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Le questioni anniane
Violenza contro le donne: Nel fondo giudiziario di Acquapendente (sec. xvi)
Da leggere e sentire: Passato presente in dieci anni di recensioni da battaglia (2011-2020)
Serie di e-book13 titoli

Progetto Memoria

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Info su questa serie

Nonostante la storia dell’uomo sia millenaria, l’umanità non sembra aver attraversato nessun periodo prolungato senza guerre. L’uomo, nel corso della storia, ha dimostrato di coltivare un inquietante e irriducibile amore per la guerra. Basta leggere le testimonianze, letterarie e non, provenienti dai vari fronti di guerra, per rendersene conto. La guerra genera orrori, crudeltà, stermini agghiaccianti e inauditi, fuori della morale condivisa, ma si rivela spesso anche un’occasione in cui gli uomini mettono in mostra le loro peggiori qualità. Spesso nell’esistenza di un uomo la guerra costituisce un’esperienza unica, fortissima, indimenticabile, un’uscita da uno stato di innocenza infantile e dall’ipocrisia diffusa nella vita sociale collettiva. La seconda guerra mondiale è stata uno dei periodi più tragici del secolo scorso non solo per il Viterbese ma dell’Italia. Per un imperscrutabile mistero della natura umana persino persone colte e capaci di affetto autentico nei confronti dei propri familiari e della cerchia degli amici, riuscirono a macchiarsi di crimini infami nei confronti dell’umanità, si lasciarono sedurre dal fascino della violenza.
LinguaItaliano
Data di uscita16 feb 2022
Le questioni anniane
Violenza contro le donne: Nel fondo giudiziario di Acquapendente (sec. xvi)
Da leggere e sentire: Passato presente in dieci anni di recensioni da battaglia (2011-2020)

Titoli di questa serie (13)

  • Da leggere e sentire: Passato presente in dieci anni di recensioni da battaglia (2011-2020)

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    Da leggere e sentire: Passato presente in dieci anni di recensioni da battaglia (2011-2020)
    Da leggere e sentire: Passato presente in dieci anni di recensioni da battaglia (2011-2020)

    “Talvolta la segnalazione dei libri diventa un mero pretesto per svolgere considerazioni di carattere generale, spesso poco attinenti ai volumi presi in esame. Le recensioni qui raccolte, segnate dalla capacità di fondere il punto di vista militante con il rigore scientifico dovuto a una formazione da storico documentalista, muovono da una filosofia diversa, fondata sul rispetto per chi legge e, ovviamente, anche per chi scrive e fa ricerca. Esse si distinguono per agilità e scorrevolezza, nonché per la rinuncia a quel linguaggio specialistico che allontanerebbe il grosso dei lettori. Inoltre, pur essendo sempre chiaro, il punto di vista del recensore non vi è mai prevaricante, perché quel che conta maggiormente è mettere in evidenza gli aspetti di un testo che si considerano più convincenti”. (Dall’introduzione di Stefano Macera

  • Le questioni anniane

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    Le questioni anniane
    Le questioni anniane

    Erudito, umanista, filologo sui generis, creatore di miti e genealogie fittizie, amante delle antichità, spregiudicato falsario: tutto è stato detto riguardo Annio e le sue opere. Un'ascesa irresistibile nell'ambito della Curia Romana, fino alla carica di Magister Sacri Palatii, la conoscenza personale di tutti i più potenti uomini del suo tempo e degli artisti più illuminati. Un uomo capace di creare una genealogia illustre e famosa, operazione che realizzò con abilità anche per importanti personaggi laici ed ecclesiastici. La sua città natale venne beneficata di centinaia di pagine celebrative e per Viterbo Annio creò un lignaggio tanto aulico quanto improbabile, intrecciando riferimenti all'antico Egitto, alla classicità, all'Alto Medioevo di Longobardi e Carolingi: riuscì a far divenire Viterbo un crocevia di divinità, re, principi e papi, alterando le testimonianze documentarie e inventandone altre con assoluta disinvoltura. in questo senso le Questioni Anniane rappresentano la sintesi perfett

  • Violenza contro le donne: Nel fondo giudiziario di Acquapendente (sec. xvi)

