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FREAKS! 8 Racconti
FREAKS! 8 Racconti
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E-book207 pagine2 ore

FREAKS! 8 Racconti

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Info su questo ebook

Il laboratorio editoriale CTRL ALT WRITE presenta Otto storie bizzarre dello scrittore americano Clarence Aaron 'Tod' Robbins, tra cui il famoso Spurs, che ha dato vita allo sconvolgente film cult di Tod Browning, Freaks. Gli altri racconti, ve lo assicuriamo, sono inediti e sono pura follia: Pirati, Fantasmi, Banshee, Neonati che si scolano interi biberon di assenzio, tutto narrato con estrema ironia e potente lirismo da Tod Robbins, lo scrittore di New York che amava la Francia e scriveva come un inglese; Robbins non si prendeva mai troppo sul serio. Ma scriveva come si gratta una lavagna, con le unghie. Le sue parole stridono, le storie raccontano. I racconti sono accompagnati da una biografia aggiornata, un’introduzione critica ai romanzi dello scrittore e alla trasposizione cinematografica di Browning.
Visita il sito: http://ctrlaltwrite.wordpress.com/
LinguaItaliano
Data di uscita26 apr 2012
ISBN9788890716805
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    FREAKS! 8 Racconti - Tod Robbins

    FREAKS!

    Di Clarence Aaron Tod Robbins

    A cura di Alessandro Oliviero

    CTRL  ALT  WRITE

    INDICE

    INTRODUZIONE

    TOD ROBBINS: UNA BIOGRAFIA

    TOD ROBBINS: UNA RETROSPETTIVA

    FIORI ROSSI, FIORI DI SANGUE

    LA LOCANDA

    ASSENZIO

    FREAKS!

    LA CONFESSIONE

    IL TESORO NASCOSTO

    UN PO’ BANSHEE

    WHIMPUS

    NOTE ANTOLOGICHE

    COPYRIGHT

    TRACCIA FANTASMA

    INTRODUZIONE

    La ricerca biografica e il lavoro critico che fanno da introduzione a questo libro sono il risultato di uno studio autonomo condotto dal laboratorio Ctrl Alt Write e dal curatore dell’antologia. La bibliografia e la sitografia sono riportate nelle note antologiche. Le note a piè pagina, invece, sono state arricchite da link ipertestuali che, siamo sicuri, renderanno la vostra esperienza di lettura molto più approfondita e più interessante.

    TOD ROBBINS: UNA BIOGRAFIA

    (TOD ROBBINS) PER GENTILE CONCESSIONE DI CHRIS MIKUL)

    IL FANTASTICO DEVE ESSERE COSÌ SIMILE AL REALE CHE TU QUASI DEVI CREDERCI.

    Fëdor Dostoevskij

    Clarence Aaron ‘Tod’ Robbins nacque a New York il 25 giugno del 1888. Suo nonno aveva fatto fortuna nell’industria alimentare dei cibi secchi e i suoi genitori, Clarence ed Eloise, erano importanti membri della società bene di New York.

    Da giovane combinò l’amore per lo sport al desiderio di diventare un poeta. Ed era, naturalmente, ben conscio dell’apparente contraddizione che correva tra le due passioni. In un articolo  autobiografico apparso su Everybody Magazine nel novembre del 1932, commenta così le sue esperienze giovanili e universitarie alla Washington and Lee University:

    «(…) NON MI PAREVA CHE LA POESIA E IL SALTO CON L’ASTA FOSSERO DISCIPLINE AFFINI. ALLE SUPERIORI, QUANDO GIOCAVO NEL TEAM DI FOOTBALL E AVEVO OTTENUTO IL RECORD SCOLASTICO DI SALTO CON L’ASTA, STAVO BEN ATTENTO A NASCONDERE LE MIE ASPIRAZIONI POETICHE. QUALCHE ANNO DOPO, ALLA WASHINGTON AND LEE UNIVERSITY, HO SCOPERTO DI POTER CONTINUARE SIA LA MIA CARRIERA ATLETICA CHE QUELLA LETTERARIA SENZA AVER PAURA DI CADERE NEL RIDICOLO. ERO REDATTORE DELL’ANNUARIO E CAPITANO DELLA SQUADRA DI CORSA E POTEVO PARTECIPARE ALLE RIUNIONI DI ENTRAMBI SENZA PREOCCUPARMI DI INDOSSARE BAFFI FINTI.»

