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Rinunciatari, come recuperare gli adolescenti alla deriva
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Rinunciatari, come recuperare gli adolescenti alla deriva
E-book237 pagine2 ore

Rinunciatari, come recuperare gli adolescenti alla deriva

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Info su questo ebook

Ci sono tre tipi di adolescenti: i determinati, che hanno le idee chiare sul loro futuro e sono un’infima minoranza, gli esploratori, che cercano una strada e navigano a vista, ed infine i rinunciatari, il settore più omogeneo e coeso. Seppure non superano il 20%, hanno un impatto culturale a tutto campo. Sono accomunati da un’ideologia, il rinuncianesimo, che non ha maestri, ma tanti alleati, anche fra gli adulti. Cominciano il loro apprendistato alla fine delle elementari e raggiungono apici pericolosi dopo i 18 anni, quando fuoriescono in modo deciso da qualunque processo formativo senza nemmeno cercare un lavoro. Alla fine si chiudono in casa. Li caratterizza all’origine un precocissimo atto di secessione dal mondo degli adulti, dai genitori, dagli insegnanti, dagli allenatori. Nella loro fragile e illusoria autonomia, forgiano già dalle medie inferiori un contropotere che getta i genitori e gli insegnanti in una disperata impotenza. Con coerenza crescente, rinunciano prima a studiare, poi ad allenarsi, e persino ad amare. Si intossicano di canne e/o videogiochi, e vivono di facebook. Investono tutta la loro affettività nei rapporti fra pari, dove diventano o incontrano bulli e narcisi, che producono mille ferite, a volte mortali. Concepiscono la felicità come divertimento immediato o come assenza di impegno, ma si imbattono sempre nella noia.

SCEGLIERE LA RINUNCIA: UN VERO PROGRAMMA DI ALLENAMENTO - Gli adolescenti rinunciatari rendono la rinuncia un’abitudine che impedisce loro anche di immaginare un progetto di vita per il futuro. Se ne parla solo come tasso di disoccupazione (e nulla si fa a riguardo), ma non come condizione culturale e coscienziale che nasce ben prima di porsi sul mercato del lavoro. La rinuncia è scelta fondativa di un preadolescente che incontra numerosi fattori facilitanti: un’infanzia super organizzata, un’educazione incapace di fornire ambizioni e allenare talenti, una scuola decadente, un pessimismo diffuso che prelude a un futuro ancora più oscuro. Il loro programma rinunciatario comporta la repressione delle loro potenzialità, l’arretramento delle competenze. La demotivazione a studiare degenera nella demotivazione ad apprendere dalla vita. La rinuncia è uno dei più infelici programmi di allenamento per un adolescente.

Chi può salvare questi adolescenti da loro stessi? I primi che possono contrastare questa deriva sono i genitori, quelli sufficientemente buoni che hanno a cuore la sorte dei propri figli. Questo libro è dedicato a loro, alla loro sofferenza e impotenza, al loro amore incondizionato per questi giovanissimi, che divengono vittime di loro stessi. E offre una tesi di fondo innovativa: i genitori non sono la causa di questa deriva rinunciataria, ma la possibile soluzione soprattutto se trovano alleati all’altezza della sfida.
LinguaItaliano
Data di uscita24 nov 2014
ISBN9786050330755
Rinunciatari, come recuperare gli adolescenti alla deriva

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    Rinunciatari, come recuperare gli adolescenti alla deriva - Luca Stanchieri

