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Effetto Carrero: La Serie Carrero, #1
Effetto Carrero: La Serie Carrero, #1
Effetto Carrero: La Serie Carrero, #1
E-book534 pagine4 ore

Effetto Carrero: La Serie Carrero, #1

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Info su questo ebook

SINOSSI

Una storia d'amore epica tra un capo e la sua assistente sopravvissuta agli abusi che imparerà a fidarsi.

Effetto Carrero

Nella vita di Emma Anderson va tutto a gonfie vele. Ha un lavoro perfetto in un impero di Manhattan, che le permette di vivere un'esistenza serena, pianificata e sicura. Una necessità dopo un'infanzia piena di abusi, brutti ricordi e una madre buona a nulla.

Ha lavorato sodo per arrivare dove è e ha appena ottenuto una fantastica promozione.

Ma c'è un problema che potrebbe deviarla da tutto ciò che pensava di aver bisogno nella vita.

Il suo nuovo ruolo è quello di braccio destro del playboy miliardario Jake Carrero. Egli è esattamente il tipo di persona che può farla impazzire, e non in senso positivo.

Sono diversi come il giorno e la notte. Jake è tutto ciò che lei non è: compulsivo, con un carattere dominante e sicuro e un atteggiamento estremamente libero verso il sesso occasionale e le donne.

Jake è l'unico che può abbattere la facciata solida e glaciale di Emma. Ma lei non lascia avvicinare nessuno per paura di essere ferita di nuovo.

Jake dovrà dimostrarle che anche un tipo come lui può cambiare se trova la ragazza giusta.

I personaggi adorabili, sexy e temi profondamente emozionanti.

Alcuni contenuti e il linguaggio sono adatti a un pubblico adulto.

LinguaItaliano
Data di uscita5 gen 2023
ISBN9781071500316
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    Anteprima del libro

    Effetto Carrero - L.T. Marshall

    Effetto Carrero

    L.T.Marshall

    Traduzione di Stefy Ma

    Effetto Carrero

    Autore L.T.Marshall

    Copyright © 2019 L.T.Marshall

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Stefy Ma

    Progetto di copertina © 2019 Leanne Marshall

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Jake & Emma

    Effetto Carrero

    La Promozione

    L.T. Marshall

    Questo libro è un’opera di fantasia. I nomi, i personaggi, i luoghi e gli eventi descritti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice oppure sono usati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza con persone, viventi o defunte, luoghi o fatti reali è puramente casuale.

    Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta e trasmessa in qualsiasi formula elettronica, meccanica, di fotocopia, di registrazione o qualsivoglia forma senza il previo permesso scritto dell'autore.

    La Serie Carrero

    Jake & Emma

    Effetto Carrero ~ La Promozione

    The Carrero Influence ~ Redefining Rules

    The Carrero Solution ~ Starting Over

    Arrick & Sophie

    The Carrero Heart ~ Beginning

    The Carrero Heart ~ The Journey

    The Carrero Heart ~ Happy Ever Afters

    Bonus Books

    Jake’s View

    Arrick’s View

    Altri romanzi di L.T. Marshall

    Just Rose

    Ringraziamenti

    Non sono affatto brava a scrivere i ringraziamenti (cercate di capirmi), perciò abbiate pazienza mentre combino un pasticcio con i miei tentativi maldestri. Tutti voi siete importanti per me e apprezzo l'aiuto che mi avete dato per ottenere questo risultato. Ho una lista di un milione di persone, ma sarò diplomatica e cercherò di ricordare tutti senza trasformarla realmente in una lista da spuntare. Quindi se vi riconoscerete in un gruppo, allora sappiate che siete voi!

    Ringrazio tutti i miei piccoli Weirdoes e Warriors. Rendete tutto questo divertente e gratificante e mi stimolate quando voglio mollare. Grace, Jackie, Heather e Wendy, per ogni singolo momento che hanno passato a mantenermi sana di mente e a incitarmi per arrivare a questo punto. Siete le mie amiche e consigliere. Le mie ragazze!

    Emma, una editor straordinaria con la pazienza di un santo, una compassione e comprensione che significano molto per me. Sei forte!

    Sarah Marie, braccio destro,maga dei libri e altro ancora, non ci sono abbastanza titoli per definire tutto ciò che fai, quindi continuo a chiamarti col tuo vezzeggiativo: tenente colonnello!

    Suzie, un'assistente che meriterebbe una medaglia per le risate, le chiacchiere e il supporto. So che sono la tua preferita (occhiolino, occhiolino).

    Victoria - meriti una menzione anche tu, mi hai aiutato quando non avevo idea di cosa stavo facendo e hai contribuito al marchio Carrero. Lo apprezzo e ti abbraccio.

    I miei fan - non immaginate neanche la forza e la determinazione che mi date per continuare a scrivere. Tanto affetto xx

    Team Carrero: voi sapete a chi mi riferisco e che apprezzo quello che fate per me. Continuate così!

    La mia famiglia: la lista sta diventando lunga e voi sapete che ho dei sentimenti, siate felici della mia menzione. LOL x

    Per colui che chiamo il mio 'altro'.

    Hai contribuito a molte righe di questo libro. xx

    Capitolo 1

    Liscio le mani sulla gonna a tubino e la giacca sartoriale grigia, ritoccando rassegnata il rossetto scuro nello specchio del corridoio. Mi accerto e controllo che i miei capelli biondi che ho legato in uno chignon alto, siano puliti e lisci e guardo di nuovo la mia immagine riflessa per assicurarmi che sia perfetta. Sospiro un'ultima volta e faccio respiri regolari per prepararmi e scacciare l'ansia e il nervosismo che mi divorano.

