Semplificazione e funzioni condivise per la gestione delle cooperative della pesca
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Semplificazione e funzioni condivise per la gestione delle cooperative della pesca - Gian Matteo Panunzi
Introduzione
Nel corso degli ultimi anni il sistema della Pesca ha subito diversi cambiamenti strutturali, determinati dalle nuove direttive comunitarie e dal conseguente mutamento delle strategie aziendali adottate dalle cooperative del settore, mutamenti questi, che se portati a termine consentiranno, anche in una situazione di recessione della produzione, di affrontare situazioni di disagio economico e occupazionale e di instaurare significative relazioni di assistenza e di sostegno alle imprese ittiche dei territori.
In questo contesto la UN.I.COOP. Pesca è chiamata a svolgere, in concerto con tutti gli altri soggetti che hanno come missione lo sviluppo e la sostenibilità economica e ambientale delle imprese della pesca, un ruolo importantissimo di facilitatore nei processi di aggregazione e di trasferimento delle conoscenze.
In concreto si tratta di mettere a disposizione delle imprese cooperative di produzione e trasformazione, di tutte le tipologie e dimensioni, una serie di servizi e funzioni ad alto valore aggiunto che siano volano al loro percorso di cambiamento.
Questo progetto di ricerca applicata allo sviluppo d’impresa, nasce, quindi, da questa esigenza, ed ha come obiettivo la realizzazione del modello di funzioni aziendali condivise da implementare mediante la costituzione di centri di servizi integrati di innovazione e sviluppo economico rivolti alle imprese della pesca del territorio.
L’intervento è di natura pratica e imprenditoriale e risponde anche alla necessità di un nuovo intercooperativismo.
Il percorso dell’eccellenza cooperativa infatti, è collegato alle istanze di innovazione dettate dal cambiamento dei contesti e dei mercati in cui operano le imprese del settore.
Anche l’integrazione tra cooperative, dettata dalla necessità di cogliere nuove opportunità produttive, legate alla trasformazione dell’economia e della società, è percorso di cambiamento nel senso dell’efficacia e della sostenibilità economica e ambientale.
Pertanto la presente pubblicazione prende in esame e definisce il modello di un centro operativo che ha come missione quella di armonizzare e integrare lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale.
La ricerca parte dalla consapevolezza dei ricercatori e della struttura committente che per realizzare questo progetto è necessaria certamente un’approfondita conoscenza dei territori in tutti i loro aspetti, produttivo, sociale, ambientale, culturale, a cui va aggiunta la capacità, da parte dei responsabili della ricerca, insieme con quelli del centro operativo, di entrare in contatto con tutti i portatori d’interesse del territorio, sia pubblici che privati, con le organizzazioni economiche finalizzate alla produzione del valore.
Il lavoro di ricerca prevede la messa a punto di strumenti e modelli comportamentali mirati al settore della Pesca, che facilitino la condivisione degli obiettivi tra portatori d’interesse e la motivazione dei produttori all’aggregazione funzionale e organizzativa.
L’ipotesi da cui parte questo intervento è quella di realizzare, dopo la fase di analisi e di realizzazione della base della conoscenza, cioè di acquisizione dei dati più rilevanti connessi al sistema ittico nel suo complesso, lo studio di prefattibilità tecnica relativo alla costruzione dei modelli delle quattro funzioni condivise del centro operativo.
Le funzioni hanno la caratteristica di: facilitare alle imprese della pesca il rapporto con la pubblica amministrazione e con le banche; di ottimizzare l’accesso ai servizi ambientali, energetici e di sicurezza sul lavoro nonché di integrazione con le politiche sociali; di realizzare il trasferimento mirato, alle esigenze imprenditoriali, delle conoscenze tecniche e scientifiche provenienti dall’Università e dagli organismi di ricerca riconosciuti dalla legge.
In particolare le quattro funzioni aziendali previste sono:
1) Semplificazione amministrativa, che ha come obiettivo lo sgravio delle imprese dagli oneri burocratici derivanti dal rapporto con la P.A. centrale e locale;
2) Facilitazione finanziaria, che ha lo scopo di acquisire modelli evoluti di convenzioni tra banche e organizzazioni per la garanzia al credito d’impresa da una parte e aggregazioni d’imprese dall’altra, che possano essere proposte e implementate sui territori, per allargare il credito alle imprese e abbassarne il costo;
3) Sostenibilità integrata, che ha l’obiettivo di ottimizzare l’accesso alle imprese della pesca ai servizi ambientali, energetici, di sicurezza nonché d’integrazione con i progetti sociali delle aree;
4) Conoscenza, che ha lo scopo di realizzare un canale permanente di trasferimento delle conoscenze provenienti dall’Università e dagli organismi di Ricerca riconosciuti dalla legge, mirate ai fabbisogni delle imprese ittiche dei territori.
