In piedi sull’altalena
Di Chelò
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Info su questo ebook
Cresce così, in un’altalena di ineluttabilità questa giovane vita e piano piano, da una Chelò tredicenne, trova spazio il volto di una giovane, bella e intraprendente donna, desiderosa d’amore e pronta ad amare, vivere, scoprire il suo altrettanto altalenante futuro.
In piedi sull’altalena è un racconto intimo e delicato, un romanzo di formazione nelle difficoltà imperanti della vita moderna.
Il lettore, trascinato in uno spaccato profondo e commovente di una giovinezza vissuta tra le vicissitudini familiari e i sogni di un avvenire ricco di realizzazioni umane e professionali, è accompagnato in un commovente viaggio alla scoperta di una realtà sociale silente ma molto presente, quello della malattia mentale.
La voce di Chelò è una sottile carezza sul cuore. Un personaggio che prende per mano e catapulta il lettore tra le vicende intime di una donna e di una famiglia alla ricerca della serenità.
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Anteprima del libro
In piedi sull’altalena - Chelò
Chelò
In piedi sull’altalena
© 2023 Europa Edizioni s.r.l. | Roma
www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it
ISBN 979-12-201-3900-7
I edizione maggio 2023
Finito di stampare nel mese di maggio 2023
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.
In piedi sull’altalena
A Guglielmo, Mio Splendido Marito,
che ha sempre custodito il mio cuore incoraggiandomi alla piena realizzazione personale: grazie per sempre!
Ai nostri due Angeli, al loro farmi sentire una
Mamma Speciale!
Prefazione
Dal buio della mente rinasce la speranza: è ciò che mi porto dentro dopo aver letto questo libro. La malattia mentale è capace di portare ferite molto profonde: fra queste certamente vi è la solitudine; amici, conoscenti e in tanti casi anche familiari si allontanano rendendo ancora più drammatica l’esistenza sia di chi soffre di questa patologia sia di chi sceglie di resistere accanto al malato.
L’autrice, con molta partecipazione ed autenticità affronta a viso e cuore aperto il mostro
: quella malattia vissuta indirettamente sulla propria mamma e poi direttamente su se stessa.
Quanta vita passata in ginocchio, con le gambe così sempre meno capaci di rialzarsi, quanta solitudine e silenzio intorno a sé e, nel caso di Chelò, anche quante sofferenze e conseguenze terribili dovute alla negazione della malattia della mamma da parte della sua famiglia di origine.
Questo libro può fare compagnia a chi si sente solo, ritrovando in esso momenti di vita già vissuti o che sa si presenteranno in futuro; la propria esistenza sentita così complessa e faticosa è fattore comune con altri; non sentirsi unici può rappresentare l’inizio di una prima forma di accoglimento.
Questo libro può aiutare altresì persone che non hanno esperienze dirette con la malattia mentale a stare vicini a coloro di cui conoscono le fatiche perché direttamente coinvolte.
Per tutti, Chelò desidera sopra ogni cosa che questo libro sia una goccia di rispetto e amore che nella malattia assume certamente una delle sue forme più vitali e che arriva a saper dare un senso... sì anche la malattia mentale ha un senso, ha una speranza e questo è il grido finale di Chelò.
Enrico S.
Premessa dell’Autrice
Nessuno ha il coraggio di dirlo: si tace sempre sull’essenziale, perché non siamo capaci di sopportarlo
(tr. it. Dio e la Scienza, Jean Guitton, con Igor e Grichka Bogdanoff, Bompiani, 1991).
È con profonda umiltà e sensibilità che in questo libro, parlando della mia vita, affronterò il profondissimo tema di una patologia: la malattia mentale. Lo farò in primis nel rispetto più totale della mia Mamma, da sempre affetta da una severa forma di bipolarismo, e poi di tutti i familiari coinvolti in questi miei cinquant’anni di vita.