    Ce la farò.

    Sono graziosa e capace e abbastanza soddisfatta di ciò che vedo: l'immagine di una persona bella ed efficiente, composta e con addosso un abito sartoriale grigio, che trasuda autorità senza lasciar trapelare il tumulto di emozioni interiori. Socchiudo gli occhi in cerca di eventuali difetti nella mia armatura immacolata: un capello, un granello di polvere, qualche piega, ma non ne trovo.

    Non sono mai stata un' amante del mio aspetto da ragazzina, dei freddi occhi azzurri e delle labbra carnose, ma ogni cosa mi rende perfetta per il ruolo di assistente personale del mio importantissimo capo. Sono professionale e capace, e penso che tutto ciò che conta sia essere serena e intransigente, con ogni dettaglio al suo posto e i vestiti impeccabilmente puliti. Sono sempre stata brava a celare la verità su come mi sento.

    Incedo sui miei tacchi a spillo con un movimento lento e preciso, tenendomi in equilibrio con una mano appoggiata al muro, ma appena sento provenire un rumore dalla stanza alle mie spalle, guardo di nuovo lo specchio.

    «Buongiorno, Ems... Oh Dio, hai un'aria professionale come sempre». Sarah esce dalla stanza sbadigliando e stropicciandosi gli occhi con il dorso della mano con un gesto infantile mentre la guardo attraverso lo specchio. È inusuale per lei alzarsi così presto nel suo giorno libero dal momento che da quando la conosco non è mai stata mattiniera.

    Indossa un'ampia vestaglia rosa e i corti capelli biondo platino sono scarmigliati e sparati in ogni direzione; è adorabile come sempre e io provo un affetto sincero per questa fonte di energia positiva. I suoi luminosi occhi blu sono cisposi per la spossatezza mattutina mentre mi scruta da vicino con un sorriso sciocco sul viso. Un po' troppo da vicino per i miei gusti.

    «Buongiorno, Sarah» sorrido cauta, raddrizzando la schiena e provando a ignorare il modo in cui mi guarda. Mi volto, sollevo da terra la mia ventiquattrore e cammino per il nostro appartamento open space, sempre conscia del fatto che i miei abiti eleganti e il mio atteggiamento siano sotto esame anche con lei. Ma oggi scaccio la tensione e mi libero dell'apatia cercando di frenare il turbinio nel mio stomaco.

    «Ricorda di essere qui per le dieci in punto... per la riparazione della caldaia». Le ricordo mentre mi segue nella zona lounge, dove mi sono spostata per impedirle di fissarmi apertamente. Scorro e controllo mentalmente la mia agenda per non pensare a quanto mi senta nervosa oggi.

    «Lo so. Lo so! Mi hai lasciato un promemoria sul frigo, ricordi?» ridacchia come una bambina lanciandomi un'occhiata comprensiva e inarcando un sopracciglio con un'espressione quasi indulgente. Sembra molto più giovane della sua età e a volte mi dimentico che siamo andate a scuola insieme. Oggi mi sento più simile al suo tutore che alla sua coinquilina, ma forse è sempre così se devo esser sincera. Sospiro di nuovo, inghiottendo il groppo di apprensione che mi agita e scoccandole un piccolo sorriso spavaldo. «Non dimenticarlo». Sembro austera, ma lei non reagisce, è abituata al mio tono serio e all'infinita organizzazione delle nostre vite. Lei sa come sono fatta; ho bisogno di avere il controllo su tutto perché solo in questo modo mi sento capace.

    «Non lo farò. Giuro... Andrò a lavorare stasera, quindi ora me ne starò qui a rilassarmi... guardando una maratona di serie su Netflix». Avanza pigramente al mio fianco nella luminosa cucina open space bianca e grigia e inizia a prepararsi un caffè, sollevando dalla griglia la tazza che ho lavato stamattina presto e scoccandomi un altro sorriso assonnato e luminoso. La osservo muoversi disinvolta e sicura per la cucina, il suo regno quando è a casa, e questo mi dà un senso di calma.

    Sarah è sempre stata brava a farmi sentire a mio agio quando ne avevo bisogno, inconsapevole di quanto attingessi al suo modo di fare rilassato e semplice quando sentivo la necessità di trovare un equilibrio.

    «Vado al lavoro». Entro nella piccola cucina open space, appoggiandomi al bancone che si estende nel salotto e afferro alcune buste aperte di cui mi sono già occupata oggi. Sono consapevole del fatto che sto prendendo tempo e comportandomi in modo indeciso rispetto alla mia efficiente routine giornaliera, che mi vorrebbe già in metropolitana nonostante sia presto.

    «Oh, ecco qui». Fa scivolare una busta bianca da dietro il tostapane, porgendomela con un'espressione vacua in attesa che io la prenda.

    «Prima che me ne dimentichi... anche se come al solito te ne sarai già occupata». I suoi occhi luminosi mi osservano con affettuoso divertimento.

    «Cos'è?» Osservo la busta lunga e la prendo cauta dalle sue mani, accigliandomi quando mi accorgo che non c'è scritto niente sul fronte.

    «La metà dei soldi per le utenze e l'affitto... mi hanno pagata in anticipo». Fa un sorriso luminoso rimettendosi a preparare il caffè e tagliando una pagnotta prima di infilare le fette nel tostapane.

    «Giusto, e sì, me ne sono già occupata. Grazie». Prendo la busta e me la infilo in borsa, annotando mentalmente di recarmi in banca all'ora di pranzo. Ho l'abitudine di pagare le bollette all'inizio del mese, appena mi accreditano lo stipendio. Essere alle dipendenze di una grande azienda che paga bene, offre molti vantaggi tra i quali la certezza di essere sempre in regola con le scadenze.