    Luca Stanchieri

    Rinunciatari

    I RINUNCIATARI

    Come riorientare gli adolescenti alla deriva

    Di Luca Stanchieri

    Edizione Novembre 2014

    Autopubblicato con Narcissus.me

    www.narcissus.me

    ___________________________________________________

    Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl

    __________________________________________________

    UUID: 9786050330755

    This ebook was created with BackTypo (http://backtypo.com)

    by Simplicissimus Book Farm

    Table of contents

    Introduzione

    I PARTE - CRITICA DEL RINUNCIANESIMO

    Capitolo I - I Rinunciatari

    1. Determinati, esploratori e rinunciatari

    2. NEET, Hikikomori e Rinuncianesimo

    3. La rinuncia come scelta fondativa

    4. Il primo passo della rinuncia: distaccarsi dai genitori

    5. Non è colpa dei genitori

    6. Potere e dominio

    7. Strategie educative e contropotere adolescenziale

    8. La felicità nel campo della rinuncia

    Capitolo II - L’apprendistato, ovvero gli allenamenti di base alla rinuncia

    1. Riti di iniziazione

    2. Domande cruciali

    3. Eros e Thymos, quando il dialogo non basta.

    4. Il gruppo classe e l’individualismo della didattica

    5. Il bullismo come degrado culturale

    6. Il bullismo narcisistico

    7. Rinuncia e disprezzo

    Capitolo III - Gli alleati della rinuncia: i premi e le punizioni a scuola

    1. Malesseri

    2. Amore per il sapere

    3. Demotivare

    4. Una scuola decadente

    5. Ma non è una buona scusa…

    6. Evitare il fallimento

    7. La demotivazione ad apprendere

    Capitolo IV - Allenamenti mimetici, flow e videogiochi

    1. Il Flow, l’arte di costruire se stessi costruendo

    2. Rinunciatari competitivi e flow virtuali

    3. Lo sfogo di un padre

    4. Conseguenze di una vita videogiocata

    5. Sottrarre i videogiochi dal monopolio adolescenziale

    6. Dipendenza?

    Capitolo V - Canne, tatuaggi e scialla

    1. Ma se non lo fai a 14 anni, allora quando?

    2. Scialla

    3. Etica e estetica: a 18 anni mi faccio il tatuaggio

    4. L’amore ai tempi della rinuncia

    5. Il mondo dei furbi e la paura

    Capitolo VI - Effetti collaterali della rinuncia

    1. Promesse tradite

    2. Umiliazioni continue

    3. Tradimenti e tragedie

    4. Cattivi maestri e salti di qualità

    5. Fra gli estremi

    II PARTE - L’ORIENTAMENTO VOCAZIONALE COME PREVENZIONE E RIMEDIO

    Capitolo I - I genitori come guide e esploratori di potenzialità

    1. I genitori, principali alleati

    2. Genitori come guide positive

    3. Tensioni autorealizzative da liberare

    4. Autorealizzazione e forme di felicità

    5. Le intelligenze da scovare

    6. Le abilità non bastano, ricerchiamo le potenzialità

    Capitolo II - Scovare le vocazioni

    1. Psicologia della vocazione

    2. La scelta fondativa e gli errori da evitare

    3. I sistemi simbolici

    Capitolo III - Dalla rinuncia alla vocazione: il coaching umanistico (allenamento)

    1. La scuola viene per ultima

    2. Ristabilire il dialogo, colmare il distacco

    3. Accogliere e restituire

    4. Abbiate fiducia

    5. La vocazione possibile e la ricerca degli indizi

    6. Dalla proposta all’allenamento: la fase più delicata

    7. E ora la scuola

    CONCLUSIONI?

    1. La legge dell’autorealizzazione

    2. Essere pronti al cambiamento

    3. Differenziazione e integrazione: le 5 i.

    Utopie possibili

    APPENDICE - GLI ESERCIZI DI COACHING

    WORKOUT SULLA FELICITA’

    WORKOUT SULLE INTELLIGENZE MULTIPLE

    WORKOUT SULLE POTENZIALITA’

