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Sotto Messi 2
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E-book133 pagine1 ora

Sotto Messi 2

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Info su questo ebook

VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.

Una raccolta di racconti gay già pubblicati: "Il branco", "Nicola 'ventieuro'", "Possesso gay".

Storie di uomini e rapporti sessuali tra maschi, talora imposti con atti di prevaricazione fisica al fine di sottomettere ed umiliare la 'vittima' di turno.

L’esperienza di un giovane sequestrato, il racconto di una storia di prostituzione maschile, le disavventure dell’incolpevole vittima della violenza di un uomo maturo e dei suoi complici.

AVVERTENZE:

Il linguaggio crudo e diretto utilizzato per le descrizioni rende il titolo INADATTO alla fruizione da parte di lettori non amanti del genere erotico gay.
LinguaItaliano
Data di uscita12 feb 2015
ISBN9786050356762
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    Anteprima del libro

    Sotto Messi 2 - Enrico Cinaschi

    ENRICO CINASCHI

    SOTTO MESSI 2

    Prima edizione ebook: febbraio 2015©2015

    Tutti i diritti riservati.

    "Tanta gente

    urla la verità.

    Ma senza stile

    non serve, è inutile"

    Charles Bukowski

    IL BRANCO

    CAPITOLO 1

    La porta che si spalanca improvvisamente con violenza mi fa sobbalzare strappandomi ai miei pensieri ed a questo stato di apatia nel quale sono ormai immerso da diversi giorni.

    Entrano in tre. C’è anche lui, quello che viene di rado e che io chiamo il capo perché fin dalla prima volta in cui l’ho visto due mesi fa mi ha sempre dato la sensazione di comandare su tutti gli altri.

    «Lo avevo avvisato, papà… e tu non potrai mai dire che è colpa mia, che noi facciamo le cose perché siamo infami. Ci ho provato a farvi capire che noi non scherziamo, ma niente, e allora io non ho altra scelta mi pare..»

    Comprendo che stavolta è diverso. Mi sembra perfino meno inferocito dei giorni scorsi ma ha un atteggiamento insolitamente deciso, quasi guardingo, che non mi pare adeguato al contesto e non mi lascia presagire nulla di buono.

    «Io non posso fare niente» provo disperatamente a replicare.

    «Sono bloccato qui. Ma sono sicuro che non mi hanno certo voluto abbandonare, e noi sappiamo che in queste situazioni fare i furbi non serve a niente. Mio padre per i soldi avrà avuto difficoltà con la polizia, gli avranno bloccato ogni movimento, ma di sicuro non sta cercando di imbrogliarti, puoi stare tranquillo, non mi farebbe correre dei rischi inutili. Io penso che abbia solo bisogno di qualche altro giorno, il tempo che ha avuto è poco quando si tratta di muoversi con i giudici addosso, se gli dai ancora un po’..»

    Mi interruppe con un grido feroce, altissimo, che mi terrorizzò: «Il tempo è finito, pezzo di merda! Lo avevo avvisato tuo padre, adesso incominciamo a fargli vedere che con noi non si scherza, e allora vediamo se i soldi li trova!»

    Come un sol uomo mi furono tutti e tre addosso, e mi immobilizzarono senza nessuno sforzo.

    Io ero atterrito: credevo volessero pestarmi, o sfregiarmi, forse tagliarmi un pezzo di orecchio per inviarlo a casa mia e convincere la mia famiglia a muoversi con maggior efficacia per procurarsi in tempi rapidi la somma richiesta per il riscatto. Mi aspettavo di sentirmi colpire da un istante all’altro, o di veder comparire una lama con la quale mi avrebbero straziato, mi sembrava di essere come un capretto portato al macello senza nessuna possibilità di salvarmi dai momenti di terrore e dolore che stavano per arrivare.

    Inaspettatamente invece uno dei miei sequestratori mi sfilò il pantalone e le mutande mentre gli altri mi tenevano fermo, cosa che mi impaurì ancora di più perché non capivo cosa volessero farmi ed ebbi paura che intendessero menomarmi dove più temevo.

    «Adesso gli rimandiamo una femminuccia a papà…» fu la frase che mi fece comprendere le loro intenzioni.

    Mi rigirarono a pancia in sotto e mentre due mi impedivano ogni possibilità di sia pur minimo movimento il capo mi sputò tra i glutei e mi puntò la cappella sull’ano, iniziando a spingere.

    «Fammi parlare con mio padre! Se ci parlo io la risolviamo… vi prego, questo no!» supplicavo, sperando di convincerli a desistere da quel proposito che in quel momento mi atterriva più di ogni altra eventualità.

    Come era prevedibile, non si fermarono: mi sentii squartare da un enorme pezzo di carne bollente e durissimo, e gridai con quanto fiato avevo in gola mentre si faceva strada nelle mie viscere lacerandomi e procurandomi delle fitte lancinanti. Pregai, urlai e piansi, ma non servì a nulla, e dopo essere entrato del tutto fece i suoi porci comodi dentro di me per tutto il tempo che gli occorse, tirandolo fuori e tornando a sbattermelo dentro, ancora ed ancora, mentre io singhiozzavo piano, oscenamente vinto ed umiliato.

