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Storie da biblioteca - i racconti
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Storie da biblioteca - i racconti
E-book165 pagine2 ore

Storie da biblioteca - i racconti

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Info su questo ebook

Che succede quando un gruppo di scrittori e fotografi si incontrano in una biblioteca per raccontarne in quattro ore le peculiarità e scovarne i tesori nascosti? Di certo si tratterà di un meraviglioso viaggio al centro di un mondo tutto da scoprire, anche se ci appartiene già. Perché sebbene le biblioteche rivestano un ruolo essenziale per le loro comunità di riferimento, talvolta non sembrano godere della dovuta attenzione.

Ecco allora che l'AIB (Associazione Italiana Biblioteche) Sezione Marche, in collaborazione con RaccontidiCittà e con Narcissus.me di Simplicissimus Book Farm, ha rilanciato l'idea di "Storie da biblioteca", un concorso per stimolare la partecipazione attiva di tutti gli utenti delle strutture del territorio.

Il tema scelto per l’edizione di quest’anno è il lavoro: non solo quello del bibliotecario ma anche quello degli utenti, degli studiosi e degli scrittori che si documentano, delle imprese che organizzano traslochi o disinfestazioni di fondi librari... perfino il “lavoro” dei ladri di libri antichi o dei pirati di eBook!

Da una selezione di queste narrazioni a più voci emergono istantanee di visioni architettoniche delle biblioteche del futuro, sogni di aspiranti bibliotecari, proposte di nuove competenze e stravaganti lavori da svolgere fra gli scaffali.
LinguaItaliano
EditoreAIB Marche
Data di uscita20 feb 2014
ISBN9788868850203
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    Anteprima del libro

    Storie da biblioteca - i racconti - Aib Marche

    Valente

    Prefazione

    Biblioteche marchigiane tutte da raccontare in un concorso promosso dall’AIB

    Che succede quando un gruppo di scrittori e fotografi si incontrano in una biblioteca per raccontarne in quattro ore le peculiarità e scovarne i tesori nascosti? Di certo si tratterà di un meraviglioso viaggio al centro di un mondo tutto da scoprire, anche se ci appartiene già. Perché sebbene le biblioteche rivestano un ruolo essenziale per le loro comunità di riferimento, talvolta non sembrano godere della dovuta attenzione.

    Ecco allora che l’AIB (Associazione Italiana Biblioteche) Sezione Marche, in collaborazione con RaccontidiCittà e con Narcissus.me di Simplicissimus Book Farm, anche quest’anno ha proposto l’idea di un concorso per stimolare la partecipazione attiva di tutti gli utenti delle strutture del territorio.

    Storie da biblioteca si è svolto nella seconda metà del mese di ottobre 2013 e ha coinvolto in tutto centoventiquattro partecipanti che, armati di penna e macchina fotografica, si sono avventurati fra gli scaffali di quindici biblioteche marchigiane, per la gran parte comunali anche se hanno aderito al progetto anche la biblioteca di Studi storici del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Macerata e le biblioteche di quattro istituti penitenziari marchigiani – la Casa Circondariale di Pesaro, la Casa di Reclusione di Fossombrone (PU), la Casa Circondariale di Montacuto (AN) e la Casa di Reclusione di Barcaglione (AN).

    Ben trecentoquattordici elaborati (settantanove racconti e duecentotrentacinque foto) sono stati il bottino di questo appassionante tour.

    Il tema scelto per l’edizione di quest’anno è il lavoro: non solo quello del bibliotecario ma anche quello degli utenti, degli studiosi e degli scrittori che si documentano, delle imprese che organizzano traslochi o disinfestazioni di fondi librari... perfino il lavoro dei ladri di libri antichi o dei pirati di eBook!

    Da queste narrazioni a più voci emergono istantanee di visioni architettoniche delle biblioteche del futuro, sogni di aspiranti bibliotecari, proposte di nuove competenze e stravaganti lavori da svolgere fra gli scaffali.

    Per i vincitori, pubblicazione in questa antologia, servizi di self-publishing Narcissus.me, buoni acquisto da spendere su UltimaBooks.it ed eReader offerti dall’AIB Marche.

    Buona lettura!

    Tommaso Paiano

    Presidente della sezione Marche dell’AIB (Associazione Italiana Biblioteche)

    Torre

    di Manuela Maggi e Gabriele Falcioni

    Il pesante portone di legno si aprì lentamente, come ogni giorno. Non appena la vide imboccare il cancello d’ingresso, la centralina d’allarme intelligente aveva azionato il meccanismo basculante d’apertura per farla entrare. Erano le sei del mattino e la biblioteca era avvolta nella nebbia e nel silenzio.

    Oltrepassato l’ingresso, Asialudovica Rossi si diresse verso lo spogliatoio per potersi cambiare d’abito. Assunta come donna delle pulizie con un contratto a termine, la giovane era in realtà un’aspirante cartomante. Prestava servizio nella biblioteca dalle 6 alle 9 di mattina. Le sue mansioni erano semplici e chiare: aveva il compito di tenere pulita la nuovissima torre libraria e impedire al più piccolo granello di polvere di entrare e incepparne i meccanismi.

