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Oltre il Confine di Tempo e Spazio
Oltre il Confine di Tempo e Spazio
Oltre il Confine di Tempo e Spazio
E-book278 pagine3 ore

Oltre il Confine di Tempo e Spazio

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Info su questo ebook

Relazioni familiari difficili, la preoccupazione di come sbarcare il lunario, l'apprensione per una figlia che viene considerata dagli altri 'poco normale' sono gli ingredienti fondamentai di questo libro che vuole puntare il dito su alcune falle della società moderna. L'apparizione di Einstein porta un tocco di umorismo e serenità ad una vicenda piena di pathos ed inaspettati risvolti. Non disperare mai, è il messaggio di questa novella in forma fantastica. Prendersi cura l'uno dell'altro non è solo un bisogno ma anche un dovere della comunità in cui si vive. Il messaggio è uno di amore, fratellanza. Tutto è possibile dietro la spinta dell'amore e della solidarietà umana.
LinguaItaliano
EditoreBookBaby
Data di uscita15 dic 2014
ISBN9781483546223
Oltre il Confine di Tempo e Spazio

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    Anteprima del libro

    Oltre il Confine di Tempo e Spazio - Rita Petrini

    9781483546223

    Capitolo 1

    Erika! gridò la donna dirigendosi verso le scale. Erika, la colazione è pronta!

    Tornata in cucina la donna si diresse veloce verso il fornello, dove un pentolone bolliva a tutto spiano. Lungo il tragittotrovò il tempo di dividere due ragazzini che stavano litigando su chi doveva sedersi dove ed avevano cominciato a mettersi le mani addosso, diede un piccolo calcetto di sollecitazione a levarsi dai piedi al cane di casa,intimando nel frattempo agli stessiragazzini di sedersi a tavola e smetterla di litigare se non volevano finire nei guai.

    Erano le otto di mattina e nella cucina c’era ilsolito parapiglia della colazione.

    I ragazzini, finalmente calmi e seduti l’uno di fronte all’altro, avevano cominciato ad innaffiare i cornflakes col latte, ilcane si era avviato verso la scodella dell’acqua e la donna con un asciugapiatti sulla spalla sinistra e una presina nella mano destra,cercava di tenere sotto controllola pentoladove cuoceva il minestrone per la cena. Ogni tanto si toglieva, con gesto veloce della mano, un ciuffo di capelli che con persistenzale ricadeva insolente sulla fronte.

    Dopo alcuni minuti Elly, la donna, si girò verso il tavolo della cucina e notò che erano ancora solo idue ragazzini che continuavano a masticare rumorosamente la colazione. Nessuna traccia di Erika.

    Elly sbottò impaziente: Dov’è Erika, perchè non scende? Michele vai a vedere cosa fa. Trascinala giù,che si sta facendo tardi.

    Michele alzò le spalle con indifferenza e non si mosse.

    La donnapersetotalmenteil controlloel’apostrofòdi nuovo convoce alta ed adirata: Michele. Vai a vedere perchè Erika non scende. Mi hai sentito?

    Il ragazzino si girò verso la madre e calmo le disse: Dovresti saperlo ormai che Erika fa le cose secondo il suo orario personale. Si starà ancora vestendo, lo sai che è una lumaca!

    Elly lo guardò sconsolata e non rispose, nel suo cuore sapevabene cheil figlio aveva ragione. Invece, dopo un attimo di esitazione, si avviò di nuovo verso le scaleche portavanoal piano superiore e chiamòdi nuovo la figlia: Erika, vuoi venire giù si o no? Farai fare tardi a tutti se non ti sbrighi. L’insegnante non aspetta te... Forza Erika, scendi immediatamente! Una breve pausa e la donna come ultimatumaggiunse: È un ordine, mi senti? È un ordine!

    Dopodichè tornò in cucina aricominciare la suaattivitàintornoai fornelli mentre con un occhio teneva sotto controllo i due ragazzini.

    Michele, non leggere a tavola. Giacomo mastica come si deve!

