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Soccer Usa. Uno sport d'altro mondo
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E-book251 pagine3 ore

Soccer Usa. Uno sport d'altro mondo

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Info su questo ebook

Il calcio non è ancora un business come il basket o il football, ma sta diventando un gioco diffuso, praticato da tanti ragazzini. Basta inoltrarsi nella periferia di una qualsiasi metropoli americana per trovare familiari campi verdi dove bambini e bambine, ragazzi e ragazze, corrono alla caccia di un pallone cercando di fare gol. Che il gigante americano si sia stavolta svegliato davvero?
LinguaItaliano
Data di uscita11 gen 2011
ISBN9788895031989
Soccer Usa. Uno sport d'altro mondo
Autore

Piero Molineris

Piero Molineris è nato a Bra (CN) il 5 ottobre del 1982. Dopo gli studi scientifici, si è iscritto alla Facoltà di Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Torino conseguendo la laurea specialistica nel marzo del 2008, con una tesi di laurea in Storia dell'America del Nord. Grande appassionato di sport, ha collaborato come inviato per diversi giornali locali e siti internet. Ora lavora come Responsabile Organizzazione e Sicurezza del negozio Decathlon di Genova Marassi, la più grande catena di negozi sportivi in Italia.

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    Anteprima del libro

    Soccer Usa. Uno sport d'altro mondo - Piero Molineris

    INTRODUZIONE

    "È da almeno 35 anni che mi dicono:

    il calcio sta decollando negli Stati Uniti, è la volta buona.

    Ci sono passati, a partire da Pelè, tutti i più gloriosi veterani della Terra,

    ci hanno organizzato un Mondiale in stadi che sembravano enormi pentole a pressione,

    nulla di nuovo è accaduto"

    Candido Cannavò, direttore storico de La Gazzetta dello Sport

    Il soccer americano è sempre rimasto confinato nel suo piccolo mondo. Negli Stati Uniti, dove lo sport è considerato importantissimo al punto che nei college e nelle università è possibile avanzare negli studi anche solo in base ai risultati sportivi (come ad esempio fece Micheal Jordan nell’università della North Carolina), il calcio viene sicuramente dopo – come numero di spettatori – al basket, al football americano, al baseball e all’hockey su ghiaccio.

    Seamus Malin, uno dei più conosciuti commentatori di soccer negli Stati Uniti¹, presenta con queste parole un libro² che ci sarà molto utile nelle prossime pagine per capire questa anomalia:

    "Soccer is the world’s favorite pastime, a passion for billions around the globe.

    In the United States, however, the sport is a distance also-ran behind football,

    baseball, basketball and hockey. Why is America an exception?"

    Il mancato sviluppo del soccer, in una prima e generica approssimazione, può anche esser attribuito alla sfortuna. In particolare, si può far riferimento alla scelta della più prestigiosa università americana, quella di Harvard, di abbandonare il calcio per il rugby nel 1873, influenzando così tutte le altre università degli Stati Uniti. Considerando che le leghe professionistiche americane usano i college e le università come serbatoio di risorse umane, si può comprendere come questa decisione abbia avuto conseguenze decisive.

    Nella prima parte di questo lavoro, ripercorreremo la storia della nascita e dell’evoluzione del gioco del soccer negli Stati Uniti, ponendo l’attenzione sulle varie vicissitudini e sui vari campionati susseguitisi nell’arco temporale che va dalle origini del gioco ai primi anni ‘90. Molto importante per ricostruire questo percorso è stato l’American Soccer History Archives, sito curato da David Litterer – manager della University of Massachusetts³.

    Successivamente, servendoci soprattutto della brillante analisi sociologica fornitaci dal testo "Offside, Soccer & American Exceptionalism"⁴, cercheremo di capire quali sono i motivi per cui il soccer non ha mai sfondato negli Stati Uniti. Il politologo di origine ungherese, Andrei Markovitz, spiega l’eccezionalità americana (o eccezionalismo) con una distanza di fatto - ma anche voluta - tra il sistema socioculturale americano e quello europeo.

    "Ultimately, the reason that we don’t care about soccer is that it is un-American.

    It’s somebody else’s way of life".