    Durante il periodo universitario lo scrittore riuscì anche a guadagnarsi l’insolito titolo di ‘Campione francese dei Pesi Leggeri’. La storia, narrata dallo stesso Robbins, è bizzarra quanto potrebbe esserlo la trama di uno dei suoi racconti. Insieme agli amici di confraternita decide di recarsi al teatro dell’opera locale, dopo aver trascorso una giornata intera all’insegna del divertimento e dell’alcol. Quella sera c'era l'esibizione di un campione di boxe che si faceva chiamare Monsieur La Force. Parte dello spettacolo consisteva nello sfidare i componenti del pubblico a un combattimento corpo a corpo che avrebbe deciso il titolo di Campione Francese dei Pesi Leggeri. Spinto dai confratelli, Robbins, che non era molto alto ma poteva contare su una solida muscolatura da atleta, accettò la sfida del pugile e decise di salire sul palco. Sfilandosi la maglietta, cominciò a gonfiare il torace, ad apparire il più minaccioso possibile. La Force si ritirò in privato per consultare il suo agente, che dopo un breve colloquio dichiarò che Monsieur La Force non era in grado di combattere e che quindi dichiarava Mr Tod Robbins, della Washington Lee University, nuovo detentore del titolo di Campione Francese dei Pesi Leggeri, per abbandono.

    La verità venne fuori il mattino seguente. La Force non era un vero pugile ma un attore di burlesque. Aveva perso il lavoro e per vivere posava nel ruolo di lottatore, nel tentativo di racimolare abbastanza denaro e tornare alla ribalta. Ma, per farlo, non era disposto a farsi rompere la faccia. La vita di Robbins cambiò radicalmente quando, alla morte del nonno, un ricco uomo d’affari di nome Aaron Robbins, lo scrittore ereditò una piccola fortuna che gli permise di vivere in maniera autonoma, lontano dalle difficoltà lavorative. Era il 1909. Quello stesso anno, sul  New York Times del 25 agosto, il nome di Robbins salta agli ‘onori’ della cronaca dopo che lo scrittore organizza una fuga romantica con Edith Norman Hyde, figlia di Raymound Newton, un’artista specializzato in grafica per i quotidiani. Un evento trascurabile, in fondo, se i genitori degli innamorati non fossero stati abbastanza conosciuti da procurare un piccolo scandalo. La storia sarebbe finita lì se quattro anni dopo Robbins non avesse replicato con un’altra prodezza: Edith, con la quale aveva avuto due figli, lo denuncia per infedeltà e chiede il divorzio. Ma è solo l’inizio di un lunghissimo percorso coniugale che porta lo scrittore, nello stesso anno, a un nuovo matrimonio con Lillian Ames Chapman, diciannovenne nipote ed erede dell’allora governatore  del Massachusetts. Ma nonostante i suoi burrascosi impegni coniugali e l’interesse per lo sport, Robbins riesce, nel 1912, ad ottenere un paio di pubblicazioni dall’editoriale di New York, JS Ogilvie Publishing. Si trattava di due romanzi molto diversi tra loro: Mysterious Martin e The Spirit of the the Town. 

    The Spirit of the the Town era la storia degli impulsi e dei desideri che influenzano la vita degli uomini, come annunciato dal sottotitolo in copertina. Un testo complesso che fa riferimento alla città di New York agli inizi del XX secolo, una metropoli traboccante di ambizione e malizia, un monumento al progresso che può sopravvivere solo cibandosi delle illusioni umane, masticandole e sputando la pelle e le ossa.

    PER QUANTO STRANA POSSA SEMBRARE QUESTA STORIA, CARO LETTORE, NON CONSIDERARLA IL DELIRIO DI UNA MENTE    DISORDINATA, UNA MERA FINZIONE DA GUSTARE IN SOLITUDINE.

