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Slender Man (Versione Italiana)
Slender Man (Versione Italiana)
Slender Man (Versione Italiana)
E-book369 pagine4 ore

Slender Man (Versione Italiana)

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Info su questo ebook

Il primo e unico romanzo ufficiale ispirato alla leggenda di Slender Man.
Lauren Bailey è scomparsa. Mentre i suoi amici si disperano e la polizia la cerca freneticamente, Matt Barker, suo compagno nella scuola più esclusiva della città, comincia a sognare alberi minacciosi, cieli in tempesta e qualcosa di oscuro che si avvicina sempre di più. Una figura terrificante, alta, con lunghe braccia si fa largo nel confine fra realtà e incubo. Un confine che, giorno dopo giorno, si fa sempre più sottile nella vita di Matt, fino a scomparire... Attraverso documenti, stralci di diario, e-mail e indizi disseminati nel racconto, la particolare struttura del romanzo immerge inesorabilmente Matt (e insieme a lui, come in presa diretta, il lettore) in un incubo agghiacciante, fino a condurli all'inevitabile faccia a faccia con Slender Man.
LinguaItaliano
Data di uscita24 ott 2019
ISBN9788830502239
Slender Man (Versione Italiana)
Autore

Anonimo Slenderman

SLENDER MAN è dal 2009 un fenomeno virale di proporzioni globali. Una figura mostruosa, con arti lunghissimi, senza volto, che annienta le persone dopo aver funestato i loro sogni. Predilige i bambini, ma nessuno è immune. Popolarissimo nei videogame, i suoi giochi e app sono scaricati da milioni di utenti. Ha un enorme seguito su Youtube, che ospita molti canali a lui dedicati (55 milioni di visite). Negli Stati Uniti condiziona talmente l’immaginario collettivo che, in numerosi casi di crimini efferati, gli omicidi giurano di aver agito sotto l’effetto di Slender Man. I paragoni cinematografici sono Miss Peregrine, ma soprattutto il rivoluzionario The Blair Witch Project. Il raccapricciante protagonista di un libro indispensabile per Halloween per tutti gli amanti dell’horror.

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    Anteprima del libro

    Slender Man (Versione Italiana) - Anonimo Slenderman

    *

    12 marzo

    Annotazione 2

    Dopo scuola sono stato con Jamie al supermercato bio perché aveva letto da qualche parte che bere succo di erba di grano fa bruciare più calorie rispetto a quelle che apporta. Il che è una grande, grandissima balla, ma lui dice di voler perdere cinque chili prima dell’estate perché a quanto pare è diventato il tipo di ragazzo secondo cui in un determinato periodo dell’anno è obbligatorio avere un certo peso. E io non avevo semplicemente l’energia per dissuaderlo. Ha comprato due litri di quell’intruglio e l’unica cosa a cui ho pensato era chissà quanto verde sarà la pipì che farà stasera prima di andare a letto.

    Al ritorno siamo passati attraverso il parco, con lui che mi raccontava di Steve Allison che, da quando Lauren lo aveva lasciato, gettava merda su di lei con chiunque si trovasse a tiro quando invece – pare – lui la bombardava di messaggi cento volte al giorno chiedendole di tornare insieme. Non ho commentato più di tanto, anche se ne sapevo più di lui. Sa che io e lei siamo amici – o almeno sa che lo eravamo anni fa – ma non sa che ci messaggiamo tutto il tempo, perché non gliel’ho mai raccontato. Come dicevo, è bello avere almeno un segreto. Come quasi tutti i ragazzi della Riley, anche Jamie ha una mezza cotta per Lauren. A volte penso di essere l’unica persona che in tutta onestà, mano sul cuore, può affermare di non averla. Non è che non li capisca – Lauren è carina e divertente e amata da tutti –, ma semplicemente non la vedo in quel modo. È che la conosco davvero da troppo tempo. Ed è difficile innamorarsi perdutamente di qualcuno che ti manda video di gente travolta e spappolata da un treno mentre attraversa un passaggio a livello.

