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Una Proposta inaspettata
Una Proposta inaspettata
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E-book257 pagine3 ore

Una Proposta inaspettata

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Info su questo ebook

Quale ragazza non sogna, una volta nella vita, di ricevere la fatidica proposta di matrimonio dall’uomo che ama?
Praticamente tutte... tranne una.
Viola è un avvocato in carriera, che non bada a simili frivolezze e si considera pienamente appagata nella vita.
Ma se un evento improvviso le facesse cambiare idea suo malgrado, convincendola di aver bisogno di un solitario al dito per essere felice?
E se la proposta che aspettava dallo storico fidanzato arrivasse, per un crudele scherzo del destino, da un totale sconosciuto che aveva organizzato quel romantico momento per un’altra?
E se a complicare il tutto ci si mettesse anche la sorella venticinquenne?
Un racconto che si snoda tra Roma e New York e che, prendendo spunto da fatti realmente accaduti, narra l’imprevedibile storia di una principessa moderna.
LinguaItaliano
Data di uscita17 dic 2013
ISBN9788868852498
Una Proposta inaspettata

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    Anteprima del libro

    Una Proposta inaspettata - Sara Anzellotti

    Una proposta

    inaspettata

    «Dis-cor-so, dis-cor-so, dis-cor-so!»

    Mi sono sempre divertita ad ascoltare i discorsi che i festeggiati vengono costretti a fare prima del taglio della torta: non sanno mai cosa dire, visibilmente imbarazzati, diventando tutti rossi mentre balbettano qualche parola di ringraziamento.

    È un vero spasso!

    Poi, quando la festeggiata è una delle persone più importanti della tua vita, tutto è ancor più divertente... La prenderò in giro per almeno una settimana, lo so.

    Spero solo non dica la solita frase, trita e ritrita, sui regali.

    Ecco, sta iniziando, c’è silenzio in sala e tutti la stanno osservando; si tocca il naso, è palesemente emozionata.

    «Bè, che dire...

    Grazie a tutti, soprattutto per i regali!»

    Come non detto: originale.

    «A parte gli scherzi...» riprende «grazie a tutti per essere qui in un momento tanto importante della mia vita.

    Aver conseguito il traguardo della laurea mi ha fatto capire che si può raggiungere ogni obiettivo, se lo si persegue con forza e tenacia.»

    Wow, non male come introduzione, è proprio la mia degna sorellina!

    «Ed è questa determinazione che mi ha spronato a prendere la decisione che segnerà una svolta nella mia vita, e che sono felice oggi di condividere con tutte le persone care presenti.»

    Anche la suspance! Bravissima! Ora ha messo curiosità anche a me.

    «PARTO. Mi trasferisco a New York per trovare la mia strada.»

    Cosaaa?!

    Ma che sta dicendo, è impazzita?!

    Mentre la mia testa inizia a girare vorticosamente la vedo lì, a pochi metri da me, con i codini e l’apparecchio ai denti, innalzare il calice per il brindisi finale.

    Come può una bambina di soli dieci anni trasferirsi in una gigantesca metropoli, dall’altra parte del mondo, da sola?! E da quando una bambina di dieci anni fa discorsi di laurea bevendo champagne?!

    Non ho tempo di farmi altre domande perché i nostri sguardi si incrociano.

    Mi viene incontro, cercando la mia approvazione con quegli enormi occhi verdi; io, incapace di muovermi, la guardo pietrificata dallo shock: mentre si fa largo tra gli invitati, noto con stupore che i codini in realtà non ci sono più, lasciando il posto ad una fluente chioma castana che ondeggia ad ogni passo.

    La sua bocca con i dentoni da castoro storti si apre ora in uno smagliante sorriso perfetto, enfatizzato addirittura da un rossetto rosso corallo. Ma potrei giurare che fino ad un attimo fa aveva dieci anni!!

    Mi sembra tutto irreale, come se fosse appena passata da queste parti la fata Smemorina di Cenerentola che, non avendo nulla da fare, ha pensato bene di agitare la sua bacchetta magica trasformando la mia sorellina in una bellissima venticinquenne, fasciata in un tubino di seta blu notte e per di più svettante su vertiginosi tacchi dodici Manolo Blahnik.

