alienazione genitoriale sono più potenti dei pensieri e delle emozioni dei figli, impedendo loro di utilizzare strategie di adattamento adeguate. In sostanza, anche un bambino o un ragazzo piuttosto intelligente può cadere nella trappola dell’alienazione senza averne consapevolezza.
Un bambino o un adolescente che denigra ingiustamente il proprio genitore impara, anche in modo inconsapevole, ad essere duro e crudele ed a manipolare e sfruttare gli altri. La strutturazione della propria personalità e della realtà circostante viene dunque compromessa, perché un figlio coinvolto in dinamiche di alienazione e triangolazione impara a distorcere continuamente la realtà, sviluppando una credenza irrealistica che al mondo ci sono persone tutte buone
(come il genitore alienante dal quale crede di essere amato) o tutte cattive
(come il genitore alienato dal quale crede di non essere amato). Questi figli non sviluppano adeguatamente il pensiero critico, cioè la capacità di pensare e decidere con la propria testa, e avranno bisogno sempre di un’altra persona per riuscire a decidere e a pianificare il loro comportamento. Inoltre, non imparano a riconoscere i propri pensieri come distinti da quelli degli altri e a identificare i propri bisogni e le proprie emozioni.
In sintesi, nei figli alienati non si verifica soltanto una disaffezione da un genitore, ma anche un’alienazione da una parte importante di sé stessi, ovvero la propria capacità di vivere adeguatamente le relazioni affettive con gli altri. Ciò crea disequilibri psicologici che possono diventare permanenti durante l’evolversi della personalità, compromettendo lo sviluppo emotivo e relazionale del figlio, che in età adulta potrà vivere condizioni di disadattamento caratterizzate da bassa autonomia, bassa cooperatività, insicurezza, sintomi di ansia e depressione.
La ricerca sulle conseguenze psicologiche dell’alienazione genitoriale ha prodotto ormai risultati molto robusti che rendono evidente la necessità di attuare interventi specifici per aiutare concretamente ed efficacemente i figli alienati a superare la loro sofferenza e a crescere serenamente con entrambi i genitori, potendo così diventare adulti psicologicamente sani. Nel panorama internazionale vengono proposte diverse forme di intervento tutte basate sulla necessità di fornire alle famiglie con situazioni di alienazione genitoriale un supporto professionale. Questo