    «Non sono sorpresa,» mormora, rivolgendomi di sbieco uno sguardo affettuoso, tutto occhi dolci e sospiri delicati, ma me ne accorgo. Mi limito a scuotere la testa, consapevole che preferisce che sia sempre io a controllare le nostre spese. Non è mai stata brava a gestire i soldi e dubito che si ricorderebbe di pagare l'affitto in tempo senza la mia efficiente presenza a farlo. Mi piace occuparmi delle cose, perché mi dà uno scopo, il controllo e un obiettivo in una vita che sento il disperato bisogno di migliorare.

    «Non tornerò a casa prima delle sei, Sarah, e immagino che sarai al lavoro a quell'ora, perciò ti auguro una buona giornata». Mi allontano dal bancone della colazione per avviarmi alla porta, afferro il cappotto e, quando passo davanti al tavolo da pranzo, le sorrido prima di voltarmi verso la porta grigio scuro.

    «Oh, aspetta... In bocca al lupo per il primo incontro col capo super sexy, signorina Anderson!» Mi sorride eccitata, sollevando le sopracciglia e sporgendosi sul piano di lavoro in modo che l'unica cosa che vedo è la sua testa che sbuca fuori dalla cucina da una buffa angolazione. Sembra una casinista ma è carina e troppo sveglia oggi. Le rivolgo un sorriso vacuo, non volendo soffocare i miei sentimenti o mostrare debolezze.

    «Grazie». Sento il viso leggermente accaldato in concomitanza all'aumento del nervosismo che mi attanaglia nuovamente lo stomaco, ma ignoro la sensazione, mandando tutto giù con l'abilità di un'attrice consumata.

    «Sei nervosa?» indaga, aggrottando la fronte e sporgendosi ancora un po' per guardarmi mentre aggiusto il manico della valigetta e mi infilo il cappotto sopra l'abito. Mi acciglio alla sua domanda, il nodo allo stomaco diventa più stretto, ma scuoto la testa rispondendole no. Se lo ammettessi a lei, dovrei ammetterlo anche a me stessa, ma in questo modo mi lascerei sopraffare dal nervosismo e perderei il controllo.

    Non accadrà affatto.

    «Certo che no, non lo sei mai!» aggiunge subito con un sorriso, scivolando di nuovo nel suo piccolo mondo culinario, ignara di tutto quello che non va nel mio comportamento odierno. Sorrido di nuovo mentre la guardo ritrarsi e voltarsi salutandomi con un movimento delle dita prima che io esca dalla porta per la mia missione lavorativa.

    Dolce Sarah.

    È così sicura delle mie capacità e della mia apparente e composta sicurezza.

    A volte mi chiedo se si ricorda com'ero, se mi associa mai alla ragazza che ero quando ci incontrammo tanti anni fa.

    In silenzio mi chiudo la porta alle spalle e trattengo per un secondo la maniglia, faccio un respiro profondo e mi prendo un attimo per calmarmi e impedire alle emozioni di prendere il sopravvento, rompere la mia armatura. Guardare il freddo pomello d'argento serve ancora una volta a rassicurarmi, a calmare il nervosismo e a dissipare tutte le ansie e le paure.

    Posso farcela.

    È ciò per cui ho lavorato così sodo. Dopo anni di duro lavoro, finalmente le mie capacità sono state riconosciute e la mia carriera avanza, ma devo soffocare i miei dubbi e cancellare ciò che rimane della Emma adolescente, concentrandomi sui compiti che mi aspettano e sulle responsabilità che oggi dovrò assumermi. È una sensazione inebriante e travolgente, perciò mi armo di coraggio e fermo il tremore alle mani come ho fatto un milione di volte negli ultimi dieci anni in cui ho lavorato su me stessa per diventare ciò che sono: una persona fredda e sicura di sé, Emma Anderson.

    Ci metto un po' ad allontanarmi dalla porta, ma appena lo faccio sento che l'armatura è tornata al suo posto e una maschera nasconde completamente il viso. Man mano che mi avvicino alla stazione della metropolitana la mia determinazione si rafforza e torno a comportarmi normalmente, trovando dentro di me la forza di volontà e il potere costante per farcela ogni giorno.

    * * *

    Sessantacinquesimo piano della Carrero corporation-Executive House. Lexington Avenue, Mid-town Manhattan.

    Ho le mani sudate e bollenti e il cuore che mi martella così forte che ho i conati di vomito. Mi irrita il fatto di non poter reprimere tutto così facilmente ora che sono qui. Da dieci minuti sto guardando le lancette dell'orologio che si muovono lentamente, ma tutto quello che riesco a sentire è il sangue che mi ruggisce nelle orecchie. Sono vigile a ogni rumore e movimento dell'ufficio moderno e la nuova tastiera lucida mi fissa speranzosa davanti a me. Non ho ancora cominciato a lavorare.

    Questo non è da me.

    Ho fatto dodici respiri profondi di fila, eppure mi tremano ancora le mani e ho come la sensazione di svenire da un momento all'altro. Sono delusa da me stessa per essermi fatta prendere dal nervosismo e provo a ricacciare indietro una per volta ogni singola emozione, sistemandole e ordinandole tutte nella mia testa.

    Non crollare, Emma.

    Mi rimprovero e controllo di nuovo il mio aspetto nella vetrata che funge da parete in ufficio, ma cerco di non far trasparire nessuna emozione. Sembro una persona indipendente, serena e controllata, nonostante il tumulto interiore che mi scuote. Come sempre.