    CERCA, INVECE, DI TROVARE IN ESSA LA VERITÀ.

    LA VERITÀ, CHE PAROLA DIFFICILE CON CUI CONFRONTARSI. PER NOI POVERI ESSERI UMANI È PRATICAMENTE IMPOSSIBILE GUARDARE ATTRAVERSO LA MENZOGNA DELLE CONVENZIONI SOCIALI E DELLA TRADIZIONE, CERCANDO DI SVELARE LA SUA NUDITÀ.

    MA, UNA VOLTA RAGGIUNTA QUELLA NUDITÀ, VI RITROVERETE A GUARDARE NEGLI OCCHI DI DIO.

    Mysterious Martin, che vedrà una riedizione nel 1933, probabilmente aggiornata a un utilizzo più cinematografico del testo{1}, è la storia del tetro Burgess Martin, un giovane artista dotato di un talento molto particolare. Ossessionato dalla morte come ultima estrema esperienza, la sua concezione di creazione vuole valicare i limiti consentiti della morale comune. Scrive un libro contenente descrizioni così vivide e ipnotiche degli omicidi che chiunque lo legga viene rapito da un’ irresistibile voglia di uccidere. In questa piccola dichiarazione poetica, Martin svela il lato più morboso del suo personaggio e in parte quello che potremmo definire il manifesto di Tod Robbins.

    È MIA INTENZIONE SCRIVERE STORIE DELL’ORRORE. AVETE MAI VISTO UN INCIDENTE STRADALE? CENTINAIA DI PERSONE CHE SI RADUNANO IN UN ATTIMO. LI CONDUCE QUELLA VENA MORBOSA, QUEL SOVERCHIANTE DESIDERIO DI FAR BANCHETTARE GLI OCCHI CON PARTICOLARI TERRIBILI. VOGLIO APPAGARE QUESTA SENSAZIONE NELLE MIE STORIE. UOMINI E DONNE LE COMPRERANNO PER PROVARE QUEI DELIZIOSI BRIVIDI DI TRAGEDIA ACCANTO AL FUOCO DI CASA. CHI NON SI FAREBBE DELLE MIGLIA PUR DI VEDERE UN OMICIDIO?"

    Nel 1917 Robbins pubblica il suo romanzo più famoso, The Unholy Three, con la casa editrice Harper & Brothers, ma il romanzo era già apparso a puntate su All-Story Weekly. Si tratta della strana avventura di tre fenomeni da baraccone (Tweedledee il nano, Hercules il gigante ed Echo il ventriloquo) che lasciano il circo per dedicarsi a diverse attività criminali. I protagonisti decidono di utilizzare quelle stesse caratteristiche che li rendono deformi agli occhi del mondo per perpetrare truffe e raggiri, fino al raggiungimento più efferato dell’omicidio, che Tweedledee consegue con la strangolazione di un bambino.

    L’ASSASSINO, SPESSO, È SOLO UN EROE. PERVERSO E ROVESCIATO.

    TWEEDLEDEE, CHE SENTIVA IL SUO EROISMO RIDICOLIZZATO DAGLI SPETTATORI, DECISE DI PASSARE AL LATO OSCURO DELLA SUA NATURA. DA QUEL MOMENTO IN POI SI CONVINSE CHE DOVEVA ESSERE PRESO SUL SERIO A TUTTI I COSTI.

    Nel 1925 la storia riuscì a godere di un certo successo grazie al film diretto dal regista americano Tod Browning, una pellicola che presentava molti elementi caratteristici degli horror americani anni trenta/quaranta e alcuni espedienti che il regista utilizzerà nei suoi lavori successivi (come, ad esempio, l’uso del travestimento nella Bambola del Diavolo, del 1936, dove Lionel Barrymore si finge una vecchina per vendicarsi di coloro che lo avevano fatto ingiustamente condannare). Browning reclutò per il ruolo di Echo un attore molto particolare. Si trattava di Lon Chaney, già famoso per l’interpretazione di Erik nel Fantasma dell’Opera e Quasimodo nel Gobbo di Notre Dame e altri piccoli ruoli in cui Chaney interpretava sempre il mostro, il freak, costringendosi a insopportabili ore di trasformazioni, indossando maschere dolorose che procuravano estreme deformazioni facciali.

