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Forever: Parte I
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E-book138 pagine1 ora

Forever: Parte I

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Info su questo ebook

La prima parte del capitolo conclusivo della Saga Romance Y.A. che vi ha rapito il cuore:
La scelta è fatta, sembra un classico Happy End no?!
Le coppie protagoniste, sono innamorate oltre ogni limite...ma se, una serie di circostanze scioccanti, si trasformasse in un uragano talmente violento e impietoso da spazzare via ogni felicità e certezza?
Se uno sbaglio, dimenticato, rivelasse tutta la sua devastante capacità di distruggere la loro felicità?
Riuscirebbero, i sentimenti a resistere a tanta violenza distruttrice? Oppure, mostrerebbero la corda delle loro giovani debolezze?
Il triangolo che, aveva visto protagonisti, i due ragazzi accumunati dallo stesso volto, potrebbe di nuovo mettere in discussione le loro scelte se, di mezzo, vi fosse una nuova vita che nasce?
Ma, soprattutto, chi c’è, nell’ombra, che trama contro di loro, fino a mettere in pericolo la vita di Sam?
Quando l'unico istinto...rimane quello di sopravvivenza, se ami senza paura, è per sempre.

LinguaItaliano
Data di uscita26 mar 2014
ISBN9781310731709
Forever: Parte I
Autore

Mara B. Gori

i'm italian, Fiction Author: Y.A. Urban Fantasy, Paranormal Romance, RomanceIllustratrice e autrice di romanzi urban fantasy, paranormal romance, romance, per adolescenti e giovani adulti.

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    Anteprima del libro

    Forever - Mara B. Gori

    1 - Chi semina vento...

    Samantha

    La lezione era faticosa da digerire, non riuscivo a concentrarmi, la testa pulsava sebbene non mi facesse male, e i pancake di Ted con lo sciroppo d’acero, non volevano saperne di andare giù e li sentivo ballarmi la samba nello stomaco; contrassi le dita nella mano di Tony quando la nausea salì prepotente e dovetti ricacciarla in gola con un singulto rumoroso.

    Tony, mi lasciò la mano sotto al banco di scatto, voltandosi a guardarmi preoccupato.

    «Ehi Isy...che succede? Dio Amore! Sei pallidissima!».

    «Null-la, papà deve avermi avvelenato con la sua super colazione del lunedì mattina...mi pas-sa tranquillo».

    Stavo cercando di convincere solo me stessa, e lo sapevo, mi sentivo uno schifo e, la cosa non mi piaceva affatto, ma volevo evitare che Tony si mettesse a fare la mamma chioccia con me.

    Il mio... mio marito, mi lanciò un occhiata in tralice, carezzandomi poi la testa come fossi un cagnolino indifeso e testardo, mi divincolai bruscamente.

    «Porca miseria Tony! Non sono una bambolina da vezzeggiare!» così dicendo trascinai la sedia indietro con un sonoro cigolio, attirando volutamente l’attenzione del professor Cortes.

    «Mi scusi, devo andare... », non finii la frase, un conato mi travolse e schizzai fuori correndo a perdifiato verso i bagni delle donne.

    Sulla porta mi scontrai con Brooke, la pettegola ex compagna di banco di Tony, lei fintò, per non farsi superare, in un giochino stupido quanto irritante. Io, combattuta con la voglia di vomitarle in faccia, l’afferrai per un gomito strattonandola malamente, il minuto dopo ero premuta contro il lavandino a sentirmi male, sperando che quella deficiente se ne fosse già andata per i fatti suoi senza assistere.

    Speranza vana... mentre tossicchiavo sopra la ceramica, e aprivo il rubinetto per pulirmi la bocca e far sparire quello schifo, sentii dietro le spalle dei ticchettii di tacchi a spillo e dei schiocchi da battito di mani.

    «Ma che scoperta... La Lee Fregata. Ehi, Somerset ci sa fare!...una botta, una tacca! Prima la misteriosa Bruna e adesso tu!». Dilatai gli occhi e quasi mi venne da ridere della cattiveria gratuita di quella sciocca vipera.

    Crede che sono incinta? ...ma andiamo! Ho solo dato di stomaco...

    Girandomi di scatto mentre mi asciugavo con una salvietta il viso, la fulminai seccamente.

