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Il Seicento - Scienze e tecniche (51): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 52
Il Seicento - Scienze e tecniche (51): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 52
Il Seicento - Scienze e tecniche (51): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 52
E-book372 pagine4 ore

Il Seicento - Scienze e tecniche (51): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 52

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Nell’Europa del Seicento la scienza e le tecniche assumono una crescente importanza nell’economia, nella politica e nella vita intellettuale di gran parte dei Paesi europei. La loro crescita è stimolata da trasformazioni politico-economiche quali il consolidamento degli Stati nazionali e l’assolutismo monarchico, la diffusione di nuove tecniche di guerra, l’espansione commerciale e coloniale transoceanica, la nascita e sviluppo della manifattura, così come l’aumento dei centri urbani. A mutare non sono solo le discipline, i contenuti e i metodi dell’indagine scientifica, ma anche i luoghi e i ruoli sociali di coloro che le praticano. Il XVII conosce una rapida diffusione delle accademie scientifiche e di organizzazioni scientifiche informali, che conducono ricerche anche su temi e discipline tradizionalmente estranee ai curricula universitari, e sempre maggior importanza per lo studio e la sperimentazione acquistano gli orti botanici, gli osservatori, i laboratori chimici, gli arsenali e le botteghe degli artigiani. E i risultati sono notevoli tanto sul piano teorico quanto su quello pratico: osservazioni sistematiche e indagini sperimentali condotte con l’ausilio di nuovi e più sofisticati strumenti, quali telescopio, microscopio e pompa pneumatica, portano a sorprendenti traguardi nell’infinitamente grande e nell’infinitamente piccolo; Pascal e Leibniz contribuiscono a progettare macchine di calcolo; le matematiche conoscono un nuovo corso col sorgere della statistica e con l’affermarsi della geometria analitica prima e del calcolo infinitesimale poi; mentre si afferma la matematizzazione dello studio dei fenomeni del moto e delle proprietà della luce. Un secolo particolarmente florido per le scienze che hanno potuto contare su pensatori del calibro di Descartes, Santorio, Pascal, Leibniz, Galileo, Keplero, Huygens, e Newton.
In questo ebook sono illustrate tutte le grandi trasformazioni che hanno segnato il sapere tecnico-scientifico del Seicento e passate in rassegna tutte le più grandi personalità che ne sono state protagoniste.
LinguaItaliano
Data di uscita1 giu 2014
ISBN9788897514824
Il Seicento - Scienze e tecniche (51): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 52

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    Anteprima del libro

    Il Seicento - Scienze e tecniche (51) - Umberto Eco

    copertina

    Il Seicento - Scienze e tecniche

    Storia della civiltà europea

    a cura di Umberto Eco

    Comitato scientifico

    Coordinatore: Umberto Eco

    Per l’Antichità

    Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Lucio Milano (Storia politica, economica e sociale – Vicino Oriente) Marco Bettalli (Storia politica, economica e sociale – Grecia e Roma); Maurizio Bettini (Letteratura, Mito e religione); Giuseppe Pucci (Arti visive); Pietro Corsi (Scienze e tecniche); Eva Cantarella (Diritto) Giovanni Manetti (Semiotica); Luca Marconi, Eleonora Rocconi (Musica)

    Coordinatori di sezione:

    Simone Beta (Letteratura greca); Donatella Puliga (Letteratura latina); Giovanni Di Pasquale (Scienze e tecniche); Gilberto Corbellini, Valentina Gazzaniga (Medicina)

    Consulenze: Gabriella Pironti (Mito e religione – Grecia) Francesca Prescendi (Mito e religione – Roma)

    Medioevo

    Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Laura Barletta (Storia politica, economica e sociale); Anna Ottani Cavina, Valentino Pace (Arti visive); Pietro Corsi (Scienze e tecniche); Luca Marconi, Cecilia Panti (Musica); Ezio Raimondi, Marco Bazzocchi, Giuseppe Ledda (Letteratura)