    E comunque…

    Non è la più figa della scuola. L’anno scorso alla Riley c’era una dell’ultimo anno di nome Erin, la cui sorella maggiore è uno degli angeli di Victoria’s Secret, ed era forse la persona più bella che avessi mai visto nella vita vera. Guardarla faceva quasi male, non so se rendo l’idea. A settembre di due anni fa il mail server della scuola è quasi andato in tilt perché lei, per sbaglio, aveva inviato una cartella di sue foto in una dozzina di bikini diversi scattate a Cabo San Lucas a tutti i membri della squadra delle cheerleader e di atletica. Secondo me non esiste link al mondo che sia mai stato inoltrato e scaricato così velocemente in tutta la storia di internet.

    Lauren non è bella com’era Erin. Però non manderebbe nemmeno una cartella con delle sue foto in costume a metà degli studenti dell’ultimo anno sostenendo che sia stato un incidente, e questo depone a suo favore.

    La madre di Lauren non lavora, perché il padre è un ginecologo strafamoso. Si vede da lontano un miglio che è uno stronzo – è alto, bello e non passa certo inosservato, ed è uno di quei tipi tutti orgogliosi del proprio FASCINO –, ma se non altro è divertente. Una volta ci ho chiacchierato alla Riley durante una riunione genitori-insegnanti e mi ha confidato di essere l’unico uomo al mondo che ha visto più vagine di top model che Leonardo DiCaprio. Lauren sembrava sul punto di morire per l’imbarazzo, ma io mi sono scompisciato dalle risate.

    A proposito, stamattina mi sono letteralmente imbattuto in lei e abbiamo attraversato insieme il parco per andare a scuola. In genere succede una o due volte la settimana, ed è un bel modo di cominciare la giornata. Lungo la strada abbiamo chiacchierato, poi ci siamo presi il caffè da uno dei venditori ambulanti nel parco e circa dieci minuti dopo siamo arrivati alla Riley e ci siamo augurati una buona giornata.

    È stato bello, come sempre.

    Devo ammettere che vederla stamattina mi ha fatto particolarmente piacere perché quando sono uscito di casa ero di umore nero. A colazione ho detto a mia madre che vorrei interrompere gli incontri con la dottoressa Casemiro, che mi lasciano una sensazione strana e che chiaramente non sto cavando un ragno dal buco avendo avuto un altro incubo due notti fa, ma lei non ha voluto saperne. Le piace troppo crogiolarsi in quell’ipocrisia tipica dei genitori e dirmi che sono un adulto quando vuole che diventi più responsabile o smetta di fare qualcosa che non le piace, salvo poi impedirmi di prendere una decisione che possa essere di una qualunque importanza per me stesso. Ha riattaccato con la solita solfa: che quando avrò diciotto anni – adulto davanti alla legge e autorizzato dal tribunale, il che è un concetto incredibilmente stupido se ci si riflette anche solo per un attimo – potrò fare qualsiasi cosa voglia, come ad esempio smettere di andare dalla dottoressa Casemiro.

    Fino ad allora, in sostanza, mi tocca ingoiare merda e fare buon viso a cattivo gioco. Parole mie, non sue ovviamente.

    Le ho risposto grazie tante, ma non credo di essere riuscito a condirlo con tutto il sarcasmo che volevo, perché si è limitata ad annuire con la testa e augurarmi una buona giornata.

    Mi tocca ammettere che si è rivelata davvero una buona giornata, ma di certo non avevo intenzione di dirglielo una volta a casa. Le ho riservato quello che meritava, ossia il solito brontolio che dice tutto e niente, e poi mi sono ritirato qui in camera mia sbattendo la porta. Perché, se vuole giocare a essere irragionevoli, è un gioco che possiamo fare anche in due.

    Non c’è nessun problema.

    La lezione di matematica avanzata è stata una noia mortale, ma quella di letteratura non era male. Stiamo studiando Tenera è la notte di Fitzgerald e oggi abbiamo parlato della malattia mentale di Nicole e dei trattamenti per curarla, e dei flashback che l’autore usa per raccontare al lettore cosa sta succedendo realmente, anche se Dick Diver fa di tutto per tenerlo nascosto agli altri personaggi il più a lungo possibile. Il tutto assume un significato molto più profondo quando vieni a sapere che in realtà Nicole è Zelda, la moglie di Fitzgerald, e che in pratica quest’ultimo sta romanzando la storia vera della loro vita di coppia. Una mossa astuta, come si dice, metaletteraria. Il grande Gatsby l’ho odiato, ma questo mi sta prendendo.