    Il calcio è uno degli indicatori, evidentemente non l’ultimo tra essi, di uno stile di vita, troppo europeo.

    In seguito, sposteremo l’attenzione ai giorni nostri: focalizzeremo l’analisi sul recente passato (i mondiali di calcio negli Stati Uniti, la nascita di una nuova lega, etc.), sul presente (lo sbarco di un giocatore come David Beckham nel calcio a stelle e strisce, i nuovi contratti televisivi, etc.) nondimeno proveremo a disegnare un possibile scenario futuro per il gioco del calcio negli States.

    Ci sono possibilità nel breve futuro - nonostante lo scetticismo europeo - che il soccer possa trovare negli Stati Uniti finalmente uno sviluppo adeguato? La Major League statunitense potrà in futuro competere coi migliori campionati nazionali europei quanto a campioni in campo? Gli americani affolleranno gli stadi di calcio così come ora fanno negli stadi del football e del baseball? La nazionale a stelle e strisce potrà mai vincere il Campionato del Mondo per nazioni?

    Sempre ai fini di capire il reale potenziale del soccer negli Stati Uniti, analizzeremo poi l’esperienza di una squadra italiana - la Juventus Football Club di Torino - che per il secondo anno consecutivo, nell’estate 2007 ha dato sviluppo ad un progetto che ha portato a due Juventus Summer Camp rivolti ai giovani americani. La società torinese stessa fa sapere che Juventus Soccer School, nel corso degli anni a venire, intende stabilire un’Accademy fissa negli Stati Uniti, in modo da poter gettare le basi per una vera e propria scuola calcio bianconera americana e così facendo inserirsi in un mercato considerato in grande espansione. Dietro tutto ciò c’è lo sponsor tecnico della Juventus, la Nike, colosso statunitense nel settore degli articoli sportivi. Investendo sul calcio, la compagnia che ha sede a Portland lancia un segnale importante: il soccer ha ampi margini di crescita negli Stati Uniti, laddove non ha mai riscosso grandi entusiasmi.

    Fatte salve le corrette considerazioni di Markovitz e Hellerman sul mancato sviluppo del soccer in America, concludere comunque che negli Stati Uniti quella del calcio sia una causa persa sarebbe un errore grave.

    La Major League Soccer, la nuova lega professionista nata nel 1996 sulla scia dei mondiali americani del 1994 (record tuttora imbattuto di presenze agli stadi in un campionato del mondo per nazioni), gode di buona salute economica, a differenza delle passate leghe professionistiche; stanno nascendo i settori giovanili; le televisioni dimostrano di cominciare a credere nel prodotto-calcio così come grandi investitori e sponsor tecnici; aumentano i progetti di stadi dedicati al soccer.

    Anche in Italia qualcuno guarda il calcio "made in USA": Skytv nel 2005 ha trasmesso in diretta alcuni incontri, tuttora dal campionato 2010 ha riproposto diversi appuntamenti con il soccer U.S.A.; un sito di appassionati di sport a stelle e striscededica quotidianamente articoli e approfondimenti alla MLS; i giornali sportivi del nostro paese cominciano a pubblicare i risultati del campionato americano insieme a quelli europei e sudamericani.

    Non va poi dimenticato – arrivando proprio alla cronaca di oggigiorno - che cosa può significare l’effetto-Beckham, un giocatore che per spessore tecnico e (soprattutto) immagine ha pochi eguali al mondo, sul soccer.

    Così come l’ingaggio di tecnici europei non potrà che portare benefici al livello di gioco del campionato.

    Il calcio non è ancora un business come il basket o il football, ma sta diventando un gioco diffuso, praticato da tanti ragazzini. Basta inoltrarsi nella periferia di una qualsiasi metropoli americana per trovare familiari campi verdi dove bambini e bambine, ragazzi e ragazze, corrono alla caccia di un pallone cercando di fare gol. Proprio come capita nei cortili di qualsiasi città italiana o sulla spiaggia dorata di Rio de Janeiro. Secondo uno studio condotto qualche anno fa, nel 2000, ben 20 milioni di americani avevano almeno giocato una partita di calcio nel corso dell’anno precedente⁷.

    Che il gigante americano si sia stavolta svegliato davvero?