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    Violenza contro le donne: Nel fondo giudiziario di Acquapendente (sec. xvi)
    Violenza contro le donne: Nel fondo giudiziario di Acquapendente (sec. xvi)

    Una sera di giugno del 1564 Meneca di Giovanni da Roma, di mestiere prostituta presso l’Osteria del Ponte sul Paglia lungo la via Francigena appena fuori le mura di Acquapendente, mentre si recava sul luogo di lavoro insieme a un tale mastro Battista, carpentiere di Montepulciano, è aggredita e stuprata da giovani del luogo, dopo essere stata abbandonata dal suo accompagnatore. Meneca non esita a denunciare il reato, e così viene istruito il processo in cui gioca un ruolo fondamentale la fama publica goduta dai soggetti coinvolti. Allora ci si chiede: perché Meneca ha voluto denunciare i suoi stupratori? Essendo di certo abituata alla violenza radicata nel mondo della prostituzione, quale è stato il motivo che l’ha spinta a chiedere giustizia? L’Autrice ha cercato questa motivazione, così da dare una risposta agli interrogativi. Il processo non è l’unico argomento presentato in questo volume. Il documento è introdotto da una panoramica del contesto in cui si svolgono i fatti e dall’esame di altri reati di violenza fisica e verbale individuati nella fonte, compiuti da uomini contro donne, donne contro uomini e donne contro donne, che includono anche l’abuso sessuale commesso contro Meneca di Giovanni.

  • L'altra metà del risorgimento viterbese

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    L'altra metà del risorgimento viterbese
    L'altra metà del risorgimento viterbese

    Molti anni, fa iniziai a raccogliere materiale allo scopo di ricostruire la storia risorgimentale del mio paese di origine (Castiglione in Teverina). Ovviamente lessi anche ciò che era stato precedentemente pubblicato inerente al periodo risorgimentale nella provincia di Viterbo, compresa una tesi di laurea, sul Risorgimento viterbese, peraltro scritta da una donna, che trattando dell’apporto femminile nelle vicende risorgimentali della nostra provincia, le rilegava al ruolo di cucitrice di bandiere e coccarde. Ciò contrastava palesemente con i fascicoli che mi erano capitati sotto mano durante le mie ricerche nell’Archivio di Stato di Viterbo, a dimostrazione di come un luogo comune può essere così forte da ritenere, anche da parte di uno storico, inutile cercare di confutarlo. Cominciai così a prendere le posizioni dei documenti e decisi che dopo aver fato uscire dall’oblio le vicende che avevano visto protagonisti i miei compaesani, mi sarei dedicata a queste donne, dimenticate dalla storia ufficiale, oscurate dai pregiudizi che le volevano al massimo come figure di contorno, vittime di una morale che non incoraggiava e non perdonava il protagonismo di chi sfidava le convenzioni per affermare la propria individualità e i propri ideali. Avvalendomi di una documentazione inedita, scavando sia nei rapporti di polizia che in corrispondenze private, ho ricostruito vicende pressoché sconosciute, di donne di ogni ceto e di tutte le età, impegnate in molteplici imprese cospirative. Ne viene fuori e traspare in questa ricostruzione una stagione politica che fu fondamentale per l’unità della nazione, con le battaglie, l’impegno civile, il fervore ideale che l’accompagnarono, facendole uscire dall’oblio in cui l’avevano relegate

  • Entrate, uscite, memorie: Il registro di Bartolomeo da Orte, 1369-1403

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    Entrate, uscite, memorie: Il registro di Bartolomeo da Orte, 1369-1403
    Entrate, uscite, memorie: Il registro di Bartolomeo da Orte, 1369-1403

