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L'altare del Passato
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E-book166 pagine2 ore

L'altare del Passato

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Info su questo ebook

I racconti di Gozzano, tenui e ironici come le sue raccolte poetiche migliori (La via del rifugio e I colloqui), ci danno modo di conoscere un Gozzano prosatore in nulla minore al Gozzano poeta.
LinguaItaliano
Data di uscita20 giu 2019
ISBN9788831626972
L'altare del Passato

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    L'altare del Passato - Guido Gozzano

    INDICE

    L’ALTARE DEL PASSATO

    Guido Gozzano

    Poetica

    I temi della sua poesia

    La Torino d’altri tempi

    L’ambiente canavesano e la natura

    La malattia e la morte

    Le terre remote

    Opere

    Letteratura

    Raccolte poetiche e racconti

    Epistolari

    Edizioni varie

    Cinema

    Sceneggiatore

    Bibliografia

    Studi

    Filmografia

    L’ALTARE DEL PASSATO

    L’ALTARE DEL PASSATO

    GARIBALDINA

    I SANDALI DELLA DIVA

    L’OMBRA DELLA FELICITÀ

    UN VOTO ALLA DEA THARATA-KU-WHA

    SULL’OCEANO DI BRACE

    I

    II

    III

    IV

    V

    VI

    VII

    ALCINA

    IL MARTIRE VENDICATO

    TORINO D’ALTRI TEMPI

    LA MARCHESA DI CAVOUR

    LA CASA DEI SECOLI

    GUIDO GOZZANO

    L’ALTARE DEL PASSATO

    Il presente ebook è composto di testi di pubblico dominio.

    L’ebook in sé, però, in quanto oggetto digitale specifico,

    dotato di una propria impaginazione, formattazione, copertina

    ed eventuali contenuti aggiuntivi peculiari (come note e testi introduttivi), 

    è soggetto a copyright. 

    Edizione di riferimento: Guido Gozzano L’altare del passato

    Passigli Editori, Firenze

    Collana Biblioteca del viaggiatore, 35

    Immagine di copertina: https://pixabay.com/it/vectors/astratto-arte-sfondo-colorato-1296710

    Elaborazione grafica: GDM, 2019 

    Guido Gozzano

    Guido Gustavo Gozzano (Torino, 19 dicembre 1883 – Torino, 9 agosto 1916) è stato un poeta italiano. Il suo nome è spesso associato alla corrente letteraria post-decadente del crepuscolarismo. Nato da una famiglia benestante di Agliè, inizialmente si dedicò alla poesia nell’emulazione di D’Annunzio e del suo mito del dandy. Successivamente, la scoperta delle liriche di Giovanni Pascoli lo avvicinò alla cerchia di poeti intimisti che sarebbero stati poi denominati crepuscolari, accomunati dall’attenzione per le buone cose di pessimo gusto, con qualche accenno estetizzante, il ciarpame reietto, così caro alla mia Musa, come le definì ironicamente lui stesso. Morì a soli 32 anni, a causa della tubercolosi che lo affliggeva.

    Poetica

    Gozzano non assume pose da letterato e scrive le sue rime, segnate dalla tristezza e dal sentimento della morte, con ironico distacco. Alla base dei suoi versi vi è un romantico desiderio di felicità e di amore che si scontra presto con la quotidiana presenza della malattia, della delusione amorosa, della malinconia che lo porta a desiderare vite appartate e ombrose e tranquilli interni casalinghi. La sua produzione è molto apprezzata da Montale che sottolinea il suo far cozzare l’aulico col prosastico facendo scintille. I caratteri aulici sono però sempre presentati e come trasfigurati attraverso il filtro sottile dell’ironia, una distanza che egli mantiene anche rispetto alla gioia delle piccole cose o della quotidianità a differenza degli altri Crepuscolari.

    I temi della sua poesia

    La Torino d’altri tempi

    Tra i temi essenziali al mondo poetico di Gozzano vi è l’immagine della città natale, di quella sua amata Torino alla quale egli costantemente ritornava. Torino raccoglieva tutti i suoi ricordi più mesti ed era l’ambiente fisico ed umano al quale egli sentiva di partecipare in modo intimo con sentimento ed ironia. Accanto alla Torino contemporanea era assai più cara al poeta la Torino dei tempi antichi, quella Torino antica e un po’ polverosa che suscitava nel poeta quegli accenti lirici carichi di nostalgia.