    Note Introduzione

    ¹ Seamus Malin è un esperto di soccer americano e commenta le partite per i network televisivi ESPN e ABC.

    ² Markovitz Andrei e Hellerman Steven, Offside, Soccer and American Exceptionalism, Princeton University Press, Princeton (NJ), 2001.

    ³ L’archivio è consultabile on-line all’indirizzo di posta elettronica www.sover.net/˜spectrum/#leagues

    ⁴ Markovitz Andrei e Hellerman Steven, Offside… cit., 2001

    ⁵ Deford Frank, Soccer will never thrive here because it's simply un-American, in sportsillustrated.cnn.com, 2001.

    ⁶ sta per Major League Soccer .

    ⁷ www.playitusa.com.

    ⁸ Ciuccetti Eugenio, La scommessa dello zio Sam, in "Goals", n°3, marzo 2001.

    * * * * *

    CAPITOLO 1

    Storia ed evoluzione del gioco del soccer negli Stati Uniti, dalle origini al 1994

    1.1) Nascita del calcio moderno in Gran Bretagna

    La forma del calcio, che tutti noi conosciamo, nasce in Inghilterra verso la fine del 1830, in particolare nei college britannici, dove ci si ispirò al calcio fiorentino che veniva praticato appunto a Firenze nel periodo medievale.

    Nasce come sport d'élite: erano i giovani delle scuole più ricche e delle università a giocarci. Le classi erano composte da dieci alunni, e a questi si aggiungeva il maestro che giocava sempre insieme a loro. Ecco spiegato perché si gioca in undici. Il capitano di una squadra di calcio è una sorta di discendente del maestro della "public school".

    Nel 1848, all'Università di Cambridge, H. de Winton e J.C. Thring proposero e ottennero di fare una riunione con altri dodici rappresentanti di Eton, Harrow, Rugby, Winchester e Shrewsbury. L'incontro durò otto ore e produsse un importante risultato: vennero infatti stilate le prime basilari regole del gioco. Queste posero fine al dubbio che riguardava la parte del corpo con la quale colpire la palla: con le mani, con i piedi o entrambi indifferentemente? Le cosiddette regole di Cambridge favorivano chiaramente il gioco con i piedi e permettevano il gioco con le mani solo nel momento in cui era necessario catturare un pallone chiaramente indirizzato in porta, come su un calcio di punizione diretto. Queste regole furono adottate da tutti eccetto che dall'Università di Rugby, i cui rappresentanti erano invece a favore di un gioco più fisico e che consentisse di toccare il pallone anche con le mani. Si produsse così lo scisma che portò alla nascita del rugby, sport che prende il nome dall'Università che l'ha ideato.

    Il 26 ottobre 1863 a Londra venne fondata la Football Association, prima federazione calcistica nazionale, nel 1866 le Federazioni britanniche diedero origine all'International Football Association Board, con il compito di sovrintendere al regolamento, ed infine nel 1888 si tenne il primo campionato inglese, secondo la formula tuttora in vigore.

    Il calcio, intanto, si espandeva a macchia d'olio: in Inghilterra ben presto divenne lo sport per eccellenza della "working class" e non solo delle èlites. Questo nuovo gioco, divertente, semplice e stancante era l'ideale per sfogarsi dopo una settimana lavorativa.

    Dall'Inghilterra il calcio venne esportato in tutta Europa per mezzo di emigrati di ritorno dall'Inghilterra stessa, o su iniziativa degli stessi inglesi che si trovavano all'estero. In Sudamerica, i marinai inglesi preferivano giocare a calcio tra di loro lasciando da parte la gente del posto. Ma rimanere fuori a guardare si rivelò decisivo: ben presto, brasiliani e uruguaiani diventarono ben più abili dei maestri nel praticare il calcio¹.

    1.2) Il soccer negli Stati Uniti, le origini

    Gli Stati Uniti furono la prima colonia inglese nella quale si cominciarono a praticare giochi simili al soccer. Diverse forme di attività ludiche del genere furono presenti fin dall’insediamento originario a Jamestown nei primi anni del ‘600.