    Coordinatori di sezione: Dario Ippolito (Storia politica, economica e sociale); Marcella Culatti (Arte Basso Medioevo e Quattrocento); Andrea Bernardoni, Giovanni Di Pasquale (Scienze e tecniche)

    Età moderna e contemporanea

    Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Umberto Eco (Comunicazione); Laura Barletta, Vittorio Beonio Brocchieri (Storia politica, economica e sociale); Anna Ottani Cavina, Marcella Culatti (Arti visive); Roberto Leydi † , Luca Marconi, Lucio Spaziante (Musica); Pietro Corsi, Gilberto Corbellini, Antonio Clericuzio (Scienze e tecniche); Ezio Raimondi, Marco Antonio Bazzocchi, Gino Cervi (Letteratura e teatro); Marco de Marinis (Teatro – Novecento); Giovanna Grignaffini (Cinema - Novecento).

    © 2014 EM Publishers s.r.l, Milano

    STORIA DELLA CIVILTÀ EUROPEA

    a cura di Umberto Eco

    Il Seicento

    Scienze e tecniche

    logo editore

    La collana

    Un grande mosaico della Storia della civiltà europea, in 74 ebook firmati da 400 tra i più prestigiosi studiosi diretti da Umberto Eco. Un viaggio attraverso l’arte, la letteratura, i miti e le scienze che hanno forgiato la nostra identità: scegli tu il percorso, cominci dove vuoi tu, ti soffermi dove vuoi tu, cambi percorso quando vuoi tu, seguendo i tuoi interessi.

    ◼ Storia

    ◼ Scienze e tecniche

    ◼ Filosofia

    ◼ Mito e religione

    ◼ Arti visive

    ◼ Letteratura

    ◼ Musica

    Ogni ebook della collana tratta una specifica disciplina in un determinato periodo ed è quindi completo in se stesso.

    Ogni capitolo è in collegamento con la totalità dell’opera grazie a un gran numero di link che rimandano sia ad altri capitoli dello stesso ebook, sia a capitoli degli altri ebook della collana. Un insieme organico totalmente interdisciplinare, perché ogni storia è tutte le storie.

    Introduzione

    Introduzione alla scienza e tecnologia del Seicento

    Antonio Clericuzio

    Nell’Europa del Seicento si registra un considerevole aumento del numero di coloro che si dedicano ad attività di carattere scientifico, così come delle pubblicazioni di contenuto scientifico e tecnico. La scienza e le tecniche assumono una crescente importanza nell’economia, nella politica e nella vita intelletttuale di gran parte dei Paesi europei. La loro crescita è stimolata da trasformazioni politico-economiche (e a sua volta vi contribuisce), quali il consolidamento degli Stati nazionali e l’assolutismo monarchico, la diffusione di nuove tecniche di guerra, i viaggi di esplorazione, l’espansione commerciale e coloniale transoceanica, la nascita e sviluppo della manifattura , così come l’aumento del numero e delle dimensioni dei centri urbani. Ciò determina l’affermarsi in misura assai maggiore dal passato di alcuni ambiti della ricerca scientifica legati ad applicazioni pratiche, quali la metallurgia, la costruzione di strumenti di precisione, la costruzione di macchine, la cartografia, le costruzioni navali, l’artiglieria, la scienza delle acque e la chimica pratica. Mutano non solo le discipline, i contenuti e i metodi dell’indagine scientifiche, ma anche i luoghi e i ruoli sociali di coloro che la praticano. Nel XVII secolo, si ha una rapida diffusione delle accademie scientifiche e di organizzazioni scientifiche informali, cui partecipano uomini di scienza e membri dell’aristocrazia, che danno vita a ricerche su temi e discipline tradizionalmente estranee ai curricula universitari. Le ricerche sono pubblicate in forma di brevi saggi, memorie e in articoli che compaiono nei periodi scientifici. Un ruolo di primo piano nella produzione e nella trasmissione delle conoscenze è svolto dagli orti botanici, dagli osservatori e dai laboratori chimici; non minore è l’importanza assunta dagli arsenali e dalle botteghe degli artigiani – in particolare di coloro che producono strumenti di precisione e lavorano il vetro. Costruttori di macchine e ingegneri assumono un’importanza crescente nella società europea e sono impiegati sia in ambito militare sia nelle opere di idraulica.

