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Storie da musei, archivi e biblioteche - i racconti
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E-book167 pagine2 ore

Storie da musei, archivi e biblioteche - i racconti

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Info su questo ebook

Che succede quando un gruppo di scrittori e fotografi si incontrano in un museo, un archivio o una biblioteca per raccontarne in quattro ore le peculiarità e scovarne i tesori nascosti? Di certo si tratterà di un meraviglioso viaggio al centro di un mondo tutto da scoprire, anche se ci appartiene già.

Ecco allora che il MAB Marche (coordinamento marchigiano tra Musei, Archivi e Biblioteche promosso da ICOM, ANAI e AIB) in collaborazione con la Regione Marche - Assessorato alla Cultura, l’Associazione culturale RaccontidiCittà, con Narcissus.me di Simplicissimus Book Farm e con Biblioteche Aperte ha proposto la terza edizione speciale di Storie da musei, archivi e biblioteche, concorso itinerante per racconti brevi e fotografie.

L’iniziativa si è svolta dal 4 ottobre al 9 novembre 2014 e ha coinvolto duecentouno partecipanti in trenta strutture marchigiane, fra cui biblioteche comunali, musei, archivi, il Servizio Bibliotecario di Ateneo dell’Università degli Studi di Camerino (MC) e le biblioteche di due istituti penitenziari.

In tutto sono stati raccolti ben cento racconti e quattrocentoquindici foto che raccontano le istituzioni culturali del territorio e l’importanza che esse rivestono per le loro comunità di riferimento, con una particolare attenzione al tema del Grand Tour Cultura Marche 2014: “Musei – Archivi – Biblioteche: crocevia di culture”.

Avventuriamoci dunque fra le sale dei musei e tra i documenti di archivi e biblioteche in questo appassionante tour per ricostruire un’immagine delle nostre strutture che vada al di là di ogni stereotipo!
LinguaItaliano
EditoreAIB Marche
Data di uscita26 feb 2015
ISBN9788869094217
Storie da musei, archivi e biblioteche - i racconti

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    Anteprima del libro

    Storie da musei, archivi e biblioteche - i racconti - AIB Marche MAB Marche

    L.

    Prefazione

    Musei, archivi e biblioteche marchigiane da raccontare in un concorso promosso dal MAB

    Cosa può scaturire dall’incontro di aspiranti scrittori e fotografi, che si danno appuntamento nei musei, archivi e biblioteche delle Marche per raccontarne in quattro ore le peculiarità e scovarne i tesori nascosti? Di certo si tratterà di un meraviglioso viaggio al centro di un mondo tutto da scoprire, anche se ci appartiene già.

    Ecco allora che il MAB Marche (coordinamento marchigiano tra Musei, Archivi e Biblioteche promosso da ICOM, ANAI e AIB) in collaborazione con la Regione Marche – Assessorato alla Cultura, l’Associazione culturale RaccontidiCittà, con Narcissus.me di Simplicissimus Book Farm e con Biblioteche Aperte ha proposto la terza edizione speciale di un concorso itinerante aperto a tutti gli appassionati di lettura, scrittura e fotografia.

    Storie da musei, archivi e biblioteche si è svolto dal 4 ottobre al 9 novembre 2014 e ha coinvolto duecentouno partecipanti in trenta strutture marchigiane, fra cui biblioteche comunali, musei, archivi, il Servizio Bibliotecario di Ateneo dell’Università degli Studi di Camerino (MC) e le biblioteche di due istituti penitenziari.

    In tutto sono stati raccolti ben cento racconti e quattrocentoquindici foto che raccontano le istituzioni culturali del territorio e l’importanza che esse rivestono per le loro comunità di riferimento, con una particolare attenzione al tema del Grand Tour Cultura Marche 2014: Musei – Archivi – Biblioteche: crocevia di culture.

    Avventuriamoci dunque fra le sale dei musei e tra i documenti di archivi e biblioteche in questo appassionante tour per ricostruire un’immagine delle nostre strutture che vada al di là di ogni stereotipo!

