i prOTTAGONIsti: versione COMPLETA
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Nel titolo, "i prOTTAGONIsti", si cela un piccolo gioco di parole che racchiude il numero "16":
16 Storie, infatti, 16 Protagonisti, 16 LATI della VITA.
Che vuol dire? Vedo il subdolo Dubbio che cerca d'aggredirti.
Calma, nessun mistero, si tratta "solo" di Racconti, anche se i Racconti ed i Protagonisti di questa Raccolta sono insolitamente variegati:
Umani e non, sassi e vampiri, animali, vecchi e ragazzi, draghi e managers, menestrelli e pendolari, musicomani ed alieni, coinvolti in vicende normali (in apparenza) o ai limiti del comprensibile (in apparenza).
C’è, però, un comune denominatore:
Ciò che “appare”, spesso, come nella vita, “non è”.
Il Tempo ed il Luogo, la Sostanza e l’Apparenza non sempre sono così importanti... ciò che conta è la Vita, l’Emozione, la Passione, il Sogno... e per sognare è sufficiente volerlo... con un piccolo aiuto dall’Elfo del Sogno.
Alt! Stop! Basta con le indicazioni, altrimenti dove va a finire la Magia?
Facciamo un paragone musicale, piuttosto.
Diciamo che, se il Romanzo è Rock e la Poesia è Sinfonica, i Racconti dovrebbero essere Pop... ma, senza togliere nobiltà al Pop, questa Raccolta di Racconti è... Jazz.
Si, mi piace. Racconti Jazz.
È intrigante l’accostamento al Genere Musicale più perfetto ed eterogeneo che ci sia; “i prOTTAGONIsti”, ed i Racconti che lo compongono, sono, per l’appunto, d’ogni colore e forma, basati sul ritmo, sull’apparente leggerezza e su quella sorta d'improvvisazione studiata, tipica proprio del Jazz.
Oh... quasi dimenticavo... hai tra le mani la versione COMPLETA, quella che raduna tutti i 16 Racconti distribuiti, in precedenza, fra i primi cinque volumi, arricchita di alcuni Contenuti Speciali. Altri Contenuti, integrazioni multimediali, racconti inediti e sorprese d'ogni genere ti aspettano nella Versione DELUXE.
Buona lettura.
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Anteprima del libro
i prOTTAGONIsti - Pierpaolo Chia
PREMESSO CHE...
Premesso che... è idea comune, usando una terminologia musicale, che la Poesia è Sinfonica, il Romanzo è Rock ed il Racconto è Pop, perché odiare il Pop? L’altra sera, dopo aver scritto una meravigliosa e non pubblicabile poesia ermetica (bella, non l’ho capita manco io) sono andato a gustarmi una vivacissima, graffiante ed adrenalinica performance d’una cover-band degli AC/DC. Rock pesante. Bella. Al rientro, poi, accesa la radio, ho sentito passare un bel brano di Max Gazzè... Pop... come i racconti. Bello pure lui. Volendo usare, invece, una metafora sportiva, la Poesia è Ginnastica o Tennis, roba da elite, il Romanzo è di massa
, come il Calcio, ed i Racconti sono poveri... Ciclismo o Rugby, per intenderci. Insomma... si comincia male: il sottoscritto è un rockettaro convinto e rugbista appassionato.
Al Pop ed al Rugby, però, non si può negare una qualche nobiltà... e neanche ai Racconti.
Vi vedo dubbiosi. Ok... potrei cavarmela dicendo che questa Raccolta è... Jazz. Si, mi piace. Racconti Jazz.
È intrigante l’accostamento al Genere Musicale più perfetto ed eterogeneo che esista; i proTTagonisti
, ed i Racconti che lo compongono sono, per l’appunto, d’ogni colore e forma, basati sul ritmo, sull’apparente leggerezza e su quella sorta di improvvisazione studiata, tipica proprio del Jazz.
