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I Promessi Sposi in poesia napoletana
I Promessi Sposi in poesia napoletana
I Promessi Sposi in poesia napoletana
E-book189 pagine1 ora

I Promessi Sposi in poesia napoletana

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Info su questo ebook

Prosa in dialetto napoletano del famoso romanzo di Alessandro Manzoni 'I Promessi Sposi'.


LinguaItaliano
Data di uscita30 mar 2017
ISBN9788868851262
I Promessi Sposi in poesia napoletana

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    I Promessi Sposi in poesia napoletana - Raffaele Pisani

    RAFFAELE PISANI

    I PROMESSI SPOSI

    IN POESIA NAPOLETANA

    Prefazione di

    MARIA ZANIBONI

    2016

    Raffaele Pisani

    raffaelepisani41@yahoo.it

    www.raffaelepisani.it

    Proprietà letteraria riservata

    eBook by ePubMATIC.com

    INDICE

    Prefazione (di Maria Zaniboni)

    CAPITOLO I

    Don Abbondio

    CAPITOLO II

    ’O suonno ’e don Abbondio

    CAPITOLO III

    Renzo va a’ casa ’e don Abbondio

    CAPITOLO IV

    Renzo torna addu Lucia

    CAPITOLO V

    Renzo va addu Azzecca-mbruoglie

    CAPITOLO VI

    Fra’ Galdino

    CAPITOLO VII

    Fra’ Cristoforo

    CAPITOLO VIII

    ’A vita ’e fra’ Cristoforo

    CAPITOLO IX

    Fra’ Cristoforo va addu don Rodrigo

    CAPITOLO X

    Fra’ Cristoforo e don Rodrigo

    CAPITOLO XI

    ’O Griso

    CAPITOLO XII

    Agnese penza ’e fa’ scemo a don Abbondio

    CAPITOLO XIII

    Agnese parla cu Renzo

    CAPITOLO XIV

    Renzo trova ’e duie testimmone

    CAPITOLO XV

    ’O Griso va a’ casa ’e Lucia

    CAPITOLO XVI

    ’O matremmonio a ssurpresa

    CAPITOLO XVII

    Menicuccio, ’o nepote d’Agnese

    CAPITOLO XVIII

    Lucia, Agnese e Renzo lassano ’o paese

    CAPITOLO XIX

    Lucia, Agnese e Renzo se sparteno

    CAPITOLO XX

    ’A monaca ’e Monza

    CAPITOLO XXI

    Don Rodrigo denunzia a Renzo

    CAPITOLO XXII

    L’arresto ’e Renzo

    CAPITOLO XXIII

    Renzo vene liberato

    CAPITOLO XXIV

    Renzo arriva a Bergamo

    CAPITOLO XXV

    Don Rodrigo va a parlà c’ ’o zio

    CAPITOLO XXVI

    ’O zio ’e don Rodrigo e ’o patre provinciale

    CAPITOLO XXVII

    Don Rodrigo e l’Innominato

    CAPITOLO XXVIII

    Egidio fa ascì a Lucia d’ ’o cunvento

    CAPITOLO XXIX

    Lucia arriva addu l’Innominato

    CAPITOLO XXX

    ’O pentimento ’e l’Innominato

    CAPITOLO XXXI

    ’O cardinale Borromeo manna a chiammà a don Abbondio

    CAPITOLO XXXII

    L’Innominato libera a Lucia

    CAPITOLO XXXIII

    Don Rodrigo giura ’e se vendicà

    CAPITOLO XXXIV

    L’Innominato regala ciento munete d’oro a Lucia

    CAPITOLO XXXV

    Lucia mantene ’o vuto

    CAPITOLO XXXVI

    Renzo manna nutizie a Lucia

    CAPITOLO XXXVII

    Agnese fa scrivere a Renzo

    CAPITOLO XXXVIII

    ’A carestia

    CAPITOLO XXXIX

    Renzo se nfetta ’e peste

    CAPITOLO XL

    Don Rodrigo se nfetta ’e peste

    CAPITOLO XLI

    Renzo torna a ’o paese

    CAPITOLO XLII

    Cecilia

    CAPITOLO XLIII

    Renzo trova a fra’ Cristoforo

    CAPITOLO XLIV

    Renzo trova a Lucia

    CAPITOLO XLV

    Lucia e Renzo

    CAPITOLO XLVI

    Fra’ Cristoforo scioglie ’o vuto a Lucia

    Conclusione

    Bibliografia della critica

    Note critiche

    PREFAZIONE

    Bistrattati e contestati, criticati o faziosamente ignorati, ritenuti negli anni caldi della contestazione, sorpassati, paternalisti, grondandi puzzo d’incenso e stucchevolmente moralisti, questi benedetti «Promessi Sposi» devono tuttavia avere in sé qualche cosa di particolare, un fascino o un sortilegio a cui non ci si può sottrarre se poeti, scrittori, pittori, musicisti, commediografi, giornalisti e cinematografari continuano da un secolo e mezzo a trovarvi sempre nuove ragioni di interesse. E tutto questo, s’intende, senza tener conto dell’enorme mole di lavoro degli studiosi e dei critici, un campo che esula da queste brevi note .