    Elly si fermò di scatto. Aveva appena intravistola figura della figlia sulla soglia della cucina. Erika era finalmente comparsa.Il giacchetto di sgimbescio, una scarpa in mano.

    Ancora non sei vestita? Che fai con quella scarpa?

    La bambina, non ancora cinque anni, la guardava con aria trasognata. Non riesco asciogliereil nodo dei lacci...

    Michele, il ragazzino più grande dei tre con isuoidieci anni appena compiuti, la guardò con aria di commiserazione e scosse la testa. Giacomo si mise a ridere e subito le andò vicino:Dai che ti aiuto io, perchè non lo hai detto subito che non ce la facevi da sola? Adesso ti devi sbrigare a mangiare, che facciamo tardi a scuola. Così dicendo le aveva tolto la scarpa di mano e districatoil nodo tra i lacci . Adessola esortava sorridendo: Appoggiati su di meed alza il piede che te la infilo."

    La bimba aveva poggiato il braccio sulla sua spalla, si era lasciata infilarela scarpa e mentre lui gliela allacciava, avevachinato ilviso e sfiorato il suocollocon la bocca depositandogli un bacio. Giacomo si era giratoa guardarlae le aveva sorriso mentre lei, seria come sempre, lo fissava profondamente senza mostrare alcun segno di espressione.

    Elly, che si era fermata ad osservare la scena da lontano, non aveva perso per un solo istante la sua aria preoccupata edappena vide la figlia con entrambe le scarpeai piedi, la esortò brusca: Bevi un bicchiere di latte, Erika. Non c’è più tempo per i cornflakes. Devi imparare a sbrigarti la mattina, quante volte te lo devo dire... Il mondo non si ferma per accommodare te. Michele, versale un bicchierre di latte dalla caraffa sul tavolo, forza.

    Michele fece finta di niente. Fu Giacomo che, tornato al tavolo della cucina , esortò Erika a sedersi e le versò un bicchiere di latte.Mentreandava su e giù per la cucina raccattando le ultime cose, Elly esortavai ragazzini a prendere la cartella di scuola e cominciare ad avviarsi verso la macchina parcheggiata davanti casa.Infine si avvicinò ad Erika che, ancora seduta trangugiava tranquilla il suolatte come se avesse tutto il tempo del mondo a sua disposizione,la tirò quasi via dalla sedia, le allacciò il golfinoe con le dita della mano le ravviò i capelli. Non ti sei neanche pettinata, vero? Cosa devo fare con te, non lo so. Erika dimmelo tu, cosa devo fare con te.. mormorò Elly desolata, quasi parlando a se stessa.

    Volermi bene la bimba sussurrò con un sorriso gentile.

    Elly si fermò per un attimoa guardarla e sospirò. Non puoi pensare di cavartelasempre nella vita con unsorriso e la tua vocetta gentile. Erika devi imparare ad essere disciplinata, ad ubbidire quando ti dico di fare le cose... Proverai almeno...? chiese con voce di disperazione la donna.

    La bambina inclinò il capo da un lato e non rispose.

    L’attenzione di Elly si spostò immediatamente verso i ragazzini che attraverso i vetri della finestra della cucina vedevaspingersi l’un l’altromentre facevanobattibecchi. Elly si affacciò alla porta di casa e gridò dall’interno: Se non la smettete non vi do i soldi per la gita della scuola. Gli spintoni finirono istantaneamente.Michele eGiacomo discutevano adesso perchi si sarebbe seduto davanti e chi dietro nella vettura che doveva portarli a scuola.

    Nell’ingresso intantoErika stava accarezzando il cane. Riposati Doggy. Quando torno stasera ti faccio le coccole e ti do un pezzo di biscotto.

    Il cane strofinava il muso contro la gambetta della bimba e sventolava la coda. Era un cane randagio che i bambini avevano trovato una sera sul sentiero che portava alla casa. Caminava trascinandosi a fatica perchèuna zampaera stata ferita e gli procurava dolore.L’avevano preso in casa e curato a dovere portandolo persino dal veterinario. L’avevano chiamato Doggy secondo il suggerimento di Erika. Era diventato il beniamino della famiglia e lui ricambiava con immensa devozione l’attenzione che gli veniva data. Tuttavia il rapporto più profondo era fra lui ed Erika. Era la bambina che gli spazzolava il pelo ogni giornoe lo accarezzava spesso, controllando di tanto in tanto che avesse acqua a sufficienza nella scodella accanto alla porta della cucina.