    I primi resoconti scritti ci pervengono dagli archivi dei principali college del Nord Est. Gli studenti del primo e del secondo anno, ad Harvard, istituirono una competizione interna nel 1827, che veniva giocata nel primo lunedì del nuovo anno accademico. Il gioco era molto violento, al punto che l’evento era conosciuto come "Bloody Monday".

    A Princeton si praticava un gioco chiamato "ballown", nel quale il pallone era colpito con pugni e calci. Altre simili forme del gioco erano praticate nelle Università di Amherst e di Brown. Non erano probabilmente tuttavia molto affini al gioco moderno, basti pensare che il pallone rotondo non fu introdotto prima del 1850.

    Quando la prima forma di calcio cominciò a giocarsi negli States, furono prima di tutto squadre di universitari a praticarlo: sicuramente ragazzi appartenenti al ceto elevato.

    L’Oneida club, fondato a Boston nel 1862, dovrebbe esser il primo club di soccer, con una rosa stabile e regolare di giocatori, che organizzava partite contro squadre di giocatori messi insieme per caso o per l’occasione. Il club era composto da ragazzi delle scuole liceali pubbliche di Boston. Non è ancora ben chiaro se essi giocassero a soccer, a rugby o ad un ibrido tra i due. Se effettivamente questo gioco praticato fu il soccer, l’Oneida sarebbe il primo club della storia del calcio fuori dall’Inghilterra, nato prima ancora della formazione delle squadre scozzesi².

    Il gioco nei college riprese con regolarità dopo le note vicende della Civil war. Le regole erano in larga misura diverse tra le scuole e le comunità. A Princeton si giocava con venticinque giocatori, in molti posti con un sistema di punteggio che assegnava la vittoria a chi avrebbe realizzato un determinato numero di gol.

    Nel 1866, la Beadle & Company di New York pubblicò una raccolta di regole distinguendo il soccer dal rugby.

    La prima partita tra college, giocata usando le nuove e codificate regole, ebbe luogo il 7 novembre del 1869, in New Brunswick (NY), tra Princeton e Rutgers (vinsero questi ultimi 6-4). Nell’occasione furono utilizzate sostanzialmente le norme sancite dalla Football Association di Londra nel 1863, anche se ancora si differenziavano per alcune peculiarità (ad esempio, il numero di giocatori, venticinque, o ancora il format che assegnava la vittoria alla prima squadra che avrebbe realizzato sei reti).

    Il soccer venne anche accolto negli stessi anni nelle Università di Yale, Columbia e Cornell, nonché ad Harvard (nel 1871). Le regole erano ancora ben lungi dall’essere universali: in ogni college vigevano diverse e conflittuali regole.

    Nel 1873, seguendo sulla falsariga ciò che fecero anni prima le università inglesi unificando le normative, rappresentanti di Princeton, Yale, Columbia e Rutgers si incontrarono a New York per redigere una sorta di regolamento comune del gioco, sulla base delle regole britanniche.

    Poco tempo dopo, Yale e Princeton si affrontarono con le nuove regole, mentre un team inglese (l’Eton Players) visitò New Haven e colse l’occasione per giocare una partita di calcio contro la squadra del college di Yale, per quello che sarà il primo match internazionale anglo-americano. Fu in quella circostanza che a Yale si convinsero ad adottare la tradizione inglese degli undici giocatori in campo.

    Poco alla volta, queste regole vennero definitivamente accettate come standard per tutti i college statunitensi.

    La scelta di Harvard per il rugby. Nel frattempo, e non sono in pochi a sostenere che ciò sarà decisivo per la fortuna (o meglio, la poca fortuna) del soccer nella in America, l’Università di Harvard incominciò ad interessarsi maggiormente al gioco praticato con le regole adottate all’Università di Rugby.

    Nel 1874, Harvard e McGill (University of Montreal) diedero vita al primo incontro intercollegiale. Questa fatidica scelta, quella cioè della prestigiosissima università del Massachusetts di indirizzarsi verso il gioco del rugby anziché quello del calcio, finì per influenzare tutte le università.

    Visto e considerato l’importanza per le leghe professionistiche americane dei college come serbatoio di risorse umane, non va sottovalutato il peso di questa scelta sul mancato sviluppo del soccer negli Stati Uniti.