    Il rapido sviluppo di nuove ricerche e la loro applicazione pratica ha significative conseguenze sul modo di concepire le indagini scientifiche, come il rifiuto del principio di autorità, la rivalutazione dell’indagine empirica, la sperimentazione, la matematizzazione e la sempre maggior importanza attribuita alla pratica rispetto alla teoria. Sono temi su cui insiste Francis Bacon, che alle filosofie del passato, caratterizzate da inutili dispute verbali, contrappone i progressi e l’utilità delle tecniche, e indica nella cooperazione e nelle applicazioni pratiche gli ideali della nuova scienza. Lo stesso Descartes, benché autore di un sistema di filosofia, giustifica il proprio interesse per la medicina in virtù della sua utilità pratica. Il suo metodo vuole aiutare la medicina a progredire, al fine di poter guarire un numero sempre maggiore di malattie e prolungare la vita di ciascuno. Tra le varie ragioni che contribuiscono a mantenere desto l’interesse per l’alchimia in ambienti scientifici e tra i prìncipi, una delle più urgenti è la speranza di realizzare la trasmutazione dei metalli in oro (reso sempre più necessario dalle numerose guerre) e di produrre farmaci straordinari, in grado di prolungare la vita.

    Osservazioni sistematiche e indagini sperimentali sono condotte con l’ausilio di nuovi e più sofisticati strumenti, quali il telescopio , il microscopio e la pompa pneumatica . Il metodo sperimentale prevede la possibilità di verificare e riprodurre gli esperimenti e pertanto attribuisce un particolare rilievo alla descrizione dettagliata dell’esperimento, degli strumenti usati e delle circostanze in cui è stato condotto. Si diffonde la pratica di pubblicare dettagliate descrizioni degli esperimenti, immagini degli strumenti utilizzati, così da consentire al lettore di ripeterli e di controllarli.

    Al fiorire delle indagini sperimentali si accompagna l’applicazione delle matematiche in vari ambiti della scienza, nell’ottica, nella meccanica, nella cartografia e nella costruzione delle macchine. Si diffonde la tendenza alla misurazione, si cerca di dare espressione quantitativa a molteplici fenomeni, non solo di carattere fisico, ma anche medico. Santorio Santorio controlla sistematicamente le variazioni di peso dell’organismo in condizioni normali e patologiche, mentre William Harvey giustifica la scoperta della circolazione del sangue sulla base di considerazioni di carattere quantitativo. Con John Graunt e William Petty, la quantificazione si estende allo studio dei fenomeni demografici, delle epidemie, della pubblica amministrazione, dell’economia. I progetti di macchine per calcolare, cui danno il proprio contributo Pascal e Leibniz, sono sollecitati dalla necessità di un numero crescente di individui di calcolare, misurare, quantificare. Le matematiche conoscono un nuovo corso, col sorgere della statistica e con l’affermarsi della geometria analitica nella prima metà del secolo, e poi del calcolo infinitesimale nella seconda metà. Grazie a Galileo, Keplero, Descartes e Huygens si afferma la matematizzazione dello studio dei fenomeni del moto e delle proprietà della luce: la caduta libera, i moti dei corpi celesti, il moto del pendolo, riflessione e rifrazione della luce sono ricondotti a leggi matematiche. Il processo culmina nel 1687 con la pubblicazione dei Principi matematici di filosofia naturale di Isaac Newton, opera in cui sono presentate le fondamentali leggi del moto e si pongono i fondamenti della meccanica classica.