    In un lampo me la ritrovo davanti, mi parla ma non sento una parola, mentre lei ansiosa aspetta la mia risposta.

    «Allora» incalza «ti è piaciuta la sorpresa?»

    Ed io: «No... ehm, voglio dire sì! Sì, è fantastica, assolutamente meravigliosa!» quando invece avrei voluto dire Dove sono le telecamere della candid?.

    Proseguo ciancischiando qualche frase senza far trapelare alcuna preoccupazione per il suo futuro, tipo "quando parti, come arrivi, dove andrai a vivere, hai già trovato una casa, un lavoro, un’inquilina, hai già qualche amico/a lì per darti una mano con le valigie, che tempo farà, cosa mangerai, ci sono ristoranti italiani, in sostanza, come sopravviverai", e soprattutto PERCHE’ VAI VIA?!

    Insomma, senza alcuna concitazione, in modo estremamente calmo e tranquillo, le ho posto giusto un paio di domandine rimaste tuttavia senza risposta in quanto, in quell’esatta frazione di secondo, realizziamo: ci guardiamo, a stento tratteniamo un sorriso, e ci giriamo in contemporanea verso di lei: MAMMA!

    È lì impalata, esattamente dove l’avevo vista dieci minuti prima che mia sorella iniziasse il suo vaneggiante discorso, ed è esattamente nella stessa posizione - fortunatamente seduta, altrimenti le gambe non le avrebbero retto - con l’unica differenza che ora aveva portato le mani alla bocca, aveva iniziato a piangere a dirotto quasi in preda a convulsioni, appoggiata al petto di mio padre che nel frattempo sta farneticando qualcosa in merito al comprarsi un camper in America, in modo tale da poter vivere a New York tutti insieme appassionatamente.

    Mio Dio, mi sembra di vivere la scena di un film!

    Uno di quei film stile Il mio Grosso Grasso Matrimonio Greco, con una famiglia completamente impazzita e fuori controllo in cui devo cercare di mantenere i nervi saldi per far sì che ogni cosa torni al suo posto.

    Ma questa volta non ci riesco neanche io!

    Non si tratta di far fronte ad una piccola emergenza di famiglia, come quel giorno in cui dovemmo convincere mio padre a presenziare alla Comunione di un cugino di 5° grado, figlio di altrettanti cugini praticamente mai visti e conosciuti, che si sarebbe tenuta lo stesso giorno della sua gara di pesca.

    Anche in quell’occasione, poverino, le tre donne della sua vita riuscirono a prendere il sopravvento e a farlo desistere. 

    No, sta volta la situazione è molto più grave, non paragonabile a nessun altro evento che ci sia mai capitato!

    È come dover rimettere la sicura ad una bomba che ormai è stata innescata! Impossibile!

    Sebbene io sia il membro della famiglia più stabile, la classica primogenita giudiziosa e la perfetta sorella maggiore che non ha mai dato problemi o grattacapi, ma che semmai ha sempre risolto quelli degli altri, un uragano del genere, così travolgente ed inaspettato, non so proprio gestirlo!

    Oppure sì.

    Forse un modo per uscire da questa situazione c’è.

    Ma certo, ho trovato! È sicuramente così! E che  semplicità! Come ho fatto a non pensarci prima?!

    Basta solo darsi un pizzicotto e svegliarsi.

    Giusto? Giusto.

    Ora mi sveglierò!

    Mia sorella dirà «Grazie a tutti per i regali (frase immancabile) e grazie a tutti per essere venuti. Brindiamo al domani, che sarà rigorosamente qui a Roma, semmai qualcuno avesse potuto avere anche il minimo ed infondato dubbio che sarei partita, magari per New York, che assurdità!»

    Risata generale, calici in alto e tutti felici e contenti.

    Ahi. Riproviamo, di nuovo, un pizzico più forte. Ahi.

    Ok, è tutto vero, non è un incubo, è la dura e cruda realtà. Niente panico. Escogiterò un piano B.

    Ogni persona dalla mente acuta ha sempre il piano B.

    "Dlin – Dlon. I passeggeri del volo AZ1089 destinazione New York JFK sono pregati di presentarsi al gate per  iniziare l’imbarco."

    Come non detto.

    È partita.