    Per i vincitori, pubblicazione in questa antologia in eBook, buoni FootWings in FW$ (FootWings Dollars) da spendere su FootWings.com, il marketplace dell'editoria digitale di Simplicissimus Book Farm, ed eReader offerti da MAB Marche.

    Buona lettura!

    Maria Dora Palma

    Presidente ANAI Marche

    Giuliana Pascucci

    Referente ICOM per le Marche

    Valeria Patregnani

    Presidente AIB Marche 

    Notte in biblioteca

    di Lorena Maria Bini

    Biblioteca Multimediale Romualdo Sassi di Fabriano (AN)

    Se vedevi un bel quadro ti tramutavi in pittore. Se leggevi un libro appassionante desideravi scrivere. Eri così, da piccolo. La curiosità generava creatività, in te.

    Il padre lo scrutava con i profondi occhi tristi e Mattia provava repulsione per quei sospiri addolorati, quei soprassalti di paternalismo inopportuno, quel richiamo alle origini delle loro vite familiari alle quali Mattia non voleva più sentirsi incatenato.

    Ci si vede disse, ficcandosi i capelli ribelli dentro il cappello. Uscendo di casa sbatté la porta. Sentì suo padre chiamarlo. Oh, accidenti, aveva dimenticato lo stupido saluto a sua madre. Ora gli avrebbero portato tutti e due il muso, il giorno dopo. Non perché gliene fregasse qualcosa, beninteso, ma perché in quella situazione facevano i sordi se lui domandava qualche soldo. Già che non ce n’erano tanti e ogni scusa era buona per non sganciare. Lui era stufo, stufo marcio di questa miseria, di aspettare le svendite per un paio di scarpe, di doversi limitare all’osso, una pizza e una birra, quando usciva a cena con gli amici.

    Jaco e Luca lo aspettavano fuori del bar. In tre sullo scooter e via. Tanto era una serata che la polizia non doveva esistere, no. E nemmeno i carabinieri, altrimenti sarebbe andato tutto a rotoli. La casa dei Luggati era una posta sicura. Glielo aveva detto la figlia Lucia, che erano andati in vacanza, quei porci pieni di soldi. Lui aveva tagliato i fili dell’allarme e portato via la chiave dal garage, l’ultima volta che aveva accompagnato Lucia a casa. Lei era cotta di lui e lo stava aspettando dall’altra parte della città, a San Silvestro, dove l’aveva spedita con una scusa. E pensare che il padre di Mattia avrebbe voluto che lui uscisse insieme ai genitori, per andare a cena al Festival delle Culture Crocevia di Mondi. Succedeva una volta in un anno, aveva quasi implorato la madre. Poi avrebbero visitato la nuova biblioteca e la pinacoteca. Si entrava gratis tutta la notte! Che prospettiva raccapricciante.

    Mentre sfrecciavano come pazzi per le vie deserte verso il centro, Mattia cercava di non tenersi troppo stretto a Luca, dato che non era molto virile temere di sfracellarsi sull’asfalto. Intanto rifletteva se non fosse stato meglio che avesse guidato lui, che almeno non era strafatto di erba come Jaco. Di paura sì, però. Ne aveva anche lui.

    Allora perché stiamo andando a casa dei Luggati, se non ne abbiamo voglia? gridò dentro il casco proprio oggi che è pieno di carabinieri e di neri in festa.

    D’un tratto gli sembrava di avere la testa stracolma di mosche impazzite e anche quella dei suoi amici doveva ronzare tale e quale a un mulinello, se si prendeva in considerazione il modo di guidare di Jaco che ondeggiava come sopra un scala mobile impazzita.

    Cosa? È meglio andare via? urlò di rimando Luca.

    Siete ammattiti? tentò di farsi udire Jaco Questa è proprio la serata giusta, con tutto il casino che c’è in giro.