    Non c'è traccia del conflitto in atto dietro i miei glaciali occhi blu o i capelli biondi, lisci e lucenti. Ho acquisito la mia straordinaria capacità di cavarmela nella vita con anni di pratica e ho fatto in modo che nessuno potesse mai vedere il tumulto che si celava dietro la mia imperturbabile serenità, perciò non lascerò che accada di nuovo.

    «Emma?» La voce di Margaret Drake risuona nella mia direzione mentre il ticchettio dei suoi tacchi echeggia sul pavimento di marmo bianco del suo ufficio. È composta e sempre elegante nel suo tailleur pantalone nero sartoriale e le scarpe col tacco scintillanti.

    «Sì, signora Drake?» Mi alzo, incerta sul da farsi. Mi sento improvvisamente nervosa e intimidita da questa donna che da una settimana mi permette di seguirla, e che oggi sembra molto professionale. Assumo un'aria spavalda, metto le mani sui fianchi e sfoggio con grazia un sorriso forzato.

    «Mr. Carrero arriverà a breve, assicurati che sulla sua scrivania ci siano acqua fresca con ghiaccio e bicchieri puliti». Mi rivolge un sorriso incoraggiante, forse percependo il mio disagio.

    «Accendi la macchina per il caffè espresso e tienila pronta nel caso in cui te ne chieda uno, e disponi tutta la posta e i messaggi sulla sua scrivania prima che arrivi, ma non farti vedere finché non ti chiamo per le presentazioni». Mi fa una lieve carezza sulla spalla, un gesto gentile a cui mi sono abituata, e un grande sorriso.

    «Sì, signora Drake». Annuisco, cercando di non provare un timore reverenziale per il vortice di capelli biondo platino tenuti naturalmente sulla testa, o per la giacca sartoriale che rivela un fisico perfetto e sinuoso. Quando l'ho incontrata pochi giorni fa, sono rimasta sconvolta dal suo aspetto fisico. Il mio mentore precedente mi aveva raccontato che aveva circa cinquant'anni ed era l'assistente personale di Mr.Carrero, per cui mi aspettavo una persona più fredda e simile a un drago in virtù del suo ruolo chiave nel business, e non di trovarmi di fronte un magnifico monumento del design dalla bellezza mozzafiato e la naturale cordialità, che ora è diventata il mio mentore. Margo Drake è una creatura bella e intelligente verso la quale provo solo ammirazione.

    «Oh, Emma?» si interrompe, voltandosi leggermente.

    «Sì, signora Drake?»

    «Questa settimana incontrerai Donna Moore, la personal shopper di Mr.. Carrero che ti aiuterà a trovare un abbigliamento da lavoro appropriato. Tutto ciò che ti servirà per rappresentarlo durante i viaggi e il resto, gli eventi e tutta quella merda da tappeto rosso a cui è tanto affezionato». Mi scocca un sorriso caloroso sospirando lievemente e inarcando un sopracciglio, facendomi capire che non approva le sue pubbliche relazioni.

    Deglutisco per reprimere il mio nervosismo. So che il mio ruolo richiede che io sia disponibile con un breve preavviso in caso di viaggi e ricevimenti, ma non sono mai stata informata che avrebbe incluso la sua sfera pubblica.

    Dannazione!

    «Sì, signora Drake» dico, cercando di capire quanto dovrò spendere per essere pronta per il red carpet e preoccupata che questo possa intaccare i miei risparmi un po' più di quanto mi aspettassi. Molto di più.

    «Rientra nelle spese aziendali, Emma. Mr. Carrero si aspetta che il suo personale abbia un certo aspetto,» ammicca, «la considera una spesa necessaria per tutti gli impiegati del sessantacinquesimo piano.» La signora Drake ha la straordinaria capacità di leggere la mente di tutti. Mi piace la sua abilità, poiché elimina le incomprensioni imbarazzanti, le esitazioni dovute al nervosismo e i ripensamenti, ed è proprio questo il motivo per cui mi trovo bene a lavorare con lei. Sospiro sollevata al pensiero che ciò non influirà sui miei risparmi o sulla speranza di comprare in futuro un appartamento a New York al fine di dimezzare i miei tempi di viaggio.

    «Grazie, signora Drake,» annuisco mentre si allontana.

    «Emma?» Si volta a guardarmi con un mezzo sorriso.

    «Sì, signora...»

    «Per favore,» mi interrompe, «chiamami Margaret... Margo... d'ora in poi! Solo gli amici dei miei figli mi chiamano signora Drake. Sei qui da una settimana e sono più che felice dei tuoi progressi, lavoreremo a stretto contatto, quindi te lo chiedo per favore». Mi scocca un sorriso caloroso prima di girarsi sui costosi tacchi alti e avviarsi verso la porta enorme del suo ufficio.

    Mi sento meglio, sono più serena. Ho l'impressione che Margo mi abbia preso in simpatia in questi giorni di permanenza in questo posto. Non sono sicura che accetterò il suggerimento circa il suo nome perché mi piace mantenere il più possibile le distanze sul piano professionale e personale. Sono brava a farlo e preferisco fare così.

    Permettere agli altri di superare la linea di demarcazione tra lavoro e piacere è un errore che non ho mai, mai fatto.

    Guardo distrattamente il monitor del mio computer, il logo della compagnia vortica di fronte a me come screen saver. Carrero Corporation.

    Come se potessi dimenticare dove lavoro. Un posto circondato da opulenza, poster e stampe dei prodotti Carrero e pubblicità su ogni superficie col familiare logo esagonale dorato con una C nera, che riluce su tutto.

