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Moebius 2051
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E-book94 pagine1 ora

Moebius 2051

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Info su questo ebook

Avventure di un professore di Liceo a Perugia nel maggio 2051
Il romanzo è ambientato in un ipotetico futuro prossimo, in un Italia ormai divisa dalla Padania ed appartenente ad una nuova realtà politica di cui fanno parte i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Si narrano le vicissitudini di un professore di Storia che, a sua insaputa, si rende complice di un traffico di componenti industrali trafugati. Un viaggio in una parte di Europa sicuramente diversa da quella attuale con un susseguirsi di avvenimenti che metteranno in pericolo il professore e la sua famiglia. Alla base delle componenti industriali rubate c'è l'intuizione di uno scienziato indiano che ha tratto ispirazione dal "nastro di Moebius", la figura geometrica che, a prima vista, sembra un semplice nastro ma che in realtà è assai più complessa e imprevedibile come la storia dei popoli che può cambiare a seconda degli eventi.
LinguaItaliano
Data di uscita1 set 2011
ISBN9788863691818
Moebius 2051

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    Anteprima del libro

    Moebius 2051 - Marco Azzolini

    2051

    Capitolo Primo

    Jamil era un insegnante del Liceo Scientifico Mohamed Abdull di Perugia, dal suo lavoro ricavava molte soddisfazioni ed il continuo contatto con i giovani gli offriva sempre nuovi stimoli, di conseguenza, anche fuori dell’ambito lavorativo, la sua compagnia era gradita ai più .

    Coltivava numerose amicizie fra le quali alcune particolarmente profonde ed importanti. Sembrava più giovane della sua età , non tanto alto e di carnagione chiara aveva tratti delicati, quasi infantili. Anche per questo quando, iniziata da poco la sua carriera d’insegnante, era stato preso per uno studente dai suoi alunni, si era fatto crescere un pizzetto e radi baffetti biondi come i suoi capelli. La sua corporatura non troppo alta denotava un certo sovrappeso, cosa questa che sua moglie, Francesca, non mancava mai di fargli bonariamente notare, rimproverandogli la scarsa predisposizione all’attività fisica. In effetti, Jamil nella quotidianità era decisamente pigro e tendeva a rimandare nel tempo qualsiasi cosa che presupponesse un impegno fisico.

    Tutto cambiava quando si trovava in montagna. Da amante della vecchia comoda poltrona del suo studio, altro rimprovero questo fattogli da Francesca, si trasformava in un agile e instancabile camminatore capace, per arrivare ad una meta prefissata, di dimenticarsi anche le soste per mangiare. Eppure il cibo era l’altra cosa per cui si sentiva profondamente portato, davanti ad un piatto di pasta ben condita avrebbe rinnegato la sua devozione per le buone letture, altra sua passione. Era sposato con Francesca da dieci anni e condividevano la gioia di crescere Luca, loro unico figlio. Luca era un ragazzo timido e gentile e ricambiava l’affetto dei genitori con un amore verso la mamma e un’autentica venerazione nei confronti del padre, visto come simbolo di quanto di più positivo ci fosse al mondo.

    Abitavano a Perugia, poco distante dal Liceo, dove insegnava Jamil, in una zona residenziale e tranquilla, la loro casa, articolata su due piani, aveva un piccolo giardino e un garage dove Jamil aveva riposto una vita di studi, sport vari, giocattoli non più adatti all’età di Luca e tutto ciò che Francesca gli imponeva di portare fuori di casa. Proprio sulla gestione del garage nascevano spesso piccoli contrasti fra i due. A Francesca sarebbe molto piaciuto vedere un ambiente ben ordinato con tutto al posto giusto, per Jamil, al contrario, era un’intensa sofferenza e perdita di tempo aprire e chiudere scatoloni, costruire scaffalature e catalogare oggetti e libri di sicuro non destinati ad un uso futuro.

