Lofoten - taccuini di viaggio
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Anteprima del libro
Lofoten - taccuini di viaggio - Luca Terraneo
c'è
Introduzione
L'uomo è fatto per esplorare. Per viaggiare. Viaggiare è uscire da sé stessi, aprire la mente, disporsi ad incontrare ciò che è diverso da noi, ciò che è altro.
Ci sono terre appartate, a tratti inesplorate, che sembrano volerci fare da specchio. Attraverso i loro silenzi vediamo meglio dentro noi stessi, percepiamo finalmente la nostra vera essenza, la nostra non essenza. Siamo in fondo fatti di aria, particelle che volano all'infinito, senza un percorso delineato, come stelle impazzite.
Le onde del mare, cupe, gelide, ci circondano misteriose, nelle loro tempeste. Le vette aguzze sfiorano il cielo. Ogni cosa sembra troppo grande per noi in quella terra lontana da tutto. Lottiamo contro gli elementi, lottare è il nostro destino, il nostro istinto di sopravvivenza. Lottiamo contro la pioggia torrenziale che sfascia il sentiero sotto i nostri passi, lottiamo per restare in piedi nel fango. Cadiamo e ci risolleviamo, puntandoci sulle gambe stanche, ma mai arrese.
Ed è allora che ci poniamo di fronte ad interrogativi importanti, a questioni irrisolte, domande che nascono nella notte dei tempi, e che accompagnano l'uomo attraverso il suo destino. Qual è il nostro posto? Qual è la nostra collocazione all'interno dell'universo?
Proemio
E' possibile mettersi in discussione? Ogni volta che si fa una passeggiata, mettersi in discussione. Ogni volta che si fa una passeggiata, imporsi di cogliere il mondo. Cogliere tutto ciò che ci sta attorno. Avvertirlo all'improvviso per quello che è, lì, vivo, accanto a noi, finalmente accanto a noi. E' possibile? Avvertire all'improvviso finalmente il peso del mondo su di noi. Leggero o pesante, troppo pesante, che importa? Il peso del mondo, che possa dare un segno della sua presenza. Della nostra presenza in seno alla sua presenza. Un segno della nostra, mia e sua, compresenza. Della compresenza, segno.
Vogliamo un frammento, vero, d'esistenza.
E dentro a quel frammento vogliamo esserci.
Esistere. Anche noi.
Nel momento in cui faccio questo sforzo, di comprendere, avvertire, cogliere, so, lo so di per certo, che mentre sto correndo, sotto i piedi, finalmente, ho il mondo.
Lo sento. Ed è vivo, finalmente vivo.
Lofoten
Mi sono imbattuto per caso in alcune immagini definite genericamente fiordi norvegesi
. Una mi ha stregato. Una montagna appuntita in mezzo al mare, con intorno alcune case di legno galleggianti.
L'immagine è stata scattata alle isole Lofoten.
Avverto l'urgenza di partire. Urgenza irrinunciabile. Forza magnetica.
Senza sapere il perché. Devo partire.
Trascinato da qualcosa. Devo partire.
Per scoprirlo.
Di una cosa sono certo. Si tratterà di una missione profondamente esistenziale. Parto per scoprire qualcosa di me che ancora non conosco, per cambiare, per crescere umanamente.
La maggior parte delle volte pensiamo che siano soltanto le relazioni interpersonali ad accrescerci.
Ma stavolta la scintilla viene dalla Natura, da altri esseri viventi. Fatti come me, ma diversi da me. Della stessa materia. Eppure, in parte, estranei.
Scoprendo questo, certamente scoprirò una parte di me che prima mi era, ancora, oscura.
Parte I – Lofoten
Evenes
Il mio viaggio inizia da un motel. Sono atterrato tardi all'aeroporto di Evenes. Il cielo è ancora chiaro, ma preferisco mettermi in marcia domani mattina, con più calma, per godermi il più possibile la E10, la strada delle Lofoten.