    Il successo fu tale che ne venne fatto un remake sonoro nel 1930. Ci troviamo davanti ad una sorta di preludio a Freaks, tanto che nella pellicola troviamo l’attore Harry Earles (nome d’arte di Kurt Schneider), che interpreterà di nuovo il ruolo di protagonista quando vestirà i panni di Hans nel film che segnò la fine della carriera di Browning.

    È il 1919. La casa editrice Harper and Brothers vuole seguire l’onda fortunata di  The Unholy Three e così pubblica un nuovo romanzo di Tod Robbins. Si chiama Red Of Surley e si tratta del lavoro più ingiustamente dimenticato dello scrittore. È una storia lirica, potente, che narra l’amicizia tra Red, un ragazzo dai capelli rossi, povero ma di animo buono e Jerry, molto intelligente ma colpito alla nascita da una grave malformazione che gli impedisce di camminare. Jerry è un freak. Trai due nascerà un forte amicizia legata dalla passione per la poesia e il coraggio di affrontare a viso aperto le ostilità della vita.

    Red of Surley non verrà toccato dal successo che aveva sperato la Harper, ma la carriera cinematografica di Robbins era decollata e nel 1928 scrive la sceneggiatura di The Branded Man, per il regista Scott Pembroke{2}.

    Ma il racconto che lo avrebbe reso uno scrittore di culto in realtà lo aveva già scritto. Nel 1923 il Munsey’s Magazine pubblica Spurs, la storia breve piuttosto stravagante di un nano da circo che si innamora di una donna normale. E in quell’amore si perde, fino a restarne ingannato. Il regista Tod Browning utilizzerà questa storia, nel 1933, come base narrativa per la sua più nota e controversa pellicola: Freaks.

    Mayer e Thalberg, della casa di produzione Metro-Goldwyn-Mayer (d’ora in poi MGM) erano inizialmente restii all’idea di avviare le riprese di un film del genere, ma il successo ottenuto da Dracula aveva persuaso la Paramount e la Universal a rispondere ai film dell’orrore della MGM con pellicole del calibro di Dr. Jekyll and Mr. Hyde e Frankenstein. La produzione aveva bisogno di rilanciare e doveva farlo con qualcosa di ancora più grosso, un orrore che avrebbe dovuto spazzare via ogni tipo di concorrenza.

    Ma il film Freaks, il cui cast era composto in larga parte da persone con deformità fisiche reali, come gemelli siamesi e uomini microcefali, fece molto di più: causò uno vero e proprio scandalo. La durezza della pellicola ne provocò il divieto di proiezione in molti stati (In Gran Bretagna la riproduzione fu vietata fino al 1960) ponendo fine alla carriera di Browning. Dopo la direzione di Freaks, il regista si ritirò dalle scene per non tornare mai più.

    Questi avvenimenti, però, non influirono particolarmente sulla vita di Tod Robbins. Non fu, infatti, il disastroso esito di Freaks a segnare per sempre il suo destino, ma un evento storico estremamente traumatico che avrebbe influenzato la sua esistenza tanto quella di milioni di esseri umani: la Seconda Guerra Mondiale.

    Il suo terzo matrimonio l’aveva portato lontano dagli Stati Uniti, in Francia, un paese di cui era profondo ammiratore. Ottenuto il divorzio dalla terza moglie, Ethel Brown, si sposò nel 1933, per la quarta e ultima volta, con Nellie Adamson, una famosa tennista. Quando cominciò l’invasione tedesca Robbins si rifiutò di lasciare la Francia e, catturato dai nazisti, passò gran parte della guerra in un campo di concentramento. Sopravvisse all’olocausto e scrisse il suo ultimo romanzo, un testo pieno di orrore e malinconia, influenzato dalla terribile guerra e dall’esperienza martoriante del campo di sterminio: Close Their Eyes Tenderly, pubblicato nel 1947 da INTER PUB, una casa editrice con sede nel Principato di Monaco. Robbins aveva inviato il manoscritto a Cedric Gibbons, il suo amico che era direttore artistico alla MGM, nel tentativo di proporlo per un’eventuale resa cinematografica.

