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Cinofilo Dentro - la Verità nei Fatti: La Verità nei Fatti
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Cinofilo Dentro - la Verità nei Fatti: La Verità nei Fatti
E-book406 pagine5 ore

Cinofilo Dentro - la Verità nei Fatti: La Verità nei Fatti

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Info su questo ebook

Il processo che resterà nella storia, coinvolti VIP e volti noti dello sport e della TV, avrete visto le notizie in sui giornali di gossip, avrete seguito la vicenda su Facebook, ma avete avuto la possibilità di leggere gli atti, di poter avere una vostra opinione informata? questo libro vi darà la possibilità di avere solo fatti e di svolgere il vostro processo in base a quelli che sono i fatti che hanno portato oggi la cinofilia ad un punto cieco. che tu creda nell'innocenza o nella colpevolezza degli imputati approfittane per averne il quadro chiaro.
LinguaItaliano
Data di uscita21 giu 2024
ISBN9791222751313
Cinofilo Dentro - la Verità nei Fatti: La Verità nei Fatti

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    Anteprima del libro

    Cinofilo Dentro - la Verità nei Fatti - Ciro Boiano

    La verità nei fatti

    Di Boiano Ciro

    Premessa

    Mai avrei creduto di dover iniziare a scrivere il mio quinto libro seduto nella cella di un carcere, se qualcuno me lo avesse pronosticato gli avrei dato del folle, non avrei mai osato credere alle sue parole, ma cosa vuoi farci, è andata così, e proprio rinchiuso in questa cella intendo raccontare i fatti che sono accaduti per portarmi fino a qui.

    In questo libro troverete quelli che sono fatti, aprirò il mio cuore e voi dovrete aprire la vostra mente, solo in questo modo, liberi da pregiudizi potrete ricevere in dono la consapevolezza della verità.

    Vi racconterò fatti realmente accaduti a me e alle persone intorno a me, voglio approfittare di questo scritto per raccontarvi situazioni che mi sono capitate e che possono accadere a chiunque, sì perché a chiunque può accadere quello che è successo a me, ma sarebbe utile poterlo leggere come esperienza per essere, almeno un minimo preparati alla realtà, e non alle fiction che, imparato a mie spese, sono molto lontane dalla realtà che ho trovato qui.

    Ci tengo a precisare che la mia esperienza è appunto, mia quindi può essere diversa a seconda della vostra, ho scelto di partire con la stesura di questo scritto senza tener conto delle classiche regole per la corretta impaginazione di un libro in quanto credo che riuscirò meglio a darvi l’idea delle mie emozioni solo senza soffermarmi sul tecnicismo letterario o d’impaginazione.

    Questo libro potrà darvi la concreta immagine di quelli che sono i fatti a seguire di quei giorni vissuti in una prigione più mentale che materiale.

    Infatti di solito si tende a guardare alla misura degli arresti domiciliari come ad un qualcosa di meno restrittivo rispetto alla prigione, bene in alcuni casi può essere cosi se questi domiciliari sono svolti presso la propria abitazione, ma se

    così non fosse vi assicuro che si può passare in un attimo da una grande costrizione di ferro e cemento ad una più piccola gabbia dorata.

    Questa esperienza mi ha insegnato una cosa fondamentale, a non sentirmi mai in diritto di dover giudicare una persona per quello di cui lo accusano gli altri, perché stranamente potrebbe trattarsi di un errore di valutazione che passa di bocca in bocca accrescendo una colpa che poi alla fine non esiste.

    Comunque questo libro volevo chiamarlo Veleno per simboleggiare quello che uscirà dalla mia mente e prenderà forma di scritto su queste pagine, si perché il veleno e la tossicità che ho dentro è tanta e difficilmente andrà via.

    La mia sofferenza non è dovuta tanto alla costrizione che mi è stata posta in essere, ma al fatto di dover costantemente essere consapevole che mia moglie è in qualche modo coinvolta in questa faccenda peer mia colpa, e questa era l’ultima delle cose che avrei immaginato, si perché sapevo che prima o poi qualcuno si sarebbe vendicato su di me, ma non immaginavo che sarebbe arrivato a tanto verso la mia famiglia!