    Il mio fantastico piano B, consistente prima nel passare in rassegna a mia sorella tutti gli aspetti negativi del trasferimento - dai possibili attentati terroristici, alla crisi economica internazionale, alla mancanza degli spaghetti al pomodoro - e poi nel supplicarla fino alle lacrime perdendo quasi l’orgoglio, alla faccia di ogni mio buon proposito di rimanere fredda, incisiva ed acuta, è naufragato miseramente nel giro di mezzo pomeriggio.

    In realtà avevo escogitato anche un astutissimo piano C, ovvero nascondere il suo passaporto, o ancor meglio bruciarlo, ma alla fine non me la sono sentita, perché sarebbe stato troppo meschino e, soprattutto, sarebbe stato un ostacolo facilmente risolvibile, in una decina di giorni se lo sarebbe fatto rifare.

    Altrimenti seppur vile lo avrei attuato e, tutto sommato, senza neanche troppi sensi di colpa.

    Comunque, ad essere davvero sinceri sono sempre stata consapevole, fin dal primo istante in cui ho tentato di convincerla a restare, che non sarei riuscita nel mio intento neanche ricoprendola con tutto l’oro del mondo, o con tutte le scarpe di Manolo Blahnik in circolazione.

    Emma, questo è il suo nome, è sempre stata una ragazza autonoma ed indipendente, la ribelle di casa, scapestrata, coraggiosa e sognatrice.

    Ma anche molto determinata e testarda, che sa perfettamente quali punti toccare per vincere con me: dopo essermi sforzata per un intero pomeriggio nel tentativo di dissuaderla, lei in un solo minuto ha convinto me.

    Guardandomi con occhi gonfi di lacrime, mi ha solo detto: «Ti voglio bene, tantissimo.

    Voglio però trovare la mia strada da sola, come hai fatto tu. Voglio essere orgogliosa di me stessa e crearmi il mio futuro, e sono sicura che a New York potrò realizzare i miei sogni.

    Tu hai già un cammino radioso dinnanzi a te, anche io ora voglio il mio

    Tutti i miei sforzi vanificati con poche, semplici e sincere parole.

    Avrei tanto voluto dirle che la mia vita era tutt’altro che rosea come sembrava, che in realtà avrei sentito tremendamente la sua mancanza, ma a quel punto ogni altra parola non avrebbe avuto più senso: non avrebbe comunque sortito l’effetto di legarla qui.

    Così, cercando di non ricominciare a piangere, mi sono limitata ad annuire col capo e ad abbozzare un sorriso, per poi sdrammatizzare la situazione con uno dei nostri gesti più affettuosi: un finto e lungo pizzicotto sotto al mento, scuotendolo leggermente.

    Mi rendo conto che a raccontarlo questo gesto può sembrare tutto fuorché amorevole, però è sempre stato il nostro modo di comunicare l’un l’altra un senso di tenerezza e di dolcezza. Ci è sempre piaciuto.

    Dopo averla liberata dal temibilissimo morso del coniglio sotto al mento, ho preso uno dei suoi trentasette paia di jeans e le ho detto: «Sbrigati, abbiamo tantissimo lavoro da fare! Ho capito che New York è la capitale della moda, ma mica vorrai rifarti lì tutto il guardaroba!?!»

    Quindi abbiamo iniziato a preparare le sue quattro valigie, anzi, solo tre perché l’ultima era stata sequestrata da nostra madre per riempirla di ogni conforto alimentare, dal prosciutto di Parma sotto vuoto a quasi una forma intera di parmigiano, da quantità di pasta sufficiente a sfamare l’intero Brasile fino alle conserve di pomodoro, rigorosamente fatte in casa.

    Nella cameretta che avevamo condiviso per tanti anni, assaporavo così gli ultimi momenti di normalità ai quali non avevo mai dato alcuna importanza: la vedevo scegliere i vestiti da sfoggiare, le borse da abbinare, e pian piano cominciavo a realizzare quello che sarebbe stato il mio rammarico più grande, ovvero che avremmo smesso di viverci nella quotidianità.

    Proprio ora che stavamo realmente iniziando a conoscerci, ora che la nostra differenza di età, di ben sette anni, iniziava a non sentirsi più! Ora che avevamo cominciato ad essere complici, unite nei piccoli e nei grandi segreti.