    Lascia in pace Doggy. È ora di andare. Forza Erika Elly disse alla figlia con tono imperioso.

    Poi,trascinando Erikacon una mano e chiudendo con l’altrala porta di casa dietro di loro, la donna si avviò in fretta verso la vettura.

    Forza, salite.Nessunodi voi due si siede davanti.Erika si metteràaccanto a me. Senza storie, altrimenti vi lascio chiusidentro la scuola per una settimana come punizione.

    Non puoi risposepronto Michele. Verranno ad arrestarti per non prenderti cura dei tuoi figli, ci porteranno via e non ci vedrai mai più minacciò serio.

    No. Non vado a scuola se poi mi portano via! gridò quasi piangendo Erika ascoltando ad occhi aperti la minaccia del fratello più grande.

    Basta! Tutti in macchina.Nessuno porterà via nessuno, Erika smettila di piagnuccolare. Non voglio sentire un fiato, capito? gemette Ellyrivoltasi ai due ragazzini.

    Finalmente tutti in macchina, dopo aver allacciato la cintura alla figlia, Elly mise in moto e rapida come il fulmine si avviò verso l’autostrada. Abitavano leggermente fuori città,in un piccolo sobborgoquasi in campagna.

    Era una mattina come tante altre. I ragazzini venivano portati a scuola, Elly sarebbe poi di corsa andata al lavoro. Proprio una mattina come tante altre, spesa tra ramanzine, battibecchi tra fratelli ed Erika che andava a scuolasenza la colazione perchè aveva perso troppo tempo a prepararsi.

    Il traffico per la strada, la corsa contro l’orologio, Ellyimbottigliata tra una Jeep ed un furgoncino delle consegne a domicilio, si passò una mano tra i capelli e pensò affranta‘Questa non è vita. Mi sento miserabile e depressa. Farò tardi in ufficio come al solito. Se va avanti così mi licenzieranno... ’

    Mamma, posso avere il telefonino come Luigi?Nessuna risposta.

    È molto utile se per caso faccio tardi. Ti potrei avvertire e tu non staresti in pensiero... continuò con voce suadente e persuasiva il ragazzino.

    La voce di Michele distolse Elly dalle sue elugubrazioni...

    Il telefonino? No Michele, non hai bisogno di nessun telefonino. Si, ci manca soloil telefonino. Io non so già dove sbattere la testa per pagare il conto della luce...

    Ma mamma, se mi succede qualcosa come posso avvertirti senza il telefonino?Oggigiorno tutti ce l’hanno...

    Bene, tu sarai l’eccezione! Spiccherai in mezzo alla massa e tutte le ragazzine ti verranno dietro perchè sei unico,Michele. Elly continuò con voce ferma: Io ti porto a scuola, io ti riprendo. Io ti porto a giocare a basketball, io tivengo a riprendere quando la partita è finita.Vuoi andare da un compagno di scuola, io ti ci porto. Se succede qualcosa ci sono tanti di quei grandi intorno a te che sicuramente qualcuno sarà capace di chiamarmi e farmi saperequal’è il problema.Quando mai mi devi avvertire che fai tardi... Cosa sei un uomo d’affari?

    Michele, ormai capito che anche quel giorno la richiesta del telefonino sarebbe stata archiviata, mise il broncio e si distrasse osservando il traffico dal finestrino.

    Mezzo minuto dipausa e fu Giacomo questa volta a rompere il silenzio.

    Mamma, lo sai che bere l’acqua da una bottiglia di plastica che si è riscaldata sotto il soleè pericolosissimo per la salute?

    Elly, che teneva d’occhio l’orologio calcolando i minuti rimasti prima che avrebbe messo piede in ufficioin ritardo come al solito, lo sentì appena.

    Erika, turbata dalla notizia, si girò verso il fratello. Davvero? chiese allarmata.