    Questo libro farà incazzare qualcuno ancor più degli altri, si perché in questo volume inizieremo a delineare un aspetto triste di questa vicenda di come sia possibile che la giustizia italiana sia portata avanti da persone che spesso commettono errori ma che non ne paghino mai il prezzo, di come si possa giocare con la vita delle persone senza mai avere a che fare con chi controlla il proprio operato.

    Infatti qui vi inizierò a parlare con franchezza ancor maggiore, e vi inviterò a prestare attenzione ai fatti che ne sono seguiti da questa storia, non me ne vogliate se ci saranno errori qui di battitura ma sono pienamente convinto che da un momento all’altro possa in qualche modo finire nuovamente in carcere, questo lo dico per la convinzione del fatto che al Giudice per le Indagini Preliminari non è andata giù la mia scarcerazione da parte di un altro giudice.

    Quindi stanno cercando il modo di riportarmi in una tomba di cemento e ferro.

    Questa esperienza mi ha insegnato una cosa fondamentale, a non fidarmi delle istituzioni in quanto sono fatte di persone, le leggi non sono sbagliate ma lasciano spazio all’applicazione errata per fini personali.

    Comunque questo libro sarà Siero della verità per le menti di chi avrà il coraggio di leggerlo senza pregiudizi, a simboleggiare quello che uscirà dalla vostra mente e prenderà forma di volontà, la volontà di iniziare a muovere i primi passi verso la coscienza comune dell’innocenza di quest’uomo.

    Se avete acquistato questo libro vi ringrazio, non solo per quel piccolo contributo, ma per aver assecondato un desiderio fortissimo di conoscere i fatti raccontati direttamente da chi li ha vissuti e non da chi butta sentenze.

    Il buongiorno, Buon

    Come ogni mattina, alle ore 6:00 suona la sveglia, mio figlio Giovanni si prepara per il bus che lo accompagna a scuola, io apro gli occhi e, come sempre tocco sotto le lenzuola con il piede le caviglie di mia moglie quasi a dirgli alzati, ti tocca, cosa che non capita spesso, ma un contatto necessario come scusa per dirle Buongiorno.

    Ore 6:10 del 15 marzo, del 2024, un giorno come tanti ma non certo per me, che ero pronto a partire la sera stessa per la Georgia dove avrei dovuto giudicare l’IDS (International Dog Show) di Tbilisi, prima esposizione internazionale riconosciuta dal WDF (World Dog Federation).

    Suona il citofono e dopo un secondo risuona più volte, scendo subito dal letto e mentre vado all’ingresso per vedere chi, con tanta insistenza, suona, e cosa mai vorrà.

    Inizio a pensare nel percorso di soli 5-6 metri Posta così presto?, ma mentre rimugino sulla misteriosa identità, ecco che affacciandomi dalla vetrata inizio a vedere tanti carabinieri giù, sulle scale e sulla porta che continuano a bussare insistentemente, gli apro ed è lì che uno di loro, seguito da altri, entra in casa...

    Chiedono l’immediata consegna dei telefoni, e di non muovermi in quanto dovevano effettuare una perquisizione della casa.

    Pensai subito che ci fosse un malinteso, iniziai a chiedere se su quei documenti ci fosse il mio nome, ma a mio ancor più grande stupore, vi era non solo il mio di nome, ma anche quello di mia moglie, Cinzia, la prima cosa che mi fu detta dai carabinieri che entrarono ormai in gran numero in casa mia fu, ci consegni subito tutti i telefoni cellulari che ci sono in casa, tutti signor Boiano chiedo dunque di cosa si tratti e mi risposero: è per i cani Boiano dovrebbe saperlo, iniziai a realizzare che poteva in qualche modo trattarsi dell’associazione ICBD,

    associazione da me fondata dieci anni prima, associazione che ho creato per combattere proprio i fenomeni criminali sul maltrattamento animale, associazione culturale che ho creato per aiutare tutti coloro che negli anni sono stati esclusi dal processo di identificazione nella vita cinofila associativa, associazione che ho portato avanti per ben 10 anni con un unico scopo, quello di risanare la grande mancanza di tutela reale della genetica canina e che ha fatto sì che per ben dieci anni il fenomeno dell’importazione illecita si sia ridotto anche se in piccola percentuale, avendo introdotto una sana cultura d’allevamento anche in quelle persone che per anni senza una guida erano lasciati a loro stessi senza il minimo interesse da parte di chi avrebbe dovuto guidare la cinofilia nazionale sana.