Come si vedrà, lo studio ha preso anche in considerazione quanto, relativamente ai contenuti delle quattro funzioni, già esiste nel settore agroalimentare, per adattarlo alle specificità di quello della Pesca.
Gian Matteo Panunzi
Presidente pro tempore
della UN.I.COOP. Pesca
Capitolo I
La semplificazione nella gestione dell’impresa cooperativa
Ottavio Caleo
1. Il quadro di riferimento
Il settore ittico è al centro di una fase emergenziale che si trascina da diversi anni.
I dati recenti parlano sempre più spesso di produttività e occupazione in drammatico calo, con i costi di produzione che continuano a lievitare, mentre i consumi diminuiscono e il ridotto potere d’acquisto delle famiglie sui mercati penalizza la qualità delle produzioni nazionali.
I dati sulla crisi filiera ittica risultano sempre più allarmanti, sia sotto il profilo delle condizioni socioeconomiche di lavoro che dell’impatto sull’occupazione(1).
La crisi riguarda sia la produttività (crollo verticale delle catture (-48,84%), del personale imbarcato (-38,26%), della flotta (-28,1%) e dei ricavi (-31%) che il progressivo aumento dei costi di produzione, in particolare quello del gasolio a fronte di una stabilità dei prezzi di vendita che perdura da oltre un decennio.
Le attuali dimensioni del settore parlano di 13.500 pescherecci, 100.000 addetti complessivi, 387.000 tonnellate di produzione, per un valore di 1,5 miliardi di euro, contro un disavanzo di 3,5 miliardi l’anno sulla bilancia commerciale.
E le prospettive sono di un sempre più ampio depauperamento delle risorse ambientali per la presenza di stock ittici in sofferenza, l’inquinamento delle acque, il forte impatto del traffico marittimo e delle attività estrattive in mare.
Senza considerare il problema fondamentale della pesca in Italia costituito dal caro gasolio, imputabile all’introduzione dell’Iva al 10% sul gasolio dei pescherecci e alla crescita del prezzo del gasolio per i pescatori dai 30 agli 80 centesimi al litro solo nell’ultimo anno.
Un ulteriore fattore di crisi della pesca italiana è poi il c.d. credit crunch, la stretta creditizia da parte delle banche, negli affidamenti alle imprese del settore o di contro, ove possibile, ha elevato le garanzie reali e personali richieste, limitando, così, gli investimenti nella pesca e nell’acquacoltura e togliendo la liquidità necessaria alle stesse operazioni di ordinaria gestione commerciale.
A dispetto di tale situazione, si registra la drastica riduzione degli stanziamenti nazionali destinati alla programmazione di settore che, secondo la logica dei c.d. tagli lineari, dal 2000 al 2010, hanno subito una decurtazione pari al 77%, passando da 27 milioni a circa 6 milioni di euro: si spiega anche così come il settore ittico, negli ultimi 10 anni, abbia perso 17.000 posti di lavoro diretti, con una riduzione del 30% della flotta e dei ricavi d’impresa.
A ciò si aggiunga lo scarso potere contrattuale nei confronti degli intermediari commerciali; la frammentazione dei punti di sbarco; la debolezza strutturale dei porti privi di servizi e di assistenza che hanno penalizzato l’occupazione, disincentivato gli esigui investimenti, e ulteriormente indebolito l’economia ittica, fino a richiederne una profonda e seria ristrutturazione e riconversione.
La situazione di emergenza e di crisi del settore ittico è imputabile, non solo alle ricadute generali della pesante manovra economica adottata dal governo, ma anche all’assenza di una strategia politica specifica per il comparto produttivo.
Di qui l’impegno delle associazioni di categoria per la richiesta di una nuova politica in grado di garantire la crescita dei redditi e dei livelli occupazionali delle imprese e di avviare, contestualmente, un processo di rafforzamento e ristrutturazione in un quadro di sviluppo sostenibile.
Tra i temi al centro del confronto la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, i dossier ancora aperti in sede comunitaria come la riforma della Pcp e il nuovo fondo europeo per il settore nonché una serie di altre emergenze
che stanno fiaccando le marinerie.
