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Numeri fonte di previsione
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E-book157 pagine1 ora

Numeri fonte di previsione

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Sinossi

L’autore, constatata la sovrapponibilità del giorno di nascita di genitori e primogenito, indaga su un probabile rapporto tra le cifre espressione del loro mese ed anno di nascita. Non solo individua tale rapporto, ma scopre che unendo su determinate colonne ogni cifra a quella che algebricamente la segue si ottiene in maiuscolo la lettera iniziale del nome della moglie.
L’autore sfruttando un particolare delle tre date di nascita tenta di prevedere il numero di generazioni che potrebbero seguire alla prima, senza rinunziare all’analisi della data di nascita dei componenti la generazione successiva alla prima, date di nascita che si scopre siano unite fra di loro da altri particolari rigidamente matematici.
LinguaItaliano
Data di uscita3 ago 2015
ISBN9786051767741
Numeri fonte di previsione

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    Anteprima del libro

    Numeri fonte di previsione - Mariano Caminiti

    nipoti.

    Prefazione dell’autore

    In questa prefazione, scritta nel 1960, desidero precisare che il mio unico obiettivo è quello di analizzare l’insieme delle cifre espressione della data di nascita di tre membri di una stessa famiglia, ossia marito, moglie e primogenito, accomunati dalla utilizzazione delle medesime cifre per esprimere il loro giorno di nascita.

    Lo stimolo ad avviare la suaccennata analisi è derivato dal sospetto che anche le cifre relative al mese e all’anno di nascita, pur se palesemente diverse tra di loro, potessero celare una qualche interconnessione.

    Tuttavia lo stimolo di cui sopra, per un certo tempo, non era stato sufficiente ad indurmi a tentare con la necessaria determinazione di individuare i rapporti che avrebbero potuto unire le cifre oggetto di ricerca.

    Infatti da diversi anni mi chiedevo, e il tutto rimaneva circoscritto alla domanda, se potesse esistere una particolare relazione tra numeri messi l’uno accanto all’altro per fissare la data di nascita di tre soggetti.

    Alla precedente domanda faceva seguito un successivo interrogativo sulla funzione che avrebbero potuto avere date di nascita fra loro correlate.

    In realtà, ciò che il più delle volte mi spingeva a rinunziare alla disamina accennata, non era tanto la mancanza di volontà a concentrarmi per tentare di fornire una risposta al quesito, quanto la convinzione che i miei sospetti su una possibile esistenza di rapporti intrinseci tra le cifre in questione si sarebbe dovuta ritenere obiettivamente infondata e priva di razionalità, anche se il tarlo del dubbio era sempre in agguato.

    Così, non riuscivo a impedire di chiedermi se quel dubbio o convinzione che sovente mi mulinava nel cervello fosse frutto esclusivo della mia fantasia o avesse un suo substrato reale.

    La non risposta alla precedente domanda alimentava quella perplessità che generava l’imposizione psicologica all’espletamento delle indagini necessarie per fornire un responso certo.

    Sapevo pertanto di non potere, per un tempo illimitato, barcamenarmi tra il ricercare e il non approfondire l’indagine e quanto fosse necessaria una decisione definitiva.

    Ogni qualvolta mi sedevo dietro la scrivania e la penna segnava quei numeri uno sotto l’altro, nel tentativo di impossessarmi di qualche correlazione, non riuscivo a comprendere se le cifre mi biasimassero o ridessero di me.

    Mi avrebbero biasimato, se consci dei loro rapporti intrinseci io, dopo avere intuito la verità, avessi abbandonato la ricerca, ma al contrario avrebbero riso di me nel caso in cui mi fossi ostinato nel tentativo di ricercare l’inesistente.

    Amavo e odiavo il mostro che la mia mente aveva creato o il topolino che la materia grigia del mio cervello aveva partorito e che io non decidevo se pascere o fare morire per cui, di volta in volta, stabilivo senza una logica razionale se stare un tempo limitato accanto a lui e nutrirlo o se abbandonarlo al proprio destino.

    Così stando le cose, assumevo un comportamento ambiguo che con apparente pari intensità (almeno questa era la mia percezione) un volta tendeva ad allontanarmi dalla ricerca, la volta successiva a spingermi al lavoro.

    Questo braccio di ferro a ritmo altalenante andò avanti per svariati anni, anche se col trascorrere del tempo gli impegni mi obbligavano (il termine potrebbe essere totalmente falso) a non pensare al problema con l’intensità di prima.

    Probabilmente (la successiva considerazione potrebbe essere più vicina al vero) quest’argomento, col passare del tempo, incominciava a perdere parte del proprio mordente, si riduceva l’interesse nei suoi confronti e il desiderio dell’analisi tendeva progressivamente e lentamente ad affievolirsi, sottomesso alla convinzione sempre crescente di essere stato preda di un sospetto assurdo.