    «Non è che sputando veleno vipera! Risolverai il tuo problema... nemmeno fra mille vite Somerset ti degnerebbe di uno sguardo! Lui mi ADORA e... non sa nemmeno che esisti, se non per pensare che sei un oca perfida!».

    Ressi il suo sguardo furioso, la vidi diventare verde, poi paonazza, fece tre passi bofonchiando un: Puttanella fuori dai denti. Fui certa che stesse per aggredirmi -che si facesse sotto se voleva, si meritava una lezione!- poi la porta si spalancò, rivelando l’imponente figura dell’oggetto della nostra discussione; c’eravamo girate all’unisono a vedere chi fosse, adesso, sul mio viso, il sorriso di scherno si era trasformato in un ghigno di trionfo, mentre il grugnito incomprensibile di Brooke era una o sorpresa da cefalo senza ossigeno.

    «Scusate se entro nel bagno delle ragazze, ma è un’emergenza, Isy? Tutto bene?!» -come le avevo fatto notare- lui, sebbene si fosse rivolto a tutte le eventuali presenti, non la degnò di mezz’occhiata, io sorrisi soddisfatta, evitando di guardare la vigliacca al tappeto e trillando tutta soddisfatta: «Benissimo! Sto molto meglio ora!», dopodiché, scartai felicemente la mia avversaria, per abbrancare la mano di Tony e trascinarlo fuori in corridoio; l’attimo dopo gli stavo assaltando il collo, costringendolo a ricambiare l’abbraccio, un po’ perché lo volevo veramente, un po’ perché sapevo che quell’idiota di Brooke ci spiava dalla porta del bagno. Sorrisi, ultimamente mi sentivo più intollerante e aggressiva oltre che più nervosa, sembrava avessi gli ormoni impazziti... bah! Sarà colpa del ciclo imminente! Pensai convinta.

    Con tutto quello che era successo, nell’ultimo mese avevo sballato i conti, ma, più o meno, dovevamo pur esserci.

    Incinta... Ma Dai! Piuttosto in sindrome premestruale!

    Non avevo riflettuto molto sul fatto che non avessimo preso precauzioni, ma...insomma, non credevo affatto che rimanere fregate, per usare le belle paroline di Brooke, fosse così facile; mia madre per avermi aveva dovuto provare per anni senza avere nessun problema clinico. Beccare la zona pericolo non era poi così semplice... (anche se, a rifletterci bene, il mio corpo non era proprio un orologio svizzero) Beh…messa così suonava da idioti correre un simile rischio, ne ero consapevole e, anche Tony, ma non ci entrava in testa di mettere barriere fra noi dato che eravamo sposati. Segretamente okay, ma pur sempre sposati...forse non eravamo ancora guariti dall’ubriacatura di New York. Con altri presupposti non ci saremmo comportati così da incoscienti.

    Tutto qui...

    Mi ripromisi di farmi prescrivere la pillola appena possibile e accantonai la riflessione indotta dalle accuse meschine di quell’idiota della Salt.

    Sorridendo al mio bellissimo marito segreto, mi avviai da sola verso la mensa mentre la campanella suonava, e le molte bocche delle aule si aprivano ai nostri lati per riversare fuori centinaia di studenti affamati in un allegra sinfonia chiassosa.

    Tony mi raggiunse in poche falcate e, circondandomi le spalle con un braccio premuroso, mi scortò dentro, io sospirai di piacere voltandomi per strofinare il viso sulla manica della camicia blu, un suo classico che adoravo.

    Appena entrati, ci andammo a sedere al tavolo fisso dei Carlton-Somerset, sorrisi a Edgar che stava scherzando con Reb, lanciando un occhiata furtiva a Matt e Amber che, un po’ scostati, parlavano fitto, fitto, abbastanza sommessamente da non farsi sentire.

    «Ehi Samy, che ti era preso? Sei scappata per evitare le domande di Cortes?» Edgar, mi dava di gomito col suo sorriso storto alla Tony, e un tono controllato di superiorità. La sua immacolata camicia bianca contrastava benissimo con i capelli scuri, ma nonostante la somiglianza, questa, nel suo caso, non mi faceva il minimo effetto rispetto a quella del mio ragazzo, il cui lembo stavo sfiorando, inavvertitamente, avendo la mano ancora stretta nella sua malgrado ci fossimo già seduti.