    In quel momento urtò il bordo del marciapiede, prese una buca, chi può dirlo con precisione, e tutti e tre volarono in aria. Mattia finì vicino a una fontana, sentì la frescura delle goccioline d’acqua sul viso. Prima di atterrare, e battere il capo contro i ciottoli lucenti – accidenti se erano duri – vide qualcosa di bianco passargli davanti, era anche morbido al tatto, sembrava una tenda nel deserto. Profumava di kebab, constatò, mente una mano delicata gli premeva la fronte, gli zigomi, lo stomaco.

    Sei tutto intero?

    Mattia aprì un occhio, poi tutte e due. La ragazza aveva un velo sui capelli neri e ricci e sorrideva con denti bianchissimi. La pelle bruna e lucida splendeva alla luce lunare. È già notte? Sono morto?

    La ragazza scosse la testa, tentando di impedirgli di alzarsi in piedi.

    Dove sono i miei amici? Mattia riuscì ad alzarsi. Non aveva nulla di rotto, che fortuna.

    I tuoi amici? Si è avvicinato un carabiniere per aiutarli e loro sono scappati via.

    Scappati via? Ma… dobbiamo andare a casa dei Luggati.

    A fare che? La ragazza lo tratteneva per una mano.

    Una rapina. Io, a proposito, mi chiamo Mattia.

    Io sono Miriam. E tu hai battuto la testa davvero forte.

    No, sto bene. Almeno credo.

    Miriam lo conduceva per mano. Ogni luogo è accessibile per tutta la notte. Devo fare presto, perché dopo aiuterò mia madre che cucina per il festival. Non sono sempre vestita così, naturalmente. Ma tu, ovviamente, non mi hai mai notato, a scuola. Cuciniamo cous cous e agnello. Una squisitezza.

    Mattia la seguiva come in un sogno. Gli pareva che la sua testa fosse molto, molto leggera. E il cuore sembrava fare capriole.

    Entrarono in biblioteca e fu sopraffatto dall’odore della carta, dei libri, della polvere sospesa. Non lo sentiva più da molti anni. Quand’era piccolo andava in biblioteca almeno una volta ogni quindici giorni, con suo padre o con sua madre. Lui e Miriam avanzavano nelle stanze fiocamente illuminate, col chiarore che filtrava dalle finestre buie. Prese un libro, lo aprì, lo annusò, ne sfogliò le pagine. Fu travolto da una nostalgia improvvisa. Voleva ficcarsi il libro nello zaino, ma non lo trovò. E Miriam lo guardava con una tale aria di rimprovero! Girarono per le stanze semi deserte, Mattia come in trance. Pure, qualche visitatore c’era. Sfogliavano pagine, con fruscii delicati e lenti. Poi, di nuovo all’esterno. Incontrarono un’orchestra di tamburi e fiati. I musicisti vestivano variopinti abiti svolazzanti. Che bella la musica improvvisa!

    Museo gridò Miriam, sempre trascinandolo.

    I visi occhieggiavano dalle pareti, con i mansueti occhi rotondi. Le Madonne, i Bambini, i Magi riccamente vestiti e i pastori ricoperti di pelle di pecora, ognuno appariva e s’inchinava dal tempo passato con violente pennellate di rosso, tenui azzurri, fulgidi ocra.

    A Mattia turbinava la testa per tanta bellezza.

    Ci sarebbe l’archivio storico, da visitare, ma credo che tu sia stanco, Mattia.

    È vero confermò lui. E molto affamato.

    Andiamo allo stand di mia madre. Mangiamo qualcosa insieme, prima che arrivi la gente e io debba aiutarla. Gliel’ho promesso. Solo per stasera, però, che domani ho un compleanno. E ho visitato anche la biblioteca. Proprio come voleva mio padre. Per fortuna che ho incontrato te, altrimenti sarebbe stata una noia mortale. O forse no.

    Fortuna concordò Mattia.

