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Il Perimetro dell'Amore: Lettera al figlio da un padre assente
Il Perimetro dell'Amore: Lettera al figlio da un padre assente
Il Perimetro dell'Amore: Lettera al figlio da un padre assente
E-book107 pagine1 ora

Il Perimetro dell'Amore: Lettera al figlio da un padre assente

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Info su questo ebook

Non ascoltare le parole, perché ciò che ho da dirti è difficile e grande, e non si ascolta con le orecchie, né con il cervello.
Non si capisce, né si spiega, non si compra, non ha caratteristiche, né categorie.
Non si studia a scuola o sui libri, anche se tanti libri sono stati scritti.
Ti racconterò l’amore.

Con la potenza di una prosa che viene dal cuore, con l’ironia e la leggerezza delle rime di una lunga suite a ritmo di rap, due monologhi si intersecano, raccontando in modi diversi la stessa vita normale di un uomo che è diventato adulto e poi padre e che vorrebbe condividere con il figlio adolescente le conoscenze emotive che l’hanno portato fin lì.
Un libro sui sentimenti, teatrale, ironico e autoironico, drammatico e personale come solo il racconto del mondo interiore può essere. Scritto come una guida immaginaria senza esserlo, come un vademecum per suggerire al figlio come farsi largo fra i meandri della vita sentimentale e affacciarsi al futuro e all’altro da sé con sguardo fiducioso e indulgente. Sapendo, però, che nella vita si impara dalla propria esperienza e non dal racconto di quella degli altri…

Giampiero Attanasio, pugliese di nascita e milanese di adozione, ha due figli adolescenti con i quali si sforza di abbattere muri mentre invece passa la vita, da architetto, a costruirne.
Passata la cinquantina, complice la crisi dell’edilizia, ha ridato fiato all’antica passione dello scrivere, pubblicando nel 2013 il suo primo libro, edito da Federighi, Pierino e il default (la crisi economica rappata a mio figlio). Poi ci ha preso gusto e questo è il suo secondo libro. Se piacerà, forse arriverà al terzo…
LinguaItaliano
Data di uscita17 lug 2015
ISBN9788861556072
Il Perimetro dell'Amore: Lettera al figlio da un padre assente

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    Anteprima del libro

    Il Perimetro dell'Amore - Giampiero Attanasio

    L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE

    (Perché, parlando di donne e motori,

    ci fermiamo ai motori?)

    Odio e amo. Forse ti chiederai come sia possibile;

    non so, ma è proprio così, e mi tormento.

    Catullo, Carme 85

    A volte vorrei raccontarti tante cose.

