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Quando la pietra canta
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Quando la pietra canta
E-book72 pagine47 minuti

Quando la pietra canta

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Tutto è cominciato davanti a quell'affresco misterioso del quale sembrava nessuno conoscesse il soggetto e la provenienza. Da lì è partita una ricerca appassionante, una rincorsa fra laboratori di restauro, biblioteche, Monsignori responsabili per l’Arte Sacra, Sovraintendenti, per arrivare infine a scoprire che l’affresco parlava... di me, della mia storia! Quei personaggi misteriosi ed estranei erano in realtà molto più “quotidiani” di quanto immaginassi: bastava rimuovere con un gesto leggero la polvere del Tempo per trovarmeli accanto, in via Santo Stefano, alla mia solita fermata dell’autobus.
LinguaItaliano
Data di uscita13 gen 2014
ISBN9788868856007
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    Anteprima del libro

    Quando la pietra canta - Stefano Zonno

    cantabo..."

    I

    Siamo a Bologna, potrebbe essere ieri o qualche mese fa...

    Nell’Aula Magna della facoltà di Lettere dell’Alma Mater, il professor Bonfiglioli, brillante cattedratico, tiene il corso di storia medievale. L’argomento della dissertazione è l’origine stessa dell’Università bolognese... 1088:

    … in pieno Medioevo, dove l’uomo non è un valore in sé, ma deve essere avvalorato dall’alto, nella piramide gerarchica del meccanismo delle investiture: imperatore, vassallo, valvassore, valvassino, giù, giù fino ai servi della terra... con la nascita della città, delle corporazioni artigiane, nasce uno spirito nuovo, soffia un vento di libertà. Nella civitas alcuni uomini, laici, privati, senza un palazzo pubblico o una sede ufficiale, ricercano quei fondamenti del diritto romano offuscati dalle imposizioni delle culture barbariche. Nasce lo Studium giuridico, nasce lo strumento che, di fatto, cercherà di liberarsi dalla soggezione del potere temporale della Chiesa e, nei secoli successivi, anche dell’Impero; si pongono qui le basi del libero Comune, di quella lotta che caratterizzerà tutto il Medioevo e che farà di Bologna un punto di riferimento culturale per tutta l’Europa.

    Stefano e Luca sono due dei tanti studenti che affollano l’aula; approfittando dell’attimo di pausa, Stefano interviene con una domanda:

    Scusi professore ma, come è possibile che si sviluppi autonomamente questa mentalità laica rivoluzionaria che segna un passaggio di civiltà senza, in un qualche modo, appoggiarsi a quella cultura religiosa che in quegli anni stava dando importanti segni di rinnovamento? La fertilità di quel momento storico, non può essere data da un confronto e travaso di energie fra il mondo laico cittadino e quegli ordini religiosi che, pur custodendo la cultura, spingevano per un cambiamento nella Chiesa?

    La risposta del professore è sardonica:

    Se intende riferirsi agli ordini monastici, si ricordi che spesso i monaci erano dei semplici copiatori, amanuensi... a volte analfabeti... Consideri ad esempio il contributo di quel monaco che, dovendo ricopiare in diebus illis, non comprendendo quello che scriveva, sillabò erroneamente le due parole unendo bus pedestremente a illis creando così quel die busillis sul quale si sono arrovellati fior di traduttori!!!

    I compagni di corso sorridono... la lezione è terminata e il fiume degli studenti si accalca verso l’uscita. Stefano e Luca sono abbracciati alle spalle da Paola:

    Ehi, complimenti! Per un attimo abbiamo conquistato il palcoscenico!!!

    La smorfia di Luca non è di quelle che celebrano un trionfo:

    Già, speriamo piuttosto che il prof. non ti riconosca quando andremo a chiedere la tesi... cerca di vestirti un po’ più trendy... già vestito così mi sembri un prete!

    Stefano, detto affettuosamente Monsignore:

    "Parli proprio tu, che quando ti tiri su questo cappuccio (così dicendo gli tira su il cappuccio della felpa) mi sembri padre Jorge del Nome della rosa!"

    Il cancello che delimita il campus dalla brevissima via Filippo Re, li proietta, in un attimo, in via Irnerio, una specie di boulevard parigino, con alberi e larghi marciapiedi. Ma è sufficiente attraversare la strada e, dopo pochi passi, ecco l’abbraccio amico dei portici... via Zamboni, il cuore dell’Università.

    Stefano e Luca si erano conosciuti al seminario di Filologia Romanza. Si erano semplicemente trovati vicini di banco: Luca affannato alla ricerca di una penna che scrivesse, Stefano con due penne, come al solito. Diversi ma subito... vicini, forse quello specchio di se stessi che resta nascosto giù, dentro, e che la mattina non ti accompagna mentre ti fai la barba.

    Stefano era nato a Bologna, parrocchia, amici, campi estivi ad Assisi, esperienze luminose e tanto basket; Luca veniva dalla Romagna, carattere aperto, allegria e chitarra...

    Paola l’avevano conosciuta al Pub, giocando a calciobalilla, dove in genere non ce ne era per nessuno come diceva Luca. Ma quella ragazza stupenda, tenacemente attaccata alle manopole della difesa, che non si lasciava ingannare dalle finte e nemmeno dai ganci:

    No, il gancio non vale!

    Eh, va beh, non me ne fai passare una!

    Era stata simpatia subito, simpatia e anche rivalità fra Luca e Stefano, ma così, sempre più amici che nemici.

    Luca giocava le sue carte con la chitarra: quando Paola cantava

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