Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Dietro la maschera
Dietro la maschera
Dietro la maschera
E-book221 pagine2 ore

Dietro la maschera

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Nel momento in cui la situazione sembrava essere stata finalmente controllata, Lara, Marco, Sophia e Julian speravano finalmente di poter trarre un sospiro di sollievo.
La pace, però, durerà poco, perché nuove minacce lentamente si alleeranno cercando di emergere ribaltando nuovamente la situazione di pace faticosamente conquistata.
Ombre si impossesseranno di defunti assassini e figure malvagie riportando il male da loro compiuto nelle vite precedenti nella realtà attuale.
Una nuova personalità entrerà nelle vite dei ragazzi; Danielle, la donna in rosso, si presenterà come la chiave per salvare la situazione di una delle due fazioni… ma quale delle due?
Nuovi aiuti arriveranno da dove mai i ragazzi si sarebbero aspettati di ricevere una mano tesa, ma nel momento del bisogno è impossibile rifiutare alcun tipo di supporto.
In questa nuova intrigante avventura Lara, Marco, Sophia e Julian, vi riporteranno nel mondo delle ombre più oscuro di quanto sia mai stato, pronti a condurvi pagina dopo pagina verso la luce del gran finale.
Una lettura accattivante che esplorerà a fondo il mondo delle ombre preparando il lettore al gran finale di questa seria fantasy.
 
LinguaItaliano
Data di uscita12 mar 2020
ISBN9788835389699
Dietro la maschera

Correlato a Dietro la maschera

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Dietro la maschera

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Dietro la maschera - Alice Milanese

    casuale.

    PROLOGO

    Dopo aver smaltito la sua frustrazione contro un sacco appeso a diversi centimetri da terra, Marco piegò leggermente il collo rilassando i muscoli e facendo lentamente tornare il respiro regolare.

    Quella era stata una delle giornate più lunghe di quell’orribile estate fino a quel momento.

    Molte cose erano successe dal momento in cui Lara era salita su un taxi diretta all’aeroporto abbandonando tutto e lasciandoli solo con il suo ricordo.

    L’estate di Marco era passata tra studio e sensi di colpa dovuti alle notti passate in bianco tra feste, amici e chiacchiere in centro fino a mattina.

    Le cose, dopo la morte di Frank e Andrew, avevano messo a dura prova tutti: lui e Julian si erano ritrovati a gestire una situazione troppo grande per loro mentre cercavano di sistemare tutti i problemi causati dai due uomini mentre combattevano con quel caldo asfissiante.

    Ancora perso nei suoi pensieri, il ragazzo quasi non sentì la porta chiudersi alle sue spalle.

    Voltandosi mentre si chiedeva chi potesse essere a quell’ora si trovò davanti una bambina con gli occhi grandi e i capelli biondi lasciati sciolti sulle spalle che le incorniciavano il viso sorridente.

    «Emma, ciao» ritrovando un sorriso stanco Marco le scompigliò i capelli con una mano «Che ci fai qua?»

    Lei si rimise a posto i capelli pettinandosi con le dita «Sophia mi ha accompagnata a prendere un gelato poi è venuta qua per parlare con Julian e io volevo salutarti.»

    E poi c’era anche Emma.

    Una bambina che era finita in mezzo a quella storia contro la sua volontà insieme al fratello Luke.

    I due ragazzini erano figli di una donna molto raffinata che faceva l’avvocato e un professore di matematica separati da tempo.

    Negli anni la donna si era risposata con Andrew senza mai dire la verità sul loro vero padre fino a che, meno di un anno prima, il piano del suo ormai defunto capo non aveva coinvolto i due bambini in un rapimento e pochi altri sapevano cosa.

    Quando avevano scoperto la verità Luke, il fratello più piccolo, aveva risolto la situazione con una scrollata di spalle mentre Emma ne era stata colpita profondamente.

    Sedendosi e appoggiando la schiena contro la parete Marco prese una bottiglietta d’acqua e fece spazio vicino a lui.

    Emma ne approfittò subito e si sistemò vicino a lui giocando distrattamente con il cucchiaino del gelato che ancora teneva tra le dita.

    «Allora, sei pronta a tornare a scuola?» chiese il ragazzo svitando il tappo.

    «Stavo pensando di scappare» rispose lei seriamente «Molto lontano.»

    «Emma sei solo in terza media, hai ancora diversi anni davanti.»

    «Non ricordarmelo!» sbuffando la bambina si prese il volto tra le mani tirando le ginocchia al petto «Non c’è modo di farli passare più velocemente?»