    Sembrano ormai di un’altra vita i ricordi di quando eravamo piccole, insofferenti ed intolleranti l’una nei confronti dell’altra: non potevamo neanche sfiorarci con il dito del mignolo che partivano la rissa e le urla isteriche; ci facevamo dispetti in continuazione, per non parlare dei suoi finti pianti da attrice che si trasformavano in sorrisi sotto i baffi quando arrivava nostra madre per sgridarmi.

    A ripensarci adesso mi viene da ridere, le liti fra fratelli e sorelle sono normali in qualsiasi famiglia.

    Ciò che non è comune, invece, è il fortissimo legame che è nato tra noi.

    All’epoca mi sembrava una tragedia insormontabile avere una sorella.

    Invece è il regalo più bello che i miei genitori avessero mai potuto farmi.

    Domani è un altro giorno.

    Storica frase di uno dei miei film preferiti, oggi per me attualissima più che mai.

    Sono le ore otto del mattino seguente alla partenza di Emma, sto tentando di fare per la prima volta nella mia vita una sorta di training autogeno, respiro ed inspiro, continuo a ripetere che va tutto bene e comincio quasi anche a convincermene.

    «Coraggio, su, forza, dopotutto non è morto nessuno!»

    Respira ed inspira.

    Anche se sto parlando da sola nella mia stanza, evidente segno dei primi squilibri psicologici, sento già che va molto meglio.

    «Non è mica andata in guerra!»

    Respira ed inspira.

    Devo poi spronarmi a considerare i risvolti positivi di questa vicenda: andrò a trovarla, tra poco inizieranno anche le festività natalizie e si sa, non c’è nessuna città al mondo più incantevole di New York a Natale, con Central Park innevato, l'albero del Rockefeller Center pieno di addobbi e di luci che si riflettono sulla romantica pista di pattinaggio, la fashion 5th Avenue con le sue vetrine sfavillanti, e Tiffany, Tiffany, e... l’ho già detto Tiffany?

    Bisogna essere ottimisti nella vita! Giusto? Giusto.

    Inoltre ci sono cose ben peggiori che possono accadere nella vita, come perdere il biglietto vincente della lotteria.

    Respira ed inspira.

    Oppure strappare il proprio abito da sposa accidentalmente cinque minuti di prima di entrare in chiesa; o cadere, col vestito da sposa, in una pozzanghera infangata; oppure essere abbandonata sull’altare; o aspettare per quindici anni che il tuo fidanzato ti chieda di sposarlo... questi sì che sono drammi.

    D’un tratto mi blocco, sorgendomi spontanea una domanda.

    Cos’è questo pensiero fisso del matrimonio?!

    Credo che il training autogeno si stia rivelando dannoso per la mia salute.

    Lo sapevo che non dovevo cedere a tutte queste strane filosofie new age!!

    Tuttavia, un piccolo dubbio inizia a farsi strada nella mia mente: potrebbe essere che ci sia qualche piccola insoddisfazione personale di cui non mi sia resa conto?

    Sarà forse il caso di approfondire e di indagare più a fondo?

    Ma no, certo che no!

    Come al solito salto a conclusioni troppo affrettate! Figuriamoci! Io non ho bisogno di fare alcuna analisi della mia vita!

    Certo, non sarà perfettissima, ma se non altro è soddisfacente.

    Sì, sono molto soddisfatta di me stessa! Al 100%!

    Magari non proprio al 100% preciso, ma al 90% sicuramente. 

    Forse più al 70%.

    Ok, va bene... potrei anche farlo un rapido esame della mia vita, ma solo per confermare l’evidenza, ovvero che non c’è alcun problema e che sono assolutamente felice.

    Punto primo: sono giovane. E quando si è giovani, già si deve essere felici a prescindere.

    In realtà non ho più 20 anni, né 25, e ad essere sinceri neanche 30.

    Ad ogni modo, i miei 32 anni non li dimostro affatto: quando uscivo con mia sorella talvolta ci chiedevano perfino se eravamo gemelle!

    D’accordo, è successo in una sola occasione, eravamo in un pub parecchio buio ed il tizio che ce lo ha domandato era anche un po’sbronzo. 

    Però una volta è sempre meglio che zero. Giusto? Giusto.

