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150 anni di calcio e storie
150 anni di calcio e storie
150 anni di calcio e storie
E-book270 pagine3 ore

150 anni di calcio e storie

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Info su questo ebook

Non serve qualcosa di speciale, basta una sfera che rotoli, una qualsiasi superficie e due qualsivoglia oggetti per delimitare uno spazio ristretto ma preciso, e si dispone già di tutto il necessario per giocare a calcio. Il resto, la grande passione, ce la mette chi quella sfera insegue per farle oltrepassare la linea di quella porta immaginaria.

Lo sport più amato e seguito al mondo nacque più o meno così e, ancor oggi, quel rito si ripete uguale a sé stesso ovunque ci siano un pallone, due pali e tanti appassionati che lo blandiscono.

Chi non ha visto una partita di Calcio? Pochi, quasi nessuno! Ed ecco che abbiamo pronta anche l’altra grande componente e protagonista del gioco: la tribù, sconfinata, di tifosi e simpatizzanti, quelli che da sempre lo hanno nutrito con i loro amore genuino e disinteressato, anche se talvolta anche eccessivo.
L'epopea del 'football' si è alimentata grazie ad eventi e personaggi che sono entrati nell'immaginario e nel vissuto quotidiano, senza mai costituire però un mondo a parte.
Calcio e società si sono infatti incontrati costantemente, come proveremo ad illustrare con la raccolta di storie, aneddoti e personaggi che, da fine ottocento ad oggi, hanno legato indissolubilmente i protagonisti del calcio alla storia del nostro pianeta.

LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2016
ISBN9786050435801
150 anni di calcio e storie

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    Anteprima del libro

    150 anni di calcio e storie - Bonanno Giuseppe Floriano

    Anna

    Prologo

    C’era una volta una palla…

    Il calcio è lo sport più popolare e seguito al mondo, l’unico  in grado di incendiare la passione di centinaia di milioni di tifosi, elevandola ad una sorta di religione laica.

    Diventa inevitabile chiedersi come sia stato possibile far evolvere un semplice gioco, un innocente passatempo, a fenomeno di massa in grado di calamitare, oltre che l’attenzione generale, ingenti capitali e giochi di potere sottili e pericolosi.

    Oggi più che in passato, grazie alle pay-tv,  respiriamo e viviamo calcio ventiquattro ore al giorno, sette giorni alla settimana, costantemente blanditi da partite, interviste, approfondimenti e quant’altro serva a tenere sempre altissima quell’attenzione che fa da traino e collante per i grandi investimenti di munifici proprietari e sponsor.

    Ma in passato non è stato naturalmente sempre così…

    Le prime tracce di un gioco con la palla si rinvengono in Asia, e più precisamente, in Giappone con il Kemari, e, in Cina con il Tsu-chu (le tradizioni locali ne parlano già un migliaio di anni prima di Cristo, altre fonti collocano il Tsu-chu ancora più indietro, fino al 2600 a.C.). L’elemento comune a questi due giochi era l’uso dei piedi, la presenza di una porta rudimentale (delimitata da due alberi o da aste di bambù) e l’utilizzo di una palla. Il termine chu indica infatti una palla di cuoio realizzata con la vescica di un animale gonfiata o riempita da capelli femminili. Testimonianze dell’epoca rivelano che nel cinquecento a.C. il Tsu-chu era parte integrante dei programmi di addestramento militare dell’esercito ed era pertanto finalizzato, come molti altri esercizi, all’efficienza fisica dei soldati.

    Facendo un bel balzo temporale in avanti arriviamo nella Grecia antica, dove, intorno al IV secolo a.C., si affermò l’Episkyros, che mai però ebbe l’onore di assurgere a disciplina olimpica. Roma, tra le tantissime cose che importò dal mondo ellenico, prese anche quel gioco, trasformandolo nell’Harpastum in cui, utilizzando una piccola palla, due squadre si affrontavano su un campo rettangolare, delimitato da linee di contorno e da una linea centrale, con lo scopo di riuscire a portare la palla oltre la linea di fondo del campo avversario. Per riuscirci erano permessi passaggi sia con le mani che con i piedi ed ogni giocatore ricopriva un ruolo ben preciso. Dobbiamo alle minute descrizioni di Marziale la conoscenza dei due tipi di pallone usati per il gioco: la pila paganica (usata dai contadini) fatta di cuoio e piena di piume e la follis, anch’essa di cuoio, ma con all’interno una camera d’aria ricavata da una vescica. Il gioco divenne in breve uno dei passatempi preferiti dei legionari che, combattendo su tanti fronti, ne permisero la sua diffusione in tutto l’impero, dove rimase assai popolare per sette/otto secoli.