    Quindi faccio mente locale e chiedo se avevo diritto ad un legale, loro mi confermano che me ne era stato assegnato uno d’ufficio, ma ovviamente con sede a Ravenna, senza neanche sapere se per questo settore fosse preparato, nulla da recriminargli, ma semplicemente siccome il settore della cinofilia in ambito legislativo è ancora in fase embrionale, visto che non vi sono leggi chiare in molti aspetti dello stesso, ma cosa volete che vi dica, quando sentii che il motivo della perquisizione era qualcosa legato al mondo dei cani e subito dopo, che mi era stato assegnato un avvocato d’ufficio, rimasi turbato se così posso definirmi, quindi feci mente locale e mi ricordai di un avvocato, l’unico penalista di cui ero a conoscenza, in quanto non avendo mai nella mia vita avuto a che fare con la legge da accusato di qualcosa, come si dice? Quando non vivi di questo pane non ne conosci il sapore amaro, avvocato Penalista che conobbi anni prima per altre questioni legate sempre al settore, lo stesso che avevo negli anni consigliato ad altri amici e conoscenti, quindi chiesi di chiamare questo legale, che aveva già lavorato sul settore della difesa su reati annessi al settore dei cani, feci per allungare la mano sul tavolo a prendere il mio telefono e tutti immediatamente si allarmarono, neanche stessi prendendo un’arma dal tavolo, infatti tirai la mano indietro spaventato, ricordo che anche mia moglie che assisti

    alla scena si spaventò, poi, mi dissero Boiano non tocchi nulla, se deve cercare il numero di telefono lo facciamo noi quindi dopo aver preso il numero attraverso un loro telefono mi permisero di chiamare, ricordo che la prima cosa che gli chiesi fu di venire subito da me, e se avrei dovuto accettare questa perquisizione oppure avremmo dovuto attendere il suo arrivo, mi disse Falli iniziare pure, io sicuro di non avere nulla da nascondere ma timoroso di quella massiccia presenza di agenti in casa mia comunque accettai e cosi partì la perquisizione, oltre 8 agenti in casa e quasi altrettanti giù che piantonavano, chiesi solo di lasciar andare i miei figli a scuola, si i miei due ragazzi, minorenni che si erano ormai svegliati dal trambusto che si stava facendo, non per altro ma sapete com’è anche solo parlando dieci persone in una stanza non è che siano silenziose, comunque acconsentirono di far mandare i ragazzi a scuola, ma solo alla condizione che la mamma fosse scortata dagli agenti, ricordo che io risposi qualcosa tipo: " è proprio necessario? Siamo persone perbene, non è bello questo per i bambini non credete?2. comunque non vi era altra scelta, altrimenti i ragazzi avrebbero dovuto assistere alla perquisizione cosa sicuramente non poco traumatica.

    Iniziarono le prime perquisizioni, io avevo assistito solo in TV a cose simili, e adesso ne ero protagonista, si inizia dallo studio che era ad utilizzo mio per l’associazione appunto, ed in mia presenza iniziò una sorta di cerca e ricerca, allora dissi Ditemi cosa cercate cosi vi aiuto a trovarla se c’è, capii dopo la loro risposta che cercavano le prove che io, con l’associazione, producevo certificati genealogici a soggetti canini, allora io semplicemente risposi Possibile che avete fatto questa gita con sei pattuglie per reperire prove che sono di pubblico dominio?, infatti sul web è implicito, specificato e chiaro che lo scopo del club è il medesimo, mi ricordo che mentre loro cercavano io diedi un’occhiata veloce alle carte ma non riuscivo a leggere nulla, la mia attenzione era per tutte quelle persone che mi frugavano in ogni dove, scatole vecchie, ricordi cianfrusaglie, nel frattempo, ero incredulo e adirato dalla situazione incredibile in cui ci eravamo