    L’ambiente canavesano e la natura

    Accanto alla Torino gozzaniana viene proposto dal poeta il vicino ambiente canavesano, dove si ritrovano fondamentali immagini di contemplazione paesista e dal quale scaturiranno l’estremo mito lirico incarnato dal mondo della natura, che poteva dargli, come egli dice la sola verità buona a sapersi e le ultime persone della sua poesia, l’archenio del cardo, la selce, l’orbettino, il macaone e infine tutte le farfalle del suo poema incompiuto che gli faranno ritrovare la sua grande tenerezza per le cose che vivono, non ultimo il fanciullo che era tenero e antico.

    La malattia e la morte

    L’aggravarsi della tisi che condurrà il poeta alla morte a soli trentadue anni, nel 1916, lascia molte impronte in tutti i suoi versi e diventa occasione lirica come in Alle soglie, dove viene registrata anche la prova della schermografia

    Le terre remote

    Quando tra il febbraio e l’aprile del 1912 Gozzano si recò in India tenne la cronaca del suo viaggio che espresse a volte in forma appassionata ed esterna, a volte in forma intima e sofferta. Nacquero le Lettere dall’India, che, composte tra il 1912 e il 1913, apparvero su La Stampa torinese del 1914 e vennero in seguito pubblicate in volume presso i Fratelli Treves, con prefazione di Borgese nel 1917. Con queste immagini di terre lontane nasceva la più alta prosa di Gozzano, pur rimanendo il suo mondo poetico, anche di fronte alle immagini suggestive di orizzonti sconosciuti e non abituali, sempre collocato all’interno dei propri determinati e sicuri confini. Gozzano, descrivendo la sua esperienza di viaggio, affronta anche il tema dell‘altro viaggio, quello della morte.

    Opere

    Letteratura

    Raccolte poetiche e racconti

    La via del rifugio, 1907

    I colloqui, 1911

    I tre talismani, 1914

    Verso la cuna del mondo. Lettere dall’India, 1917

    L’altare del passato, 1917

    La principessa si sposa, 1918

    L’ultima traccia, 1919

    Primavere romantiche, 1924

    Epistolari

    Lettere d’amore di Guido Gozzano e Amalia Guglielminetti, a cura di S. Asciampreuner, Milano 1951

    Lettere a Carlo Vallini con altri inediti, a cura di G. Di Rienzo, Torino 1971

    Lettere dell’adolescenza a Ettore Colla, Edizioni dell’Orso, Alessandria 1993

    Edizioni varie

    La moneta seminata e altri scritti, con un saggio di varianti e una scelta di documenti, a cura di F. Antonicelli, Milano 1968

    Tutte le poesie, testo critico e note a cura di A. Rocca, introduzione di M. Guglielminetti, Milano 1980

    Fiabe e novelline, scelta delle fiabe e nota critica: Carmine De Luca, disegni: Anna Keen, edizione riservata ai lettori de L’Unità - Supplemento al n. 181 del 31.07.1996, Roma - L’Unità, Torino - Einaudi

    San Francesco d’Assisi, a cura di M. Masoero, Edizioni dell’Orso, Alessandria 1997

    Verso la Cuna del mondo - Lettere dall’India, a cura di F. di Biagi, postfazione di G. Bàrberi Squarotti, La Finestra editrice Trento 2005. Prima edizione integrale dell’opera.

    Verso la Cuna del mondo, Greco & Greco, Milano 2007. Note al testo e saggio introduttivo di V. Gueglio ISBN 978-88-7980-433-2

    Cinema

    Sceneggiatore

    La vita delle farfalle, documentario, 1911

    San Francesco d’Assisi, film biografico, mai girato, 1916

    Bibliografia

    Studi

    W. Binni, La poetica del Decadentismo, Sansoni, Firenze 1936

    O. Bensi, Una relazione letteraria. (Amalia Guglielminetti e Guido Gozzano), tesi di laurea, Torino 1944

    A. Piromalli, Ideologia e arte in Guido Gozzano, La Nuova Italia, Firenze 1973

    F. Antonicelli, Capitoli gozzaniani, Leo S. Olschki, Firenze 1982

    M. Guglielminetti, La «scuola dell’ironia». Gozzano e i viciniori, Leo S. Olschki, Firenze 1984

    AA. VV., Guido Gozzano. I giorni, le opere, Atti del convegno nazionale di studi, Torino, 26-28 ottobre 1983, Leo S. Olschki, Firenze 1985

    F. Di Biagi, Sotto l’arco di Tito: le Farfalle di Guido Gozzano, La Finestra editrice, Trento 1999

    Arnaldo Di Benedetto, Sugli «amori ancillari» di Guido Gozzano eSaba e Gozzano: considerazioni contrastive, in Poesia e critica del Novecento, Liguori, Napoli 1999, pp.25–31 e 33-48