    Penso a Mr. Carrero. Jacob Carrero. L'ho visto solo in foto, ma è lui la causa principale del mio nervosismo. Gli uomini ricchi, potenti e bellissimi mi mettono a disagio; appartengono a una razza diversa e più difficile da comprendere.

    Vedono le donne come una merce e sono molto più pericolosi degli uomini medi.

    Se devo essere sincera, mi mettono a disagio gli uomini in generale, ma grazie all'esperienza ho imparato a gestire quelli medi. Solo che Jacob Carrero non è affatto nella media.

    È assente per motivi personali da prima che arrivassi qui per sostituire il mio predecessore in congedo di maternità indefinito e io sono la persona raccomandata per sostituirla.

    Carrero è tutto ciò che si desidera in un miliardario playboy, è bello in un modo peccaminoso e devastante, è sicuro di sé e popolare tra il genere femminile. Il suo aspetto è una crasi di caratteristiche italiane e americane, ereditate dai genitori. Sua madre ha il suo stesso aspetto misto ed è una delle ereditiere più ricche di New York. La famiglia Carrero somiglia quasi a una famiglia reale e lui è il maggiore dei due principi cresciuti sotto i riflettori. Da anni riempie le pagine dei giornali, attirando continuamente gli obiettivi che lo cercano e sorridendo in tutte le foto che lo ritraggono.

    Ho fatto ricerche approfondite per prepararmi a lavorare al suo fianco, ma provo un senso di disagio pur non avendolo ancora incontrato. Devo ammettere che è incredibilmente attraente, anche per me che sono intollerante alla maggior parte degli uomini. Gli scandali scoppiati a causa del suo comportamento sconsiderato da ragazzo gli hanno fatto guadagnare la fama di bad boy.

    Pare che fino a qualche anno fa si divertisse a partecipare a feste e a flirtare pubblicamente mettendo a repentaglio il buon nome dei Carrero. Tuttavia oggi sembra che sia diventato più maturo e concentrato sugli affari di famiglia pur continuando ad affascinare un'infinità di donne e a prendere parte ad eventi sfarzosi. È il classico playboy miliardario e noiosamente prevedibile.

    Nelle foto che ho visto ha i capelli castani quasi neri e gli occhi verdi, anche se credo che la loro luminosità sia dovuta a photoshop. Nella realtà non esiste un colore così mozzafiato, e poi nelle riviste è consuetudine modificare le immagini. Porta i capelli corti e scarmigliati grazie a un taglio adatto alla sua età. La barbetta è corta e ispida e negli ultimi anni la cura usando uno dei costosi prodotti da toeletta della sua azienda. È palese che si piaccia, tanto che ogni anno presta il suo volto per le campagne pubblicitarie milionarie della sua società.

    Ha ventotto anni e, nonostante sia un uomo di mondo, sembra più giovane della sua età se si guarda una foto con attenzione e la guardia abbassata. Il suo fascino è innegabile. Ha un fisico possente, è alto e curato. La conferma arriva dalle numerose riviste su cui si mostra deliberatamente a torso nudo. Pare anche che abbia un debole per i tatuaggi tribali e aztechi visto e alcuni decorano il suo corpo attraente. Ha l'aria del tipico modello senza cervello: troppo bello per essere un bravo ragazzo e troppo muscoloso per avere un quoziente intellettivo decente.

    Non c'è dubbio che sia stato benedetto con più sex appeal di quanto un uomo abbia bisogno, e questo mi dà la nausea. È una persona che incanta e illude le donne con facilità. È diverso da tutti gli uomini che ho conosciuto e questo mi porta a essere diffidente nei suoi confronti.

    Sono in grado di gestire gli uomini che sfruttano e molestano e il cui intento è scritto a chiare lettere sui loro volti e nella loro natura pavida. Ma non ho mai avuto a che fare con qualcuno con le capacità per cui Jacob Carrero è famoso: conquistare le donne senza alcuno sforzo, facendosi guardare con occhi languidi e lussuriosi. Gli basta uno schiocco di dita per avere un appuntamento o che tutte si affannino a provarci con lui. Davvero patetico.

    So che è un grande onore aver ottenuto questo posto. Sono brava nel mio lavoro e quelli ai piani bassi mi hanno apprezzato, facendomi arrivare fin qui così giovane, ma per la centesima volta ho paura. Dubito di me stessa nonostante i miei successi. La mia insicurezza mi perseguita.

    La vecchia Emma si annida ancora nell'ombra e scuote la testa provando a convincermi che sono un'impostora. Non so se ho sopravvalutato le mie capacità. Se sarò in grado di svolgere il compito che mi aspetta. Se sarò capace di lavorare con qualcuno così giovane e poliedrico come Jacob Carrero, celebre magnate alberghiero e scapolo d'oro di New York.

    Torno a concentrarmi sul mio compito, focalizzando l'attenzione su un'attività pratica perché di solito mi aiuta a ricompormi. Faccio come mi ha chiesto Margo e preparo la macchina del caffè espresso grande e costosa nella cucina bianca. È piccola, moderna ed elegante anche se un po' da clinica, e pare che la usino solo per preparare tè e caffè, nonostante gli enormi frigoriferi. Pulisco le superfici della macchina e i piani di lavoro circostanti, rimuovendo i fondi dal filtro e riempiendo il vassoio di acqua ghiacciata. Svolgere questo compito mi conforta e mi rilassa, ma al contempo sono irritata, perché pensavo di avere acquisito un maggiore autocontrollo.

    Sulla scrivania sistemo con precisione ciò che ha chiesto e mi tiro indietro, guardando in giro per assicurarmi che tutto sia al suo posto. Mi piace la pulizia, mi dà un senso di calma e controllo e mi dà l'illusione di avere lo stesso ordine nella mia vita.