    WORKOUT SUI SISTEMI SIMBOLICI

    Ringraziamenti

    Ci sono tre tipi di adolescenti: i determinati, che hanno le idee chiare sul loro futuro e sono un’infima minoranza, gli esploratori, che cercano una strada e navigano a vista, ed infine i rinunciatari, il settore più omogeneo e coeso. Seppure non superano il 20%, hanno un impatto culturale a tutto campo. Sono accomunati da un’ideologia, il rinuncianesimo, che non ha maestri, ma tanti alleati, anche fra gli adulti. Cominciano il loro apprendistato alla fine delle elementari e raggiungono apici pericolosi dopo i 18 anni, quando fuoriescono in modo deciso da qualunque processo formativo senza nemmeno cercare un lavoro. Alla fine si chiudono in casa. Li caratterizza all’origine un precocissimo atto di secessione dal mondo degli adulti, dai genitori, dagli insegnanti, dagli allenatori. Nella loro fragile e illusoria autonomia, forgiano già dalle medie inferiori un contropotere che getta i genitori e gli insegnanti in una disperata impotenza. Con coerenza crescente, rinunciano prima a studiare, poi ad allenarsi, e persino ad amare. Si intossicano di canne e/o videogiochi, e vivono di facebook. Investono tutta la loro affettività nei rapporti fra pari, dove diventano o incontrano bulli e narcisi, che producono mille ferite, a volte mortali. Concepiscono la felicità come divertimento immediato o come assenza di impegno, ma si imbattono sempre nella noia. Rendono la rinuncia un’abitudine che gli impedisce anche di immaginare un progetto di vita per il futuro. Se ne parla solo come tasso di disoccupazione (e nulla si fa a riguardo), ma non come condizione culturale e coscienziale che nasce ben prima di porsi sul mercato del lavoro. La rinuncia è scelta fondativa di un preadolescente che incontra numerosi fattori facilitanti: un’infanzia super organizzata, un’educazione incapace di fornire ambizioni e allenare talenti, una scuola decadente, un pessimismo diffuso che prelude a un futuro ancora più oscuro. Il loro programma rinunciatario comporta la repressione delle loro potenzialità, l’arretramento delle competenze. La demotivazione a studiare degenera nella demotivazione ad apprendere dalla vita. La rinuncia è uno dei più infelici programmi di allenamento per un adolescente. Chi può salvare questi adolescenti da loro stessi? I primi che possono contrastare questa deriva sono i genitori, quelli sufficientemente buoni che hanno a cuore le sorti dei propri figli. Questo libro è dedicato a loro, alla loro sofferenza e impotenza, al loro amore incondizionato per questi giovanissimi, che divengono vittime di loro stessi. E offre una tesi di fondo e innovativa: i genitori non sono la causa di questa deriva rinunciataria, ma la possibile soluzione soprattutto se trovano alleati all’altezza della sfida. Questo libro, con i suoi consigli e strumenti pratici, è al loro servizio, perché possano emancipare i figli dalla rinuncia e, scoprendo le loro potenzialità, possano guidarli di nuovo verso una strada di autorealizzazione.

    Introduzione

    L’adolescenza è una fase del ciclo di vita che è esposta a numerose influenze culturali. Per questo si sposta nel tempo, a seconda delle epoche storiche. Oggi comincia già verso i dieci anni mentre può arrivare fino ai ventotto anni, per non parlare delle regressioni nostalgiche alla mezza età. I compiti psicologico-evolutivi che la caratterizzano sono molto complessi. In primo luogo la formazione della propria identità, che concerne il rapporto con se stessi, il proprio corpo, la propria visione del mondo, l’autostima e la coscienza delle proprie capacità e potenzialità, così come dei propri gusti, preferenze e attitudini. Il secondo compito è la realizzazione nelle relazioni e nei contesti di questa identità. L’aspetto intimo si accompagna a quello sociale e investe le relazioni di amicizia, il riconoscimento sociale, l’affermazione nei contesti che richiedono competenze tecniche. Identità e realizzazione sociale possono entrare in contrasto. Succede quando avere coscienza di sé e della propria diversità porta a isolarsi. Oppure quando la necessità di relazionarsi diventa un bisogno di adattarsi agli altri, imitarli per essere accettati, a discapito della propria originalità. Quando invece i compiti procedono in modo armonioso attraverso l’integrità, l’amore nelle sue più svariate forme, l’apprendimento e la creatività, l’adolescenza comincia a estinguersi. L’indicatore della maturazione complessiva sta nell’elaborare un progetto di vita valido per il proprio futuro.