    ritrovati, iniziai così a fare domande per capirne di più, ma non arrivavano risposte, anzi, da tenere bene a mente una cosa, abbiate sempre pronti un numero di telefono del vostro miglior legale ed auguratevi che non vi debba mai servire, infatti dopo un’oretta arrivò il mio legale, ci salutammo e rivolse la parola al capo delle perquisizioni che senza rispondergli gli mise in mano il fascicolo, ricordo che in cucina l’avvocato si sedette sul divano ed inizio a svogliare il documento di quasi 400 pagine a modo di rivista dal barbiere, con una gamba accavallata sull’altra, questo mi rasserenò in quanto vedendo la sua serenità mi dissi fra me e me, adesso se la sbriga lui.

    Dopo aver cercato per oltre sette ore di perquisizioni a tappeto credo non avendo trovato nulla di così eclatante, mi chiesero se in casa c’erano Armi o soldi, io risposi, armi non ce ne sono, in tasca ho circa duecento euro ed ho un salvadanaio per le emergenze mediche o di altra natura, che mettiamo da parte già da anni, mi dissero di consegnare tutto, quindi presi anche quei soldi e li consegnai al carabiniere che li conto ed imbustò, nel frattempo giù dalla finestra vidi che di fronte parcheggiato c’era mio padre, era lì perché avevamo appuntamento per lavorare sul restauro del mio camper, ma vedevo che in faccia aveva tanta paura ed incredulità, allora chiesi se poteva salire visto che si trattava di una persona comunque di famiglia e me lo vietarono dicendo che se saliva poi sarebbe dovuto restare su fino alla fine, mi sembrò una minaccia e quindi lasciai stare.

    Quindi iniziai a chiedere verso che ora avevano intenzione di lasciare casa mia, ma iniziarono a guardarsi l’uno con l’altro ed allora capii che non erano lì solamente per quello, gli chiesi una cosa, ancora oggi non ricordo il perché mi uscì quella domanda in quel preciso istante, forse il mio subconscio aveva già capito tutto, quindi chiesi: Devo andare a vestirmi? mi guardarono e non risposero, allora iniziai a preoccuparmi seriamente, e chiesi al mio avvocato cosa stesse accadendo, lui mi fece segno di aspettare con la mano, e si allontano con il responsabile della squadra, dopo circa venti minuti, tornarono e la glacialità nel

    volto del mio legale rispose a tutte le mie domande ma mai mi sarei aspettato anche un proseguo della risposta, infatti tirarono fuori un mandato di arresto a mio nome e già quello basto per destabilizzarmi ma non mi feci prendere da nessuna emozione, ma l’avvocato mi guardò e mi disse, non è tutto, c’è né uno anche per tua moglie! vi sarò sincero, quello riuscì a provocare in me la perdita totale di postura e freddezza che stavo cercando in tutti i modi di mantenere, in quel momento realizzai che solo qui, in Italia, poteva accadere tutto ciò, l’assurda agonia ebbe inizio, non mi diedero le carte in mano, mi presero da parte e mi disserò: se non opponi resistenza, e nessuno quando scenderemo giù per andare farà nulla allora vedremo di lasciare i soldi qui a tua moglie che dovrà restare ai domiciliari, a te la scelta, altrimenti lo faremo nel modo che non ti piacerà.

    Presi mia moglie tra le braccia e con aria spavalda le dissi Amore, non temere, noi non mangiamo di questo pane così, ma qualcuno ha detto cose false sul mio conto, e qualcun’ altro gli ha creduto, vado, chiarisco e torno, mia moglie in lacrime già dalla mattina per la situazione, entro quasi in catalessi, le facemmo prendere un po' d’acqua con zucchero, e mi ricordo che io mi recai in bagno, fu li che diedi sfogo silenziosamente, le lacrime solcarono il mio viso, ma ricordo benissimo che gli permisi di farlo per soli trenta secondi, non gli diedi altro, mi lavai il volto ed usci più spavaldo di prima nel volto, lo feci per lei, credetti che quello era l’unico modo per farle capire che (andava tutto bene.) sapevo che mia moglie non avrebbe potuto sopportare addirittura di essere portata in carcere, e il fatto che per lei ci furono i domiciliari in un certo senso mi parve meglio, ma comunque il tutto si doveva fare seguendo delle tempistiche e delle procedure, e soprattutto chiesi di sbrigarci in quanto i ragazzi da lì a breve avrebbero dovuto tornare a casa, fu così che lei venne accompagnata in caserma per impronte digitali e foto.