    Le macchine e la società

    Il crescente impiego delle macchine in vari settori della società secentesca, in particolare nelle miniere, nella filatura, nei giardini e nei cantieri, contribuisce a conferire un ruolo di primo piano al modello della macchina nella spiegazione dei fenomeni naturali. Ne è protagonista soprattutto Descartes, che descrive l’universo e il corpo umano come macchine. I fenomeni naturali e quelli fisiologici non dipendono da entità di carattere immateriale ma da interazioni meccaniche tra particelle di materia inerte, dotate di grandezza, forma e moto. La concezione meccanicistica della natura, nelle sue varie versioni, elimina il ricorso all’azione a distanza e a simpatie e antipatie. Dio stesso è assimilato a un orologiaio e il mondo (secondo Descartes e i suoi seguaci) funziona in virtù di leggi puramente meccaniche. Ma il rigido meccanicismo cartesiano comincia ben presto a essere messo in discussione: in primo luogo perché agli occhi di non pochi scienziati e teologi sembra ridurre l’azione di Dio al solo fiat iniziale, poi, perché risulta incapace di rendere conto di molteplici fenomeni, portati alla luce dalle nuove indagini sperimentali relative alle scienze della vita, alla chimica, al magnetismo e all’elettricità. Infine, il meccanicismo cartesiano è progressivamente superato con l’affermarsi della concezione newtoniana dell’universo, fondata sull’attrazione universale.

    Si è a lungo insistito sull’insanabile conflitto tra scienza moderna e religione cristiana all’inizio dell’età moderna, ma tale concezione è ormai largamente confutata dalle ricerche storiche più accreditate. Se certamente il processo a Galilei ha costituito un ostacolo allo sviluppo delle indagini astronomiche nei Paesi cattolici, altri ambiti della scienza, in particolare le indagini in campo matematico, fisico e chimico, non sono state condizionate in modo significativo dalla censura ecclesiastica. Nei Paesi protestanti, soprattutto in Olanda e in Inghilterra, si afferma un sistema di valori favorevole allo sviluppo delle scienze. Ne sono un esempio i puritani inglesi, i quali guardano con estremo interesse alla scienza per la sua utilità sociale e sono convinti che le scoperte e le innovazioni tecnologiche possano accrescere la felicità dell’uomo, permettendo a coloro che ad esse sono dediti di raggiungere la piena consapevolezza del loro stato di grazia. I progetti di riforma sociale e religiosa elaborati dai puritani a metà Seicento attribuiscono una funzione centrale alla scienza sperimentale e alle tecniche; i puritani , infine,adottano posizioni critiche nei confronti della medicina ufficiale, propugnando un rinnovamento della teoria e pratica medica.

    Istituzioni, organizzazione, comunicazione

    Mecenatismo, accademie e organizzazione della scienza

    Antonio Clericuzio

    La nascita delle accademie scientifiche costituisce uno dei principali fattori di crescita della scienza moderna. Costituendosi come istituzioni indipendenti dalle università, le accademie, che spesso ricevono finanziamenti e protezione dai principi e dai sovrani, possono svolgere indagini innovative in vari ambiti della scienza. Ricerche sperimentali, collaborazione tra scienziati e comunicazione scientifica attraverso periodici sono elementi cratterizzanti le accademie del Seicento. La loro tipologia è piuttosto varia: va dalle organizzazioni informali di carattere privato fino all’Accademia delle Scienze di Parigi, che è direttamente controllata dallo Stato.

    Accademie e società scientifiche

    Le accademie scientifiche seicentesche nascono come sviluppo delle accademie rinascimentali, le cui attività concernevano soprattutto le arti, le lettere e la filosofia. L’ideale baconiano di una scienza fondata sulla collaborazione e sul ricorso sistematico alla sperimentazione si realizza in varie accademie e società scientifiche europee, delle quali fanno parte, e spesso con un ruolo di primo piano, i maggiori scienziati del secolo, quali Galilei, Huygens, Borelli, Boyle, Hooke e Newton. È grazie alle accademie che si forma la consapevolezza degli uomini di scienza di far parte di una comunità che condivide le stesse finalità e che si caratterizza per un comune progetto scientifico da realizzare. Esse favoriscono la collaborazione tra scienziati e introducono nuovi contenuti e metodi di indagine, in particolare la ricerca sperimentale e l’uso di strumenti scientifici. Infine, è dalle accademie che hanno origine i primi periodici scientifici, che determinano un nuovo modo di comunicare la scienza. Per queste ragioni, le accademie e società scientifiche sono a buon diritto considerate una componente essenziale della cosiddetta rivoluzione scientifica del Seicento.