    Con il crollo dell’Impero romano iniziano i secoli bui del Medio Evo in cui l’eredità dei giochi con il pallone non viene affatto perduta, anzi! Tanti sono gli scritti che raccontano di sfide con la palla, ormai senza più le regole dell’antichità, ma assoggettate, da luogo a luogo, a regole diverse, che rinfocolano l’antagonismo tra villaggi o fazioni dello stesso villaggio. Verso la fine del Duecento si parla, ad esempio, di un gioco con la palla, il Large-football, praticato nelle Isole Britanniche, che, come si evince da un’antica cronaca londinese del 1175, suscitava così grande eco tra la gente per la violenza con cui si giocava, soprattutto, durante il carnevale, che, un secolo più tardi, il gioco fu normato severamente e, in alcuni casi, addirittura proibito. Il 13 aprile 1314 il Re Edoardo II in persona proibisce la pratica del gioco a Londra e nei luoghi pubblici; nel 1388, con un editto del Re Enrico V, il gioco fu messo definitivamente al bando, ma nel frattempo si era già diffuso nei territori vicini e, in modo particolare, in Scozia e Francia, dove si giocava esclusivamente con i piedi, e in modo assai violento, nella versione detta Savate. In una lettera di grazia del 1374, si parla anche della Soule come di un mezzo di contesa con il pallone praticata tra i vari villaggi.

    In Italia si afferma una versione ulteriore, quella del Calcio fiorentino, le cui varianti vennero giocate anche a Venezia e Bologna, che era a sua volta un violento mix di lotta e gioco con la palla, che finiva spesso in sanguinose risse.

    In Inghilterra, finalmente riabilitato nel 1617 da Giacomo Stuart, il gioco con la palla ricominciò a diffondersi trovando un naturale serbatoio di praticanti nei giovani dei college e delle università.

    Nacquero così le prime regole scritte di un gioco denominato Dribbling-game, antesignano del calcio e del rugby, che vedeva affrontarsi due squadre di 11 o 22 giocatori e prevedeva l’uso sia dei piedi che delle mani. Ma, ancora nel 1820, c’era  grande confusione tra un tipo di gioco e l’altro, le cui evidenti differenze originarono, in seguito, una separazione netta con la nascita della Rugby Union, nel 1846.

    Un primo tentativo di mettere ordine si registrò con le 14 regole, quando, al Trinity College di Cambridge, si riunirono i rappresentanti dei diversi istituti per stilare una prima bozza del regolamento del gioco del football.

    Il 24 ottobre 1857 venne fondato il primo club di football al mondo, lo Sheffield Football Club, che giocò la sua prima partita al Parkfield House.

    Nel 1858 vennero redatte le Sheffield Rules (Regole di Sheffield).

    Il gioco del calcio, così come lo conosciamo oggi, nasce ufficialmente con la fondazione della Football Association, il 26 ottobre 1863. Da questo momento infatti il calcio assume una sua ben distinta fisionomia, distinguendosi definitivamente dal rugby.

    A Londra, in Great Queen Street presso la Free Mason’s Tavern, si diedero infatti appuntamento i rappresentanti di undici club e associazioni sportive con lo scopo di codificare in maniera organica e omogenea il nuovo gioco. Il regolamento scaturito dall’incontro mostra un evidente compromesso con l’altro sport anglosassone che aveva la medesima matrice: il rugby. Il 24 novembre dello stesso anno i membri della Football Association si riunirono nuovamente per il redde rationem finale tra le due fazioni in concorso: da un lato Mr. Morley (Segretario dell’associazione), deciso ad eliminare la matrice rugbystica del nuovo gioco, dall’altro Mr. Campbell (Presidente del club Blackheat), estremo difensore di quella impostazione. Alla fine prevarrà Mr. Morley ed il successivo 8 dicembre vennero apportate sostanziali modifiche al regolamento: nessun giocatore infatti avrebbe potuto più correre con la palla tra le mani o caricare l’avversario.

    Da questo momento inizia la storia del calcio moderno che, fin dai suoi esordi, riscosse grande successo, sia per la semplicità delle regole che per il dinamismo insito nel gioco stesso.