    ““… Non mi ha quindi affatto sorpreso che Zuppante, abituato a nutrirsi come si usa dire delle midolla di leone, abbia scovato nelle “varie” dell’Archivio Storico Comunale di Orte il registro contabile manoscritto, inedito, di Bartolomeo magistri Petri Johannis Francisci che visse – non poco, per la sua epoca – settantotto anni circa, fra il 1327 e più o meno il 1405. Dovremmo chiamarlo ser in quanto era con certezza notaio, notai erano il padre Pietro e il fratello Angelo, notarile per quanto non particolarmente elegante la sua grafìa. Il suo registro ce lo mostra proprietario di beni immobili, imprenditore, mercante, banchiere o comunque gestore di denaro e abile nelle manovre finanziarie, amministratore ed economo; e il fatto che per tre anni, dal 1370 al 1372, fosse anche appunto economo della Confraternita dei Raccomandati di Santa Maria getta uno sprazzo di luce anche sul suo ruolo sociale, sul suo impegno civico e sulla sua vita religiosa comunitaria; ebbe occasionalmente anche un ruolo nelle magistrature comunali ortane e proprio in un anno poco tranquillo, il 1367, l’anno nel quale papa Urbano V provò a rientrare da Avignone a Roma e in relazione al suo passaggio per Viterbo si verificò nel settembre una specie di tumulto popolare, la “rivolta di Piano Scarano”, le conseguenze della quale comportarono anche il coinvolgimento di oltre cinquecento armati ortani (parecchi, per la popolazione urbana del tempo).” (Dall’introduzione di Franco Cardini)

  • Le antiche chiese della Tuscia Romana: Quindici secoli di storia e di fede nell e Diocesi dell ’Alto Lazio

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    Le antiche chiese della Tuscia Romana: Quindici secoli di storia e di fede nell e Diocesi dell ’Alto Lazio
    Le antiche chiese della Tuscia Romana: Quindici secoli di storia e di fede nell e Diocesi dell ’Alto Lazio

    La chiesa è, sin dalle origini, il luogo del culto e l’assemblea dei fedeli, che nel corso dei secoli, organizzati in una società intorno al vescovo si riunivano nei diversi edifici o luoghi identificati come Chiesa, cioè come Diocesi. Si tratta ora di lavorare per ricostruire l’identità, la storia di queste Chiese. La Chiesa che vive in una Diocesi non può nascere da una definizione, deve nascere anche da una storia, la sua storia. Sino ad oggi la maggior parte delle Chiese locali è rimasta senza storia. Abbiamo la ricostruzione delle origini di una diocesi, dei suoi vescovi, dei suoi santi, delle sue chiese e delle opere d’arte. Manca una storia del popolo di Dio, cioè dei fedeli battezzati e della loro esperienza di vita e di fede in quella diocesi. È in questo quadro storico-teologico che si muove questo volume che parla delle antiche chiese dell’Alto Lazio e della storia religiosa di questa porzione del popolo di Dio che vive nelle Chiese di questo territorio. L’occasione della visita di Benedetto XVI è stata la scintilla che ha mosso il progetto e a Sua Santità e a tutti i cristiani che vivono nel viterbese e nelle Diocesi italiane questo volume è idealmente dedicato. -Luciano Osbat

  • Il medioevo viterbese

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    Il medioevo viterbese
    Il medioevo viterbese

    Nella primavera 2001, l’Archivio di Stato di Viterbo e la cattedra di Esegesi delle fonti storiche medievali della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università della Tuscia - cattedra tenuta al tempo dallo scrivente - ebbero a promuovere, con il patrocinio della I Circoscrizione del Comune di Viterbo, un ciclo di conferenze il cui filo tematico si ritenne di individuare nella storia medievale della città. Ne scaturì una serie di incontri che riscossero l’attenzione dei più qualificati cultori della storia di Viterbo e di un buon numero di cittadini. In questo volume si pubblicano i testi delle conferenze tenute nella circostanza da Anna Esposito, Angela Lanconelli, Paola Mascioli ed Alba Pagani con l’aggiunta di alcuni contributi che, in un momento successivo, sono stati richiesti ad altri studiosi. All’ampliamento del volume si è giunti per la volontà di arricchire lo spettro tematico dello stesso, estranea restando, tuttavia, l’intenzione di esaurire in queste pagine gli approcci e i percorsi investigativi cui motivatamente potrebbe dar luogo l’importante e complessa vicenda storica del capoluogo della Tuscia. 