    In ragione di questi compiti che sono evolutivi e culturali, gli adolescenti possono essere suddivisi in quattro categorie:

    1.I determinati: sono un’infima minoranza, una tribù di fortunati, caratterizzata da attitudini e propensioni chiare; sanno quello che vogliono diventare, ricercano maestri competenti e si impegnano; a volte possono essere ansiosi per la paura di fallire, ma perseverano superando errori e ostacoli; non è detto che abbiano vita facile con i propri amici, spesso considerati come secchioni, individualisti, sfigati, trovano modo di rifarsi grazie alle loro performance, e spesso dopo la scuola vanno a formarsi all’estero.

    2.Gli esploratori: sono la maggior parte e cercano di capire il loro senso nella vita sperimentandosi a scuola, nello sport, con gli amici e nella relazione con gli adulti; cambiano spesso gusti e preferenze, vedono con curiosità i determinati, ma a fronte di fallimenti possono anche diventare rinunciatari; sono molto eterogenei, cercano di avere un buon rapporto con gli adulti, difficilmente parlano con gli amici del loro futuro.

    3.I rinunciatari: sono una sostanziosa minoranza, coesa e riconoscibile; si allenano attraverso performance caratterizzate da crescente disimpegno e dal distacco dagli adulti; cominciano a rinunciare allo studio e escono molto tardi dall’adolescenza non ritenendo indispensabile elaborare un progetto di vita; per la loro omogeneità sono spesso riconoscibili come gruppi e correnti e rappresentano il settore che ha più impatto culturale.

    4.I ribelli: un tempo rappresentanti dell’adolescenza si sono estinti, non solo a causa della fine delle ideologie politiche del novecento, ma a causa dell’incapacità di sviluppare una speranza che ci sia un’alternativa all’attuale situazione socio-economica-culturale.

    L’estinzione dei ribelli è un fatto eclatante e non dipende certo dall’accettazione incondizionata dallo status quo. E’ semmai dovuta alla perdita della speranza e al vuoto di idee che caratterizza i maestri. La ribellione infatti non è mai stata solo contestazione, ma un tentativo di elaborare obiettivi trasgressivi e alternativi, che potessero portare a un cambiamento. I giovani ribelli sono stati protagonisti di cambiamenti globali che hanno portato nuovi bisogni sia psicologici che culturali. Hanno conquistato la scuola aperta a tutti, avversato e diminuito la propensione bellica degli stati, avviato processi di autodeterminazione e autorealizzazione sociale e culturale. Oggi non sono presenti, se non come rappresentanti anacronistici e tristi di residuati novecenteschi. Sono invece i rinunciatari ad aver preso in mano la situazione. La rinuncia è una sorta di ideologia dal basso, senza maestri autorevoli o riconoscibili; non è assimilabile né al cinismo né al nichilismo, anche se può vederli con simpatia. La sua filosofia si evince dalla performance che la caratterizza. E’ rifiuto costante e crescente di impegno e di fatica. La sua concezione della felicità è che il bene sia assenza di dolore, di sforzo, di noia. Il divertimento, una forma primitiva e ripetitiva di edonismo, è il faro che illumina decisioni, giornate, atteggiamenti, relazioni. Per il rinunciatario è decisivo rimuovere, risolvere, espellere tutto ciò che è infantile e non pensare mai al futuro. Per difendere le sue azioni disimpegnate e disancorate da un senso di maturazione e crescita, l’adolescente divertito deve preservare un’autonomia che è fragile e limitata. La rinuncia non lo porta all’indipendenza del pensiero, troppo faticoso e impegnativo, e meno che mai all’indipendenza economica, che necessita l’acquisizione di competenze che la vita edonistica non offre. La sua è un autonomia falsa perché mentre determina il distacco affettivo dal mondo degli adulti che non accettano questa vita deprivata, alimenta la dipendenza verso il mondo dei pari, di cui non si può fare a meno pena una solitudine disperata. L’ideologia della rinuncia si avvale di un contropotere che punta a rendere impotenti i genitori e gli insegnanti, ovvero lo zoccolo duro degli adulti che puntano a presidiare la vita di un adolescente. Il contropotere serve a rimandare i doveri più elementari, a rendersi indifferenti di fronte alle sollecitazioni, a forgiare maschere spavalde di fronte alle critiche e alle punizioni. La rinuncia è una scelta fondativa operata da adolescenti che vogliono divertirsi per evitare la noia e la fatica di corrispondere ai programmi di fitness educativi, culturali, sociali imposti o proposti dagli adulti. Usa la legge di autorealizzazione che è stata affermata dalle generazioni precedenti, per evitare i costi che comporta la realizzazione di potenzialità e attitudini. E’ una scelta individuale che trova immediati alleati e amici e un programma di allenamento che promette il piacere immediato. Comincia dal disimpegno nello studio e nell’arte e diventa rinuncia a pensarsi come soggetti attivi e protagonisti del proprio futuro.

