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Alcune riflessioni sulla Teologia del Perdono nell'Antico e Nuovo Testamento
Alcune riflessioni sulla Teologia del Perdono nell'Antico e Nuovo Testamento
Alcune riflessioni sulla Teologia del Perdono nell'Antico e Nuovo Testamento
E-book63 pagine46 minuti

Alcune riflessioni sulla Teologia del Perdono nell'Antico e Nuovo Testamento

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Info su questo ebook

Nel presente lavoro vengono illustrate le principali linee di approccio alla tematica della teologia del Logos nell’A Diogneto, sottolineandone, in particolare, il senso della sua identità e della sua didascalia. Partendo da un’analisi dettagliata dell’A Diogneto, l’autrice delinea i tratti portanti dell’entità del Logos nel mysterion, per poi passare, nell’ambito della nuova economia della salvezza, a rilevarne i motivi della sua venuta, con particolare riferimento agli aspetti e agli effetti della sua attività didascalica nel mondo.
LinguaItaliano
Data di uscita22 gen 2015
ISBN9788891172501
Alcune riflessioni sulla Teologia del Perdono nell'Antico e Nuovo Testamento

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    Alcune riflessioni sulla Teologia del Perdono nell'Antico e Nuovo Testamento - Cinzia Randazzo

    TESTAMENTO

    1. Il perdono nell’AT

       Nell’AT il concetto del perdono è veicolato principalmente da alcuni termini provenienti dalle seguenti tre radici: kpr viene usato in generale per esprimere l’idea di espiazione e viene utilizzato frequentemente in relazione ai sacrifici. Impiegato con il significato di perdonare, il termine presuppone che sia stata fatta l’espiazione. Il verbo ns significa fondamentalmente sollevare, portare; esso evoca in modo efficace il modo con cui il peccato è tolto dal peccatore e portato via completamente. La terza radice è slh di derivazione sconosciuta, ma nell’uso abbastanza corrispondente a perdonare.¹ L’idea del perdono è resa efficacemente, oltre che dai termini considerati, anche da alcune immagini. Ad esempio il salmista ci dice che come è lontano l’oriente dall’occidente, così ha egli allontanato da noi le nostre colpe (Sal 103,12). Ezechia loda Dio in questi termini: Ti sei gettato dietro alle spalle tutti i miei peccati (Is 38,17). Dio cancella le trasgressioni del popolo (Is 43,25; cf. Sal 51,1-9). In Geremia 31:34 il Signore afferma: Non mi ricorderò più del loro peccato, e Michea sostiene che lui getterà in fondo al mare tutti i nostri peccati" (Mich 7,19). Un linguaggio così chiaro evidenzia la completezza del perdono di Dio. Quando egli perdona, i peccati degli uomini sono cancellati completamente: Dio non li vede più².

    1.1. Il perdono viene da Dio

         Il termine ebraico salakh che significa rimettere, essere pronto a perdonare, si dice di Dio (Sal 86,5). Perdonare, per Dio, significa gettare il peccato alle sue spalle così da non vederlo più (Is 38,17), sopprimerlo totalmente come se non fosse stato mai commesso (Es 32,32); il perdono è grazia, iniziativa sovrana di Dio. Secondo la versione dei LXX afiemi, afìemai si usa esclusivamente per Dio (1 Re 8,30.39; 2 Re 24,4; Is 55,7; Am 7,2; Dn 9,19) che perdona a qualcuno (Nm 30,6.9.13; Dt 29,19; Ger 5,1.7; 50,20) il suo errore e il suo peccato (Es 34,9; Nm 14,19; 1 Re 8,34.35; Ger 31,34; 33,8; 36,3; Sal 25,11); tale verbo esprime l'essere perdonati da Dio (Lv 4,20ss; 5,10; Nm 15,25)³. Quindi solo Dio può rimettere i peccati e Israele sapeva questo con tutta probabilità, anche prima dell’esilio (cf. Is 6). Il concetto del perdono dei peccati ha però, nella fede e nel culto di quel periodo, un ruolo poco importante o per lo meno non dimostrabile. Un'eccezione singolare sembra essere una serie di salmi del pre-esilio (cf, Sal 25,11; 65,4; 78,38; 79,9 e altrove), nei quali il senso di colpa e il perdono dei peccati sono oggetto di una riflessione, sconosciuta agli altri scritti dell’AT. I motivi di colpa non sono qui le singole trasgressioni morali, ma il contrasto di due volontà, quella divina e quella umana. Qui il peccato è l’opposizione a Dio, radicata nel profondo dell’uomo, la quale potrà essere superata per mezzo di un nuovo e benevolo tendere della mano da parte di Dio (Sal 65,5ss)⁴.

    Il perdono è possibile perché Dio è un Dio di grazia o, nella bellissima espressione di Neemia 9,17, un Dio pronto a perdonare. Al Signore, che è il nostro Dio, appartengono la misericordia e il perdono" (Dn 9,9). Un brano molto istruttivo per la comprensione del perdono nell’AT è Esodo 34,6-7:

    Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione. Mosé si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa' di

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