Detto ciò e reso il giusto onore ai vari Fresu e Rava, a Salis e Bollani, a Davis e Cobham, una parola va spesa sui protagonisti e le storie di questa raccolta.
Intanto, hai tra le mani la versione COMPLETA, quella che raduna tutti i 16 Racconti distribuiti, in precedenza, fra i primi cinque volumi, arricchita di alcuni Contenuti Extra. Altri Contenuti, integrazioni multimediali, racconti inediti e sorprese d'ogni genere ti aspettano nella Versione DELUXE.
Racconti, dunque, Racconti e Protagonisti variegati: umani e non, sassi e vampiri, animali, vecchi e ragazzi, draghi e manager, menestrelli e pendolari, musicomani ed alieni, coinvolti in vicende normali (in apparenza) o ai limiti del comprensibile (in apparenza).
C’è, però un comune denominatore:
Ciò che pare
, spesso, come nella vita, non è
.
Il Tempo ed il Luogo, la Sostanza e l’Apparenza non sempre sono così importanti... ciò che conta è la Vita, l’Emozione, la Passione, il Sogno... e per sognare è sufficiente volerlo... con un piccolo aiuto dall’Elfo del Sogno: ed eccomi qua!
Alt! Stop! Basta con le indicazioni, altrimenti dove va a finire la Magia?
Torniamo alla cruda concretezza: perché uno che di norma fa il romanziere e, fuori della norma, poeteggia, si va a lanciare nel mondo dei racconti?
Perché? Non conviene... è Pop! Per svago? Non sarà uno dei tuoi consueti colpi di follia? O volevi fare sperimentazione? Oppure è solo il cronico gusto per l’insolito? Spiacente. Niente di tutto ciò.
La semplice verità è che mi sono divertito un sacco.
E spero che lo stesso capiti anche a voi.
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Ed ora... che il telo s’apra...
e che lo Spettacolo vada a cominciare!
NOVE VOLTS
Alfa ed Omega possono incontrarsi?
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L’esistenza di Har-Kahr è, intellettualmente, piuttosto semplice, com’è normale per un qualsiasi preistorico.
Ma Har-Kahr non è un vero, comune, uomo preistorico. Manca di qualsiasi forma di creatività ma forse è ovvio per uno che non ha immaginazione propria ed a cui manca l’idea stessa della possibilità del Nuovo
.
Di contro, il grande vantaggio derivante dalla mancanza di emozioni… nessun conflitto interiore, nessuna paura, nessun obbligo morale.
Neanche verso Heer, quella che dovrebbe essere la sua compagna. Lei, oltre tutto, gli è simile, stessa assenza di capacità di ragionamento o di sentimentalismo, si limita a svolgere il compito che ha ricevuto alla Creazione e sta accanto ad Har-Kahr perché così le capita.
Il mondo che li circonda non è poi così complesso e loro ne fanno parte con un ruolo a volte nullo, a volte da improvvisi protagonisti, per qualche breve tempo, prima di essere sostituiti, nel ruolo di interpreti principali, da altri: uomini, animali, cose.
La sola stranezza è quel tirannosauro che si accanisce a perseguitarli. È piccolo, ignobilmente piccolo rispetto a come dovrebbe essere un T-Rex nei confronti di un uomo ma è altrettanto feroce, o perfino di più… forse anche per via di quella statura inadeguata.
La lotta tra Har-Kahr e l’animale dura da sempre, senza un vincitore ed un vinto definitivi.
Il piccolo T-Rex va a caccia dell’uomo che fugge, lo raggiunge, battagliano senza davvero volersi del male e senza uccidersi una volta per tutte; oppure è l’uomo ad andare a caccia dell’animale, che ha un nome un po’ stupido, Tir, ma la conclusione è la stessa.
Heer se ne sta a guardare senza entusiasmo o preoccupazione. Ha assistito alle lotte tra i due innumerevoli volte ed alla fine si è sempre risolto tutto in nulla.
