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Liquido Seminale ed Attività Antiossidante
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E-book133 pagine1 ora

Liquido Seminale ed Attività Antiossidante

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L’infertilità di coppia oggi è un problema sociale sempre più sentito, soprattutto per l’aumento del numero di casi registrato negli ultimi anni. L’approccio al problema va gradualmente modificandosi, in quanto cresce l’attenzione verso il contributo maschile che in passato veniva quasi interamente trascurato. Solo alcuni casi di infertilità maschile possono essere caratterizzati etiologicamente con analisi standard del liquido seminale; nei casi in cui non si riesca a risalire alla radice del problema si parla di infertilità inspiegata o idiopatica. Tra le cause principali, in questo tipo di infertilità, un ruolo fondamentale è attribuito allo stress ossidativo, condizione generata da uno sbilanciamento tra produzione di radicali liberi (da parte degli spermatozoi e delle altre cellule dei tratti riproduttivi) ed attività della barriera antiossidante seminale, formata da agenti enzimatici, non enzimatici ed oligoelementi. La difficoltà nel diagnosticare questa condizione è dovuta prevalentemente alla mancanza di protocolli standard per la determinazione dei radicali liberi nel plasma seminale, mentre sono in commercio numerosi kit diagnostici che consentono la valutazione sia della barriera antiossidante che dell’attività dei singoli antiossidanti enzimatici.
Scopo di questo lavoro di tesi è stata la ricerca di una possibile correlazione tra l’attività antiossidante nel plasma seminale e i fattori che possono essere indicativi di una eccessiva produzione di radicali, come parametri seminali (numero, motilità e morfologia spermatica), swelling test, livello di lipoperossidi o possibili fonti di produzione, spermatozoi immaturi e leucociti. In questo modo si potrebbe diagnosticare uno stress ossidativo in corso anche in assenza di protocolli standard per il dosaggio di radicali e antiossidanti nel liquido seminale.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2012
ISBN9788863697810
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    Anteprima del libro

    Liquido Seminale ed Attività Antiossidante - Sara Pinto Provenzano

    BIBLIOGRAFIA

    SOMMARIO

    L’infertilità di coppia oggi è un problema sociale sempre più sentito, soprattutto per l’aumento del numero di casi registrato negli ultimi anni. L’approccio al problema va gradualmente modificandosi, in quanto cresce l’attenzione verso il contributo maschile che in passato veniva quasi interamente trascurato. Solo alcuni casi di infertilità maschile possono essere caratterizzati etiologicamente con analisi standard del liquido seminale; nei casi in cui non si riesca a risalire alla radice del problema si parla di infertilità inspiegata o idiopatica. Tra le cause principali, in questo tipo di infertilità, un ruolo fondamentale è attribuito allo stress ossidativo, condizione generata da uno sbilanciamento tra produzione di radicali liberi (da parte degli spermatozoi e delle altre cellule dei tratti riproduttivi) ed attività della barriera antiossidante seminale, formata da agenti enzimatici, non enzimatici ed oligoelementi. La difficoltà nel diagnosticare questa condizione è dovuta prevalentemente alla mancanza di protocolli standard per la determinazione dei radicali liberi nel plasma seminale, mentre sono in commercio numerosi kit diagnostici che consentono la valutazione sia della barriera antiossidante che dell’attività dei singoli antiossidanti enzimatici.

    Scopo di questo lavoro di tesi è stata la ricerca di una possibile correlazione tra l’attività antiossidante nel plasma seminale e i fattori che possono essere indicativi di una eccessiva produzione di radicali, come parametri seminali (numero, motilità e morfologia spermatica), swelling test, livello di lipoperossidi o possibili fonti di produzione, spermatozoi immaturi e leucociti. In questo modo si potrebbe diagnosticare uno stress ossidativo in corso anche in assenza di protocolli standard per il dosaggio di radicali e antiossidanti nel liquido seminale.

    1. INTRODUZIONE

    ANATOMIA, FISIOLOGIA ED ENDOCRINOLOGIA DELL’APPARATO RIPRODUTTORE MASCHILE

    1.1-  PREFAZIONE

    Negli ultimi vent’anni, il problema dell’infertilità di coppia sta assumendo proporzioni sempre maggiori sia per numero di nuovi casi che per l’aggiungersi di questi ai casi preesistenti.

    Stime aggiornate indicano che in Italia il 20-25% delle coppie è affetto da problemi riproduttivi.

    Delle circa 450.000 nuove coppie che si formano annualmente¹, 90.000 avranno problemi nel concepire naturalmente un figlio. Queste coppie andranno ad aggiungersi a quelle formatesi negli anni precedenti che hanno riscontrato i medesimi problemi ma che ancora non li hanno risolti (per mancati trattamenti o per terapie ancora in corso), per cui si stima che nel nostro paese, ad oggi, siano circa 1 milione le coppie che hanno problemi di fertilità, quindi due milioni di persone.

    La percentuale delle coppie con problemi riproduttivi, in questi vent’anni, è aumentata più del 5%. Questo incremento può essere attribuito a molteplici fattori:

      Innalzamento dell’età matrimoniale (o comunque quella in cui si tenta il concepimento di un figlio per la prima volta);

      Inquinamento alimentare e ambientale;

      Errate abitudini alimentari (obesità da iperalimentazione o anoressia da restrizioni alimentari eccessive);

      Incremento delle malattie sessualmente trasmesse;

      Fattori iatrogeni (uso di psicofarmaci e droghe);

      Abuso di alcolici;

      Fumo di sigaretta;

      Esposizione a radiazioni e campi elettromagnetici.