    Poi fu il mio turno ma mi dissero che nel mio caso specifico erano state richieste misure cautelari in carcere presso la struttura di S.M.C.V. (Santa Maria Capua

    Vetere), ok pensai almeno non è lontano, scusatemi ma davvero non sapevo cosa pensare e poi dovevo mantenere un tono di tranquillità.

    Gli agenti iniziarono a catalogare tutti i documenti associativi del club: Hard Disk, telefoni, Schede di memoria, Timbri, Adesivi. Insomma l’ordinario materiale d’ufficio di un’associazione di promozione sociale regolarmente registrata, poi mi ricontarono i soldi e me li consegnarono, cosi che io potetti lasciare a mia moglie i soldi per le emergenze che diventarono subito nell’immediato i soldi per la difesa legale.

    Tutto il materiale che per me era ordinario d’ufficio divenne per loro il corpo del reato e fu caricato sul retro di un Pickup, vedete come cambiano le definizioni in base a come le guardi? Poi tornò mia moglie dalla caserma dei carabinieri di Maddaloni, ci diedero 2 minuti contati di orologio per salutarci, riuscì a prendere una borsa e dentro ci misi qualche maglietta intima, calzini, mutande, un asciugamano, un accappatoio, pantofole, uno spazzolino ed uno shampoo e nel frattempo chiedevo ai carabinieri e all’avvocato cosa potevo e cosa non potevo portare, nessuno seppe darmi una lista certa, ricordo che chiesi se potevo portare soldi almeno per le spese personali, e tutti confermarono che non era possibile portare soldi in carcere, allora la mia vita capii che era finita in quella borsa più povera che mai.

    Quel giorno mi resterà impresso nella memoria per tutta la vita, fu dura, non lo auguro a nessuno, ricordo che uscito sul pianerottolo di casa, che affaccia su una strada San Felice a Cancello nella provincia di Caserta, c’erano tante persone che cercavano di capire cosa stesse accadendo, tanti quel giorno ne dissero una diversa dall’altra, ma mai nessuno avrebbe mai potuto prenderci in pieno, è stato arrestato per i cani? dicevano e subito dopo si sentiva In che senso? che faceva? ma non mi sono mai curato delle chiacchiere delle persone, ricordo che scendendo da quelle scale guardai tutta quella gente, quelle persone, i miei concittadini, e alzai la mano come a salutarli tutti, non chiedetevi il perché di

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    quel gesto come a tranquillizzare anche loro, da lì tutto non avrebbe avuto un senso logico, e credetemi se vi dico che mai quelle scale sono state così pesanti da percorrere, lì c’era mio padre, dai suoi occhi capii che un duro colpo vi era in vista, entrai in auto sapendo che da lì a poco la mia vita sarebbe stata per sempre segnata da un evento, di cui non ero ancora pienamente cosciente.

    L’auto con i tre agenti e me partì, un’altra pattuglia ci seguì come scorta, come prima tappa, la caserma dei carabinieri di Marcianise per impronte digitali e foto, cambiò il modo con la quale si ponevano gli agenti nei miei confronti, non che prima fossero scortesi o altro ma iniziarono ad essere quasi amichevoli vollero rassicurarmi, tranquillizzarmi, forse è un processo studiato per non avere scatti o seccature varie, infondo quello è il loro lavoro, ma quasi mi sembrava che credessero nella mia assoluta innocenza, mi sarebbe venuto da chiedergli allora lasciatemi tornare dalla mia famiglia, produrrò le prove della mia innocenza e dimostrerò che si tratta di un errore, ma a dirvi il vero, sapendo quello che mi aspettava (o non sapendolo affatto) feci con loro una chiacchierata tranquilla come per parlare del più e del meno.