    Giacomo non si rese subito conto dell’ansia celata nella domanda di Erika e continuò a parlare. I raggi ultravioletti del sole, acceleranola decomposizionedelle sostanze chimiche che compongono ll materiale plastico della bottiglia, specialmente uno chiamato dioxina.Queste sostanze chimiche si mescolano all’acqua edingerite intossicano l’organismo. La dioxinain particolare è stata individuata dagli scienziati come determinante nell’insorgenzadel cancro al seno...

    Erika gridò: Mamma, morirai di cancro al seno. Tu bevi tanta acqua dalla bottiglia di plastica.

    Ellyprese una rivista dalla tasca dello sportello della vettura e la tirò a Giacomo senza colpirlo.

    Se non la smetti di spaventare Erika con tutte queste notizie scientifiche ti mando a vivere in Siberia. Solo col costume da bagno come bagaglio!

    Michele rise. Erikarivolse la sua attenzioneverso una formichina che si stava arrampicandosullo sportello della vettura al suo lato e per un po’ nessuno parlò più.

    Dopo mezz’ora di tensione, silenzi,battibecchi, rimproveri, piagnucoli, finalmente Elly avvistò con sollievo la scuola. Sostò in mezzo alla strada di fronte all’entrata, scese di corsa ad aprire gli sportelli della vettura ai bambini . Aggiustandoloro in fretta la giacca della divisa e passandoglile ditatraicapelli arruffati cercò di renderli più presentabili di quello che erano.Diede un bacio velocea ciascuno e con una pacca sul sedere li spedì all’interno del cancello. Quando li vide entrare, Michele in fronte aGiacomo ed Erikache si tenevano per mano, girò le spalle, rientrò di fretta in vettura e partì a tutto spiano lasciandosi dietro una nuvola di polvere.

    Sarebbe dovuta stare al lavoro almenouna ventinadiminuti prima.

    Per fortuna l’ufficio non era distant.In un battibaleno arrivò, parcheggiò nel sotterraneoe s’infilò di corsa nell’ascensore che l’avrebbe portata direttamente al primo pianodell’ufficio. Il piano dove lavorava come adetta alle Pubbliche Relazioni di una rivista nazionale.

    Come l’ascensore si fermò al suo piano Elly assunse un’aria preoccupata. L’ufficio sembrava indaffarato, molto indaffarato. C’era un via vai continuo di impiegati che camminavanovelocida un angolo all’altro. Si potevano udire voci agitate volare da una scrivania all’altra. La scrivania di Elly era all’angolo destro dello stanzone enorme disegnato a pianta apertadove tutti lavoravano in piena vista . Solo il capo aveva un piccolo ufficio privato ma sempre circondato dipareti di vetro trasparente eposizionato all'estremitàdello stanzone. Dalì si potevano controllare le attività di tutti gli impiegati.Elly rappresentavail medium tra il capo ed il resto degli impiegati addetti alla redazione.

    La donna sbirciò lasua scrivania mentre si affrettava ad andare a cominciare il suolavoro. Era già sommersa di fogli, opuscoli, libri... il telefono squillava ininterrottamente...

    ‘Diomio!’ pensò Elly angosciata.

    Dove diavolo stavi?Ti sto chiamando da mezz’ora al cellulare e non ricevo nessuna risposta. David sta chiedendo di te da un pezzo. È venuto presto in ufficio oggi, assemblea generale degli azionisti,vuole sapere se hai finitola revisione delle spese per la pubblicità. Marcoè stato qui. Cercava l’articolo su Angelina Jolie... quello sulla doppia mastectomia... Madove stavi, possibile che non sentivi il cellulare squillare... Stefania, la sua assistente l’apostrofòcon voce dipanico senza neanche darle il tempo di sedersialla scrivania.