    Il fattore ambientale gioca sicuramente un ruolo preponderante, anche se nessuno dei fattori prima citati può essere relegato ad un ruolo di serie B, in quanto agiscono in modo sinergico.

    Bisogna, tuttavia, tenere conto che solo per alcuni di questi fattori e stili di vita vi è una solida evidenza scientifica, sia per via dell’enorme variabilità nella conta spermatica di diversi individui e di differenti eiaculati nello stesso individuo, sia a causa del numero elevato di soggetti che tali studi richiedono per essere portati a termine.

    L’innalzamento dell’età in cui si tenta per la prima volta di concepire un figlio (che oggigiorno non sempre coincide con quella matrimoniale), riduce la possibilità di un concepimento naturale sia perché il passare del tempo diminuisce progressivamente il potenziale di fertilità della coppia (che diventa meno del 5% se la donna ha superato i 43 anni, contro il 25% di una coppia con un’età media di 25 anni) sia perché protrae l’esposizione dei partners ai fattori ambientali dannosi che possono ulteriormente ridurre tale potenziale. Senza dimenticare che, con il passare degli anni, anche nell’uomo si verifica una progressiva riduzione della capacità fecondante, relativa al numero, alla motilità ed alla morfologia degli spermatozoi.

    L’inquinamento ambientale ed alimentare, le radiazioni, e tutti gli altri fattori ambientali nocivi hanno influito soprattutto sulle gonadi maschili, essendo costituite da tessuto a rapida proliferazione (senza tuttavia risparmiare il microambiente ovarico, nel quale si è riscontrato un aumento della produzione di radicali liberi): il risultato dell’esposizione a questi agenti negli ultimi 50 anni ha portato ad una diminuzione del numero di spermatozoi da una media di 113 milioni/millilitro a circa 40 milioni/millilitro. Ad oggi, inoltre, allo spermiogramma, in un uomo su cinque viene riscontrato un numero di spermatozoi inferiore rispetto al limite minimo indicato dalle linee guida della World Health Organization (WHO), cioè 20 milioni/millilitro (World Health Organization, 2001).

    Da questi dati emerge che è in notevole aumento il numero di coppie che oggi ha necessità di rivolgersi a centri specializzati per riuscire a concepire un figlio, e che l’introduzione delle tecniche per la riproduzione assistita ha fornito a queste coppie una via rapida per la risoluzione di tale problema.

    La riproduzione assistita, tuttavia, non deve essere praticata in modo arbitrario ed indiscriminato, in quanto molte problematiche potrebbero avere una risoluzione naturale se solo si andasse ad indagare sulle cause del problema anziché aggirarlo (Coppola L., 2006a; Coppola, L. and Coppola, G.A., 2006b; dati non pubblicati).

    Oggi è chiaro rispetto al passato che in un’infertilità di coppia le cause possono essere attribuite per il 40% all’uomo, per un altro 40% alla donna e per il restante 20% possono essere dovute a patologie di entrambi i partners o ad incompatibilità tra gli stessi. Finora l’attenzione dei medici è stata prevalentemente rivolta verso il fattore femminile; tuttavia, le indagini messe a punto negli ultimi anni consentono di affrontare in modo più che efficiente il problema dell’infertilità maschile, fino a risalire nella maggior parte dei casi alla causa scatenante e quindi, qualora sia possibile, iniziare una terapia etiologica (farmacologica o chirurgica) che consenta alla coppia di procreare naturalmente.

    Nel maschio è necessario distinguere la sterilità, impossibilità di concepire un figlio spontaneamente, dalla subfertilità, riduzione della fertilità con possibilità di concepire, anche se con tempi più lunghi, senza ricorrere alla procreazione assistita.

    L’infertilità può essere inoltre suddivisa in modo più dettagliato ed etiologico in

      Infertilità congenite: dovute ad alterazioni genetiche legate ai cromosomi sessuali X ed Y (Sindrome di Klinefelter), alterazioni del recettore androgenico (Sindrome di Kalman) o a situazioni estranee all’apparato riproduttivo, come ad esempio la mutazione in eterozigosi del gene della fibrosi cistica, spesso associata ad agenesia dei deferenti;

      Infertilità acquisite: tali forme d’infertilità sono numerose e caratterizzate da aspetti clinici ed eziopatologici abbastanza eterogenei. Possono essere determinate da varie cause:

      Endocrine;

      Flogistiche;

      Traumatiche;

      Metaboliche;

      Iatrogene;

      Vascolari e congestizie (ad esempio Varicocele);

      Pregresso criptorchidismo

    1.2-  GAMETOGENESI

    Il gamete maschile inizia a formarsi nel parenchima testicolare. Le gonadi maschili, organi pari che si trovano ventralmente rispetto alla regione pubica, sono contenute nella tasca dello scroto e rivestite da una capsula di tessuto connettivo fibrillare denso chiamato tonaca albuginea.

    Per la loro funzione riproduttiva sono collocati, a differenza delle ovaie, al di fuori dal corpo. E’ infatti noto come la gametogenesi maschile, al contrario dell’ovogenesi, necessita di

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