    In realtà vivevo lunghi momenti in cui ritenevo giusto abbandonare, mentre in altri meno frequenti decidevo sempre più mentalmente e meno in concreto di inseguire l’obiettivo, nonostante la costante perplessità su una sua possibile realizzazione.

    Quando tutto lasciava prevedere una naturale definitiva rinunzia, improvvisamente, mentre gli interrogativi si susseguivano e le risposte spesso lasciavano il posto ad altre domande ho iniziato a riflettere e giungere ad alcune considerazioni, ossia che:

    le vocali e le consonanti che compongono le lettere dell’alfabeto, accoppiate in gruppi di lettere collocate nelle posizioni giudicate soggettivamente più utili da caso a caso, sono state istituzionalizzate e sono riuscite a esprimere un loro linguaggio attraverso un raggruppamento, deciso, di volta in volta, dalla singola intelligenza;

    i sette colori dell’arcobaleno sono stati sfruttati dall’uomo per esprimere le interiorità di sentimenti, le sfumature della natura, le sfaccettature di un mondo variopinto;

    i dieci numeri semplici, dallo 0 al 9, sono stati capaci di offrirsi a menti eccelse per essere totalmente manipolati e raggiungere traguardi inattesi.

    Dopo queste riflessioni, mi chiesi il motivo per cui o meglio:

    quale diabolica mente occulta si fosse potuto attribuire il diritto di impedire o di permettere ai dieci numeri semplici di essere valorizzati, almeno una volta, nella composizione delle date di nascita oltre la loro specifica funzione;

    se veramente questa mente insospettabile avesse una sua esistenza;

    se tra le cifre espressione delle date di nascita di una generazione, almeno in un qualche caso, si potesse evidenziare una qualche possibile correlazione.

    Ero sicuro che, nella quasi improbabile eventualità che avessi dato una risposta positiva al mio interrogativo, non sarebbe rientrato nelle mie aspirazioni il desiderio di conoscerne la finalità, anche e soprattutto perché convinto allora ed ora più di prima che non potesse esistere e che fosse fuori da ogni logica una loro funzione.

    Di conseguenza, la mia ricerca doveva mirare esclusivamente ad evidenziare l’eventuale se e fino a che punto.

    Oggi, essendo stato da sempre conscio che qualsiasi analisi, se foriera di risultati, non può, né deve sottrarsi alla conoscenza e al giudizio degli altri, reputo doveroso affidare a uno scritto quel poco o quel molto che ho accertato.

    Infatti, il non farlo sarebbe, per lo meno, una mancanza di rispetto nei confronti sia della ricerca, sia di me stesso, in qualità di essere pensante e di componente dell’umanità.

    Ritengo di avere l’obbligo morale di riportare una curiosa relazione, ove i numeri che si vanno di volta in volta analizzando esprimeranno un semplice nuovo armonico linguaggio.

    Si tratta di uno scritto nel quale i numeri rappresentano gli unici personaggi e nel quale sono esaminati ora singolarmente, ora associati tra loro, tal’altra messi a confronto, avendo cura che tutto venga documentato con passaggi obiettivi e risultati matematicamente incontestabili, risultati dei quali il singolo eventuale lettore si attribuirà il diritto di giudicare il valore e l’importanza.

    Nessuno potrà gridare allo scandalo, soprattutto lo scrivente, se i giudizi emessi saranno controversi dal momento che l’unico obiettivo prefissatomi è stato e sarà soltanto quello di portare a conoscenza dell’eventuale lettore i rapporti riscontrati tra cifre unite dal fatto di comporre date di nascita e le cui analisi saranno esposte senza valutare se i risultati ottenuti abbiano un determinato valore e/o una qualche finalità.

    Giudico doveroso precisare che fino ad alcuni mesi addietro, ossia sino all’inizio degli anni 60, non avevo sospettato minimamente che i numeri in questione potessero trasmettermi un inusitato messaggio.

    Era quasi l’alba di un giorno anonimo allorché, mentre ero ancora in dormiveglia, vidi scorrere davanti agli occhi i numeri in questione, i quali mi prospettavano una strana configurazione non certo matematica.

    Si trattava di un’immagine che, se fosse stata esatta, mi avrebbe obbligato ad iniziare la mia analisi.

    Riguardava un aspetto non specifico, ma nel frattempo troppo attinente e di cui, fino a quel momento non avevo, né avrei mai potuto sospettare minimamente l’esistenza.

    Tale strana visione mi indusse ad accertare se quanto visivamente ero riuscito a intravedere o intuire fosse vero.

    Avuta conferma me ne rallegrai e nel frattempo mi attribuii una maggiore responsabilità, cioè mi sentii obbligato a trasformare il vecchio dubbio nella quasi certezza che i rapporti tra i numeri riguardanti l’unità del mese, la decina e l'unità dell’anno di nascita dei tre membri la generazione potessero realmente esistere e che quella visione mi autorizzasse o mi

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