    Nel corso del suo cammino verso l’inevitabile disagio, la rinuncia trova numerosi alleati: ipotesi educative fragili e parziali, scuole decadenti, discariche digitali presentate come nuovi paesi dei balocchi, additivi chimici preconfezionati e a buon mercato, adulti pessimisti e killer di ogni speranza. Sono alleati, fattori facilitanti, elementi che agevolano la performance alla rinuncia che comunque rimane una scelta individuale reiterata nel tempo.

    I rinunciatari hanno la capacità di mettere i genitori in condizioni esasperate di straordinaria impotenza. A causa del loro distacco affettivo (che non è sentimentale), rendono vano tutto l’armamentario degli strumenti educativi: manipolazioni, punizioni, premi, promesse, contratti, prediche non sembrano toccarli, smuoverli o influenzarli. Per questo nel libro proponiamo un nuovo approccio educativo che punta sulle loro possibili attitudini e potenzialità che abbiamo definito metodo di orientamento vocazionale. Consiste nell’individuare un profilo di quei punti di forza del giovane che possono renderlo felice nella vita, di quelle potenzialità che gli conferiscono benessere e soddisfazione, di quelle intelligenze che gli permettono una via facile all’acquisizione di competenze, di quelle attitudini, gusti e preferenze che fanno nascere la motivazione e la coltivano nel tempo. E’ un metodo che forgia in modo nuovo la relazione affettiva e offre ai genitori la possibilità di riconquistare il loro potere di guide positive e amorevoli in grado di allenare i figli a un processo di autorealizzazione efficace e appagante.

    Il punto di forza del nostro metodo sta nel punto di debolezza del programma di vita del rinunciatario. Come vedremo la rinuncia è il peggior programma di allenamento che un adolescente può offrire a se stesso. Nel tempo, il divertimento si trasforma in noia, l’amicizia in apatia, la vita in una fucina di delusioni inaspettate. Cercare di riconoscere i segnali del malessere e valorizzarli in un processo di cambiamento è un compito possibile, a condizione che l’immagine ideale del giovane venga sostituita con quella reale e potenziale, che può anche essere migliore e densa di sorprese. Questo libro vuole schierarsi dunque con i genitori, quelli sufficientemente buoni, che con tutti i loro errori e imperfezioni hanno a cuore la felicità dei propri figli. Sono loro i ribelli di un tempo, quelli che non possono accettare una vita deprivata di ogni talento e bellezza. E sono sempre loro che possono trovare e valorizzare alleati adulti come gli insegnanti che amano il loro lavoro, i maestri di competenze e eccellenze relazionali, gli allenatori illuminati dalla filosofia oltre che dall’agonismo.

    Le fonti primarie

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