    Mentre agli inizi non si registrava quasi alcuna distinzione di ruoli tra i giocatori, con il trascorrere degli anni, nasceranno gradualmente le specializzazioni che porteranno ad una prima, importante, divisione tra attaccanti e difensori. È questo il periodo in cui si tende ad equilibrare lo sbilanciamento in avanti delle squadre ed il risultato più evidente è l’arretramento di tre attaccanti che si trasformano in mediani. Risale al 1870 una prima impostazione ordinata dello schieramento degli 11 giocatori che prevede un portiere, due terzini, tre mediani e cinque attaccanti. Nel 1871 sono codificate le dimensioni del pallone, viene definita meglio la figura del portiere, che diventa l’unico giocatore al quale è consentito toccare la palla con le mani, e nasce la federazione scozzese. Nel 1875 è la volta di quella gallese e della definizione delle misure delle porte (7,32 metri di lunghezza per 2,44 di altezza). Solo tre anni più tardi un arbitro utilizzerà, per la prima volta, un fischietto per dirigere una gara.

    Nel 1880 si aggiunge un’altra federazione alle tre già esistenti: quella irlandese. Sei anni dopo, nel 1886, viene fondato l’International Football Association Board (IFAB), l’organo, costituito dalle quattro federazioni britanniche di Inghilterra, Scozia, Irlanda e Galles, con il compito di far rispettare le regole del gioco e, se necessario, di apportarvi modifiche. Tale organismo, dal 1958 composto da otto membri (quattro designati dalla FIFA e quattro dalle federazioni britanniche) è tuttora l’unico, a livello mondiale, a poter decidere in tema di modifiche al regolamento del gioco.

    Per impedire che alcuni giocatori stazionassero lontano dalla palla, fu presto introdotta la regola del fuorigioco che risulterà determinante per l’evoluzione del gioco: sarebbero stati in posizione irregolare tutti coloro che si fossero trovati davanti alla linea della palla in tutto il campo. Nel 1886 questa regola fu modificata ulteriormente: il giocatore si sarebbe trovato in posizione regolare, quando avrebbe avuto almeno tre giocatori tra lui e la porta avversaria su tutto il campo. Da questa modifica prende il là lo sviluppo della tattica calcistica, che, inizialmente, è volta a cercare di sfruttare al meglio il movimento degli attaccanti. L’introduzione di tutte queste nuove regole portò alla nascita di vari sistemi di gioco, caratterizzati dalla disposizione dei giocatori sul campo e dai compiti a loro assegnati. I primi schieramenti (1866), con l’introduzione del portiere, erano 1-10 o 1-1-9; in seguito, nel 1880, il Nottingham Forest varò il famoso sistema piramidale: 1-2-3-5.

    Sempre nel 1886 venne ufficialmente riconosciuto il professionismo sportivo: i calciatori vennero cioè equiparati alle altre categorie di lavoratori e avevano il diritto, conseguentemente, di percepire un compenso per l’opera prestata.

    Nel 1890 le porte sono finalmente dotate di reti, una innovazione importante basata sul brevetto di un cittadino di Liverpool: Mr. Broodie. Due anni più tardi fa la sua comparsa anche il calcio di rigore.

    In Gran Bretagna il calcio si era ormai consacrato come fenomeno sportivo e sociale, capace di coinvolgere migliaia di spettatori e di affollare gli stadi. Alla finale di F.A. Cup nel 1887 erano presenti 27.000 spettatori, che diventeranno 110.000 appena quattro anni più tardi.

    Alla passione degli studenti si aggiunse quella degli imprenditori. Questi ultimi, rimasti estranei ai primi passi del nuovo gioco, se ne innamorarono solo quando vennero definite al meglio le sue strutture formali. Essi contribuirono così alla costruzione degli stadi, al finanziamento dei club ed alla nascita del primo mecenatismo sportivo al mondo. Al football si erano ormai avvicinati anche i ceti medi e i colletti bianchi delle manifatture e delle banche, mentre erano invece rimasti piuttosto freddi gli appartenenti alle professioni liberali.

    Il mondo degli intellettuali appariva invece abbastanza diviso, famosa al riguardo è l’invettiva, contro gli entusiastici sostenitori del nuovo sport, del Premio Nobel Joseph Rudyard Kipling : «…voi che saziate le vostre piccole anime con gli idioti fangosi del football…». Nonostante ciò il calcio era ormai in grande ascesa in tutto il regno, pronto a varcare i confini nazionali e a diffondersi in tutta Europa, cosa che puntualmente avvenne, arrivando anche in Sud America e ovunque si spingessero marinai e soldati britannici.