    Mi sfilo la giacca e mi liscio la camicetta, assaporando la sensazione del costoso tessuto di seta grigio chiaro, vado a prendere la pila di posta e messaggi che ho recuperato per lui il giorno prima e filtro quelli che richiedono la sua attenzione. Infine, li sistemo sulla sua scrivania perpendicolarmente alla poltrona di pelle situata dietro.

    L'ufficio è spazioso e luminoso. Una vetrata con la migliore vista su New York è nascosta solo da tende che si aprono in verticale. Grandi stampe di soggetti astratti coprono l'immensa parete grigia a sinistra. Il mio sguardo vaga sulle foto in cornici d'argento appoggiate sul bordo sinistro della scrivania di legno che ritraggono varie persone in bianco e nero. Donne bellissime, celebrità e ce n'è una con suo padre-Mr.Carrero Senior- che ho visto da lontano l'anno scorso in occasione di una cerimonia in cui era stato richiesto personale extra. Tra loro c'è una vaga somiglianza, forse solo qualche caratteristica italiana, ma per il resto le analogie finiscono lì, perciò deduco che Jacob assomigli più a sua madre.

    In primo piano c'è una grande foto incorniciata in cui forse è ritratta sua madre. È bellissima e la loro somiglianza è sorprendente. Stessi capelli scuri, viso stupendo, bella abbronzatura, luminosi occhi verdi e uno sguardo cordiale.

    Al contrario Carrero senior ha i capelli più chiari, gli occhi marrone scuro e il volto più spigoloso, severo e solcato da rughe, come se la sua pelle fosse scolpita dalle intemperie. La foto che ritrae padre e figlio trasuda freddezza, nonostante siano uno accanto all'altro con in mano una bottiglia di champagne davanti alla poppa di una nave. Un brivido mi corre lungo la schiena. Conosco quegli sguardi maschili glaciali e il loro ricordo non mi è gradito.

    Do una rapida occhiata in giro per assicurarmi che non ci sia altro che richieda la mia attenzione maniacale ai dettagli e scivolo via con grazia per controllare che sia tutto pronto.

    Sono le nove del mattino e il suo arrivo è previsto a breve. E io sono talmente tesa che scatterò come una molla se non mi darò presto una calmata.

    Capitolo 2

    Siedo alla mia scrivania e giocherello distrattamente con la penna mentre mi assale un'enorme ondata di rabbia verso me stessa. All'improvviso smetto e la sbatto sul tavolo guardandola torva come se fosse lei la colpevole.

    Questa è un'altra abitudine della mia infanzia che sto cercando di superare definitivamente, è un segno che rivela chi credo di essere. L'unico difetto nel mio comportamento perfetto a cui mi aggrappo saldamente.

    Sono agitata.

    Ciò mi rende diversa dalla persona che ho provato a essere sin dall'adolescenza, dopo aver lasciato la vecchia vita. È un brutto ricordo del mio arrivo a Chicago da ragazzina, e un'abitudine fastidiosa e infantile che mette in dubbio la sicurezza che trasudo. La mia agitazione si manifesta a vari livelli. La maggior parte delle volte riesco a controllarla, ma stamattina il mio nervosismo mi tradisce.

    Smetto di torcermi le mani e faccio respiri profondi mentre mi concentro sulla trascrizione al computer di alcuni documenti che mi ha passato Margot. Devo rimanere calma mentre aspetto che arrivi il mio nuovo capo.

    Margo, avvolta in una graziosa nuvola di Chanel numero 9, esce in corridoio passando davanti alla mia scrivania di vetro. Si avvia verso l'ingresso e capisco che è arrivato. Mi scocca un fugace sorriso affettuoso mentre cammina e mi fa l'occhiolino per farmi coraggio, come se stessi per incontrare i reali.

    Forse è così.

    Oh accidenti! Deglutisco. Faccio un respiro profondo. Mi rilasso.

    La vedo precipitarsi fuori dalla hall mentre si avvicinano. So che lei e il capo si sono tenuti in contatto per email, tuttavia Margo mi ha riferito che lui desidera essere aggiornato brevemente, ricevere un riepilogo. Me lo appunto mentalmente, visto che presto dovrò farlo io.

    Rimango seduta con gli occhi incollati alla tastiera, desiderosa che non si accorgano che sono agitata.

    Lo sento parlare, e nonostante abbia guardato alcune interviste online, sono sorpresa dalla naturalezza del suo tono. Ha una voce profonda, sexy e giovanile, un particolare a cui non avevo mai fatto caso nelle interviste. Il tipo di voce facilmente riconoscibile e che ti induce a entrare in una stanza affollata. È incredibilmente familiare e confortante. Sono affascinata dal loro rapporto familiare. Sento un calore scivolarmi addosso e avvolgermi completamente.

    Smetto di battere i tasti quando lo sento ridere per qualcosa che lei ha detto. È una sensazione inaspettata che mi fa sussultare e mi lascia scioccata per avermi provocato le farfalle allo stomaco.

    Non ho questa reazione con gli uomini!

    Le dita tremanti sui tasti mi tradiscono, ma sono felice che nessuno mi stia prestando attenzione.

    Devo ricompormi. Datti una calmata, Emma!

    Ho le guance in fiamme e faccio respiri regolari per alleviare il rossore. Sullo schermo appare un geroglifico che cancello immediatamente nel tentativo di nascondere la prova del mio misfatto.

    Maledico la mia incapacità di muovere le dita; la mia parte fanciullesca, che ho sempre provato a reprimere e affogare nel silenzio, sta uscendo fuori.

    Smettila, Emma... fermati. Sei una persona capace.