    Ridendo il ragazzo appoggiò la bottiglia e cominciò a sciogliere le bende intorno alle nocche «Mi dispiace, ma no.»

    Lei rimase in silenzio per una manciata di secondi guardandolo mentre si scioglieva i nodi che aveva fatto per tenere ferme le fasce.

    «Non ti fai male?» domandò ingenuamente.

    «Sono fatte apposta per fare in modo di proteggere la mano» spiegò Marco litigando con un nodo ostinato «C’è chi usa dei guanti specifici, ma io preferisco le bende… riesco a controllare meglio i movimenti.»

    Ridacchiando sul fatto che il ragazzo non riuscisse a sciogliere un nodino Emma allungò le mani e, con le sue dita sottili, lo sciolse senza problemi.

    «Un giorno mi insegnerai?» chiese lasciando cadere le fasce con uno scintillio negli occhi.

    «Ad una condizione.» Marco la guardò negli occhi con falsa serietà «Che non diventerai una bulla a scuola»

    «Non posso promettertelo.»

    «Emma!» 

    La bambina rise di gusto e i suoi occhi si illuminarono di divertimento quando notò la sua espressione stupita. 

    «Sto scherzando!»

    Scuotendo la testa e pensando a quanto filo avrebbe dato da torcere a tutti Marco avvitò il tappo della bottiglia rimettendola al suo posto e si alzò.

    «Che ne dici, ti riaccompagno a casa?»

    Afferrando le mani del ragazzo Emma si alzò annuendo mentre continuava a raccontargli del pomeriggio che aveva passato insieme a Sophia prima nel suo studio di tatuaggi e poi in giro con lei per la città.

    Ad un certo punto, facendo uscire tutto il suo lato di bambina gli raccontò che nel parco dove l’amica l’aveva portata era riuscita ad avvicinare una papera che le aveva mangiato direttamente dalla mano.

    «Una volta quando ero in Thailandia con i miei genitori una scimmia mi ha cercato di rubare il capello» le raccontò Marco saltando l’ultimo gradino e iniziando a camminare all’indietro per cercare di scorgere l’espressione di Emma «Mia mamma però è riuscita a prenderlo in tempo.»

    La bambina sbarrò gli occhi e schiuse le labbra in una risata sincera «Sei stato in Thailandia? Io non so nemmeno dove si trova.»

    «Appena trovo una cartina ti faccio vedere.»

    Continuando a scambiare qualche parola con Emma il ragazzo si diresse verso la porta di quello che era ormai diventato lo studio suo e di Julian e la spinse per avvertire l’amico che stava andando via.

    Il ragazzo aprì la porta senza pensare e si trovò davanti Julian che stava chiacchierando con Sophia seduta sulle sue ginocchia.

    «Amico, bussare prima no?» esclamò il ragazzo appena lo vide senza scandalizzarsi.

    «Sto andando via» replicò lui facendo un cenno di saluto all’amica «Accompagno io a casa Emma»

    Richiudendo la porta rapidamente sperando che Sophia si dimenticasse di ricordargli che era il suo turno di andare a fare la spesa cercò di dileguarsi con un saluto veloce, ma la ragazza, che odiava andare al supermercato più di lui, gli ricordò che doveva assolutamente comprare il sapone se volevano fare la lavatrice quella sera.

    Borbottando qualcosa riguardo al fatto che avrebbe vissuto anche un altro giorno senza fare la lavatrice Marco lanciò la bottiglia vuota nel cestino e si diresse verso l’uscita con Emma.

    I due chiacchierarono e il ragazzo le raccontò di qualche altro viaggio particolare che aveva fatto e le mostrò la foto di Times Square illuminata di notte.

    «Lara si trova qua ora?»

    «No» rimettendo in tasca il cellulare Marco spostò il suo pensiero a Lara e al fatto che quel giorno gli aveva detto che aveva appena dato il suo ultimo esame per quell’anno «Lei è a Boston.»

    «E quando torna?»

    Alzando leggermente le spalle Marco svoltò l’angolo «Non dovrebbe mancare molto.»

    Annuendo Emma si voltò per cercare di dire qualcosa, ma fu distratta immediatamente da una signora con un cagnolino bianco in braccio.

    Dopo averlo accarezzato e essersi guadagnata la sua simpatia Emma ringraziò la signora avviandosi di nuovo con Marco per la strada stranamente deserta.