    Questo è l’estratto di una lettera datata 19 febbraio 1947. È da parte di Cedric Gibbons, in risposta all’invio del libro.

    CARO TOD, HO LETTO IL TUO LIBRO, CLOSE THEIR EYES TENDERLY E MI È PIACIUTO TANTO. TUTTAVIA NESSUN PRODUTTORE IN STUDIO SI È DIMOSTRATO INTERESSATO ALLO SCRIPT. HO CERCATO DI SPIEGARE CHE L'OMICIDIO POTREBBE ESSERE TRATTATO COME FARSA, COME COMMEDIA. MA QUEI TIPI LÌ, DI QUESTI TEMPI, PRENDONO LA VITA PIUTTOSTO SUL SERIO. HO ANCHE CERCATO DI VENDERE LA STORIA COME UNA PELLICOLA ANTICOMUNISTA, VISTO CHE IN PASSATO NE HANNO GIRATE ALCUNE ANTIFASCISTE E ANTINAZISTE. MA FINO AD ORA NON HO RICEVUTO RISPOSTA. (…)POTREI TROVARMI IN EUROPA QUESTO AUTUNNO. SE ABITI ANCORA ALLO STESSO INDIRIZZO TI AVVERTO DEL MIO ARRIVO. CHE DIO CI AIUTI.

    CEDRIC

    La lettera di Cedric Gibbons ci fornisce un’idea della stranezza della trama. Una forma di stranezza che, specialmente dopo il burrascoso esito di Freaks, sembrava non essere più accettata dai produttori cinematografici.

     Un ultimo romanzo, To Hell And Home Again, resta sfortunatamente incompleto.

    Tod Robbins muore nella sua casa di Cap Ferrat nel 1949.

    Il corpo fu composto nel cimitero di Saint-Jean, uno dei luoghi più belli della Costa Azzurra. 

    TOD ROBBINS: UNA RETROSPETTIVA

    (ILLUSTRAZIONE AL LIBRO: CLOSE THEIR EYES TENDERLY)

    L’AUTENTICO FREAK È UNO DI NOI, UN FIGLIO DI GENITORI UMANI TRASFORMATO IN QUALCOSA DI MITICO DA FORZE INCOMPRENSIBILI.

    Leslie Fiedler

    A partire dal 6 gennaio 1898, tramite un comunicato stampa che servì da lancio pubblicitario in tutta Europa, i membri di una compagnia in tournée del circo Barnum& Baley tennero a Londra diversi comizi di protesta. Erano indetti da Miss Annie Jones, la donna barbuta, presieduti da Sol Stone, la calcolatrice umana, e i verbali erano stesi, con i piedi, dalla Meraviglia senza Braccia.

    Volevano smettere di farsi chiamare freaks, eliminare dal vocabolario quella parola e cavarne fuori un’altra che sembrasse più bella, più accettabile.

    Come tutti coloro che avevano provato in precedenza, non furono in grado di trovare un valido rimpiazzo al nome che da lungo tempo si portavano dietro e per il quale avevano sofferto una discriminazione che, secondo gli organizzatori della protesta, aveva le sue radici più profonde nella definizione semantica. Vennero chieste al pubblico possibili alternative al nome freak e furono centinaia le proposte vagliate, ma nessuna di queste riuscì a soddisfare i rimostranti. Finché, il vescovo di Winchester non li sollecitò a farsi chiamare Prodigi, un termine che fu accettato in larga maggioranza ma che non conobbe diffusione popolare.

    Una storia stravagante. Così stravagante che, a un’analisi più accurata, si scopre che è una bufala.

    La notizia è stata interamente inventata ex abrupto dagli addetti alle relazioni pubbliche della Barnum e Baley{3}. Una trovata che calza in modo perfetto con la linea di pensiero di Barnum, che parla del freak show come un insieme di mistificazione, pathos e meraviglia.

    Ai giorni nostri il termine freak viene

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