    Cinematografo e televisione, libretti d’opera con relativa musica, tragedie e commedie, dischi e complessi canori, collezioni di figurine, cartoline illustrate, disegni, stampe (ma soprattutto oleografie), album di fumetti e perfino una pubblicazione intitolata «Sfinge Manzoniana», con rebus, sciarade, indovinelli tutti derivati da personaggi o episodi del romanzo: non esiste mass-media (tanto per usare un termine del linguaggio corrente) che non sia stato usato per portare il capolavoro manzoniano a conoscenza di centinaia di migliaia di persone. E pensare che nella sua (falsa) modestia, il nostro don Lisander prevedeva per il suo romanzo poco più di due dozzine di lettori!

    In tutta la gamma delle rielaborazioni della nostra «love story» nazionale, è ovvio che la parte del leone sia toccata alla poesia e alla prosa attraverso le quali la vicenda ci è stata riproposta ora in tono drammatico ed ora moralistico, ora in terza rima e ora in ottave, ora in stile canzonatorio e ora aulico, ora in lingua e ora in dialetto, a cominciare dall’avvocato Francesco del Nobolo che nel 1838 riduceva il romanzo in dodici canti in terza rima per l’Editore fiorentino Ciardetti, seguito poi via via dalla dissacrante riduzione «Gli Sposi non promessi» (1863) di Cletto Arrighi (pseudonimo di Carlo Righetti); dalla poetessa decenne Myriam Weber (in «Fanfulla della Domenica», 27 febbraio 1910); da Giuseppe Paolini che parafrasava la vicenda in ottantacinque sonetti in dialetto pratese (Bacci, Firenze, 1923); dalle trasposizioni in dialetto milanese tanto del Casartelli quanto di Auro Nighi (I duu moròs); da Guido da Verona con la sua dissacrante parodia; da «I Promessi Sposi in USA» di Domenico Campana. Il tutto senza ricordare, per ovvie ragioni di spazio, né i libretti d’opera, né i drammi, né le commedie.

    In tutta questa giostra di riduzioni, di rielaborazioni e di rifacimenti del romanzo ne mancava tuttavia una: quella in dialetto napoletano, «lingua» non meno illustre del toscano o del milanese, lacuna a colmare la quale ha provveduto Raffaele Pisani il quale evidentemente un bel giorno si è posto l’interrogativo: «Se i panni del Manzoni sono stati risciacquati sia in Arno e sia nel Naviglio perché non proviamo a risciacquarli anche nelle acque di Mergellina?». Ed ecco nascere così «I Promessi Sposi» in poesia napoletana, oggi alla seconda edizione.

    «Na sera ’autunno (tiempo n’è passato), / se ne turnava a’ casa, cuoncio cuoncio, / nu certo don Abbondio, era ’o curato / … ». Sono questi, i primi versi del libro, con cui Raffaele Pisani ci trasporta subito «in medias res» ossia a quell’incontro tra don Abbondio e i bravi di don Rodrigo che apre la strada alle complesse vicende dei due fidanzati costretti a «tirare il collo» attraverso ben quarantasette capitoli filati prima di inginocchiarsi ai piedi dell’altare. Intercalato da riassunti essenziali quanto funzionali, il romanzo va avanti sul filo di una arguzia costante, di una disarmante e ingenua vivacità, di un «divertissement» al quale il disimpegno nulla toglie di serietà e aderenza all’originale, fino alla conclusione quando Lucia «soavemente arrossendo» rassicura Fra’ Cristoforo, che, malgrado il voto, il suo amore per Renzo non è affatto cambiato anzi «Cchiù ’e primma ’e Renzo songo annammurata…».

    Ma, attenzione agli equivoci. Se il lavoro di Raffaele Pisani apparentemente sembra disimpegnato, senza dubbio portarlo a termine è stato tutt’altro che semplice e se il risultato finale è stato felice lo si deve a quell’amore umile e insieme appassionato con cui il Pisani s’accosta sempre alla poesia e che fa la sua voce una delle più valide tra quelle dei giovani poeti dialettali d’oggi. Poeta nato, disponibile e attento non solo ai moti gioiosi del cuore, ma anche alle ansie e ai problemi che da sempre attanagliano l’umanità («L’urdema lettera ’e nu giovene drogato» è la prova che la sua Musa non poteva restare insensibile davanti a uno dei più angosciosi drammi del nostro tempo), i suoi versi altalenano tra sofferenza e trasfigurazione magica, tra delusioni e speranze, tra inclinazione al sogno e bisogno di chiarezza, tra il tendere a un mondo felice e l’imperativo di un’analisi onesta di se stessi. Non crediamo quindi di sbagliare dicendo che, pur senza togliere merito ai «trasformisti» che lo hanno preceduto, mentre per la maggior parte di questi a mettere in moto la macchina della fantasia sono state senza dubbio la parte più romantica e romanzesca della vicenda (riducibile senza troppa difficoltà a un fumettone strappacore) e l’antitesi caratteriale buonocattivo (Lucia-Geltrude, Renzo-Don Rodrigo, Innominato-Cardinale Borromeo, Agnese-donna Prassede) uno degli ingredienti di più sicura presa su lettori e spettatori, ben altro ha spinto Raffaele Pisani ad accostarsi al capolavoro manzoniano al quale come giustamente ha detto Sebastiano di Massa nella prefazione alla prima edizione del volume «non è bastata l’ammirazione profonda per il grande romanzo e per l’arte del suo autore, ma qualcosa di più intimo deve avere spinto e guidato il giovane poeta a cimentarsi nell’ardua prova». C’è stata senza dubbio tra Pisani e le pagine di Manzoni una rispondenza interiore, un’aderenza all’esaltazione dei valori eterni dello spirito umano, alla fede nella giustezza dei disegni divini

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