    Il ragazzo la riaccompagnò fino a casa e si fermò sulla veranda con lei ad aspettare che tornasse sua mamma con le chiavi.

    «Come sta Luke?» chiese lanciando uno sguardo distratto alla finestra della camera del bambino

    «In questo periodo è stato un po’ strano.»

    «Come mai?»

    Gli occhi della bambina si velarono dei suoi pensieri facendola sembrare più adulta della sua età.

    Passandosi le mani tra i capelli ci intrecciò in mezzo le dita camminando avanti e indietro per il porticato davanti alla casa.

    «Sta sempre a casa da solo, non vuole mai uscire con me e tutto quello che fa è continuare a studiare sulle ombre e cose simili» sedendosi sulla sedia a dondolo vicino a lui Emma fece oscillare la poltrona «Non è ossessionato, ma passa un sacco di tempo sugli appunti di Andrew.»

    Marco stava per rispondere quando una macchina nera entrò nel vialetto di casa e una donna elegante con i capelli biondi perfettamente pettinati e tirati sulla nuca e gli occhiali da sole specchiati scese facendo scricchiolare la ghiaia sotto ai tacchi.

    Fece un sorriso a Emma e ringraziò Marco per averla riportata a casa poi scomparve in casa portandosi dietro la bambina.

    «Devo decisamente averle fatto qualcosa di male» commentò tra sé e sé il ragazzo avviandosi a piedi per tornare indietro.

    CAPITOLO 1

    «Scusi signorina, lei deve venire con me»

    La ragazza si voltò immediatamente tenendo in una mano una sigaretta fatta a mano mezza fumata e nell’altra un bicchiere di carta vuoto.

    Alta con i capelli rossicci leggermente rovinati dalla tinta e gli occhi truccati e messi in evidenza da una matita colorata.

    «Temo che lei si stia sbagliando, io non sto facendo niente di male.»

    Lara la guardò attentamente spostandosi i capelli dalle spalle.

    Aveva un atteggiamento altezzoso: il mento leggermente alzato e le labbra socchiuse come gli occhi mentre la guardava contro sole.

    «In questo momento no» replicò lei maledicendo quel sole che le stava picchiando sulla nuca «Ma ormai è tempo che la seguiamo e le sono stati mandati anche diversi richiami ma…»

    «Non può arrestarmi solo perché sospettate che io sia in possesso di sostanze illegali se non avete prove.»

    «Ha le pupille dilatate, le tremano le mani e…» indicando con una mano la sigaretta tra le sue dita «Per sua sfortuna non sono nata ieri, in più c’è il cane antidroga del mio collega nell’isolato vicino che sta facendo una festa.»

    La ragazza la fulminò con lo sguardo e schiuse le labbra per rispondere, ma una voce si sovrappose alle loro.

    «STOP» esclamò il ragazzo che le stava puntando in faccia la videocamera «Buona, ottima, fantastiche, mi piacete!»

    Lara rilassò le spalle riparandosi con una mano gli occhi dal sole mentre Lucy, la ragazza con i capelli rossi, tirò una boccata di fumo dalla sigaretta pavoneggiandosi.

    «Lara, hai un futuro come poliziotta!» esclamò ancora Bruce trafficando con la fotocamera «Un talento naturale!»

    «Un miracolo della natura» ironizzò la ragazza riprendendosi le sue cose da terra «Aver lavorato con investigatori per tre anni ha qualche vantaggio no?»

    «Cosa?»

    «Nulla» scrollando le spalle Lara si chiese ancora una volta se erano gli Americani a non capire l’ironia o era il suo sarcasmo a non funzionare più bene.

    Un anno ormai era passato dal momento in cui, in un cocente pomeriggio d’agosto, aveva abbracciato Julian, Marco e Sophia per salire su un aereo diretto a Boston.

    Era atterrata senza sapere che cosa l’aspettasse o a cosa stesse andando incontro… e, dopo essersi persa per la città almeno tre volte aveva trovato il suo appartamento cominciando a vivere la sua nuova vita.

    Il passo che aveva deciso di fare non era stato semplice; ma la sua tenacia e la soddisfazione di vedere i suoi progetti finalmente realizzarsi l’avevano portata avanti giorno dopo giorno ad alzarsi e comportarsi normalmente.

    Aveva cambiato diversi coinquilini fino a trovare un ragazzo che nella vita sognava di fare l’artista con un modo tutto suo di vedere la vita.

    I corsi che seguiva all’università si erano rivelati più facili e affrontabili di quello che si aspettava e aveva conosciuto tante persone interessanti.