Al Governo e al Parlamento, le Associazioni della Pesca dell’Alleanza delle Cooperative Italiane chiedono, innanzitutto, la convocazione di una conferenza nazionale della pesca, quale strumento per avviare un urgente confronto su obiettivi, strumenti e dotazioni del prossimo Programma triennale, in cui far decollare, con il sostegno di adeguata copertura, un organico Piano per lo sviluppo della filiera ittica nazionale.
La Conferenza nazionale della pesca viene vista come un’occasione per impostare azioni di respiro strategico, attraverso un confronto con la categoria e le rappresentanze utile a gettare le basi del prossimo Programma triennale 2013/2015 che dovrà mettere al centro dell’attenzione lo sviluppo dell’imprenditoria nella filiera ittica.
Si chiede, pertanto, di varare, nell’ambito del Programma triennale, un Programma straordinario e emergenziale, volto a favorire tutti quegli obiettivi intermedi che mirano all’accesso al credito agevolato e al capitale di rischio, nonché al recupero della redditività attraverso il sostegno all’innovazione, alla competitività e all’efficienza aziendale, alla integrazione della filiera, alla concentrazione dell’offerta, alle ristrutturazioni e fusioni aziendali, a interventi per la ricerca e lo sviluppo tecnologico.
A sostegno del credito e della multifunzionalità d’impresa si chiede l’immediato via libera alle convenzioni tra Pubblica Amministrazione e Associazioni, con l’attribuzione di chiare e precise deleghe e competenze all’Associazionismo mentre risultano parimenti urgenti non solo il completamento della delega al governo per ampliare gli strumenti di supporto al settore, (programmazione negoziata, patrimonializzazione diretta dei Confidi, rete nazionale della ricerca, contratti di filiera), ma anche il varo del Programma assicurativo nazionale per le calamità naturali, al palo dal 2004.
Nell’immediato, le Associazioni chiedono certezza di attuazione per il fermo pesca 2012 che, considerata la crisi, dovrà essere adeguatamente retribuito per armatori ed equipaggi.
Al centro dell’attenzione, insieme alla richiesta di ulteriori misure di semplificazione, anche l’esigenza di metter mano a una complessiva riforma degli assetti fiscali, con l’introduzione di una tassazione forfettaria, quale la tonnage tax, e previdenziali, attraverso una urgente riforma della l. n. 250/1958.
Si punta anche alla stabilizzazione degli ammortizzatori sociali, con l’istituzione della cassa integrazione ordinaria e all’estensione delle tutele sociali della professione riconoscendo la pesca quale attività usurante.
Le problematiche sopra descritte favoriscono spesso, nel mondo associativo, la richiesta alle istituzioni di creare nuove condizioni di governo e rilancio del settore, rinnovando gli strumenti a supporto delle imprese per il recupero della redditività e della competitività tramite salvataggi aziendali, prestiti partecipativi, tutoraggi di start up, misure di sostegno all’innovazione e all’efficienza aziendale.
Ai menzionati fattori di debolezza strutturale che contraddistinguono il comparto da diversi anni, quali bassi livelli di investimenti in nuove tecnologie e know-how, si aggiungono, tuttavia, in maniera decisiva, fattori di ordine organizzativo e gestionale, quali le ridotte dimensioni aziendali e carenze commerciali, dovute principalmente all’assenza di forme di organizzazione/aggregazione commerciale di vendita e logistiche.
È, quindi, anzitutto, da una revisione dei processi di organizzazione aziendale e di concreta gestione dell’impresa che deve partire la strada per il rilancio delle cooperative della pesca.
È proprio questa la ragione che giustifica la scelta, da parte della UN.I.COOP., in continuità con gli studi portati avanti negli anni precedenti, di dedicare la ricerca di quest’anno al tema dell’efficiente organizzazione aziendale quale strumento per la competitività delle cooperative del settore ittico.
Per avviare un processo di rafforzamento e ristrutturazione in un quadro di sviluppo sostenibile, appare necessario favorire un ruolo nuovo per le imprese di pesca nella filiera ittica, turistica e ambientale: la coesione sociale e la solidarietà sotto il profilo organizzativo appaiono un elemento fondamentale per imboccare la strada del rilancio di un’economia altrimenti destinata a soccombere sotto i colpi sempre più agguerriti della concorrenza internazionale, sempre meno leale, e delle architetture giuridiche ideate in modo indiscriminato dall’Unione europea.
La ricerca di quest’anno sarà dedicata, in particolare, alla disamina di due elementi fondamentali per un’efficiente organizzazione aziendale: la semplificazione della gestione amministrativa e la condivisione di talune funzioni aziendali nell’ottica di un ampliamento delle potenzialità di