  • I restauri della loggia papale di Viterbo

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    I restauri della loggia papale di Viterbo
    I restauri della loggia papale di Viterbo

    Terza città papale Viterbo ha una sua connotazione materiale precisa: quel peperino che è una pietra lavica trachitica estratta dai monti Cimini, distesa accanto ai letti di tufo. Pietra che si presta alla lavorazione di membrature sottili e di minimi dettagli, come non a caso si può riscontrare nella Loggia dei Papi. Una pietra infine che fa da legante storico come testimone culturale con tanto di sapienze costruttive, quanto di agente determinante di scelte nei programmi di una renovatio urbana precisa. È così che a Viterbo la visione della Loggia papale, di quel suo celebre schermo lavorato come una trina, giunge all’occhio dell’osservatore dopo che questi ha già attraversato sequenze di piazze e piazzette, seguendo le pulsazioni dei tempi della sua storia così sfaccettata come la sua duttile morfologia, snodandosi fra strade dall’andamento mosso, variando e intersecandosi con quell’altro elemento architettonico così diffuso qui come un blasone: quello delle scale a profferlo.

  • La fede e la ragione: Egidio da Viterbo tra predicazione, millenarismo politico e riforma

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    La fede e la ragione: Egidio da Viterbo tra predicazione, millenarismo politico e riforma
    La fede e la ragione: Egidio da Viterbo tra predicazione, millenarismo politico e riforma

    Personaggio quanto mai complesso, umanista, filosofo, cabalista, diplomatico e predicatore, Egidio da Viterbo (1469 – 1532) ha improntato tutta la sua vita alla riforma della Chiesa. Animato da una salda fede, prima come priore generale degli Agostiniani (1506-1518), poi come cardinale(dal 1517), infine come vescovo della sua città (dal 1523) si è speso per emendare l’Ordine e l’ecclesia, percorsi da una profonda crisi morale. Servendosi degli accenti propri del profetismo e della predicazione tar-do medievali e della prima età moderna, che vissero una stagione particolarmente fortunata nel volgere tra Quattrocento e Cinquecento, pur adattando quei toni al suo timbro particolarissimo, Egidio ha proposto una propria via razionale alla riforma, attuata saldamente dall’interno, nel rispetto dell’ordine e della tradizione. Dopo la sua morte molti spunti, anche pratici, saranno ripresi e sviluppati dal Concilio di Trento

  • Lavoro, Patria e libertà.: Associazionismo e solidarismo nell’Alto Lazio lungo l’Ottocento

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    Lavoro, Patria e libertà.: Associazionismo e solidarismo nell’Alto Lazio lungo l’Ottocento
    Lavoro, Patria e libertà.: Associazionismo e solidarismo nell’Alto Lazio lungo l’Ottocento

    Territorio sorprendentemente ricco per varietà di associazioni presenti, l’Alto Lazio ha avuto nelle società operaie di mutuo soccorso uno dei traini più qualificanti nella spinta verso la modernizzazione della società nei trent’anni dopo l’Unità. La lettura del volume parte dal periodo preunitario e individua le varie forme associazionistiche presenti sul territorio, dalle confraternite alle società ricreative. Alle forme laiche si aggiunsero società di ispirazione cattolica, che ereditavano una convinta attività di carattere assistenziale e di beneficenza.  Ma il mutualismo ruppe, o meglio cercò di rompere, il legame con questa tradizione, svolgendo, in tempi in cui non era ancora nato un movimento sindacale di lotta e in cui lo sciopero era ancora un’arma poco utilizzata, un ruolo centrale, non limitato ai soli fini previdenziali e assistenziali, ma esteso al piano della cooperazione, del credito e della formazione culturale,  partecipando ai tanti rituali pubblici della pedagogia laica e patriottica e rappresentando, dunque, uno snodo cruciale nell’apprendistato civile e politico della società dell’Alto Lazio nel secondo Ottocento. 