Nel mio cuore è possibile ora aprire i mille ricordi e la valanga di sentimenti dolci e amari che ne derivano solo per aver accolto interiormente il dono del perdono, soprattutto per quei familiari materni che amando, forse troppo, hanno commesso errori che si sono riversati sulla vita di tre creature, noi figlie in particolare. Alcuni, ora dal Cielo tutto osservano e comprendono la verità finalmente.
A chi è rimasto ancora qui, come me, sulla Terra, chiederò sempre collaborazione e sinergia di intenti per far si che i prossimi anni siano solo immersi nel dolce Amore e non più nella buia tragedia della malattia. Inutile nasconderlo: la malattia mentale fa paura! Crea intorno alle famiglie coinvolte un vuoto enorme di solitudine difficile da sostenere. La mente, nell’immaginario comune, è il cuore pulsante delle azioni di un essere umano e talvolta, o per ereditarietà o per predisposizione e fattori ambientali connessi, può dar luogo ad azioni incomprensibili e/o pericolose. È in questi momenti che spesso nelle famiglie toccate dal mostro scatta il senso di vergogna e si crede di dover tacere e di dover far finta che il problema non esista. Ma dopo cinquant’anni di vita posso affermare, sulla base della mia esperienza, che il primo sentimento che dovrebbe farsi strada è invece quello della consapevolezza e dell’accettazione. Nel mio caso, per il benessere psicofisico di tre bambine piccole, due sole cose erano da fare: pensare innanzitutto ad un processo di cura per Mamma e parallelamente farci cominciare un percorso con specialisti capaci di aiutare tre giovanissime a far fronte alla mancanza o meglio, alla presenza assenza di una madre, senza il peso dello stigma e il timore o vergogna dello psicofarmaco, medicinale come tanti altri. Il paziente con le ferite della mente, come Mamma e me, dovrebbe infatti essere accolto, compreso e aiutato come un paziente con una qualsiasi altra patologia. La vita è così piena di malattie purtroppo, ma per questa, in particolare, è così difficile trovare aiuto e condivisione. Fare cose strane incute paura e si preferisce allontanarsene, non vedere, non frequentare. Di questi tempi poi, meglio chiudere la porta. La mente umana fa paura, allontana le persone perché quando si vivono fatti difficili si preferisce scappare per non avere problemi oppure si vorrebbe tendere la mano per aiutare ma non si sa come o cosa fare nello specifico. Tutto quello che voi Lettori leggerete è fonte di estrema sofferenza nel ricordo di cinquant’anni della mia vita vissuti nella fatica e nel dolore della malattia della propria Mamma. Tutto ripercorso nella grande speranza però che la mia testimonianza aiuti i cuori delle persone ad essere più sensibili, più inclusivi e faccia sentire le tante persone colpite da questo mostro e i loro familiari un po’ meno sole. Il mio unico e umile scopo, è quello di far riaffiorare pian piano dalle profondità della parziale indifferenza collettiva o dall’incapacità di saper aiutare nel modo più appropriato, quel sentimento di totale condivisione che tutti dovremmo poter provare in tali specifiche circostanze e per qualsiasi altra situazione medica critica. Ritengo infatti di fondamentale importanza e pensiero affatto utopistico, immaginare che un giorno le nostre nuove generazioni possano crescere con una maggiore sensibilità, profondità d’animo e aiuto reciproco. Saranno i nostri figli, (ma solo con il nostro positivo esempio) a diventare uomini e donne capaci di comprensione, inclusività e soprattutto speranza per un futuro che sappia vedere nel sentimento della fragilità psichica quell’elemento di crescita umana e di arricchimento per tutta la società. Quando si comincerà a guardarci con l’occhio del cuore e non più solo con quello della mente, allora saremo tutti in cammino verso un’unica direzione di profonda scoperta della bellezza dell’animo umano, sano o malato che sia. Abbracciamo dunque la diversità e la non perfezione mentale perché anche questa è vita ed è vita vera che vale la pena vivere, ve lo assicuro!
Questo mio libro vuole essere una piccolissima goccia nel mare della patologia mentale; per questo una parte del ricavato andrà direttamente a sostenere Progetto Itaca, per