    Punto secondo: sono determinata e molto intelligente.

    Ho sempre raggiunto ogni obiettivo che mi prefissavo: la migliore a scuola sin dai tempi delle elementari, laurea con il massimo dei voti in Giurisprudenza, ed ora sono un brillante avvocato in carriera.

    Ok, diciamo solo brillante avvocato, senza in carriera perché in realtà, nel prestigioso studio legale internazionale per cui lavoro, ti sfruttano tanto e ti pagano pochissimo.

    Una volta uno dei soci senior mi ha persino detto: «Devi ritenerti molto fortunata, qui puoi imparare gratis!»

    Se ripenso a quella frase e a tutto il lavoro che gli faccio IO, gratis  – dagli atti più complicati alle noiosissime file in tribunale – divento verde di rabbia! Con l’inevitabile conseguenza che mi stresso e che, alla fine, mi vengono pensieri strani come quelli di poco fa sul matrimonio.

    Punto terzo: ho un bel carattere, sono espansiva, sempre allegra e sorridente, e ciò mi porta ad essere costantemente circondata da tantissimi amici.

    Inoltre ho una famiglia che mi adora, molto unita e serena, anche se un po’ bizzarra e forse un tantino, come dire, onnipresente!

    Ricordo ancora con terrore quando mio padre spuntò come un fungo il giorno in cui portai a casa il mio primo fidanzatino. Sinceramente ancora non ho capito da dove fosse sbucato.

    Nell’unico mio momento di distrazione chiamò il malcapitato, lo fece accomodare nel suo studio, lo mise a sedere di fronte a lui – gli mancava solo la luce al neon da puntargli in faccia e la macchina della verità –  e cominciò a fare un interrogatorio a raffica degno di Sherlock Holmes, chiedendogli chi fosse, da dove venisse, che intenzioni avesse con me (avevamo solo 14 anni!), quali fossero le sue aspirazioni per il futuro, chi erano e cosa facevano sua madre, suo padre, suo nonno, sua zia, il suo vicino di casa, il suo pesce rosso ecc. ecc.

    Non rividi più quel ragazzino. Se ne andò quasi correndo, senza neanche girarsi per salutarmi.

    Ma ormai è acqua passata.

    Ora ho l’amore della mia vita, Leonardo: il che mi riporta dritto dritto al punto quattro della mia analisi..

    Ci siamo conosciuti al liceo, per me è stato un vero e proprio colpo di fulmine: bello come il sole, intensi occhi scuri, labbra carnose, fisico statuario; mi ha conquistata col suo dolce sorriso.

    Ormai sono diversi anni che stiamo insieme: ben quindici, per la precisione.

    Ops.

    In un lampo mi ritorna in mente ciò che avevo poco prima annoverato tra le peggiori catastrofi che sarebbero mai potute capitare nella vita: "aspettare per quindici anni che il tuo fidanzato ti chieda di sposarlo..."

    Che strano... Cosa mi succede? Io non sono mai stata una di quelle ragazze sentimentali assillate dall’idea dei fiori d’arancio!

    Lo sanno tutti che ai giorni d’oggi si convive, non siamo mica nel Medioevo!

    È risaputo che non c’è più bisogno della proposta in ginocchio, della cerimonia in pompa magna e soprattutto di una fede al dito per sentirsi sposati.

    Giusto? Giusto!!!

    Ma se sono così convinta... allora... perché questi pensieri?!

    Certo, devo ammettere che ho adorato organizzare i matrimoni di tutte le mie amiche, mi sono commossa ed immedesimata in loro, e a pensarci bene di recente mi sono ritrovata a fantasticare di ricevere una romantica dichiarazione d’amore culminante con la piccola magica scatolina di velluto... ma questo non significa nulla!

    Anche se, dopotutto, non sarebbe certo un crimine se mi volessi sposare, o no?

    Potrei almeno farci un pensierino. 

    Già mi vedo indossare un leggerissimo vestito bianco, possibilmente di Armani, camminando lentamente verso l’altare...

    Potrei anche avere delle damigelle per lanciare petali di rose al mio passaggio, e un violinista, anzi, meglio un quartetto d’archi, per la marcia nuziale...

    Poi il ricevimento potrebbe tenersi al Castello

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