    Dopo pranzo c’era un’ora buca, e io ho lavorato un po’ al racconto che sto scrivendo. Non gira ancora come vorrei, e non sono sicurissimo di come sistemarlo, ma ho scritto un paio di paragrafi che non mi dispiacciono, e penso che se domani avrò tempo potrò aggiustarli ancora. Ci tornerei su volentieri anche stasera, ma a occhio dovrebbe mancarmi circa un’ora di gioco per far salire di livello il mio nuovo Warlock e credo proprio che quel poco di energia che mi rimane lo dedicherò a quello.

    Sono davvero sfinito. Non quella stanchezza da cui ti riprendi alla grande se ti concedi un’ora di sonno in più: no, quella stanchezza profonda che ti fa sentire le ossa di piombo, come se qualcuno ti avesse scaricato le batterie e ti impedisse di ricaricarle.

    È proprio qui che la dottoressa Casemiro dovrebbe aiutarmi. Sta ottenendo risultati eccezionali, non c’è che dire. Anche se ammetto che andare a dormire prima dell’una di notte forse non sarebbe un’idea tanto malvagia.

    Ma chi se ne frega.

    Tanto lo so che il mio peggior nemico sono io:)

    _ _ _ _

    Studio della

    DOTT.SSA JENNIFER CASEMIRO

    SETTANTADUESIMA STRADA OVEST 596, 10021 NY

    13 marzo 2018

    Cari Paul e Kimberley,

    facendo seguito alla nostra conversazione telefonica di ieri, vi trasmetto in basso la mia valutazione del primo mese di lavoro con Matthew. State pur certi che comprendo appieno le vostre preoccupazioni in merito a quella che vi appare come una mancanza di progressi visibili: ci tengo però a rassicurarvi sul fatto che solo in rari casi questi progressi si verificano alla velocità che (comprensibilmente) desiderate e che, in base alla mia esperienza, la loro assenza non indica alcunché di significativo se non l’emergere dei temi della creazione di fiducia e della sperimentazione dei limiti, tanto ricorrenti nelle prime fasi di un rapporto professionale di questo tipo.

    Matthew è molto intelligente e consapevole, e ha messo in chiaro che non è intenzionato a lavorare con me sui temi per i quali gli è stata prescritta la terapia. Ciò nonostante ritengo abbia di fatto già compiuto progressi significativi.

    Inizialmente affermava di non voler parlare con me, e di considerare i miei sforzi per indurlo a fare altrimenti una violazione dei suoi diritti umani. Questo linguaggio retorico non è infrequente, soprattutto negli adolescenti brillanti come Matthew. È una forma comune di azione diversiva, che evita di affrontare il motivo per cui non vuole parlarmi spostando la conversazione a un livello generale ai limiti dell’assurdo, in questo caso chiamando in causa i diritti umani.

    Più o meno la scorsa settimana le obiezioni di Matthew sul lavoro con me sono cambiate. Non sostiene più che non vuole farlo: ora ha invece affermato più volte che non ne vede la ragione. E, sulla scorta della mia esperienza, questo segna una svolta decisiva. Ha infatti superato il rifiuto dogmatico di parlare con me ed è passato a un’obiezione più personale, ossia che non crede che io possa aiutarlo a gestire qualcosa che lui percepisce come un problema medico. E questo, benché possiate essere di altro avviso, costituisce un passo in avanti. Suggerisce un desiderio di prendere parte al nostro processo, a condizione che io riesca a convincerlo della sua possibile utilità. E su questo ci siamo concentrati nelle ultime due sedute.

    Come saprete, gli ho chiesto di tenere un diario. A quanto pare lo ha fatto – mi ha mostrato alcune pagine scritte da lui, anche se io (com’è ovvio che sia) non posso garantire che stia prendendo la cosa seriamente –, ma è chiaro che lo infastidisce. Tuttavia ne abbiamo discusso e queste conversazioni sono state illuminanti.