    Stefania era una donna appena passati i quarant’anni,snella con le curve al punto giusto, molto femminile ed ancora piacente. Leggermente provocatrice nel modo di vestire, la sua uniforme preferita era una gonnastretta, ben al di sopra delle ginocchia ed una camicetta attillata quasi aperta sul seno che di tanto in tanto faceva capolino. Divorziata e senza figli, Stefania aspettava ancora il Principe Azzurro capace di farla volare tra le nuvole in un’oasi di soddisfazione sessuale e piacevole comunione di anime capaci di condividere la vita con una buona dose di ottimismo e risate. Per niente facile nella società moderna... comunque lei, frivola ed ottimista com’era,sperava sempre.Stefania non poteva essere più diversa da Elly ma, come spesso accadenella vita, c’era una forte attrazione degli opposti tra di loro. Si capivano al volo e trovavano piacevole sedere vicine ai rispettivi tavoli di lavoro.Spesso Stefania passava a visitare Elly a casa e le dava una mano a tenere a bada quei tre bambini esigenti che erano la prole dell'amica...

    Eh,dove vuoi che stavo... in macchina coi tre angioletti dei miei figli, lottando contro il traffico. Stamattina era un casino peggio del solito a casa mia, eravamo in ritardo peggio del solito. Tu sai bene che anche con solicinque minuti di ritardo cambia tutta la fisionomia del traffico, a causa delle scuole, i commuters... Senon succede unmircolo e la Provvidenza non trasforma i miei figliin altri bambini, di quelli obbedienti, calmi, buoni.., mi butto dalla finestra... No, prima butto loro dalla finestra poi mi costituisco. Andare in prigione sarà un’oasi di pace in confronto alla mi casa... rispose metà ridendo e metà seria Elly.

    Ma va, tragicona.I tuoi figli non sono il problema, tutti i ragazzini alla loro età sono pesti. Sei tu, Elly, cheti devi organizzare meglio. Alla tua età ancora vivi come un’hippy degli anni sessanta.La tua mente vaga tra le nuvole metà del tempo come se fossi un adolescente.Una donna del tuo calibro non avrebbe dovuto mettere al mondo tre figli pensando che sarebbe stato facile fare la mamma e la donna di carriera contemporaneamente.Elly,tu hai bisogno di aiuto in casa.Non potrai mai farcela tutta da sola,deviimpararea distribuire i compiti tra i ragazzi. Michele ormai è grande, quanti anni ha, undici, dodici?

    Appena dieci.

    E Giacomo?

    Giacomo ne ha amalapena otto.

    Allora? Qual’ è il problema!? Sono grandi, si possono organizzare la giornata da soli. Non hanno bisogno di mamma chioccia sempre dietro a loro.

    Parli bene tu che non hai figli. Non sai cosa significa tirare su trebambini senza l’aiuto e l’autorità di un padre... senza un uomo nella casa capace di essere una figura di autorità per loro.

    Nessuna notiziadi Lorenzo?

    No,nessuna rispose avvilita Elly.

    Elly, mi dispiace dirlo, maè tempo che tu ti ricostruisciuna vita con qualcun’altro. Sei ancora giovane ed attraente.Comunque un pò di colpa ce l’hai anche tu.Non è la prima volta che Lorenzo ti lascia per un’altra donna.Da quando ti conosco questa storia di Lorenzo che ti tradisce a piacereva avanti indisturbata.Ha sempre fatto i suoi comodi.Se ne andava all’improvviso, tre mesi di fornicare e poi tornava al focolare domestico. L’aria pentita, due paroline dolci e tu lo riprendevi. Un uomo come lui non cambia mai. Lo sai vero Elly quel detto che fa: ‘il lupo perde il pelo ma non il vizio.’È sempre stato uno squallido Dongiovanni tuo marito. Avresti dovuto lasciarlotu, tanto tempo fa.

    Avevamo trefigli in comune. Non volevo che i miei figli crescessero senza padre rispose guardando da un’altra parte Elly.

    Brava! Invece così facendo adesso crescono con un padre, vero? la rimbeccò cupala donna. Poi aggiunse quasi soprapensiero: Stavolta lei deve essere più competente delle altre. Non è ancora tornato!

    Elly cominciò atrafficare coni fogli sulla scrivania. Ne aveva avuto abbastanza della ramanzina come se non sapesse che Stefaniaaveva ragione. Il fatto era che sentirselo ricordare così di prima mattina, con tutte le preoccupazioni che aveva in testa, era difficile da sopportare.