    Un gruppetto di persone attraversa l'area principale del nostro ufficio luminoso e si avvia verso la scrivania di Margo, situata in un'altra stanza alle mie spalle. Margo è la prima persona che vedo, ma nonostante copra quasi completamente la mia visuale, riesco a dare una sbirciatina anche a lui.

    La supera in altezza, nonostante abbia ai piedi scarpe col tacco di dieci centimetri, ed è seguito da due uomini: uno è un bodyguard, porta un completo nero, ha un'espressione seria e dall'orecchio gli pende una specie di filo, l'altro invece è vestito più casual, ha una maglietta marrone chiaro e pantaloni chino.

    Immagino che sia Arrick Carrero, il fratello minore. Non appare molto sui giornali, ma l'ho riconosciuto. Non ha ereditato la stessa bellezza virile o il portamento di suo fratello, anzi sembra piuttosto restio a mostrarsi in pubblico nonostante non sia più un adolescente. È alto un metro e settantacinque, è muscoloso e ha i capelli fulvi come suo padre, dal quale ha ereditato il profilo, diversamente da Jacob Carrero. Jacob ha un naso perfetto che si abbina al suo perfetto... cioè a tutto. Mi chiedo come si senta Arrick a essere il figlio meno attraente di Carrero e a vivere all'ombra di suo fratello.

    In un attimo attraversano l'ufficio di Margo e una volta arrivati al suo, chiudono la porta. Inspiro profondamente e provo a scrivere questo documento, eseguendo il mio compito al meglio come faccio sempre. Le mie dita scivolano sulla tastiera veloci e decise, ora che non c'è più nulla a distrarmi.

    Sembra passata un'eternità quando la luce dell'interfono si illumina e la voce di Margo interrompe la mia concentrazione. La consapevolezza di aver trattenuto il respiro fino a quel momento mi provoca un altro scossone interiore.

    «Emma, per piacere, vieni nell'ufficio di Mr. Carrero. Grazie». La voce sembra distante e metallica attraverso l'aggeggio estremamente high tech.

    «Sì, Mrs. Drake». Sussulto mentre pronuncio il suo nome per intero, è stata lei a chiedermi di chiamarla Margo. Mi rimprovero mentalmente di non ripetere l'errore.

    Non commetto errori. Mai.

    Mi alzo dalla sedia, mi liscio le pieghe del vestito e mi infilo velocemente la giacca. La abbottono e raggiungo la porta del suo ufficio. Prima d'entrare faccio appello a tutta la mia forza di volontà e alle mie doti recitative, ripescandole dentro me in modo da tirare fuori quell'intrepida sicurezza che cerco di trasudare sempre. Il mio stomaco fa le capriole e ho la gola secca. Non so perché oggi ho tutti questi problemi.

    «Ah, Emma. Eccoti qui». Margot mi viene incontro mentre spingo la pesante porta di legno per entrare. Improvvisamente mi rendo conto del contrasto tra la mia statura bassa nonostante le scarpe col tacco, e il suo corpo slanciato. È alta per essere una donna mentre io sono circa un metro e sessanta.

    «Jake, ti presento Emma Anderson. La tua nuova assistente in prova. Il tuo nuovo braccio destro». Mi sorride cordialmente facendomi cenno di avvicinarmi. La raggiungo e mi dà una familiare e gentile pacca sulla spalla nel tentativo di mettermi a mio agio.

    Sbatto le palpebre un paio di volte per abituarmi al nome Jake.

    Mi è sfuggito qualcosa?

    Poi mi ricordo che preferisce essere chiamato in questo modo. Il mio cervello ha un'illuminazione mentre ripenso alla ricerca che ho fatto. Lui ha corretto molti intervistatori, è un tipo che non ama le formalità e che vuole essere chiamato per nome. Jake è il suo diminutivo.

    Le mie riflessioni svaniscono e vengo riportata alla realtà, ma sono ancora incapace di proferire parola mentre la fonte della mia agitazione si alza la poltrona. Questa era la mia paura! Il modo in cui avrei reagito vedendo un uomo attraente. È una sensazione completamente nuova per me.

    Quando si avvicina col passo di un uomo sicuro di sé e delle sue capacità, tutti i presenti nella stanza spariscono. È un uomo consapevole di essere nato sexy e di avere un certo effetto sulle donne. Sono affascinata ma al contempo sconcertata.

    Torreggia su di me mentre si avvicina, la sua altezza supera di gran lunga il metro e ottanta. Il completo e camicia che indossa sono neri, è senza cravatta e i primi bottoni della camicia sono aperti. Nel complesso è un uomo mozzafiato, più sexy di un modello di biancheria intima e l'incarnazione di alcune fantasie femminili.

    Cavolo!

    «Miss Anderson». Quando mi porge la mano, non posso fare altro che stringerla. È perfettamente curata eppure stranamente virile. Il cuore mi batte forte e il respiro è lievemente affannoso, la pelle mi formicola per il suo tocco. Il mio corpo mi tradisce.

    Detesto e reprimo questa reazione inconsueta che mi sposta dal mio asse. Non mi piace essere costretta a lasciare la mia comfort zone e a fare una nuova esperienza.

    «Mr. Car...». La mia voce suona flebile. Sono così patetica e trasparente.

    «Mi chiami Jake, per piacere,» interviene, guardandomi con i suoi penetranti occhi verdi e ignorando l'effetto che hanno su di me.

    «Margo è felice di lavorare con lei e mi ha riferito che la istruirà ancora un po' per poter prendere il suo posto quando se ne andrà in pensione. Immagino che questo significhi che dovremmo abituarci a chiamarci per nome». Mi fa un sorriso incantatore e accattivante al quale non sono immune. Un sorriso che ha un certo effetto.