Ho prenotato una camera un paio di mesi fa. Nessuno viene ad aprirmi. Ho un codice per la porta di ingresso. Non c'è una vera e propria reception. Entro con la valigia e mi dirigo subito verso la stanza, senza esitazioni.
E' pulitissima, essenziale, sobria. L'arredo è davvero spartano, ma è meglio così. Devo solo dormirci. La tenda è spessa, di plastica.
Avverto un vago sapore di transito, di provvisorietà.
Lo avverto fin sotto la lingua, a pelle, dappertutto. E mi piace. Fremo per il viaggio che mi aspetta.
Scosto la tenda. Davanti alla finestra c'è una distesa di fango, uno sventramento del terreno. La struttura è decisamente ancora in costruzione. Alle spalle dello scavo compare un bellissimo bosco, interminabile.
Ho sensazioni positive. Tutto questo silenzio che avvolge mi rassicura molto, mi fa sentire a mio agio. Sono immerso nella natura, in una natura sconfinata.
Al mattino la sala della colazione è deserta. Ci sono le istruzioni, appese dappertutto. E non manca niente. Mi servo del pane caldo, un fantastico uovo sodo e marmellata.
E finalmente parto. C'è un bellissimo sole, e resterà così per tutto il giorno. E' prevista pioggia, ma solo da domani.
Mi accompagnano distese di conifere, in tutte le direzioni. La strada è un saliscendi continuo, mi si spianano davanti valli immerse nella natura.
Poi, sulla mia sinistra, finalmente compare un fiordo.
Tutto come in una favola. L'acqua immobile, in un'atmosfera sospesa. Casette colorate sparse sulle rive, avamposti isolati nel bel mezzo del nulla.
Vedo una piccola barca avanzare attraverso il mare, parallela a me. Ciò che vedo mi conquista. Ma il mio cuore sembra voler avanzare, precedermi. E' già proteso ai mille ponti che mi aspettano.
La strada si snoda. Sono ipnotizzato dalla striscia sull'asfalto e proseguo, avanti, molto oltre.
Il viaggio si fa lungo.
E finalmente arrivo al primo ponte, maestoso, sospeso, strallato. Mare a sinistra, mare a destra. Una visione che si spalanca libera in ogni direzione, completamente circondata dall'azzurro, dalle onde, dall'argento sulle onde.
E le Lofoten mi accolgono con una fantastica sorpresa, come se mi stessero davvero attendendo, per farmi un regalo di benvenuto. Un'aquila di mare mi plana davanti, attraversa placida il ponte. Immobile, mentre galleggia nell'aria. Sull'aria. Senza fendere l'aria. Galleggiando sopra l'aria.
La testa bianca, protesa nell'azzurro. Le piume appena percettibili, abbastanza da far provare il brivido dell'aria che fruscia tra le ali. Io che procedo lungo il ponte, lei che procede nell'aria. Per un attimo entrambi leggeri, così simili, così protesi. Come sostenuti da un filo invisibile. Come in magico equilibrio, sospesi insieme al di là dello scorrere del tempo, strallati sull'eternità.
E finalmente sono alle Lofoten.
Il paesaggio sta mutando. Meno boschi, più scogliere. Mare ed oceano. Fiordi. In un attimo passo da un fiordo sulla mia destra ad un altro sulla mia sinistra. Passaggi inaspettati, improvvisi. Ho voglia di arrivare ancora più in fondo, nelle ultime isole, la mia meta, verso Svolvaer, Henningsvaer, Stamsund. So che dovrei godermi di più ognuna di queste isole, fare più soste, guardarmi intorno. Ma sono troppo concentrato sulla meta. In ogni caso, il trasferimento è lungo, a Stamsund manca ancora parecchio.
Per tre notti alloggerò lì, in un rorbu del porto. Devo arrivare prima di sera. Ed ho almeno un paio di soste in mente. E