    Un rifiuto ostinato a impegnarsi richiede un livello di autocontrollo che pochi teenager hanno, e perfino Matthew, che è tanto intelligente quanto innegabilmente controllato, non è in grado di dare un tono del tutto neutro alle sue parole. Dalle nostre conversazioni sono emerse le frustrazioni e i dubbi tipici di questa fase della tarda adolescenza, quando la maggior parte dei ragazzi si trova tra due fuochi: da una parte il desiderio di prendersi carico della propria vita e dall’altra l’inevitabile realtà delle regole e restrizioni derivanti dalla vita in famiglia. Fa spesso riferimento alla sua convinzione che voi rimarreste delusi se scegliesse qualsiasi percorso che non sia quello di avvocato, tanto da essere sicuro che possiate impedirlo rifiutandovi di pagare la retta universitaria per qualunque altra facoltà. Non so se sia un argomento di cui avete mai parlato esplicitamente con lui, ad ogni modo è diventata una sua convinzione fortemente radicata.

    Sono inoltre convinta che le sue sensazioni di frustrazione e preoccupazione siano almeno una concausa del problema per cui vi siete rivolti al mio studio, ossia gli incubi ricorrenti e l’insonnia. Questo è il punto cruciale su cui continuerò a concentrarmi nelle prossime sedute.

    Mi auguro che queste righe possano rasserenarvi. Per il lavoro che sto portando avanti non ci sono tabelle di marcia precise e, anche se la mia lunga esperienza mi insegna che può essere frustrante, vi inviterei a non interrompere questo processo. Posso assicurarvi che i progressi ci sono, anche se attualmente fate fatica a vederli.

    Cordiali saluti,

    Jennifer Casemiro, Psichiatra

    TRASCRIZIONI DI REGISTRAZIONI AUDIO DAL CELLULARE DI MATTHEW BARKER

    Inizio registrazione: 14 marzo, ore 03.24

    Oddio

    È stato

    Un attimo

    Voglio solo

    Okay

    Okay

    Sono le 3.24 del mattino, e lo so per certo perché è da dieci minuti che aspetto che il battito del mio cuore rallenti senza staccare lo sguardo dallo schermo del cellulare. Quando mi sono svegliato era sul cuscino. Devo essermi addormentato senza metterlo a posto e col senno di poi ne sono contento, perché se lo avessi poggiato sul comodino dove si trova di solito sarei stato fottuto. Qualche minuto fa ho allungato il braccio per cercare di accendere la lampada e la mia mano è scomparsa e non riuscivo più a vederla e ho iniziato a chiedermi cosa farei, cosa farei esattamente se delle dita mi stringessero il polso, e ho tirato indietro la mano, l’ho infilata sotto le coperte e ho sentito il mio corpo tremare dalla testa ai piedi, come se stessi congelando.

    Quindi

    Cristo santo

    Devo proprio

    Fine registrazione: 14 marzo, ore 03.26

    Inizio registrazione: 14 marzo, ore 03.30

    Okay.

    Ora sono le 3.30 e mi sembra di aver finalmente cominciato a schiarirmi le idee. È solo che… Cristo. Dico sul serio. Non so se sia l’incubo più terribile che abbia fatto da quando sono iniziati ma, se la risposta è no, posso solo dire che sono sollevato di non ricordarmi quelli ancora peggiori.

    Lo sento ancora. Ma non è assurdo? Come se fosse una cosa vera, un essere fisico che mi si è attaccato alla pelle dandomi la sensazione di non riuscire più a staccarlo. Come se chiudendo gli occhi mi ritrovassi di nuovo inghiottito.

    Alla fine la lampada sono riuscito ad accenderla. Ho dovuto letteralmente radunare ogni briciolo del mio coraggio, ma ora mi sento un pochino meglio.

    Non sono mai stato tanto bravo a ricordare i sogni, né quelli belli né quelli brutti. A volte al risveglio avvertivo la vaga sensazione di aver sognato, perché non mi sentivo riposato come avrei dovuto tenuto conto delle ore di sonno, e a volte avevo in mente delle immagini che non riconoscevo, come fotografie che sono sicuro di non aver mai scattato, ma i sogni in quanto tali, i dettagli, erano sempre già svaniti non appena aprivo gli occhi.

    Negli ultimi due mesi non è stato così. Per niente. E anche stavolta non ha fatto eccezione. Riesco a ricordarmene ogni singolo

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