    Nel 1876, Harvard, Princeton e Columbia formarono la Intercollegiate Football Association che adottò ufficialmente le regole di gioco del rugby. Si uniranno a loro, in breve tempo, Stevens, Wesleyan e Penn: la fine del 1876 segnò il "death knell (letteralmente, si potrebbe tradurre come rintocco funebre") per il soccer nelle Università degli Stati Uniti³.

    Dopo questa svolta, il soccer non trovò più spazio nelle Università americane; il calcio restò praticato solamente nelle comunità della "working class", che adottarono il gioco e lo mantennero in vita.

    Le classi più agiate si indirizzarono verso il rugby, nella sua versione americanizzata chiamata "gridiron", l’attuale football americano.

    I nuovi immigrati andarono ad alimentare il numero di praticanti del soccer, cosicché il gioco si diffuse nelle città industriali della eastern coast (New Jersey, Philadelpia, New York City e, più tardi, nel Massachusetts). Alcuni documenti del 1880 raccontano di incontri e piccole leghe regionali anche in altre parti della costa, come Boston, Rhode Island, Chicago, Cleveland e St.Louis.

    La diffusione del soccer, tuttavia, fu continuamente ostacolata da forze definibili come sociologiche: il passatempo preferito degli americani era già allora il baseball e molti immigrati passarono appunto dal calcio al baseball alla ricerca di una maggior integrazione. Il soccer restò uno sport praticato solo da una piccola parte degli stranieri.

    Dall’AFA⁵ alla USFA⁶. Nel 1884, un gruppo di ex-britannici si incontrò in Newark (NJ) e diede vita alla American Football Association. Questa organizzò il primo campionato nazionale, l’American Cup, nel 1885 e, inoltre, formò una rappresentativa statunitense, la prima della storia, che darà vita a due incontri contro il Canada.

    Il soccer crebbe moderatamente durante gli anni ’90, raggiungendo San Francisco e Los Angeles alla fine del secolo. Nacquero diverse leghe semi-professioniste; le squadre erano formate secondo criteri perlopiù etnici e culturali. Lentamente, il gioco venne anche reintrodotto come attività ricreativa anche nei college.

    Nel frattempo, nel 1894, ci fu il primo tentativo di creare una lega professionistica. Curiosamente, questa lega non fu promossa da alcuna associazione esistente (né l’AFA, né l’American Amateur Football Association – nata in New York da dissidi con la prima), bensì da alcuni facoltosi proprietari di squadre professioniste di baseball nel tentativo di riempire i propri stadi nei periodi morti in cui il campionato era a riposo.

    Questo tentativo naufragò dopo una stagione soltanto, la lega collassò a causa di ingenti perdite finanziarie.

    Gli anni che vanno dal 1895 alla fine del secolo furono anni di crisi per il soccer negli Stati Uniti. Una nuova lega, la National Association Football League, venne formata dai principali teams della città di New York e del New Jersey, ma anche questa ebbe vita breve: solo 4 stagioni.

    L’interesse e la partecipazione del pubblico venne sempre meno, sia la NAFBL⁸ che l’American Cup sospesero i propri campionati nel 1898. Altri sport, come il polo e la boxe ad esempio, stavano diventando sempre più popolari, mentre quasi d’improvviso il soccer non sembrò più interessare nessuno.

    Nel 1904 gli Stati Uniti ospitarono la terza edizione delle Olimpiadi moderne. La città scelta per l’organizzazione dei Giochi fu, dopo non poche polemiche, St.Louis. Per l’occasione, venne organizzato anche un torneo dimostrativo di soccer, a cui parteciparono tre squadre di club – due statunitensi (Christian Brothers College e St.Rose School) e una canadese (Galt FC). I due teams targati USA rimediarono una magra figura al cospetto dei vicini canadesi, che vinsero il torneo dopo aver battuto 7-0 e 4-0 gli avversari. Tuttavia, questo torneo ebbe il merito di suscitare rinnovato entusiasmo verso il gioco del calcio: in St.Louis nacque nel 1906 la St.Louis Soccer League, nello stesso anno in cui risuscitarono sia la NAFBL¹⁰ sia l’American Cup.

    A Parigi intanto, nell’anno che precedette delle Olimpiadi, venne fondata la FIFA¹¹, la federazione internazionale che

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