    Nel 1907, per evitare l’azione ostruzionistica determinata dal sistematico avanzamento dei difensori, venne apportata un’ulteriore modifica alla regola del fuorigioco. Tale cambiamento, con l’introduzione del passaggio in profondità e l’inizio delle triangolazioni tra i vari reparti, portò ad un maggiore respiro del gioco offensivo.

    Nel 1925, su proposta della Federazione Scozzese, l’International Board, portò da 3 a 2 il numero di giocatori utili per far scattare la regola del fuorigioco. Il vantaggio in fase offensiva porta alla nascita di nuovi sistemi di gioco, tra i quali, il più famoso è il WM. Altri sistemi famosi saranno l’ 1-3-2-3-2 della grande Ungheria di Puskas e l’ 1-4-2-4 delle nazionali Sud Americane, soprattutto il Brasile dei fratelli Santos, Garrincha e Pelé, che vinse i Campionati Mondiali nel 1958 e dominò anche negli anni successivi.

    Il prevalere delle difese e la regola del fuorigioco, hanno indubbiamente portato al miglioramento tecnico-tattico della fase d’attacco e di quella difensiva.

    Il sistema WM venne però messo a sua volta in crisi dall’introduzione dei due attaccanti fissi: per rinforzare la difesa si pensò a modificare l’assetto difensivo del WM attraverso un sistema di gioco che affidava al libero il compito di coprire i suoi compagni di difesa in difficoltà.

    Poi, passando attraverso il cosiddetto catenaccio all’italiana che ebbe in Nereo Rocco ed Helenio Herrera due dei massimi rappresentanti, si arrivò al calcio totale degli olandesi e alla nascita della difesa a zona, ma questa è tutta un’altra storia...

    Capitolo 1

    Le squadre più antiche del mondo

    Abbiamo visto come il football moderno debba i suoi natali e la sua diffusione al mondo britannico.

    È quasi inevitabile, dunque, che le squadre più antiche del mondo siano tutte dei club inglesi.

    Come noto, nel diciannovesimo secolo, il calcio, insieme al suo gemello, il rugby, era praticato soprattutto negli ambienti universitari, se non addirittura nei college più elitari.

    Le varie scuole britanniche giocavano seguendo ognuna proprie regole, spesso piuttosto differenti tra loro. Nel 1848, all’Università di Cambridge, H. de Winton e J.C. Thring, proposero, ed ottennero, di fare una riunione con altri 11 rappresentanti delle varie scuole e club inglesi per trovare un punto d’incontro. La riunione durò ben 8 ore e produsse un importante risultato: vennero infatti stilate le prime basilari regole, dette le Regole di Cambridge.

    In Italia il football approdò solo alla fine dell’Ottocento grazie ad emigrati inglesi, in Italia per lavoro o ragioni di studio, che avevano trovato a Torino e Genova terreno fertile per attecchire. Non a caso è proprio il Genoa Cricket and Football Club la squadra italiana in possesso del più antico documento scritto attestante la propria nascita: 7 settembre 1893, e, naturalmente, la più longeva ed una delle più titolate tra quelle ancora in attività, anche se risorse documentali assegnano in realtà al Football & Cricket Club di Torino il record di prima squadra di calcio fondata in Italia (novembre 1887) .

    Ma in quella data il calcio moderno vantava già oltre trent’anni di vita, tanti ne erano passati infatti da quel 26 ottobre 1863 in cui  11 dirigenti di club e scuole londinesi, riuniti nella Free Masons Tavern sulla Great Queen Street, avevano fondato la Football Association che unificò definitivamente il regolamento.

    Facciamo quindi un piccolo excursus su quali furono le prime società calcistiche della storia.

    Sheffield F.C. (1857)

    Il club, fondato nel 1857 ed ancora in attività, è il più antico del mondo. Milita, attualmente, nella Northern Premier League Division One South, ottavo livello del campionato inglese di calcio. Nel 1855 alcuni membri dello Sheffield Cricket Club organizzarono un primo torneo di calcio non basato su regole ufficiali. Nathaniel Creswick e William Prest fondarono lo Sheffield Football Club. La fondazione ufficiale del club risale al 24 ottobre 1857. Come sede originale venne utilizzata una serra. Creswick e Prest si impegnarono ad elaborare le regole del gioco del calcio note come Sheffield Rules, tra cui l’off-side, il calcio d’angolo, la traversa di legno, il calcio di punizione e la rimessa in gioco.

