Un insolito destino
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Info su questo ebook
Ritrovare un manoscritto nascosto in un baule; la tua data di nascita e il numero del capitolo in prima pagina. Una storia incredibile, un mondo fantastico, il racconto di un sogno. La leggi e rileggi, la senti tua, ti appartiene, la desideri al punto da crederci ed allora… è lì che andrai a vivere? Per sempre?
Una scomparsa improvvisa, un marito di cui non si trova né il corpo né una traccia. Un piccolo taccuino, zeppo di meditazioni farneticanti su mondi paralleli, l’ unico indizio. Cercarvi un motivo, una spiegazione, muta con il tempo il dolore in rabbia, delusione, umiliazione. Amare un uomo, convivervi per anni e scoprirlo sconosciuto rende insicuri e diffidenti, incapaci di ricostruirsi una vita. Nulla potrà più far gioire; però l’amore non è una catena, ma un filo invisibile ed allora…!
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Anteprima del libro
Un insolito destino - Luigi Piergallini
UN INSOLITO DESTINO. Irreale punto di incontro di vite parallele di Luigi Piergallini
©2015 Luigi Piergallini
In copertina: Notte a Capo Testa, di Luigi Piergallini. Tutti i diritti sono riservati.
Per contattare l'autore: piergallinilibri@gmail.com.
Questa opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore. È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.
Realizzazione digitale a cura di Panesi Edizioni.
Luigi Piergallini
UN INSOLITO DESTINO
Irreale punto di incontro di vite parallele
Lode
lode ai sogni.
Invisibili
ed inviolabili custodi
di segrete speranze.
Il giorno ci trascina
ci guida
ci spinge e distrae.
Ma se il giorno è materia
la notte è pensiero.
Ed allora sia dolce
e dolcemente m'avvolga ed accompagni
là, dove attore solitario,
tra comparse al mio comando
sciolgo il cuore.
Nessun applauso.
È una recita a porte chiuse.
Tutto è fluido e par vero
sin che l'alba
non illumina la scena.
Ma su quel palco
nessun si fa sorprendere
e nessun ombra
crea.
Capitolo I
Una bella mattina di ottobre, una leggera brezza, un sole ancora caldo: quale miglior viatico per una proficua giornata di lavoro all'aperto?
Guido solitario lungo una remota valle che raramente ho percorso, la bassa velocità favorisce pensieri e distrazioni. Torna viva alla memoria l'immagine di una faggeta che termina, quasi alla sommità del colle, con un taglio netto, lasciando il posto a una roccia liscia e bianca. Un monolite dalla forma di un tozzo corno visto da lontano anni addietro.
Molto bella.
La strada s'inerpica, diviene una salita tortuosa e stretta; gli alberi, fitti e in parte privi di foglie, non permettono di apprezzare il panorama. La guida diviene impegnativa anche se l'andatura resta lenta.
Un cambio di pendenza e una piccola radura mi aprono alla vista, improvviso e inaspettato, quel colle poco prima ricordato. In prossimità della base mi fermo, voglio ammirarlo con tranquillità.
Più incantevole di quel che ricordavo, la parte sommitale in roccia pare levigata, risalta splendida al sole mattutino.
Mi sorprendo a fissare quella punta di pietra così particolare, anzi, quasi a studiarne un percorso per risalirla. Ne osservo con attenzione la sagoma, non pare difficile da affrontare. Sono le nove, nessuno mi attende, ho tutto il tempo per l'escursione e l'esecuzione dell'impegno preso; spesso in casi simili ho desistito accontentandomi di immaginare l'ascensione e la vista di cui avrei goduto, ma oggi… sono partito così, d'istinto.
Potrei raggiungere in auto la parte alta del bosco ma desidero camminare e credo troverò, salendo lungo la via diretta, un sentiero a mezza costa che mi condurrà alla roccia. Ho ragione, pochi minuti e incrocio un tracciato che risale il pendio.
Cammino veloce, occhi bassi per non inciampare, ho ceduto al desiderio, ma procedendo così spedito rientrerò a casa nel primo pomeriggio, come previsto. Gli alberi terminano al limite del piccolo passo alla base del tratto finale in roccia, alla sinistra il fitto bosco e poca luce, alla destra la bianca pietra. Abbagliante. Il sentiero si mantiene pianeggiante, lo percorro velocemente alla ricerca di un punto d'attacco, non trovo nulla. Con cura lo ripercorro, noto dei minuscoli gradini, una traccia? La seguo.
La pendenza è elevata ma la sommità vicina, 20-25 minuti. L'impegnativa salita non presenta rischi, il fondo, seppur liscio, ha un'ottima presa; per lo sforzo un rivolo di sudore corre lungo la schiena, mi fermo per riposare. Salendo non ho tenuto conto della distanza percorsa, ma durante la pausa, sia la faggeta che la cima, mi appaiono più lontane del previsto.
Riparto senza fretta, la salita è più dolce, mi volto spesso e se prima pensavo di essermi ingannato ora è evidente: le chiome si allontanano, come anche la mia meta che a malapena intravedo.
La pendenza, in costante e visibile attenuazione, consente ora un'andatura naturale e sciolta; quel che però mi stupisce nel proseguire è che dal basso la vetta mi era parsa una punta, se pur estesa e tondeggiante, e ora si presenta indefinita, animata e mutevole, come avvolta da nebbia sebbene sia in pieno sole, dilagando in ogni direzione senza discontinuità.
Cammino ormai da molte ore