    Alla nascita delle accademie e società scientifiche contribuisce non solo l’opera di dotti e scienziati che aspirano a creare nuove forme di organizzazione della ricerca libere dai vincoli imposti dalle università, ma anche il mecenatismo di principi e di membri dell’aristocrazia. Non meno importante per lo sviluppo delle accademie scientifiche è l’opportunità di carriera, la disponibilità di mezzi per pubblicare i propri lavori e il prestigio sociale che ricevono coloro che ne fanno parte.

    La tipologia delle accademie europee del XVII secolo è molto varia. In alcuni casi si tratta di gruppi informali privi di un nome e di un’organizzazione stabile, ma che usano un determinato luogo per dar vita a incontri periodici. Vi sono poi accademie che si strutturano come club privati, si autofinanziano e si danno regole precise per regolamentare l’accesso e il funzionamento. Infine, vi sono le accademie che ottengono un riconoscimento dal principe e quelle che nascono per l’iniziativa dei sovrani, che le sovvenzionano e ne determinano modalità di funzionamento e finalità di ricerca.

    Le accademie e società scientifiche hanno un carattere cosmopolita e facilitano la collaborazione tra scienziati di differenti Paesi e confessioni. Tuttavia sarebbe erroneo considerarle impermeabili alle vicende politico-religiose. In molti casi, il loro ruolo rientra in precisi progetti politico-economici finalizzati all’accrescimento del prestigio e del potere del principe, nonché alla promozione di politiche di espansione economico-militare.

    Le accademie in Italia

    Una delle prime accademie scientifiche è l’Accademia dei Lincei, attiva a Roma nei primi tre decenni del Seicento. Nel 1603, Federico Cesi, membro di una delle più potenti famiglie romane, insieme ad altri tre giovani dà vita a un sodalizio che ben presto si struttura in accademia, che adotta come emblema una lince con il motto Sagacius ista, che allude all’osservazione diretta della natura, cui i quattro giovani intendono dedicare le proprie energie. Oltre a Cesi i primi membri dell’Accademia dei Lincei sono Francesco Stelluti, Anastasio de Filiis e l’olandese Johannes Heck (1577-1620 ca.). L’Accademia dei Lincei si dà uno statuto, delle regole di affiliazione e sviluppa una fitta rete di contatti tra studiosi non solo italiani, ma anche di altri Paesi europei. Animatore e finanziatore dell’Accademia è Federico Cesi, che cerca, senza riuscirci, di aprire delle sedi dell’Accademia a Napoli e in Germania. Dell’Accademia entrano a far parte alcuni dei più noti naturalisti e scienziati italiani: Giambattista della Porta, Ferrante Imperato, Galileo Galilei, Fabio Colonna, Nicola Antonio Stelliola. L’Accademia dei Lincei si fonda sulla collaborazione scientifica tra i suoi membri e prevede incontri periodici. Le ricerche dei Lincei si incentrano su molteplici temi: filosofia, botanica, chimica e astronomia. I Lincei svolgono un ruolo particolarmente rilevante nella produzione delle opere scientifiche galileiane, in particolare dell’Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari (1613) e de Il saggiatore (1623). Grazie ai loro legami con la Curia romana, Cesi e alcuni Lincei cercano (senza successo) di rendere accette alle gerarchie ecclesiastiche le teorie copernicane sostenute da Galilei. Dopo la morte di Federico Cesi, l’Accademia si dissolve rapidamente.