    «Che mi hai fatto… perché… questo no, perché… mi fai male, fermati, per piacere, mi fai male!» continuavo a ripetere mentre il mio stupratore sembrava acquistare nuova energia man mano che procedeva nell’aprirmi, infliggendomi spinte ritmiche e potenti che ad ogni affondo mi facevano emettere un gemito lamentoso.

    Mentre proseguiva la sua opera i suoi uomini ridevano e mi prendevano in giro, commentando la perdita della mia dignità di maschio con frasi oscene quali: «Guarda che bella fighetta gli hai aperto… se gli dai un altro colpo diventerà la femminuccia più desiderata del paese…» ed altre bestialità simili.

    Gli ultimi affondi furono i peggiori, di una violenza inaudita che quasi mi fece svenire per il male che sentii e mi dilatarono come mai avrei creduto possibile: credevo che il culo mi sarebbe rimasto aperto per sempre tale era la sensazione innaturale di strappo spinto fino al limite possibile che percepivo.

    Il bestiale grugnito con il quale venne scaricandomi in corpo mezzo litro si seme caldo di maschio, mi comunicò contemporaneamente che per il momento il mio supplizio era terminato da una parte, e che non sarei stato mai più lo stesso dall’altra.

    Mi sentivo come se una parte di me fosse morta per sempre, ed era proprio così: la violenza fisica era solo una parte, il peggio era l’oltraggio morale, quel gesto di brutale sottomissione che mi aveva piegato l’anima oltre al corpo.

    Mentre si allontanavano non riuscivo a pensare ad altro: mi hanno rotto il culo, mi hanno usato come una femmina, e qualunque cosa accada d’ora in avanti questo momento non potrò mai cancellarlo e rimarrà parte di me.

    Due mesi, sono trascorsi da quella maledetta sera nella quale mi presero davanti a casa mia.

    Due mesi nei quali ho rivissuto quei momenti mille e più di mille volte..

    CAPITOLO 2

    L’unica cosa che in verità ricordo con chiarezza è il momento in cui la mia macchina si è fermata davanti al cancello.

    Poi, mi pare, dovrebbe essere andato in frantumi il vetro laterale, perché alcuni pezzi di vetro mi sono scoppiati sul viso, ed infatti questi graffi potrebbero esserne una conseguenza diretta.

    Ricordo delle mani che mi hanno tirato fuori dalla vettura, e solo vagamente quelle sagome nere, una delle quali potrebbe avermi colpito al capo, o forse mi avranno stordito con qualche sostanza, non so, non ne ho idea.

    Ci saremo sicuramente dovuti spostare per allontanarci dalla zona ma di questo non ho memoria, non saprei neppure dire dove mi hanno messo quando mi hanno portato via, se dentro la loro auto, nel bagagliaio, proprio non saprei.

    Qui per fortuna si sta abbastanza bene, almeno per ora: non fa particolarmente freddo né caldo, e neppure è troppo umido; sembra un ambiente ricavato nella parte più interna di una grotta, ma è difficile essere più precisi, posso solo dire che ci sono delle feritoie scure dalle quali probabilmente passa l’aria, ma dentro non si vede niente. E poi c’è quella porta, che sembra molto, molto solida e pesante.

    La rete di ferro su cui è poggiato il materasso fa una cosa sola con il pavimento, come se l’avessero saldata, mai vista una cosa simile. E non c’è praticamente niente altro, se si esclude il secchio per i bisogni.

    La cosa peggiore di tutte è questa lunga catena che mi stringe la caviglia pur concedendomi una certa libertà di movimento essendo lunga circa quattro metri: è fissata ad un anello di acciaio infisso nella parete, che credo non riuscirei a danneggiare nemmeno se avessi una smerigliatrice a portata di mano.

    E’ una questione di soldi, mi pare chiaro. Avranno in mente di ricattare mio padre, farsi consegnare del denaro, altrimenti perché mi avrebbero preso?

    E’ una cosa molto strana, mi pare. Credo fossero decenni che nel nostro paese non si verificava più un sequestro di persona, ormai tra blocco dei beni e le nuove tecnologie al servizio delle forze di polizia è diventato impossibile gestire un crimine come questo. Figuriamoci: le trattative, la consegna del riscatto, la prigionia del sequestrato.. ma come pensano di fare?

    Devono essere quattro miserabili, forse criminali dell’est, so che lì ancora succedono queste cose, ma da noi… nemmeno si immaginano cosa li aspetta.

    Già. Sicuro.

    Intanto però nei casini ci sono io. No, non perdo la speranza, so benissimo che potrebbe anche risolversi tutto in poche ore, è andata così molte altre volte ma per adesso… siamo qui.

    Non si sente nemmeno un rumore, come faranno a mantenere un silenzio simile?

    Se solo mi riuscisse di riposare, ma credo di aver dormito parecchio, per questo non trovo pace. Chissà quanto

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