  • O Dio con noi o tutti in cenere: Cronache del primo dopoguerra su giornali, libri e manifesti

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    O Dio con noi o tutti in cenere: Cronache del primo dopoguerra su giornali, libri e manifesti
    O Dio con noi o tutti in cenere: Cronache del primo dopoguerra su giornali, libri e manifesti

    Con questo libro l’autore completa la trilogia che copre un arco di tempo che va dal secondo conflitto mondiale ai primissimi anni dopo la Liberazione. Se Il giorno che accecai il duce racconta episodi di cronaca spicciola di Viterbo e dintorni, e Fuori le donne da palazzo dei Priori le prime iniziative adottate dall’amministrazione comunale nella difficile opera di ricostruzione della città, O Dio con noi o tutti in cenere vuole essere una piccola testimonianza del sistema mediatico del tempo. Cioè come giornali, libri, manifesti hanno raccontato la difficile e pur vitalissima realtà di quegli anni.

  • Storie Dimenticate II: Antifascismo, guerra e lotta partigiana nella provincia di Viterbo Vol. 2

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    Storie Dimenticate II: Antifascismo, guerra e lotta partigiana nella provincia di Viterbo Vol. 2
    Storie Dimenticate II: Antifascismo, guerra e lotta partigiana nella provincia di Viterbo Vol. 2

    Nonostante la storia dell’uomo sia millenaria, l’umanità non sembra aver attraversato nessun periodo prolungato senza guerre. L’uomo, nel corso della storia, ha dimostrato di coltivare un inquietante e irriducibile amore per la guerra. Basta leggere le testimonianze, letterarie e non, provenienti dai vari fronti di guerra, per rendersene conto. La guerra genera orrori, crudeltà, stermini agghiaccianti e inauditi, fuori della morale condivisa, ma si rivela spesso anche un’occasione in cui gli uomini mettono in mostra le loro peggiori qualità. Spesso nell’esistenza di un uomo la guerra costituisce un’esperienza unica, fortissima, indimenticabile, un’uscita da uno stato di innocenza infantile e dall’ipocrisia diffusa nella vita sociale collettiva. La seconda guerra mondiale è stata uno dei periodi più tragici del secolo scorso non solo per il Viterbese ma dell’Italia. Per un imperscrutabile mistero della natura umana persino persone colte e capaci di affetto autentico nei confronti dei propri familiari e della cerchia degli amici, riuscirono a macchiarsi di crimini infami nei confronti dell’umanità, si lasciarono sedurre dal fascino della violenza.

  • Bonaventura Tecchi - Identità di una terra antica

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    Bonaventura Tecchi - Identità di una terra antica
    Bonaventura Tecchi - Identità di una terra antica

    Bonaventura Tecchi ha lasciato un vuoto nella letteratura che la cosiddetta contemporaneità non ha colmato, distratta da altre mode e da altri valori, quanto mai – mode e valori – fragili, inutili e fuorvianti, privi di salde basi e di sofferte rinunce, e di quella che può essere definita “fede” nei contenuti. Ci limitiamo, perciò, a dire che Tecchi è stato uno scrittore raro, uno di quelli che non esistono più e che la produzione letteraria, nelle acque in cui naviga oggi, non riuscirà mai a sostituire per stile e argomenti. Perché? Perché la sua opera, tra inquietudine e angoscia, sogno e realtà, ha seguito semplicemente un’idea di bene e l’annotazione autografa (“nascere non per partecipare all’odio, ma per partecipare all’amore”) tratta dal suo Diario inedito lo conferma e perché è riuscito a percepire la dimensione dell’essere e a mantenere saldo quel legame con la tradizione e con la classicità, le quali hanno geologicamente rafforzato nel tempo la stratificazione della scrittura, per lasciarci qualcosa che restasse nella precarietà degli accadimenti e dell’umano sconforto. Tecchi si apre al mondo perché il mondo è in lui, come in lui convivono quell’antico sogno e quell’antica realtà, vale a dire la lezione della vita, con le sue voci popolari, le sue verità, i suoi fantasmi. Si tratta di un uomo-poeta che oscilla tra l’affetto e la serenità, il disordine e la contraddizione, la semplicità e la chiarezza, l’armonia e l’oscurità, ovvero il complesso groviglio dentro di noi. In questa officina segreta Tecchi ha lavorato in silenzio, criticamente, narrativamente, col senso antico della misura delle cose e la consapevolezza dell’avventura dell’uomo (e di tutte quelle sue cose) sulla terra. (L.M.)

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