    Arrivo in caserma a Marcianese, venni condotto in una stanza, mi fecero accomodare su uno sgabello per le foto, e mi presero le impronte digitali, uno dei pensieri infatti era di avere le dita inchiostrate dopo, ma era un pensiero inutile, in quanto oggi è tutto digitalizzato quindi niente inchiostro. Finita la procedura di identificazione ci rimettemmo in viaggio alla volta del carcere di S.M.C.V. (Santa Maria Capua Vetere).

    Benvenuto, Buon

    Una struttura carceraria come ce ne sono tante, ma quanti di voi ne hanno vista una dall’interno? In me c’era tanta curiosità, mista a paura, rabbia e tanti altri sentimenti mescolati fra loro.

    Una volta giunti lì davanti, ancora non avevo realizzato nulla, credevo di star vivendo un brutto sogno dal quale mi sarei svegliato da lì a breve, ma così non fu, infatti ho vissuto quel momento in completo stato di semi coscienza, sono sicuro che all’esterno non si poteva vedere quello che realmente c’era nella mia testa, anche perché era un talmente ingarbugliato mescolamento di sentimenti che non credo vi sia una reale espressione.

    Si spalancò questo grandissimo enorme cancello automatico e l’auto entro, ci si chiuse alle spalle e un altro si apri davanti a noi, l’auto prosegui verso l’ingresso, ma successe una cosa simpatica ci perdemmo non trovando l’ingresso per i detenuti, in quanto non vi erano chiare segnaletiche, e iniziammo a girare intorno alla perimetrale del carcere, finché non ci raggiunse una macchina della polizia penitenziaria che ci scorto fino al vero ingresso, scendemmo ed attendemmo che arrivasse qualcuno a fare accoglienza prima di lasciarmi mi fecero delle raccomandazioni, dicendomi di essere tranquillo ed educato così da non avere problemi li dentro con nessuno, avrei voluto dirgli solo una cosa onestamente, ma lasciai perdere.

    I Carabinieri mi consegnarono all’appuntato del carcere, persona gentile, che iniziò subito a dialogare, effettuò una perquisizione personale e si procedette con la registrazione, qui voglio fare un breve appunto, non vi auguro che succeda, ma se dovesse succedere portate con voi soldi, minimo 100 euro così da consegnarli all’ingresso, io ho purtroppo pagato questo errore, qui la vita scorre molto lentamente ed una richiesta non sempre viene accolta, riuscii a malapena a portare con me calze, intimo, un paio di ciabatte da doccia ed un accappatoio al quale venne tagliato il cappuccio, perché non concesso avere

    cappucci sugli indumenti, ovviamente mi chiesero se potevano tagliarlo o non sarebbe entrato, immaginatevi senza neanche un accappatoio, quindi fu quasi obbligatorio per me accettare l’offerta.

    In ingresso non verranno accettati liquidi di alcun genere (Shampoo e bagnoschiuma inclusi) ed ovviamente nulla di elettronica, io che ormai da oltre otto anni ho smesso di fumare portai con me una sigaretta elettronica ricaricabile con liquido ed una usa e getta, niente ovviamente potette entrare quindi di male in peggio, senza poter neanche svapare, chiesi come avrei potuto fare e mi fu risposto gentilmente Puoi iniziare a fumare sigarette tranquillo mi venne data in dotazione una coperta in stile caserma, quelle marroni e beige se avete presente per chi ha fatto il militare, un paio di lenzuola in finto lino, talmente rigide che non c’era bisogno di stirarle restavano cosi a vita, un bicchiere in plastica grigio tipo plastica dura da campeggio, 3 posate stesso materiale del bicchiere, un piatto piano ed uno fondo sempre stesso materiale, quasi come un bel completo da viaggio, uno spazzolino con dentifricio, una saponetta, il tutto venne messo assieme ai vestiti in una busta trasparente a mo’

    di immondizia, quasi a simboleggiare che la tua vita da quel momento, è destinata a finire lì.