Ogni tanto si ritrova a mettere ordine davanti alla caverna che li ospita, sistema il fuoco, gironzola qua e là ed amoreggia un po’ con Har-Kahr.
Ma di solito è solo il prologo dello scontro tra il suo uomo ed il dinosauro, vero motivo dell’esistenza dei due componenti del minuscolo clan. A lei, comunque, la situazione non dispiace… del resto, il suo compito non è provare dispiacere o altro, al massimo fingerlo, nulla più.
Poi, inaspettatamente, muore. Eppure Un attimo prima pareva piena di vita... se quella si poteva definire Vita
.
Naturalmente, Har-Kahr non ha mostrato emozioni.
Lei è là, col volto verso l’alto, inanimata, in una posa grottesca, senza più energia... e lui, presto, riaffronterà il T-Rex.
* * *
"Freddy, vieni subito qui!"
"Sì, mamma."
Il ragazzino caracolla con passo spedito ma un po’ innaturale verso la donna.
"Freddy, perché hai tolto le pile a quella… cos’è?… a quella donna preistorica?"
Freddy ha aperto la piccola mano mostrando i due cilindretti che ha estratto dalla schiena di Heer e si è girato a guardare il giocattolo inanimato.
"Simon voleva giocare con l’elicottero ma non aveva pile. Così le ho prese da Heer, non ci serviva, ci giochiamo poco."
"Va bene… ma questa storia di aprire i giocattoli non mi va, Freddy, lo sai… così facendo si guastano prima. Stasera prenderò delle pile nuove così ne avrete a sufficienza."
"Ora posso andare a giocare con Simon?"
"Sì, vai pure."
Freddy è ripartito sgambettando in quella maniera tutta sua.
Gina è rimasta un momento a guardare il bimbo che raggiunge Simon e l’ha osservato chinarsi per preparare il giocattolo e farlo volare.
Le piace vederli giocare insieme come bravi fratelli; non che Freddy abbia mai dato problemi, tutt’altro, e Simon non stava bene da solo, non poteva fraternizzare
, non socializzava e non conduceva, quindi, una vera e sana vita da bambino.
Oltretutto, era poco vivace, sempre solo, apparentemente triste, ed era proprio necessario procurargli un fratellino.
Gina e suo marito ci avevano pensato su per qualche tempo, poi avevano deciso per quella che, in fin dei conti, era l’unica soluzione giusta. L’acquisto di un secondo androidebimbo era una spesa imprevista ma sostenibile e Freddy, un nuovissimo PL 37, si era dimostrato molto migliore, più evoluto ed umano
di Simon GH 11, senza contare l’aiuto nelle faccende domestiche, anche grazie al suo comodo forno portatile incorporato.
Tom sarà a casa fra una mezz’ora. E’ tempo di una breve pausa per Gina, le piace farsi trovare in forma
al rientro di Tom, ma, col tanto impegno che comporta la cura della casa, ha bisogno di... ricaricarsi.
* * *
"Mi aiutate, Padre?"
"Certo, Zastra, dà a me, faccio io, anzi, facciamo insieme. Non hai ancora imparato come si fa? Eppure è così facile. Dammi le pile della tua bambola."
"Non è una bambola, è Gina, una vera terrestre."
"Oh… sì, certo, scusami, non volevo offendere la tua Gina. Ci giochi spesso, ti piace quel giocattolo, vero?"
"Non è un giocattolo…"
"Già, ti chiedo ancora scusa… è un’autentica terrestre, giusto."
Astrakay ha preso i piccoli cilindri metallici offertigli dalla bimba e le ha carezzato le delicate penne frontali.
È davvero una bellissima bambina.
"Guarda come si fa." Ha incastrato le pile nel caricatore ed ha premuto un piccolo tasto.
"Saranno di nuovo cariche fra un attimo."
"Grazie, Padre. Stavolta credo di aver capito.