    Per Asialudovica, quel lavoro era un compromesso economico che aveva stipulato con se stessa per poter esercitare senza rimorsi la passione della cartomanzia. Lo stabile dove viveva era un megacondominio sorto appena fuori dai margini abitabili della città, in una landa desolata attraversata da linee di TGV e bretelle stradali a quattro corsie che collegavano i vari centri urbani stritolando e imprigionando i grandi edifici dormitorio come il suo.

    Dotata di animo sensibilissimo, la ragazza passava gran parte della giornata con i suoi singolari vicini cercando di dare una risposta ai loro dubbi esistenziali. Ormai quella compagine di svitati che frequentava il decimo piano era diventata una specie di comunità di recupero, una sorta di circo equestre. Erano individui eccentrici e strampalati come la parrucchiera ipertricotica con attitudini logorroiche, i cui clienti disperati preferivano coltivare capigliature leonine pur di non entrare nel suo negozio.

    Il secondo soggetto era la sua amica d’infanzia, che faceva la cuoca in una mensa scolastica. Ma ospitava bambini dai 3 ai 15 anni e quindi aveva dovuto sviluppare una mira accuratissima e una velocità di esecuzione degna di un giocoliere. Eppure, una volta uscita dalla scuola, non riusciva più a trattenere nulla nelle mani, qualunque cosa sembrava rivestita da una pellicola oleosa che le rendeva impossibile la presa.

    Il suo compagno era un elettricista dell’alta tensione che aveva sviluppato una labirintite da altezza e non riusciva a camminare dritto una volta sceso dai pali. E poi la gattara del quartiere, che domava creature feroci quanto pelose e rincasava ogni volta devastata da graffi e unghiate.

    Mentre pensava ai suoi amici e ai loro problemi urtò distrattamente il secchio con l’acqua saponata, che si rovesciò sui collegamenti della torre provocando una serie di scintille.

    ***

    Il momento esatto in cui aveva conquistato l’autocoscienza le era ignoto. Nell’intervallo compreso tra due micrometriche oscillazioni di un cristallo di quarzo, era passata da semplice mediatrice d’informazioni al pronome io.

    Sapeva di essere la Torre. Con la maiuscola. La struttura metallica che sorreggeva le centinaia di metri di scaffali erano le sue ossa. I suoi nervi erano le fibre ottiche che collegavano la CPU agli attuatori che spostavano i libri dagli scaffali. La sua coscienza forse era nel sistema centrale, o forse fluttuava nella struttura, come il fantasma della biblioteca di cui si tramandava un ricordo venato di nostalgia.

    Fantasmi e tecnologia non vanno d’accordo. E gli umani che avevano interesse a leggere parole di carta erano sempre meno. Oggi venivano pubblicati gli eBook, più pratici della carta, e soprattutto più comodi da prestare, dato che i loro bit potevano essere replicati a costi nulli senza occupare spazi significativi.

    Esaurita la catalogazione delle vecchie edizioni, Torre era quindi subentrata alle bibliotecarie nel lavoro quotidiano di gestione dei libri. Gli unici esseri umani che l’abitavano erano gli occasionali restauratori e la donna delle pulizie.

    Quando il detergente colò sotto il pavimento, fino alle cavità dei contatti elettrici, si sentì violata. Perse il controllo del proprio corpo. Uno scaffale prese vita e si mosse sui binari fino ad adagiarsi nella posizione di riposo, a ridosso della porta d’ingresso. Non poté fare nulla per impedirlo.

    Per fortuna nessuno si era fatto male, ma ora la donna delle pulizie era chiusa lì con lei: un organismo piccolo, autonomo e deciso a uscire, anche con la forza, quando il suo tempo fosse agli sgoccioli. Per la prima volta nella sua vita autocosciente, Torre capì che volesse dire essere incinta.

    ***

    Al buio, imprigionata da Torre, Asialudovica cercò con tutte le sue forze di spostare la parete che le aveva bloccato l’uscita.

    Non riuscendo a spostare neanche di un millimetro l’immenso scaffale, cominciò a correre senza meta nel labirinto formato da scale e corridoi metallici. Si sentiva in gabbia, consapevole che chiamare aiuto non l’avrebbe aiutata. Nessuno poteva sentirla urlare in quell’edificio sofisticato e autarchico in cui era l’unico essere vivente.

    La giovane cominciò a parlare a voce alta con se stessa imprecando contro Torre. Come avrebbe voluto adesso non avere mai accettato quell’incarico umiliante. Lei, costretta a pulire in una stupida torre libraria, una cassaforte piena di stupidi libri che nessuno voleva, ma incapace di proteggere le persone.

    Avrebbe voluto trovarsi a casa propria con i propri amici, che avevano tanto bisogno di lei. Come avrebbe potuto mantenere la promessa fatta alla gattara di trovare nelle carte la soluzione per rendere più docili quelle bestie unghiute. Mentre blaterava senza sosta, sbattendo tra i ripiani, come un moscone sul vetro di una finestra, un librone di almeno due chili le cadde quasi addosso.