    Elly? la voce autoritaria di David, il suocapo, le fece sussultare entrambeall’improvviso.

    David non dava affatto l’impressione di essere la persona influente nel campo della comunicazione di massa che in effetti era. Alto, ancora snello maprossimo ad incipiente adiposi sui fianchi,David era un uomo che curava il suo aspetto fisico senza esagerare. Capelli brizzolati tagliati corti, faccia perfettamente rasata, occhi azzurro-grigio nascosti dietro un paio di occhiali da presbiteperennemente calati sul naso e che sembravano più uno schermodietro ilquale scrutare gli altri indistturbato che altro.

    Scapolo, affluenteper non dire ricco, era statoconsiderato un ottimo partito da giovane. Ora che se avvicinava alla media età ed era quasifuori circuito amoroso, le donne in cerca di un buon partitoda accalappiare prima chediventassero sfiorite,lo sorvegliavano attentamente cercando invano di attrarre la sua attenzione. Lui, ancheseconscio del suo fascino che usava per passare da un’avventura all’altra, non sembrava affatto disposto a lasciarsi addomesticare da nessuna donna in particolare.

    Elly, puoi venire nelmio ufficio, per favore?

    La donnaraccolse una cartella ed una penna dallascrivania e lo raggiunse nella sua stanza.

    Buongiorno Elly. Problemi a casa?indagò con gentilezza matono fermo l’uomo.

    No, tutto procede bene, grazie.

    Allora come mai sei sempre in ritardo la mattina? Oggi peggio del solito?

    David, ho tre figli, come sai bene.La mattina è un periodo della giornata molto difficile per i bambini. Nonce la fanno ad uscire dal letto, non hanno voglia di fare colazione, non trovano i vestiti, litigano tra di loro... Peròsi stanno facendo grandi, il problema sparirà presto disse Elly cercando di suonare convincente ma con uno sguardodi rassegnazione che intendeva dire:‘David, tu non hai figli comeanche Stefania, che cosa ne sapete voi due di come è problematico tirare su i bambini, accudire ad una casa, maneggiare una famiglia con un padre ched’improvviso si alza e se ne vaa rincorrere la gonnella di turno o decide di punto in biancodi andare a vivere con la fiamma delmomento... Lasciami in pace. Sono un poco in ritardo, allora? Il mio lavoro non ne risente’

    Si guardarono in silenzio per alcuni secondi.

    David la scrutava con attenzione al di sopra degli occhiali calati sulnaso.

    Elly,mi piace come lavori e devodire chesei efficiente ma non puoi continuare a fare i tuoi comodi in questo ufficio. Gli altri impiegati lo risentono. Se ti lascio fare cominceranno a dire che ho un debole per te, che ti tratto in maniera preferenziale. Non sta bene.

    David, ti garantisco che non succederà più. Mi alzerò prima del solito. Manipolerò le lancette dell’orologio in modo da ingannare i bambini. Penseranno che è molto tardi e si sbrigheranno...

    Elly, non c’ènessuna possibilitàche tu possa impiegare qualcuno per badare ai bambini la mattina, magari solo per la colazione ede il passaggio a scuola? Per quello che capisco questo mi sembra il problema principale, hai troppo le mani piene la mattina per arrivare in orario in ufficio. I bambini sono imprevedibili, ci sarà sempre una piccola crisi, qualcuno che fa i capricci, così via. Il mio suggerimento, Elly, è che tu paghi qualcuno la mattina per prendere cura del problema, anche una ragazza appena uscita da scuola ed ancora senza lavoro...

    David, non è necessario, veramente..

    Eppure ti pago bene, guadagni bene. Non dovresti avere difficoltà economiche ad utilizzare un aiuto domestico, che so io, persino una au pair... Elly, sei una donna in gamba, non riesco a capire perchè non puoi risolvere questo problema domestico...

    David, ti assicuro non succederà più. D’ora in poi sarò sempre in perfetto orario.

    "Elly mi ripeti la stessa

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