    Per esempio di quella volta che, ai tempi dell’università, su un piccolo treno diretto verso un fiordo norvegese da fiaba con il mio grande amico Fabrizio, ebbi il coraggio di corteggiare due graziose turiste svizzere, con esiti teneramente disastrosi. Oppure di quell’altra volta, qualche anno più tardi, in cui donai delle violette a una sconosciuta incontrata per la strada, mentre lei imprecava per una macchina parcheggiata in doppia fila. Mi piacerebbe raccontarti anche come conobbi colei che, ancora oggi, ha la pazienza di sopportarmi e che mi guarda, dopo anni, con occhi pieni di amore. Poi, però, non lo faccio: già ti appesantisco la vita cercando di dirti che cosa devi e non devi fare, non posso rendertela pure asfittica proponendoti un padre amico. I ragazzi della tua età devono avere amici coetanei, al massimo con gli adulti possono andare d’accordo. Diffido degli adulti che dichiarano di essere i migliori amici dei loro figli, né ho mai sentito un figlio dire che il padre è il suo migliore amico. A volte penso che la mia esperienza potrebbe servirti a evitare gli errori che ho fatto, a perdere meno tempo cercando di capire cose che oggi mi sembrano evidenti. Così facendo, rischierei di produrre un mostruoso clone, perché, invece, è scritto nel DNA delle persone che si impari dall’esperienza propria e non solo dal racconto di esperienze altrui. Forse impiegherai buona parte della tua vita, come fanno tutti, a capire che le cose sono più semplici di quanto sembri. Oggi, alla tua età, è già tanto se pensi che valga la pena di diventare adulto. Crescere non è una cosa che tu possa scegliere, succede e basta. Invece hai la libertà di diventare adulto, oppure di restare un eterno bambino. Hai la libertà di capire il mondo, di lasciarti guidare da esso o, addirittura, di lasciarti sopraffare. Hai la libertà di essere guida per il tuo fratellino che si affaccia alla vita, o di guardarlo come se fosse un fastidio fra te e ciò che ami e non vuoi condividere. Non credo, quindi, che i miei pensieri senza voce ti porteranno dove io vorrei. Tuttavia c’è una forza senza nome che mi spinge a parlarti… Sottovoce. Vorrei, per una volta, non sottrarmi alla malìa di quella forza, lasciarmi portare, guidare, senza pensare al se, o al ma. Vorrei pensare che questa voce debole che si fa strada fosse una potenza che, abbattendo muri e resistenze, arrivasse fino a te e che tu potessi ascoltarla. Dormi, Matteo, dormi. Intanto io ti parlo. Non ascoltare le parole, perché ciò che ho da dirti è difficile e grande, e non si ascolta con le orecchie, né con il cervello. Non si capisce, né si spiega, non si compra, non ha caratteristiche, né categorie. Non si studia a scuola o sui libri, anche se tanti libri sono stati scritti. Ti racconterò l’amore. Lascerò che le parole volino come un seme e mettano radici. L’amore non è tranquillo, non è delicato, non è gentile. Non è comprensivo, né rispettoso, è privo di calcoli o scopi, è irrequieto. L’amore ha voce, chiede, urla, anche in silenzio. Non salva la vita, non finisce sempre e ineluttabilmente, ma neppure è frequente che sia per sempre. Non è solo passione e non è né fusione, né simbiosi. L’amore arriva e cambia, è privo di limiti, ma tocca quelli dell’uomo.

    1.1

    Ancora mi chiedo come tutto sia successo, come abbia potuto accadere. Ho immaginato tante volte di raccontarti quel pezzo della mia vita che, dopotutto, è anche tua: è da lì che provieni. Poi, rinuncio. Temo che la tensione possa essere troppa, ho paura di essere incapace di spiegare a parole ciò che solo l’istinto sa spiegare. Invece, non ho mai pensato, chissà perché, che potesse essere un racconto leggero, che avremmo potuto anche sorriderne. Dopotutto, è solo la normale storia di un amore finito male.

    1.2

    L’ho conosciuta ormai tanti anni fa,

    un bel dì di luglio, all’università.

    Ma forse più indietro dovrei or tornare

    e dirti del caso che ci fece incontrare.

    Fu qualche anno prima, io ero studente,

    sognavo edifici, cullavo la mente,

    la laurea lontana, la dura paura

    che mi portò a ordire l’astuta congiura.

    «Non sono capace, non valgo un bel niente,

    non avrò lavoro e neppure un cliente»,

    pensavo e guardavo gli annunci in bacheca,

    e a volte io penso la sorte sia cieca.

    Ma io ci vedevo, e scorsi un biglietto,

    ciò che feci dopo è sconcio, lo ammetto.

    «Si cerca studente per qui disegnare,

    telefona ora, non star lì a guardare.»

    Ragazzo mio, ti ho insegnato a camminare e poi a parlare. Ti ho insegnato a mangiare da solo, a chiederne ancora. Ho giocato con te e ti ho accompagnato quando dovevi andare. Abbiamo fatto la lotta sul lettone e ti immobilizzavo (allora ci riuscivo ancora), fino a quando chiedevi pietà. Ho riso fino alle lacrime quando ti inventavi fantasiosi spot per detersivi inesistenti e superefficaci. Ti ho insegnato ad andare in bicicletta e a tirar calci a un pallone. Abbiamo guardato i film nel buio di una sala, o abbiamo scelto insieme i dvd da guardare in tv. C’è stato un tempo in cui ogni sera ne sceglievamo uno, io proponevo quelli francesi e lenti, come dicevi tu. Sbuffavi e ti facevi pregare, ma a volte cedevi e poi li guardavi con piacere, senza dire una parola. Evitavo di chiederti, alla fine, se ti erano piaciuti, perché, da questo punto di vista, sei come me: le cose belle si assaporano in silenzio, anche se in compagnia. Abbiamo guardato le partite alla tv, abbiamo giocato al Fantacalcio e poi

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