    Hallam F.C (1860)

    Con sede anch’esso nella città di Sheffield, l’Hallam F.C.  milita nella Northern Counties East Football League Premier Division, nono livello del campionato inglese. Fondato il 4 settembre 1860, è preceduto soltanto dai cugini dello Sheffield Football Club. Gioca ancora nello stadio originale, il Sandygate Road, riconosciuto dal Guinness dei primati come "il più vecchio campo di calcio della storia". Qui, il 26 dicembre 1860 si giocò il primo derby della storia del calcio tra Hallam e Sheffield, appunto. Nel 1867 il club conquistò un altro record, forse il più importante, infatti entrò di diritto nella storia del calcio riuscendo a vincere la Youdan Cup, la prima competizione calcistica della storia, battendo in finale il Norfolk a Bramall Lane.

    Cray Wanderers (1860)

    Con sede a Bromley, sobborgo di Londra, attualmente milita nella Isthmian League Premier Division. Fondato nel 1860 per iniziativa di un gruppo di lavoratori che erano impiegati nella costruzione di una ferrovia tra Londra ed il Kent, è il secondo club calcistico più antico del mondo insieme all’Hallam Football Club.

    Worksop Town (1861)

    Ha sede nella città di Worksop, nel Nottinghamshire. Come squadra semi-professionistica milita nella Northern Premier League Premier Division.

    Notts County F.C. (1862)

    A fronte del fatto che il club più antico in assoluto sia lo Sheffield FC, il Notts County può fregiarsi del titolo di ‘Club professionistico più antico del mondo’ (dato che gli altri 4 club più antichi non hanno mai superato il dilettantismo). L’unico titolo ufficiale della sua storia è la FA Cup vinta nel 1894, dopo la finale persa nel 1891. Attualmente milita nella quarta serie inglese, la Football League Two.

    Stoke City F.C. (1863)

    E’ il club più antico che gioca attualmente in Premier League. Fu fondato nella città di Stoke-on-Trent da allievi della Charterhouse School durante i lavori per la realizzazione di una ferrovia. In oltre 140 anni di storia l’unico trofeo conquistato è stata la League Cup del 1972 (in quello stesso anno arrivarono anche per la seconda volta consecutiva in semifinale di FA Cup), dopo la finale persa nel 1963. Sotto la guida del tecnico gallese Pulis è stato ottenuto uno dei risultati più prestigiosi della storia del club, la finale di Coppa d’Inghilterra conquistata, e poi persa, nel 2011 contro il Manchester City, che permise tuttavia allo Stoke City di guadagnare l’accesso alla UEFA Europa League.

    Brigg Town F.C. (1864)

    Questo piccolo club di Brigg, Nord Licolnshire, è stato fondato nel 1864.

    Wrexham F.C (1864)

    Il Wrexham Football Club è la squadra della città gallese di Wrexham, che, milita nel campionato di calcio inglese, in ispecie nella Conference Premier. Fu fra i promotori della riduzione del numero di giocatori per squadra in campo a 11 (a quei tempi il numero di giocatori non era ancora ben definito dal regolamento).

    Nottingham Forest F.C. (1865)

    Il Nottingham Forest fu fondato nel 1865, tre anni dopo la fondazione del club rivale del Notts County. I vertici del club scelsero come colore sociale il Garibaldi Red, in onore del famoso generale italiano che guidava le camicie rosse. La squadra si unì alla Football Alliance nel 1888 e vinse il titolo nel 1892. Un anno dopo, con la fusione delle due organizzazioni, il club divenne membro della Football League. Il club ha una storia ed un palmarès di tutto rilievo con, come fiore all’occhiello, due Coppe dei Campioni, una Supercoppa Europea, un titolo nazionale, due FA Cup e quattro Coppe di Lega.

    Sheffield Wednesday F.C. (1867)

    Lo Sheffield Wednesday Football Club è una delle società della città di Sheffield, nel South Yorkshire, che milita attualmente nella Football League Championship, ovvero la seconda serie calcistica in Inghilterra. Esso risulta essere uno dei club professionistici più vecchi del mondo. Gli Owls (i gufi), questo il loro soprannome, hanno trascorso la maggior parte della loro storia calcistica nelle prime posizioni del calcio inglese: hanno infatti vinto ben 4 campionati inglesi, 3 FA Cup e una Coppa di Lega, ma la loro vittoria in Coppa di Lega del 1991 è l’unico grande trofeo dopo il 1935.

    Capitolo 2

    L’antenato di ogni club calcistico: lo Sheffield F.C.

    Il calcio è lo sport più seguito ed amato del nostro pianeta, i motivi sono diversi, ma non tutti spiegano il perché sia stato elevato a sport principe in praticamente tutti i continenti. Indubbiamente,

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