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Chirurgia dell'obesità. Informazioni per il paziente
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E-book207 pagine1 ora

Chirurgia dell'obesità. Informazioni per il paziente

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Una chirurgia sempre più richiesta ed in rapido mutamento, nelle tecniche e nelle indicazioni. Il "manuale d'istruzioni" con le corrette informazioni che ogni paziente dovrebbe conoscere prima di affrontare un percorso chirurgico di calo ponderale.
LinguaItaliano
Data di uscita9 giu 2014
ISBN9788891143754
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    Anteprima del libro

    Chirurgia dell'obesità. Informazioni per il paziente - Nicola Perrotta

    Potenza

    1

    La globesità

    L’obesità è una patologia vera e propria che ha assunto negli ultimi anni sempre più le caratteristiche di un fenomeno epidemico. Il rapido incremento del numero degli individui affetti da sovrappeso ed obesità, infatti, e non solo nel mondo occidentale, è stato tale per cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito l’obesità come uno dei maggiori problemi di salute pubblica dei nostri tempi.

    Nel corso degli ultimi decenni il fenomeno ha lentamente coinvolto la maggior parte dei Paesi in tutto il mondo e tutte le fasce di età.

    Si stima che nel mondo vivano circa 500 milioni di individui obesi e la gravità del problema è destinata a peggiorare sia nei paesi industrializzati (Nord America ed Europa) che in quelli in via di sviluppo (Cina, India, Sud America), con importanti conseguenze in termini di politica economica e sanitaria.

    In Europa la prevalenza dell’obesità nella popolazione adulta è praticamente triplicata rispetto agli anni ’80, ed il numero degli individui obesi continua progressivamente a crescere, soprattutto nella popolazione infantile. I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità relativamente all’Europa sono allarmanti: oltre il 50% degli individui sono in sovrappeso ed oltre il 20% sono fran-camente obesi.

    La realtà italiana rispecchia l’Europa: tra il 2001 ed il 2009 è aumentata sia la percentuale di coloro che sono in sovrappeso (dal 33,9% al 36,1%), che quella degli individui obesi (dal 8,5% al 10,3%). Tali problematiche sono ancora più evidenti tra gli uomini che tra le donne: il 45,2% degli uomini è in sovrappeso e l’11,3% è obeso rispetto al 27,7% e al 9,3% delle donne. A livello territoriale si osserva che la condizione di sovrappeso e obesità sia più diffusa nel Sud (50,9%), in particolare in Molise (51,6%), Campania (51,8%) e Calabria (51,4%). 

    L’eziopatogenesi è multifattoriale e la causa principale nell’uomo è identificabile solo occasionalmente. Il vecchio detto l’obesità è un male di famiglia riflette comunque bene i risultati di differenti studi dedicati, che identificano proprio nella familiarità una delle concause principali: fino al 40% se uno dei due genitori è obeso, e fino al 70% se lo sono entrambi.

    Se è vero che la selezione genetica nel corso della storia dell’uomo ha sempre più favorito i soggetti in grado di immagazzinare le energie sotto forma di grasso, per resistere alle carestie ed ai freddi inverni, oggi le mutate abitudini comportamentali caratterizzate da una vita sempre più sedentaria ed il notevole incremento delle disponibilità alimentari hanno portato quegli stessi individui ad essere malati di obesità.

    Obesità e rischio salute

    L’obesità danneggia la salute, riduce la qualità di vita e conduce a morte prematura. Si calcola infatti che la vita media di un individuo affetto da obesità patologica sia di circa 10 anni inferiore a quella di un individuo normopeso. La causa, o meglio le cause, sono da ricercare nelle nume-rose patologie correlate all’obesità, ossia nelle problematiche che si presentano con maggior incidenza negli individui obesi, e che coinvolgono più organi:

    1. Patologie cardiovascolari (ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica, vasculopatie periferiche, ipertrofia ventricolare sinistra);

    2. Patologie respiratorie (insufficienza respiratoria, asma, ipertensione polmonare, sindrome da ipoventilazione, sindrome ostruttiva delle apnee notturne);

    3. Patologie metaboliche (diabete mellito, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia);

    4. Patologie digestive (steatosi epatica, calcolosi della colecisti, ernia iatale, malattia da reflusso gastroesofageo);

    5. Patologie osteoarticolari (artropatie e patologie da carico in genere, gotta, lombalgia cronica);

    6. Patologie endocrinologiche (sindrome dell’ovaio policistico, disturbi della fertilità, diabete mellito, insulino resistenza);

    7. Patologie neoplastiche (tumori maligni dell’utero, ovaio, mammella e colecisti nella donna; del colon, esofago e della prostata nell’uomo);

    8. Patologie psichiatriche (ansia, depressione, abuso di farmaci).

    Numerosi studi, d’altra parte, mostrano che la riduzione del peso corporeo determina una significativa diminuzione dell’incidenza delle patologie associate all’obesità e di conseguenza del rischio complessivo di mortalità. La perdita di peso si accompagna inoltre al miglioramento della qualità di vita.