    Acci! Suo padre e sua madre erano proprio seduti lì. Aspettavano di mangiare. Quando lo videro con Miriam, non poterono fare a meno di sorridere, invitandoli a sedere al tavolo. Ma da quand’è che il babbo aveva capelli così grigi e la mamma quelle rughe da sorriso lungo le guance? Tuttavia non ebbe troppo modo di stare a riflettere, che Miriam si era già seduta. Prima, però, era passata a avvisare i suoi genitori. Ora erano tutti vicini, sulle panche scomode.

    Perché non c’è ancora gente aveva acconsentito la madre di Miriam.

    A un tratto Miriam cacciò uno strillo. Che cosa fa questo libro nella mia sacca, Mattia?

    Sono poesie di Giacomo Leopardi. Volevo leggerne qualcosa insieme le sussurrò in un orecchio.

    Dopo lo riportiamo, però incalzò Miriam.

    Naturalmente rispose Mattia Tanto, la biblioteca è aperta per tutta la notte.

    Qualcosa da raccontare

    di Marika Ragni

    Biblioteca Multimediale Romualdo Sassi di Fabriano (AN)

    Il corridoio era in penombra; passi lenti ma sicuri, determinati. Si apre una stanza ampia, piena di un silenzio sottile ma presente. Tutto intorno scaffali grigi, regolari, silenziosi a modo loro. È sera, la giornata sta per terminare e il vociare bisbigliato è cessato da qualche tempo. La biblioteca ormai è deserta. Solo i bibliotecari sono ancora lì, guardiani e amici di queste mille storie.

    "Eccomi qui, di ritorno nel mio scaffale. Eccomi di nuovo a casa. Come sempre, quando si torna da un viaggio, ci si sente un po’ strani, quasi spaccati tra ciò che abbiamo lasciato e ciò verso cui stiamo tornando. Per un attimo è come se le nostre certezze, i nostri punti fermi non fossero più tali e ci trovassimo così, spersi, incapaci di decidere dov’è veramente la nostra casa. Ma basta aspettare qualche momento, guardarsi intorno per un istante, per tornare a vedere tutto con chiarezza e rassicurarsi. Così io, ora, dopo aver conosciuto una nuova persona e dopo aver fatto conoscere la storia che racconto, mi ritrovo qui, da dove sono partito e da dove ripartirò presto: qui a casa.

    Mi guardo un attimo intorno ed ecco i miei soliti vicini, i lettere 843 con le loro copertine rigide, le loro pagine ingiallite e quell’odore indefinito che acquistano i libri nel tempo. Se mi sporgo un po’ lungo il limite di legno, posso vedere l’intera fila nella quale sono, tutti schierati, alti, bassi, più larghi e più stretti, più nuovi o un po’ rattoppati. L’importante per noi è non perdere mai le parole, perché dobbiamo raccontare ancora la nostra storia. Vedo anche che il terzo volume da sinistra non è al suo posto: sarà partito anche lui per un viaggio ma presto tornerà, come tutti noi.

    Scusate se solo ora me ne accorgo, ma non mi sono ancora presentato: beh io sono Lettere 843.7 condm con meglio noto come Il conte di Montecristo. Sono un libro importante nel mio genere, un classico come ho sentito dire a qualcuno! Per questo spesso vengo scelto e parto per un viaggio, racconto di nuovo la mia storia a chi vuole sentirla e poi ritorno qui a riposare un po’ e a spiare il sonnacchioso via vai silenzioso davanti al mio scaffale. Sono qui da molti anni, non ricordo neppure quanti ormai; infatti le mie pagine sono un po’ ingiallite e alcune anche appena mangiucchiate, ma per me questo è un vanto! Spero solo che la mia vecchia rilegatura resista ancora alle frequenti sollecitazioni, altrimenti potrebbero impedirmi di andare di nuovo in prestito o, cosa ancora peggiore, potrebbero addirittura togliermi dallo scaffale e sostituirmi con un lettere 843.7 condm con più nuovo, magari anche con qualche bel disegno in copertina. Io sono un libro vecchio stampo, di quelli con la copertina rigida, ricoperta di tessuto verde scuro e con il titolo inciso in severe lettere dorate. Io sono un libro che ne ha viste tante e potrebbe davvero

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