    L’altra accademia scientifica italiana del Seicento, anch’essa legata all’opera di Galileo, è l’Accademia del Cimento, di cui fanno parte alcuni discepoli dello scienziato pisano. L’Accademia del Cimento nasce nel 1657 per volontà di Leopoldo de’ Medici e di suo fratello il granduca Ferdinando e ha tra i suoi principali membri Giovanni Alfonso Borelli, Francesco Redi e Vincenzo Viviani. Il motto dell’Accademia – provando e riprovando – vuole sottolineare il carattere sperimentale delle ricerche condotte dall’associazione. La vocazione sperimentale del Cimento è rafforzata dalla necessità di evitare che le ricerche tocchino questioni teoriche sospette alle autorità religiose, come l’atomismo e la cosmologia eliocentrica. La storiografia più recente ha messo in luce la dipendenza del Cimento dal principe: l’Accademia infatti non si dà mai uno statuto, né regole che ne definiscano le modalità di ammissione. Il nome stesso è deciso molto tardi, quando le attività stanno terminando. Tra i contemporanei è definita Accademia del Principe Leopoldo e molto raramente Accademia del Cimento. L’attività sperimentale ha carattere occasionale e non segue un progetto scientifico ben preciso; spesso si svolge in un clima di discordia e rivalità tra gli scienziati tipico delle corti rinascimentali. I risultati delle indagini sperimentali sulla pressione dell’aria, la termometria, i passaggi di stato e l’acustica sono in parte pubblicati nei Saggi di naturali esperienze, che vedono la luce solo nel 1667, quando ormai le attività dell’Accademia sono cessate. La redazione dei Saggi dura molti anni, poiché il testo è più volte rielaborato da Lorenzo Magalotti, segretario dell’Accademia. A causa di questo ritardo, l’opera ha un limitato impatto sulla comunità scientifica internazionale; la sua pubblicazione avviene infatti alcuni anni dopo quella dei risultati degli esperimenti di Boyle con la pompa pneumatica.

    Le organizzazioni scientifiche in Inghilterra

    Nella prima parte del Seicento in Inghilterra si ha un fiorire di circoli e organizzazioni scientifiche informali, che culmina con la nascita della Royal Society nel 1660. Tra questi i più noti sono il Circolo di Hartlib e l’Oxford Club di Filosofia Sperimentale.

    Il gruppo di scienziati e intellettuali – di orientamento prevalentemente puritano – che si raccoglie intorno a Samuel Hartlib fra il 1640 e il 1660 si caratterizza per un impegno volto al progresso delle scienze e tecniche e alla ideazione di ambiziosi progetti di riforma sociale, dell’istruzione e della pratica medica. Non meno importanti sono le iniziative politico-religiose del Circolo di Hartlib finalizzate alla riunificazione delle Chiese protestanti in Europa.

    Originario di Elbing, in Prussia, Hartlib riceve una formazione calvinista all’università di Königsberg, studia poi a Cambridge e quindi si stabilisce a Londra. Hartlib, che condivide l’ideale baconiano di progresso delle scienze e l’aspirazione a una generale riforma del sapere, dà vita a una vastissima rete di corrispondenze tra scienziati, filosofi e teologi in Europa e in America del Nord, per mezzo della quale giungono in Inghilterra informazioni scientifiche. Alle attività del Circolo di Hartlib partecipa il pedagogista e teologo moravo Johan Amos Komensky, noto come Comenius, che su invito di Hartlib trascorre due anni in Inghilterra, dal 1648 al 1650. Hartlib e i suoi collaboratori condividono i disegni dei paracelsiani di riforma della medicina su base sperimentale, nonché le richieste di abolizione dei privilegi di cui godono i medici accademici. I medici – secondo i progetti di Hartlib – devono essere stipendiati dallo Stato al fine di prestare la propria opera all’intera popolazione. Il Circolo di Hartlib mira a una riforma del sapere in senso utilitaristico, che prevede la valorizzazione e diffusione delle conoscenze tecniche, nonché la stesura delle storie naturali – concepite come impresa collettiva. Parte integrante dei progetti di Hartlib è la valorizzazione delle arti pratiche, delle competenze di meccanici privi di istruzione accademica. Intorno al 1647, Hartlib comincia a lavorare alla creazione di un Office of Address, con lo scopo di promuovere le scienze, le tecniche, le invenzioni e fornire adeguati impieghi a persone dotate di ingegno e di capacità tecniche. Malgrado i buoni rapporti con il Parlamento, Hartlib non riesce a ottenere i finanziamenti per fare dell’Office un’istituzione pubblica e nessun esito hanno i suoi progetti di riforma dell’istruzione, che prevedono la creazione di collegi per l’insegnamento delle arti meccaniche. Tra i membri del Circolo di Hartlib figurano alcuni dei futuri fondatori della Royal Society, come Robert Boyle e il matematico e inventore William Petty. Una delle proposte formulate dal giovane Boyle è di portare le conoscenze tecniche dai laboratori e dalle botteghe degli artigiani nelle scuole, al fine di far progredire le arti meccaniche. Analoghi progetti sono formulati da William Petty, uno dei più vivaci ingegni dell’Inghilterra del Seicento, che si impegna a realizzare innovazioni tecniche nell’agricoltura e nell’attività mineraria.