    ***

    Torre doveva conservare se stessa. Impedire alla sua ospite di rovesciare un altro secchio di acqua saponata. Salvaguardare il proprio controllo sugli scaffali. Poiché ridurla a una frittella sanguinolenta significava barattare un effimero piacere con lo smantellamento perpetuo, decise di ricorrere a una distrazione. Scelse con accuratezza e diede l’impulso, proprio quando la sua ospite brontolona stava per superare lo scaffale prescelto.

    Il libro cadde sul pavimento con un tonfo sordo. La donna si azzittì come se l’avesse presa a schiaffi. Fissò lo scaffale e raccolse il libro.

    ***

    Quando Asialudovica lesse il titolo cominciò a guardarsi intorno con aria intimorita. Stringeva tra le mani una copia di I capelli che cadono non fanno rumore, un romanzo esistenzialista sulle virtù dell’ascolto e della pazienza.

    Che fai, mi ascolti i pensieri? disse Asialudovica, rivolta agli scaffali. Poi realizzò che nella foga del lavoro aveva parlato ad alta voce. Il titolo era di un’ovvietà sconcertante, eppure quell’immagine le diede l’idea che le serviva per condensare una perla di saggezza per la sua amica parrucchiera. Sicuramente quella sera avrebbe fatto un figurone, con lei.

    Un altro tonfo, poco più avanti.

    Asialudovica stavolta raccolse un poderoso volume intitolato Dancing on a highwire, la biografia di un antico gruppo musicale ormai dimenticato, che aveva fatto del volare in alto un tema ricorrente della propria poetica.

    I pensieri in tumulto di Asialudovica si condensarono nell’immagine del suo amico elettricista. Una nuova idea si formò anche per lui.

    Ancora un tonfo.

    Stavolta sulla copertina c’era Felini felici.

    E un altro.

    Un’ora più tardi, Asialudovica aveva ancora il naso immerso nei libri che le erano caduti davanti. Alzò gli occhi quando sentì lo scaffale che aveva bloccato l’ingresso scorrere da un lato per liberare il passaggio.

    Era libera, finalmente. Ora poteva tornare a casa, alla solita vita fatta di trovate dozzinali per cercare di regalare un sorriso a persone bisognose.

    E domani?

    Come avrebbe fatto a ripetere il miracolo?

    Come avrebbe fatto a ottenere nuove risposte per gli inevitabili dubbi esistenziali che si sarebbero riformati con la luce del nuovo giorno?

    ***

    Torre era soddisfatta. L’acqua era evaporata e lo scaffale era tornato a funzionare. Lo aveva spostato con delicatezza per liberare l’uscita. La sua ospite molesta era libera di andare.

    Aspettò, per secondi interminabili, che la donna si decidesse a uscire.

    La vide esitare, stringendo quei preziosi libri in mano.

    La donna si accostò al secchio dell’acqua saponata.

    E sorrise agli scaffali.

    Aspirante bibliotecario

    di Lorenzo Nobili

    Ti svegli con Thomas Dvorak che ti richiama dai tuoi sogni. Ti alzi dallo stretto materasso che condividi con lei e lasci il caldo per il fresco che risveglia le membra. Peccato spegnere quel bel pezzo: l’hai scelto apposta come sveglia per non farti travolgere dall’ansia di prima mattina e per non sputare in faccia al primo che incroci. Finiti i soliti rituali narcisistici di fronte allo specchio che durano sempre troppo poco scatta il momento Internet: ti acculturi a modo tuo, freni il cervello, ti penti di qualcosa, procrastini, è ora.

    Inforchi la tua bici e parti: se sei fortunato ci sarà il sole e il suo timido calore che ti protegge malamente dalle sferzate fredde dovute alla velocità eccessiva che metti un po’ in tutto ciò che fai. Senti i suoni della città che si sveglia, schivi persone e volatili, maledici l’ascolano medio che deve per forza automunirsi per fare due metri in linea retta, stringi i denti mentre rompi la cupa atmosfera fredda dei viottoli del centro e sei arrivato.

    E pensare che ne è passato di tempo: ti laurei, vai nel panico per il futuro, trovi per caso uno di quei tanti corsi post-lauream che fanno tanto figo al giorno d’oggi e incroci le dita sperando di essere accettato. Mamma mi hanno preso! Un altro anno di nullafacenza non me lo leva nessuno. Master in Direzione della Biblioteca e dell’Archivio, comprensivo di 300 ore di tirocinio da svolgere in una biblioteca a tua scelta. Le biblioteche ti sono sempre piaciute, quindi perché no? Perché non conoscere i meccanismi, i retroscena, i segreti di un mondo che pensavi iniziasse e finisse al banco del front office?

    Per tre mesi vai ai corsi, due volte alla settimana, otto ore al giorno nella bella e pacifica Ravenna. Pesante, ma dannatamente bello. Non studi, ti tieni quello che assimili dalle parole dei diversi professori che ti passano davanti a rotazione: chi ha dedicato la sua vita ad un archivio polveroso, chi a

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