    Da aspiranti ballerine a chi voleva fare il professore o il commercialista a chi sognava di aprire il proprio ristorante fino a trovare Bruce.

    Un ragazzo magrolino con i capelli e la pelle più scura del suo umore quel lunedì mattina e la passione per la fotografia; Lara aveva scoperto fin da subito che nella vita sperava di fare il regista.

    «Studio economia perché se il film strappalacrime su cui sto lavorando per vincere l’oscar non farà piangere nessuno andrò a piangere io dietro ad una scrivania a fare conti» era stata la prima cosa che aveva detto dopo essersi presentato.

    «Io invece punto a conquistare il mondo» aveva replicato Lara mordicchiando una matita «E piangere non è nei miei programmi.»

    Da quel momento i due erano diventati amici facendosi compagnia tra le pause e scambiandosi appunti sottobanco.

    La ragazza aveva dovuto ammettere che come regista era veramente bravo, aveva la pazienza e la calma di aspettare e di spiegare più volte come comportarsi fino ad ottenere ciò che lui aveva in mente.

    I suoi lavori erano sempre di grande impatto e con messaggi profondi.

    Qualche settimana prima, dopo aver scoperto che negli anni lei aveva lavorato spesso in teatro, le aveva proposto di partecipare al suo ultimo progetto.

    «Tanto hai quell’aria autoritaria adatta al personaggio» le aveva detto dandole una leggera pacca sulla spalla.

    «Dici sul serio?»

    «Ragazza» voltandosi e cominciando a camminare all’indietro l’amico l’aveva indicata con un sorriso a trentadue denti «Sei il sogno segreto di tutti nel nostro corso, anche solo quando cammini passi l’idea del stammi alla larga non ho tempo da perdere»

    «Pensavo di averlo perso questo brutto vizio» aveva replicato lei con una risata «Non sai quanti problemi e pettegolezzi mi hanno causato negli anni.»

    «Bruce noi torniamo dentro» Lucy chiamò l’amico che annuì con un cenno del capo Le due ragazze tornarono dentro al teatro che avevano preso in affitto per girare alcune scene alla ricerca di un po’ d’ombra da quel sole cocente.

    «Sei stata brava» commentò Lucy scuotendo la chioma aprendo una bottiglietta d’acqua «Insomma, per una principiante…»

    «Che ha lavorato per sei anni in teatro» Lara si chinò a prendere la sua bottiglietta borbottando in Italiano perché non capisse «Ti ringrazio, anche tu mi sei piaciuta molto»

    «Beh, è nel mio sangue sai…»

    Continuando a vantarsi spostandosi i capelli Lucy cominciò  a raccontarle la storia della sua vita dirigendosi verso il piccolo palco.

    Il teatro che avevano affittato non poteva decisamente essere definito tale: era una stanzina minuscola che, grazie ad un gioco di riflessi dato da un grande specchio sulla parete riusciva a non dare l’aria di claustrofobia.

    Il palco era troppo basso con le quinte talmente piccole e montate storte che permettevano allo spettatore di sbirciarli distraendosi dalla scena in atto.

    Seduti già a gambe incrociate sul palco c’erano altre due ragazze che chiacchieravano commentando i loro ruoli mentre un ragazzetto più giovane camminava avanti e indietro pestando le assi scricchiolanti mentre si ripeteva a mente le battute.

    Le due ragazze si sedettero a gambe incrociate e Lara appoggiò la schiena contro ad uno sgabello mezzo nascosto dalla quinta.

    Lucy andò avanti con i suoi racconti per altri dieci minuti fermamente convinta che Lara la stesse ascoltando; si zittì solo quando finalmente comparve Bruce dalla porta con un gran sorriso.

    Si sedette con loro e i ragazzi formarono un cerchio perfetto ascoltando la scaletta che il ragazzo aveva in mente di seguire.

    Lara era concentrata a cercare di capire dove volesse arrivare Bruce quando un calore improvviso le salì alle guance.

    Cercando un pezzo di carta per sventolarsi smise di ascoltare ciò che l’amico stava dicendo il suo udito colse una voce maschile e roca che parlava in un dialetto Italiano molto stretto.

    Sporgendosi per cercare di capire se conosceva la voce della persona fuori dalla porta iniziò a sentire le mani e polsi formicolare come se li avesse tenuti appoggiati per troppo tempo in una posizione scomoda e il suo cuore cominciare a battere sempre più forte mano a mano che le idee e i pensieri prendevano forma nella sua

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1