Tram Numero 2
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Anteprima del libro
Tram Numero 2 - Gianluca Ruggeri
partenza…"
Prologo
Nel giorno del mio compleanno ho deciso di fare un regalo alla mia soffitta.
Perché proprio alla soffitta ci si potrebbe domandare e non alla camera da letto o alla cucina o magari, meglio ancora, ad una persona cara? La risposta è semplice. La soffitta è il museo degli oggetti dimenticati ed impolverati, di soprammobili mai usati e di scatole accatastate che nascondono un mondo variegato di fogli ingialliti e di memorie fatalmente ed irrimediabilmente destinate all’oblio. Ho voluto liberare la soffitta da tutto questo materiale inutile, alleggerendola per poterla rendere respirabile e più umanamente vivibile. Il mio impegno è stato premiato o, piuttosto, il mio regalo apprezzato, cosa che non sempre riesce malgrado l’impegno. In un baule impolverato ed un po’ arrugginito ho trovato infatti le lettere che dopo questa mia breve introduzione avrete l’opportunità di leggere.
Potrebbero essere lettere mai spedite oppure ricevute e riposte in un cassetto, ma anche delle pagine di un diario il cui autore ha forse voluto indirizzare ad un destinatario immaginario, per avere l’illusione che qualcuno le potesse ricevere e leggere, per non diventare semplici fogli di carta destinati ad ingiallire o appunti inutili che lui stesso o qualcun altro avrebbe un giorno stracciato.
Io le ho lette con vero interesse una dopo l’altra ed ho deciso, senza pensarci troppo, di pubblicarle. Il motivo? Semplicemente perché le parole devono essere libere di raggiungere quanti hanno voglia di nutrirsi di loro, non possono restare chiuse in un cassetto, è contro natura. Se possiamo parlare è perché qualcuno ci può ascoltare, se possiamo scrivere è perché qualcuno ci può leggere.
Non so come siano finite nella mia soffitta queste lettere. Forse, con la mia impulsiva voglia di acquistare vecchi libri venduti su precarie bancarelle nei piccoli mercatini dell’usato, avrò fatto si che, nascondendosi tra le pagine di un qualche testo da me acquistato, si siano intrufolate clandestinamente e senza inizialmente farsi notare, nel mio baule, convinte che prima o poi le avrei trovate e quindi riordinate e ridate alla luce affinché potessero essere lette e giungere a destinazione.
Per poter giungere a destinazione però bisogna prima partire. A volte trovare il tempo, altre volte il coraggio per farlo. Non importa come, a piedi, in treno, in nave, in tram…
Il tram numero 2 quindi ha lasciato la stazione dove da molti, troppi anni era fermo ad aspettare che qualcuno si mettesse di nuovo ai suoi comandi. Io l’ho fatto ed ho imparato, scorrendo queste lettere, che vale sempre la pena di leggere qualcosa.
20 Ottobre
Mio caro Y,
prima di iniziare questa corrispondenza vorrei tranquillizzarti sul fatto che non indicherò mai nelle lettere il tuo nome. Questa decisione, per quanto immediata, è stata presa per due motivi. Il primo, più futile, è quello di assecondare questo nostro Tempo nel quale non si fa altro che parlare, a volte esageratamente, di privacy. Il secondo, più estetico, è per mantenere un certo mistero dal quale sono certo, anche tu ne sarai avvolto.
Perché Y
? Pensando al simbolo e non alla lettera in sé mi viene da cogliere alcuni significati ad esso legati.
È la lingua biforcuta del serpente, velenosa, rapida e precisa nel colpire, una lingua che metaforicamente getta fango, parla a sproposito e allora, perché mai dovrei indirizzare una lettera ad una tal persona?
Y
è anche un uomo che alza le braccia al cielo, che esulta per una felicità mai neanche immaginata ed immensa, mi viene da pensare al film Le Ali della Libertà