    Quando si è obesi?

    ll peso da solo non esprime la condizione di obesità. Il metodo più utilizzato per definire il grado di obesità è invece basato sul rapporto tra peso ed altezza (Indice di massa corporea o Body Mass Index – BMI). Il BMI si misura calcolando il rapporto tra peso corporeo (espresso in Kg) / quadrato dell’altezza espresso in metri (Kg / m2). Un BMI superiore a 30 Kg/m2 è indice di obesità di I grado. Un BMI superiore a 40 esprime la condizione di obesità patologica, così definita per l’alto rischio di comparsa di comorbilità (come ipertensione arteriosa, diabete, artropatie, cardiopatie, dislipidemie etc.). Per fare qualche esempio, un uomo alto 180 cm, con peso di 120 kg, avrà un BMI pari a 37 (120 / 3,24, cioè 1,80 x 1,80), siamo di fronte ad un caso di obesità severa (grado II). Differentemente una donna alta 160 cm con peso di 110 kg avrà un BMI di 42,9: è un soggetto affetto da obesità patologica (grado III, vedi Tabella).

    Da precisare comunque che nel calcolo del BMI non si distingue tra massa magra e massa grassa. Un individuo particolarmente muscoloso pertanto potrà avere un BMI al di sopra dei valori normali senza che ciò corrisponda ad un aumento dei rischi per la salute.

    Per affinare questo indice è preferibile quindi associare al BMI la misura della circonferenza addominale, che è un indice predittivo di grasso addominale.

    Si può definire l’obesità addominale come un accumulo di grasso in corrispondenza dell’addome legato a un eccesso di tessuto adiposo viscerale (il grasso che riveste gli organi interni) e con una disposizione del grasso a livello del peritoneo e delle strutture connettive intraddominali, come il mesentere. La presenza dell’obesità addominale – e quindi l’eccesso di grasso viscerale – si definisce mediante la misurazione della circonferenza addominale: quando questa supera valori di 102 negli uomini e 88 centimetri nelle donne si parla di obesità addominale. L’obesità addominale, definita in base alla circonferenza dell’addome, è un fondamentale parametro esterno per valutare la presenza di grasso viscerale responsabile di gravi alterazioni metaboliche.

    Bibliografia:

    1. World Health Organization. Obesity and overweight. Fact sheet N°311 Updated March 2013.

    2. WHO European database on nutrition, obesity and physical activity (NOPA).

    3. Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT). La vita quotidiana nel 2009. Indagine multiscopo annuale sulle famiglie.

    2

    Perché è consigliabile il trattamento chirurgico dell’obesità grave?

    I dati a lungo termine sui risultati dei trattamenti non chirurgici dell’obesità (dieta, attività fisica, psicoterapia, etc.) mettono in luce il grande limite di queste terapie: la percentuale di successo nei pazienti affetti da obesità di grado III è infatti limitata solo al 5%. Questo significa che già a di-stanza di pochi anni da uno di questi trattamenti, quasi tutti i pazienti affetti da obesità patologica che sono dimagriti con la dieta e l’attività fisica hanno poi recuperato nel tempo il peso perso, spesso anche con gli interessi. Medesima sorte tocca anche a tutte quelle persone che hanno assunto farmaci dimagranti per molti mesi. Anche in ambito farmacologico, infatti, la storia dei prodotti anti-obesità è caratterizzata da ripetuti fallimenti per un gran numero di essi. La maggior parte dei farmaci sono stati progressivamente ritirati dal commercio soprattutto a causa degli effetti collaterali, in alcuni casi anche gravi.

    La chirurgia bariatrica

    La chirurgia bariatrica (dal greco baros - peso), o chirurgia dell’obesità, è caratterizzata da diverse procedure finalizzate ad un calo ponderale progressivo e stabile nel tempo. Proprio grazie a tale intento di cura definitivo, e non temporaneo, i trattamenti chirurgici sono ad oggi gli unici strumenti disponibili in grado di assicurare:

    -una riduzione significativa del peso duratura nel tempo (>10 anni),

    -la cura o il miglioramento delle malattie associate all’obesità,

    -una sostanziale riduzione della mortalità connessa all’obesità,

    - un importante miglioramento della qualità di vita.

    Indicazioni: le linee guida internazionali

    Le linee guida adottate in Italia fanno riferimento alle indicazioni della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e delle Malattie Metaboliche (S.I.C.OB.), che a sua volta ripropone le linee-guida internazionalmente codificate ed accettate delle maggiori società internazionali (NIH, SAGES).

    Secondo tali linee-guida la chirurgia bariatrica è indicata nei casi di:

    1. Obesità maggiore da più di 5 anni.

    2. Ripetuti fallimenti da diete o terapie con farmaci per dimagrire.

    3. Età compresa tra 18 e 65 anni.

    4. BMI maggiore di 40 Kg/m2, o maggiore di 35 se in presenza di patologie associate (malattie che possono beneficiare di un persistente calo ponderale).

    5. Assenza di malattie endocrine (escluso il diabete).

    6. Assenza di malattie maggiori del comportamento alimentare.

    Per quanto inerente il BMI, sempre seguendo le linee-guida, è doveroso precisare che il BMI di riferimento per l’indicazione chirurgica è quello riscontrato in occasione della prima visita, prima che il paziente venga avviato a trattamenti finalizzati ad un calo ponderale pre-operatorio (dieta, farmaci, pallone intragastrico). Pertanto, un importante calo ponderale pre-operatorio non controindica l’intervento chirurgico anche se il BMI è inferiore a quello canonico di riferimento.

    Relativamente all’età, differentemente, i limiti canonici 18-65 anni sono sempre più oggetto di discussione. Adolescenti ed anziani costituiscono indicazioni limite che in un prossimo futuro saranno sicuramente oggetto di nuove considerazioni e valutazioni. Tecniche sempre meno invasive e sempre più sicure e team multidisciplinari dedicati costituiranno una ulteriore opzione per i pazienti obesi, che quindi potrebbero essere

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