    È così che conquisti le donne, Carrero?Facendole sciogliere con i tuoi sorrisi seducenti. Ugh

    Inaspettatamente, mi si contorcono le budella. La sua mano è morbida e calda nella mia che sta cominciando a sudare. La mia parte ansiosa emerge, ma viene subito ricacciata indietro con una spinta decisa.

    Calmati, Emma... mantieni la calma. Smettila di sbavare.

    «Le sono molto grata per questa opportunità». Il mio tono è abbastanza calmo, c'è solo un leggero tremolio, ma sono sollevata perché in questo momento mi stanno tornando utili gli anni passati a cercare di controllare le mie emozioni.

    Mi guarda con attenzione, ma non mi sorprende. Suppongo che, essendo abituato a donne che appena lo vedono hanno le gambe molli e gli occhi sgranati, sia incuriosito dal fatto che io non abbia reagito allo stesso modo. Ma sono felice che non possa vedere ciò che provo in questo momento perché sarebbe disgustoso.

    Mi rende nervosa che da vicino sia così bello, forse più di quanto appaia nelle foto su internet, e che la sua ruvidità mi intimidisca. Le spalle possenti e il corpo tonico si flettono sotto il completo costoso. Dalle foto si capisce che di solito preferisce indossare abiti casual invece che completi e cravatte. È un predatore sessuale e osservandolo da vicino risulta ancora più evidente quanto sia lontano dalla mia portata.

    «Posso offrirle da bere, Emma? Sembra un po' accaldata». La sua voce mi accarezza come miele, facendomi seccare la bocca. Arrossisco e guardo torva la mia parte fanciullesca. Ritrae la mano e si allontana ritornando con passo sicuro alla sua scrivania.

    Sono a disagio ma cerco di riacquistare la mia sicurezza, deglutisco più volte per ripristinare la salivazione e stacco gli occhi dal suo sedere. Un drink mi farebbe comodo in questo momento, se non altro mi rinfrescherebbe la gola.

    «Grazie». Vedo che Margo mi guarda in modo strano, titubante. Mr. Carrero si dirige all'angolo bar in fondo alla stanza, di lato alla scrivania, e mi dà le spalle per prepararmi un drink.

    Merda!

    Starà pensando che sono solo un'altra receptionist che vuole fare sesso con Mr. Carrero. Un'altra donna alla sua mercé.

    Provo a ricompormi, liscio le pieghe invisibili sui miei vestiti e raddrizzo la schiena riacquistando la mia professionalità e la mia grazia. Detesto che mi abbia vista agitata. Non sono entusiasta, di solito non mi agito con poca pressione.

    Quando noto la sua espressione cordiale, mi rilasso.

    Forse sto rimuginando troppo.

    Mi accorgo che Mr. Completo nero è in piedi in un angolo accanto alla finestra che ci fissa, è un po' intimidatorio ma anche rassicurante. Appena fuori dal mio campo visivo, alla mia estrema sinistra, sul lungo divano di pelle color crema, c'è l'uomo più giovane, seduto sotto alcune stampe enormi di arte moderna in cui sono ritratte donne nude.

    Bleah. Davvero? Potresti essere ancora di più playboy, Carrero?

    Arrick è disinteressato a ciò che sta accadendo. Gioca col cellulare e mi pare di sentire la musica di Angry Birds con cui Sarah ama irritarmi. Un gioco sgradevole e infantile, ma Arrick non ha neanche vent'anni per cui credo che gli si possa perdonare di giocare a un gioco del genere.

    «Ecco qua,» la voce di Jake interrompe il flusso dei miei pensieri, riportando la mia attenzione su di lui che mi porge una flûte con un liquido con le bollicine. Ne bevo un sorso e gli sorrido grata. È un liquido freddo e chiaro con un sapore dolcemente tropicale e lievemente alcolico.

    Immagino che non si tratti di acqua e ghiaccio.

    È un cocktail, cerco di non sembrare sorpresa ma la mia fronte si corruccia leggermente prima che riesca a mascherarlo.

    Sono sorpresa. L'ha preparato lui. Alcol sul posto di lavoro?

    «Grazie, Mr... Jake». Mi correggo rivolgendogli un sorriso sincero e ignorando le farfalle nello stomaco che svolazzano nuovamente con minor frenesia.

    Smettila di comportarti come una quattordicenne!

    «Allora, Emma, Margo mi ha raccontato che lavori qui da cinque anni». Si siede sul bordo della scrivania, il corpo rilassato e lo sguardo incollato su di me. Margo è poco lontano, in ascolto. Quando è così rilassato e attraente, per niente simile a un capo, mi distrae ancora di più con la sua avvenenza.

    «Sì. Ho lavorato in vari piani, ma principalmente al decimo». Appoggio il bicchiere sulla superficie per evitare di giocherellare col bordo. Mi dispiace di averlo fatto perché il cocktail aveva un sapore fantastico, ma non mi piace bere sul posto di lavoro né in qualsiasi momento. È bravo a preparare drink.

    «Sei stata per un periodo l'assistente di Jack Dawson?» Le sue sopracciglia si increspano mentre mi interroga, diventa particolarmente carino mentre mi studia con discrezione.

    Riprenditi, Emma.

    «Sì, di Mr. Dawson». Faccio un sorriso forzato. Dawson è un insopportabile sporcaccione che mi toccava sempre il culo e si strusciava addosso ogni volta che gli passavo accanto. È sulla sessantina, è minuto e corpulento, tanto che ero sorpresa che avesse ancora quel genere di

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