    Restituii al mittente la gomitata con gli interessi, scoppiando a ridere e apostrofandolo: «Steve, ma sentiti! Quando fai l’Edgar damerino sei così fasullo! Avevo la nausea...non stavo mettendo in pratica il famigerato metodo Moore per le interrogazioni!». Ma, l’attimo dopo, mi pentii di quella battuta spontanea, perché lui replicò turbato: «Nausea?» saettando poi lo sguardo su Tony, e ancora su di me.

    «Sì, beh…niente di che!» mi affrettai a spiegare quando realizzai cosa aveva appena sospettato Brooke sul mio malessere, specificando subito in fretta: «Ted mi ha avvelenato con lo sciroppo scaduto! Ora va molto meglio!» Dissi con convinzione, mimando un assenso disteso.

    «Ah bene! Allora...stavamo per prendere il pranzo!» ci interruppe Reb con un pizzico di imbarazzo nella voce, poi, alzandosi con decisione, trascinò per mano un frastornato Steve, seguita, subito dopo, da Matt e Tony, che prima di andare mi apostrofò a mo’ di Sergente Maggiore: «Okay... Miss Sto Bene non fare la dura, ti prendo qualcosa di leggero; tu zitta e non protestare!» mi intimò, «mah...» feci io frastornata mentre mi apprestavo a seguirlo, ma, lui mi rimise giù a forza per le spalle, allora sbuffai irritata, tuttavia rimasi al mio posto, anche perché la nausea era sparita e avevo appetito, ma, alzarmi di scatto, mi aveva dato una brutta vertigine.

    Amber, che era rimasta al tavolo, mi venne vicino scontrando amichevolmente la spalla alla mia.

    «Irritanti eh? Pensa che, Jason riesce a chiamarmi fino a tre volte al giorno solo per chiedermi come sto... l’ansia da protezione deve essere un tratto dei maschi Somerset!».

    «Puoi dirlo! A me piace da morire, ma a volte -tipo adesso- mi sento un po’ insofferente!» mi lagnai, fermando però la sua replica con un’occhiata adorante che vagava in cerca delle sue spalle fra la fila alla cassa per proseguire: «Ma a volte, sono anche una pigrona…», «e essere coccolata è una vera goduria!» aggiunsi convinta con un sorrisetto furbo facendo scivolare l’occhiata dalle spalle al fondoschiena dell’oggetto dei miei discorsi, terminando però la panoramica con uno sbuffo irritato, perché, la mia amica Ania stava con Colette, dietro a lui, dandosi di gomito con l’amica e lanciando le stesse mie occhiatine al suo lato B! Ehi quello è mio marito!

    Amber, adesso ridacchiava del mio cambio di umore, qualcosa mi diceva che aveva captato la mia gelosia. «Ah, non ne dubito! Ti avevo inquadrata bene io! Lagnosetta!» scherzando mi stava dicendo la verità; il mio rapporto con Amb si era evoluto così: una sorta di amiche combattenti che non se ne lasciavano scappare una. Per me era okay e anche a lei supponevo non dispiacesse.

    A un tratto Adele con la sua voce profonda, si immise nella conversazione facendoci sussultare, l’Iphone di Tony zampettava vibrando e suonando, lo afferrai per zittirlo e, il viso serio e sexy di Pat fu come uno schiaffo, beffardo occhieggiava incorniciato da lucenti boccoli scuri, mentre la musica continuava a martellare.

    Rabbiosamente respinsi la chiamata, armeggiando per cancellare la foto dal contatto, stavo ancora combattendo con lo schermo dello smatphone, quando qualcuno m’sfilò di mano l’aggeggio, ficcandoci al suo posto un cartoncino di succo di frutta, aperto, con la cannuccia, che sciabordava di qua e di là, ancora scossa dal gesto brusco.

    «Regola numero cinque: Il mio cellulare è il mio cellulare parole tue, e regola tua, se non sbaglio...», mi indirizzò un sorrisetto compiaciuto e innocente sexy da morire. Sam ma che ti prende? Più che impazziti, gli ormoni erano ammutinati!

    Comunque, repressi loro, e la voglia di baciarlo senza pietà, che faceva a botte con l’essere irritata, e continuai sibilando senza farmi sentire da Edgar: «Infatti, ma, regola quattro: Niente foto del passato era una tua idea mi pare!».

    «Touché amore, ho scordato solo di aggiornare la rubrica...», ecco, dopo il suo modo di

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