    Finito le procedure di rito ingresso, misi sulla spalla il bustone e ci incamminammo verso l’interno della struttura, la prima volta mi sembrò un labirinto infinito, quando feci il percorso per raggiungere il mio padiglione,

    Nilo, mi venne in mente non una, ma migliaia di scene dei film dove si vede il protagonista accedere al padiglione e gli altri detenuti che incuriositi lo fissano, non ultima la serie Mare Fuori, una volta dentro il padiglione lasciai alle mie spalle cancelli uno dopo l’altro che si chiudevano dietro di me, iniziai ad incamminarmi verso la cella a me assegnata, Testa alta! mi dicevo dentro, non incrociare lo sguardo con nessuno e vai dritto alla meta, cercate di capire avete mai visto la scena del cartone Toy Story quando Woody si ritrova nella casa del bimbo cattivo e viene accerchiato da giocattoli rotti e spaventosi? Bene, a grandi

    linee fu quella la mia prima impressione, a livello mentale ovviamente nessuno fa un corso pre-carcere, e soprattutto se una persona vive la sua vita seguendo le leggi mai si aspetta di ritrovarsi in certe situazioni quindi non ci si pone mai questo problema.

    Arrivato alla cella ricordo che la guardia fece cenno di entrare e subito si rivolse ad un detenuto al suo interno dicendo Questo è il nuovo cellante, mettetelo a proprio agio., mi si gelò il sangue nelle vene sentire questa frase, (METTILO A PROPRIO AGIO), dento avevo un mix di emozioni, iniziai a fantasticare in modo pericoloso sui possibili scenari che da lì a breve mi si sarebbero potuti aprire d’avanti.

    Ricordo bene che mi avvicinai alla branda e un detenuto fece lo stesso, mi guardò e mi disse Non fare nulla, adesso ci pensiamo noi.., io iniziai a stringere i pugni, le mani mi iniziarono a sudare, in quel momento entro un altro detenuto e mi guardò come a dire chi è questo adesso, poi si guardarono e scambiandosi cenni di complicità iniziarono ad avvicinarsi, uno dei due mi disse,

    questo è il tuo letto, sei sopra, ti va bene? i due si avvicinarono alla mia branda dove erano appoggiate le mie cose, iniziarono a rifare il letto, io all’inizio ero incredulo, ma non capivo il perché di quel gesto, poi iniziai a ricordare le mie esperienze, essendo stato per nove anni nell’esercito avevo già un infarinatura della vita rinchiuso in camerata, condivisione di spazi, convivenza forzata, ed nella mia testa, iniziò a riaffiorare un ricordo in particolare, il Nonnismo, brutta abitudine dell’esercito, lì iniziai a pensare che se c’era similitudine fra le due situazioni allora questo poteva significare solo una cosa, sottomissione forzata dietro raggiro, della serie Noi stasera ti facciamo la branda e tu domani dovrai in qualche modo restituire il favore, non potrai sottrarti a questo quante cose si pensano quando le emozioni iniziano a mixarsi fra loro, e quindi mi feci coraggio e dissi La branda è mia e solo io posso metterci mano!, si fermarono all’istante e mi guardarono entrambi come se fossi un alieno, ma poi continuarono come se io neanche avessi parlato, allora li osservai e vidi che il

    metodo per fare la branda era quasi studiato come una tecnica tramandata, infatti iniziarono ad annodare le lenzuola e a girarle su se stesse, ci misero circa un minuto e voilà, il letto era pronto, ma da lì a qualche secondo nella cella iniziarono ad entrare persone..?! poi entrò un altro detenuto in cella e mi si avvicinò dicendo Paesà, di dove sei?, io risposi San Felice a Cancello, e tu?, non so perché chiesi quella cosa, forse per far capire che io ero pronto al dialogo, Mi ero appena rilassato e subito riapparve la tensione, cosa volevano quelle persone? Vi ricordate quando ho parlato di Toy Story? Bene, immaginate quella scena, nei momenti di tensione noti solo le peculiarità come cicatrici, accenti strani, tatuaggi, il nostro cervello ci impone di cercare i possibili pericoli per quell’istinto primordiale di autoconservazione, si iniziarono ad avvicinare un ragazzo rapato a zero con il volto coperto da tatuaggi, ed un altro con una lunga barba ed uno strano accento, tutti dopo un primo sguardo iniziarono ad

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