    Negli anni Cinquanta e Sessanta del Seicento, Oxford è uno dei più vivaci centri di ricerca scientifica: vi sono attivi circa 100 tra scienziati e medici che svolgono ricerche sperimentali e pubblicano opere scientifiche e mediche. Il nucleo della scienza oxoniense è costituito dal cosiddetto Oxford Experimental Philosophy Club animato da John Wilkins (1614-1672), Warden (direttore) del Wadham College dal 1648 al 1659. Wilkins giunge a Oxford con il compito di riorganizzare l’università secondo le direttive del Parlamento, ma persegue una linea di compromesso tra le componenti realiste e i sostenitori del Parlamento. Il suo disegno è di attrarre a Oxford i più brillanti uomini di scienza e creare condizioni di collaborazione scientifica. Il suo College diviene un centro di ricerca in chimica, botanica e meccanica. Wilkins convince Boyle a trasferirsi ad Oxford, dove operano matematici e astronomi come Seth Ward, John Wallis, William Petty, Christopher Wren, un ingegno poliedrico quale Robert Hooke, medici quali Thomas Willis e Ralph Bathurst. In campo medico, le ricerche del gruppo di Oxford si concentrano sulla circolazione del sangue, la respirazione, l’anatomia del cervello e del sistema nervoso. Hooke costruisce con Boyle la pompa pneumatica, mentre Boyle organizza un corso di chimica tra i cui allievi vi è il filosofo John Locke. Anche se i membri del circolo di Hartlib e del Club di Oxford in parte si sovrappongono, i due gruppi hanno indirizzi piuttosto differenti: il primo unisce a indagini di carattere pratico e finalizzate al bene comune progetti di riforma sociale e intellettuale; il secondo ha un orientamento di ricerca di carattere sperimentale, include una pluralità di posizioni politico-religiose e non persegue progetti di riforma. Ambedue i circoli scientifici, più un gruppo di uomini di scienza attivi al Gresham College, possono essere considerati le radici della Royal Society, la principale accademia scientifica dell’età moderna, di cui Isaac Newton è presidente dal 1703 fino alla morte nel 1727.

    La Royal Society è fondata in modo informale il 28 novembre del 1660 da un gruppo di scienziati riuniti al Gresham College di Londra, ed è poi riconosciuta da Carlo II nel 1662; solo nel 1663 assume ufficialmente il nome di Royal Society. Adotta come motto Nullius in Verba, che deriva da un verso di Orazio: Nullius addictus iurare in verba magistri (Non obbligato a giurare sulle parole di alcun maestro, Epistole, I, 1, 14), per sottolineare lo spirito di libertà che ne avrebbe dovuto ispirare l’indagine scientifica. Il contenuto delle ricerche è soprattutto di carattere sperimentale, mentre evita di includere temi politici e religiosi dalle proprie attività. Nel primo periodo di vita, la Royal Society deve molto all’infaticabile opera di Henry Oldenburg, che ne è il segretario dal 1662 al 1677. Oldenburg, giunto in Inghilterra come inviato del Senato di Brema presso Oliver Cromwell, entra in contatto con Samuel Hartlib e con la famiglia Boyle; in breve tempo crea una rete di corrispondenza con dotti e scienziati europei e dell’America del Nord, contribuendo a diffondere le

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