    Nonostante i differenti punti di vista sulla gestione del garage, i due avevano molte cose in comune e le decisioni da prendere in ambito familiare, sia che si trattasse di cose futili che di scelte importanti, erano sempre condivise. Fra gli aspetti che li univano, non c’era la religione, lui agnostico convinto, lei di culto islamico, anche se non molto osservante, in effetti, la religione islamica praticata in quei tempi aveva assai poco di radicale, era più una ricerca estetica ed una rilettura dei libri sacri nella visione di una armonia estrema e omnicomprensiva. D’altro canto anche le altre religioni praticate in quel lembo di terra che si affacciava sul Mediterraneo avevano le stesse caratteristiche, ed è per questo che i diversi culti non erano da tempo motivi di contrasto e le similitudini esistenti erano sempre più consistenti e avevano rapidamente cancellato le conseguenze di secoli di lotte religiose.

    Quanto Jamil era riflessivo fino alla pigrizia, Francesca era istintiva, volitiva e capace di razionalizzare ed organizzare tutto, dalle piccole cose di casa, alle iniziative del suo lavoro. Era più alta di Jamil, di carnagione scura e capelli neri, sguardo penetrante e acuto e di un’intelligenza pronta e vivace.

    Quel giorno, Jamil, stava andando a scuola con ancora più entusiasmo del solito, aveva in programma a fine mattinata, con la sua classe preferita, la IV C, di iniziare a parlare degli avvenimenti più recenti che lui, ora insegnante di Storia, aveva vissuta da giovanissimo e che avevano segnato profondamente la sua vita e quella dei suoi contemporanei.

    Essendo primavera inoltrata, dai giardini che costeggiavano la strada, arrivavano intensi profumi di alberi in fiore che contribuivano ad alimentare lo stato di pacata e soddisfatta serenità in Jamil.

    In effetti, rifletteva camminando, vivere in quella città era stata veramente una scelta ottima, i dintorni cittadini mostravano sempre paesaggi incantevoli, le dolci colline con la vegetazione che cambiava stagionalmente sia nei colori che nei profumi, rimanevano fonte di sublime contemplazione e ispirazione, come nel passato. La città poi aveva conservato l’aspetto tranquillo e sonnolento della provincia umbra, i palazzi e le piazze antiche avevano conservato, grazie a continue opere di manutenzione mai invasive, il loro aspetto autentico, l’aspetto che aveva voluto a suo tempo, chi le aveva pensate. Anche fuori dal centro storico la città era armonica e le nuove costruzioni attente a non impattare sulla natura e sulla realtà architettonica circostante.

    Andò con il pensiero a quando viveva con i suoi, e all’ossessione che aveva suo padre, docente universitario, per la vita in città. A quel tempo l’aria, nei centri urbani, era pressoché irrespirabile e l’unico rimedio per chi non accettava di avvelenarsi era quello di andare ad abitare fuori città, anche a costo di percorrere decine di chilometri ogni giorno per andare a lavoro. Ora tutto era cambiato e la nuova gestione dell’energia, aveva fatto ritrovare a molti il piacere di passeggiare in centro respirando a pieni polmoni la tiepida aria primaverile.

    Jamil era stato molto affezionato a suo padre, morto per una brutta forma di cancro un anno prima che fosse scoperto il vaccino che aveva sconfitto per sempre la malattia, ed ogni volta che il pensiero cadeva sul periodo passato con lui in famiglia un velo di tristezza scendeva sui suoi pensieri.

    Arrivato ai cancelli del vecchio palazzo dove aveva sede il liceo, la prima cosa che notò lo fece bruscamente ricondurre alla realtà: un suo alunno, Hans Haddingher, venuto dall’inizio dell’anno dai sobborghi suburbani di Zurigo, se ne stava in un angolo, in disparte da tutti. Il ragazzo era la più grande fonte di preoccupazione per Jamil, aveva avuto problemi d’integrazione fin dai primi giorni ed i suoi compagni, in realtà , nulla avevano fatto per superare le sue diffidenze. I suoi genitori erano arrivati a Perugia da sei mesi, originari del cantone tedesco della Svizzera non parlavano una parola d’italiano e anche loro stavano soffrendo di un’emarginazione strisciante dovuta principalmente alle consistenti diversità fra il ricco e culturalmente evoluto stile di vita della città umbra e lo stato di profondo degrado sociale ed economico in cui versava adesso la Svizzera ed i suoi abitanti, costretti a cercare altrove la possibilità di una vita decente.

    Quello che aveva subito quella sfortunata nazione negli ultimi vent’anni aveva dell’incredibile, tutto era iniziato con la catastrofe della centrale nucleare di Wolfhaim e con la conseguente contaminazione radioattiva delle falde acquifere

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