    M. Masoero, Guido Gozzano. Libri e lettere, Leo S. Olschki, Firenze 2005 ISBN 88-222-5503-8

    M. Masoero, «Un nuovo astro che sorge». Giudizi ‘a caldo’ sulla Via del rifugio, Leo S. Olschki, Firenze 2007 ISBN 978-88-222-5751-2

    M. Rota, «Amalia, se Voi foste uomo…» Silloge gozzaniana.Prefazione di Vittorio Sgarbi, note critiche di Claudio Gorlier, Golem, Torino 2016

    Patrick Worsnip, Sleeping with Gozzano, PN Review, Issue 229, Manchester May-June 2016, pp.41-45

    Filmografia

    Guido Gozzano di Gianni Casalino  (1983)

    GUIDO GOZZANO

    L’ALTARE DEL PASSATO

    L’ALTARE DEL PASSATO

    Ho ripensato al conte Fiorenzo X… l’altro giorno, dinnanzi al suo palazzo distrutto, con una mia cara amica, settantacinquenne.

    E la signora mi rivelò un mistero sentimentale, un poco buffo, che dormiva nel mio ricordo da quasi vent’anni.

    ***

    Io frequentavo la casa dei conti X… diciott’anni or sono - ne avevo otto - ed ero coetaneo di Vittorino, il nipote del conte; facevo con lui la terza elementare in quella triste scuola dei Padri Barnabiti, nella vecchia Torino.

    L’amicizia dei due scolaretti era nata per interesse reciproco; Vittorino era forte in matematiche, io in componimento; l’uno svolgeva i temi, l’altro i quesiti. E ci si scambiava l’ospitalità nei giorni di vacanza. Per giungere alla casa del mio amico, si passava attraverso la parte vecchia della città - ora quasi tutta scomparsa - un labirinto di viuzze buie ed umidicce odoranti di bettola e di conceria, di frutta marcia e di vinaccia, dove il cielo appariva dall’alto come un nastro sottile e tortuoso, fra le mura decrepite dei palazzi nobiliari.

    Rivedo il palazzo del mio amico. Un edificio di puro ‘600 piemontese; una serie di finestroni immensi; sulle due colonne d’ingresso un gran balcone dalla ringhiera curva con in mezzo l’anagramma in corsivo e la corona comitale, e molte campanule, molte rose, molti garofani che s’attorcevano, straripavano tra i ferri consunti come fresche capigliature.

    Era lo studio del conte Fiorenzo, e quelli erano i fiori coltivati con le sue mani.

    L’atrio e la scala erano a colonne di granito, vasti, cupi, freddi, polverosi. Non c’era portiere. Da portiere fungeva quel povero Mini - il fedelissimo del conte, suo compagno di gioventù, di viaggi, d’avventure - il quale era anche cuoco, domestico, staffiere, maestro, e completava, con una fantesca decrepita come lui, ed un giovinetto avventizio, tutta la servitù della casa.

    Triste casa, dove fin dalla soglia s’intuiva l’abbandono, la decadenza, l’orgoglio pertinace, la ristrettezza mal dissimulata.

    Quanti giovedì, quante domeniche, trascorse in quelle sale oscure, fra quelle cose tarlate, logore, stinte!

    All’ultima parola del còmpito - fatto subito al mattino, sotto l’egida del conte Fiorenzo - si balzava dalla sedia con un grido di sollievo, si prendeva di corsa il grande corridoio oscuro, si giungeva precipitosi in cucina, a somma desolazione del povero Mini, della povera Ghita affaccendati per la colazione.

    E per tutto il giorno si cercava d’interpretare a rovescio i rettorici ammonimenti del Libro di Buona Lettura.

    Somme nostre delizie - fra le confessabili - aizzare la servitù, spellare il pollame nelle capponaie, colpire con il Flobert gli antenati delle vecchie tele, tormentare la zia Ernesta, la maniaca del secondo piano, salire sui solai, e di là, protesi a certe finestrette ovali, lanciare cartocci pieni d’acqua o peggio sulla testa dei passanti.

    A mezzodì preciso scoccava la campana per la colazione. Allora si lasciava ogni cosa , ci si lavava, ci si ricomponeva per tavola una maschera di dolce ipocrisia.

    Se chiudo gli occhi rivedo la vasta sala da pranzo, rivedo in una mezz’ombra alla Rembrandt le varie figure. La marchesa Amalia, vedova e mamma del mio amico, la zia Ernesta, muta e spettrale, lo zio prete gesuitico e goffo, lo zio capitano goffo e arrogante.

    E fra tutti la bella figura - l’unica simpatica - del conte Fiorenzo, il signor papà: un bell’uomo dalla

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